Alcune storie, ma anche alcuni personaggi, sono destinate a diventare immortali, unici. È questo chiaramente il caso del primo Life is Strange e della sua protagonista indiscussa, Max Caulfield. La giovane è diventata, negli anni, un po’ il simbolo di un genere videoludico in continua ascesa, ma anche e soprattutto il volto di una serie che ha provato a prendere le distanze proprio da quel blocco narrativo e creativo iniziale, esplorando, con fortune decisamente meno colorate, bivi e soluzioni tematiche e sociali non sempre vincenti. Per tal motivo, ho accolto, come tanti, con grande curiosità ed emozione Life is Strange: Double Exposure.
Il nuovo capitolo della serie, sviluppato da Deck Nine, citando la stessa serie fa un passo indietro per gettarsi nel futuro, rispolverando quel primo amatissimo capitolo e collegandosi direttamente a esso, senza sé e senza ma. Life is Strange: Double Exposure è il sequel diretto del primo Life is Strange. Il nuovo capitolo, disponibile dal 29 ottobre 2024, ributta nella mischia l’indimenticabile Max, in un contesto tematico dai toni e dai ritmi familiari ma che, per forza di cose, prova a esplorare dei nuovi orizzonti.
Dopo aver passato una settimana a dir poco accesa, tra le mura inspiegabilmente familiari della Caledon, sono pronto a tirare le somme sull’attesissimo ritorno di una serie videoludiche più amate degli ultimi anni, a cui, però, è mancato sempre quel guizzo, quella scintilla, per entrare una volta per tutte nella schiera del “videogioco che conta”, almeno dal primo capitolo in poi. E, purtroppo, al netto di uno sfruttamento intelligente in buona parte dell’effetto nostalgia, l’appuntamento con il passo avanti definitivo mi sembra ancora rimandato. Per scoprire di più sul mio pensiero, vi invito a continuare con la lettura di questa disamina e, mal che vada, se vi annoierete potreste comunque riavvolgere il tempo e ignorarmi. No?
- Titolo: Life is Strange Double Exposure
- Piattaforma: PlayStation 5, Xbox Series X|S, Nintendo Switch, PC (Steam)
- Versione analizzata: PlayStation 5 (EU)
- Genere: Avventura
- Giocatori: 1
- Publisher: SQUARE ENIX
- Sviluppatore: Deck Nine
- Lingua: Inglese (doppiaggio), Italiano (testi)
- Data di uscita: 29 ottobre 2024
- Disponibilità: retail, digital delivery
- DLC: costumi alternativi, tra cui quelli di FINAL FANTASY VII, e “Cat Content”
- Note: nella Ultimate Edition è incluso l’accesso anticipato al gioco
Abbiamo recensito Life is Strange: Double Exposure con un codice PlayStation 5 fornitoci gratuitamente da SQUARE ENIX tramite PLAION.
Bentornata, Max!
Come ho già detto in apertura, non facciamo finta di nulla fischiettando con nonchalance, l’elemento in grado di creare il maggior livello di hype intorno alla produzione è il ritorno di Max. Non è un mistero; noi lo sappiamo, Deck Nine lo sa e sembra saperlo anche la diretta interessata, che mi è sembrata, sin dalle prime battute, carica e pregna di quel carattere forte e allo stesso tempo fragile che l’ha resa così amata nel medium, con qualche anno in più sulle spalle e qualche timido accenno di maturità che si affaccia ogni tanto.
Del resto, Life is Strange: Double Exposure parte subito con Max, mette o, per meglio dire, rimette il giocatore subito nelle mani e nella mente di Mrs. Caulfield, e devo ammettere che questa scelta e il modo in cui è stata architettata è riuscita a creare un plot narrativo e ludico decisamente interessante. C’è subito Max, dunque, chiamata a riprendersi la scena dopo nove anni dall’arrivo del primo Life is Strange, e in generale il feeling è stato ricostruito in maniera volutamente familiare.
Una dolce ed emozionante colonna sonora (che poi perderà mordente sul lungo periodo) abbraccia il giocatore durante le primissime battute del gioco, trascinandolo con forza in un vortice – scusateci l’infelice allegoria – di emozioni, ricordi e speranze. Il primo capitolo è fondamentalmente un gigantesco tutorial, che fa anche un po’ da recap. Con un ritmo decisamente lento, anche per gli standard del genere e della serie, Life is Strange: Double Exposure prova a mettere sul piatto le sue pietanze migliori, che ovviamente non possono non partire proprio da Max, da ciò che la circonda e dal nuovo contesto narrativo, con tutti i segreti e le difficoltà di una nuova scuderia di personaggi e situazioni da esplorare, vivere e sentire sulla pelle.
Il doppio storpia
In fase di presentazione, ci si è, più volte, soffermati sui nuovi poteri della protagonista. Nel primo Life is Strange, come ben sappiamo, la giovane protagonista aveva il potere di riavvolgere il tempo, un potere meraviglioso ma al contempo spaventoso, su cui si sono poggiati il peso delle responsabilità e delle scelte dei giocatori. Con Double Exposure, come suggerisce la stessa nomenclatura del nuovo capitolo, il potere di Max, risvegliatosi dopo diversi anni, è mutato, si è ampliato e dà alla protagonista, e di conseguenza al giocatore, una chiave di lettura e modi di interpretare il gioco – sulla carta –completamente diversa.
La “doppia esposizione” che Max padroneggia, e non soltanto da brava fotografa, le permette di spaziare, in qualunque momento (o quasi), su due piani dimensionali completamente diversi, ribattezzati Mondo della Morte e Mondo della Vita. Le conseguenze degli avvenimenti del primo capitolo si abbattono, dunque, su tutti i protagonisti della storia, Max su tutti, chiamata a provare, ancora una volta, a correggere un futuro potenzialmente oscuro e infausto, allo stesso modo di un presente che, almeno fino al momento prima dell’unlock del nuovo potere.
Grazie a questo, Max può provare a capire cos’è successo, cosa si nasconde dietro al misterioso omicidio di Safi, che, di fatto, getta nuovamente la protagonista in un vortice di paura, sensi di colpa e impotenza. Stavolta, però, Max è cresciuta, proprio come i suoi poteri, e lo si capisce subito. La giovane, coadiuvata dagli inseparabili Moses, Amanda e dagli altri elementi di spicco del nuovo cast, si avvale del suo ritrovato e rinnovato potere per far luce sui misteriosi avvenimenti che si annidano dietro le apparentemente felici e colorate vite di tutti che, però, nascondono più di qualche ombra.
Senza entrare nel dettaglio sul piano della scrittura e del valore della storia, (ci arriveremo tra un po’) voglio soffermarmi, in primis, sul valore ludico dell’opera e, devo ammetterlo, non sono esattamente super soddisfatto. I nuovi poteri di Max, paradossalmente, sono l’elemento peggiore di questo nuovo Life is Strange o, per esser più precisi, è il modo in cui sono stati inseriti nella struttura ludica. Nel tentativo, secondo me mal concepito, di valorizzare fin troppo la nuova dinamica di gioco, Deck Nine l’ha resa un passaggio continuo e tedioso, che si va a contestualizzare in un’offerta ludica davvero troppo e inspiegabilmente monotona.
Per intenderci, l’esplorazione, per giunta molto limitata tanto sul piano ludico quanto su quello del ritmo, spezzato troppo spesso dalle cutscene e dalle fasi di dialogo, si limita praticamente a uno switch continuo tra i due mondi, sempre e comunque, dall’inizio alla fine. Non mancano di certo puzzle da risolvere, magari proprio aguzzando la vista e l’ingegno, ma nove volte su dieci anche questi si riducono a un passaggio continuo e, onestamente, anche forzato da una dimensione all’altra.
Ciò che ne consegue, è un percorso ludico limitato e, permettetemi il termine, a volte anche noioso. Considerando la natura del gioco, la presenza di una componente ludica così limitata rende, per forza di cose, tutta l’avventura per certi versi meno stimolante e legata quasi esclusivamente alla voglia di arrivare in fondo al tunnel, per capire come uscirne e mettere fine a un nuovo catastrofico epilogo. Per carità, poi è chiaro che sulla carta il potere di Max sembra una figata, e di fatti lo è anche, ma contestualizzandolo sul piano ludico diventa soltanto un pesantissimo macigno.
Il coraggio (e la paura) di essere sé stessi
Per fortuna, sul piano narrativo e della scrittura in generale, le cose vanno meglio, anche grazie alla scelta degli sviluppatori di onorare le scelte fatte nel primo Life is Strange e costruire un po’ il tutto su di esse. Il plot iniziale funziona molto bene, lo dico con grande sincerità, e dopo aver concluso il primo capitolo mi sono sentito sinceramente emozionato, con la testa pregna di quella voglia, figlia di una gioventù vissuta a pane e Twin Peaks, di scoprire, di sapere cosa si nasconde dietro al misterioso omicidio di una giovane ragazza innocente. A rendere tutto più interessante c’è anche il contesto, che come ho già accennato ho trovato molto interessante, per quanto comunque privo di guizzi autoriali vari. Il setting universitario della Caledon University riesce a tenere il contesto narrativo più attuale e maturo, con Max e tutti gli altri alle prese non soltanto con il misterioso omicidio ma anche con la vita di tutti i giorni e tutte le difficoltà della crescita, sia a livello personale sia a livello lavorativo e sociale.
Il canovaccio narrativo sembra funzionare a dovere, anche grazie a un cast interessante, ma, inspiegabilmente, mi è sembrato in più di un’occasione che, a un certo punto, gli sviluppatori abbiano perso un un po’ le idee. Sia chiaro, la storia rimane godibile e attuale sino alla fine, ma è innegabile che tutte le idee gettate nel calderone a volte sembrano cozzare tra loro e rendere la comprensione della stessa un po’ più faticosa e meno chiara. Il motivo è il plot narrativo, molto interessante, è stato sfruttato male. La piega intrapresa dalla narrazione, anche consequenzialmente alle scelte fatte durante la prima rum, è diventata man mano sempre meno chiara, con troppe situazioni che si incastrano tra loro e non sempre modo giusto. Col passare delle ore, ho iniziato a fare fatica a unire i puntini, e devo ammettere che spesso e volentieri gli eventi hanno iniziato a diventare anche fin troppo prevedibili e telefonati.
Ciò è reso ancora più marcato dal fatto che non tutti i dialoghi e non tutti i personaggi, e le conseguenti linee narrative, sembrano aver goduto dello stesso trattamento, in termini di scrittura. Ho avuto la sensazione che il gioco ha iniziato a diventare troppo “Maxcentrico” a un certo punto, andando un po’ a rovinare le atmosfere create e la stessa voglia del giocatore di andare a esplorare il contesto narrativo.
True Colors
La cosa che mi ha maggiormente stupito è che, in alcuni casi, ho avuto la sensazione che non tutte le scelte abbiano lo stesso potere. Life is Strange: Double Exposure mi è sembrato troppo limitato dalla paura del team di sviluppo di ‘fallire’, specialmente considerando la scelta di riprendere in mano Max, il suo fascino e il suo successo, che è andato di pari passo con quello del primo capitolo. Deck Nine mi ha dato la sensazione di voler andare sul sicuro e, infatti, ho avuto la sensazione che la storia non voglia spingersi veramente nel clamoroso o nell’inaspettato, magari che per paura di non piacere a tutti, preferendo di rimanere in una sorta di comfort zone comprensibile ma non sempre apprezzabile.
Questo desiderio di dare continuità a tutto il progetto la si avverte anche sul piano estetico e visivo. Life is Strange: Double Exposure è, sicuramente, molto piacevole da vedere, tanto negli ambienti esterni quanto (e soprattutto) in quelli interni, con scorci veramente memorabili e incredibilmente romantici. Il problema è che, al netto di una pulizia e una densità poligonale molto più prestante, il comparto visivo è forse troppo in linea con il passato della serie, tanto a livello stilistico quanto su quello dei contenuti oggettivi. Una cosa, in particolare, mi ha lasciato veramente interdetto: le animazioni facciali. Non voglio entrare nello specifico, poi mi direte, ma credo che siano veramente agghiaccianti.
Ho trovato ottimo, invece, il doppiaggio. Max, ma anche tutti gli altri personaggi, sono interpretati con grande pathos e trasporto emotivo, cosa che rende tutto più immersivi. Discorso diverso per quel concerne la localizzazione e il missaggio audio. Non sempre la traccia è andata a sposarsi bene con il contesto visivo e, in alcuni casi, il doppiaggio è letteralmente sparito. Si tratta di bug e glitch che sicuramente verranno sistemati in tempo per il lancio o con qualche patch del day one, ma è comunque doveroso far notare. Buona la localizzazione italiana, al netto di qualche traduzione meno felice, e anche la colonna sonora, con alcune tracce veramente molto romantiche e potenzialmente memorabili.
Max Caulfield, fotografa ospite alla prestigiosa Università Caledon, trova la sua nuova migliore amica, Safi, morta nella neve. È stata uccisa. Per salvarla, Max prova a riavvolgere il tempo, un potere che non usa da anni. Questo non funziona, ma al suo posto Max apre un portale per una sequenza temporale parallela in cui Safi è ancora viva, seppur in pericolo! Max capisce che l’assassinə colpirà di nuovo, in entrambe le realtà. Grazie al suo nuovo potere con cui riesce a passare da una sequenza temporale all’altra, Max riuscirà a risolvere ed evitare lo stesso omicidio?
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A chi consigliamo Life is Strange: Double Exposure?
Consigliamo questo nuovo capitolo della serie di Life is Strange a tutti gli appassionati della serie. I collegamenti col primo episodio sono evidenti e il fatto che il gioco onori e costruisca la storia in base alle scelte del primo Life is Strange rende necessario aver completato almeno il viaggio originale della protagonista, Max.
- Il ritorno di Max è una mossa intelligente
- Setting e ambientazioni molto curati
- La storia e i personaggi funzionano bene…
- …Ma non tutto è stato gestito al meglio
- I nuovi poteri di Max rendono pesante l’impianto ludico
- Il peso delle scelte a volte è troppo relativo
- Tecnicamente un po’ arretrato e con qualche incertezza di troppo
Life is Strange: Double Expsosure
Un tuffo nel passato, strizzando l'occhio al futuro
Life is Strange: Double Exposure è un titolo che parla ai fan della serie, specialmente a quelli del primo capitolo. Deck Nine ha deciso di puntare molto sull’effetto romantico e nostalgico, con risultati altalenanti. La scrittura, per quanto comunque interessante, si è smarrita più volte e il gameplay è appesantito, non poco, dai nuovi poteri della protagonista. Sarò sincero: forse mi aspettavo qualcosina in più, ma devo ammettere che è stato bello tornare nei panni di Max e, nel complesso, è stato un bel viaggio che, chiaramente, non finisce qui.