Gundam: Requiem for Vengeance – Lo abbiamo visto in anteprima

Gundam: Requiem for Vengeance segna una svolta epocale per Gundam in Italia. Scoprite perché nella nostra anteprima della serie Netflix!

Gundam: Requiem for Vengeance – Lo abbiamo visto in anteprima

Il prossimo 17 ottobre su Netflix debutterà la prima serie ONA di Mobile Suit Gundam realizzata da Sunrise, BANDAI NAMCO Filmworks e SAFEHOUSE in collaborazione con la celebre piattaforma streaming statunitense, sotto la direzione di Erasmus Brosdau e la sceneggiatura di Gavin Hignight. Una produzione ibrida che vede coinvolti Giappone e Occidente non si vedeva da moltissimo tempo e i timori che potesse trattarsi di un nuovo progetto da dimenticare erano, se devo dirvi la verità, più che presenti. Tuttavia, dopo aver visto in anteprima tutti gli epsiodi di Gundam: Requiem for Vengeance posso dirvi con certezza che tali preoccupazioni fossero del tutto infondate. Ci troviamo di fronte a un anime in CGI degno di spessore e che merita di far parte del mosaico dello Universal Century, al pari delle serie OVA uscite negli anni ‘90 e da poco proposte in Italia da Dynit.

In questo articolo non vi darò le mie opinioni definitive su questa serie, ma solamente un assaggio di quello che vi aspetta fra poco più di due settimane, dato che esporrò più dettagliatamente le mie opinioni nella recensione vera e propria.

Gundam: Requiem for Vengeance – Lo abbiamo visto in anteprima

Gundam: Requiem for Vengeance (Kidō Senshi Gandamu Fukushū no Rekuiemu) è composta da sei episodi della durata di poco più di venti minuti ciascuno e narra delle vicende del plotone Red Wolf del Principato di Zeon, di stanza nell’avamposto spazionoide in Romania. Protagonista assoluta è Iria Solari, capitano della squadra e pilota di uno Zaku II personalizzato, affettuosamente chiamata “mamma lupa” dal proprio plotone. Durante la battaglia per conquistare Cluj-Napoca, i Red Wolf verranno schierati per contrastare i mezzi pesanti della Federazione con la schiacciante supremazia dei loro Zaku, ma inaspettatamente, nel corso della battaglia, si imbatteranno in un potentissimo Mobile Suit, il primo che abbiano mai visto in vita loro nella fazione avversaria: di lì a breve apprenderanno che si tratta del Gundam, il leggendario demone bianco della Federazione, un terrificante mezzo all’avanguardia armato di beam rifle contro cui i loro lenti e pesanti Zaku non possono di certo competere.

A colpire maggiormente di Requiem for Vengeance è la sua realizzazione tecnica: interamente plasmato tramite Unreal Engine 5, che i più avvezzi al mondo videoludico conosceranno di certo per essere il motore grafico più avanzato presente sul mercato, è caratterizzato soprattutto da una realizzazione che definirei maniacale dei Mobile Suit, mai visti così reali in nessun anime, videogioco e nemmeno come model kit o statua in scala 1/1.

Iria Solari

Il mecha design, questa volta opera di Kimitoshi Yamane — noto per il suo contributo a numerosissime opere del franchise, come Mobile Fighter G Gundam, Reconguista in G, Hathaway, Cucuruz Doan’s Island, a tutte le produzioni della Cosmic Era e a The 08th MS Team, da cui Requiem prende più di qualche spunto — differisce leggermente da ciò a cui siamo abituati a vedere in due dimensioni, per via della verosimiglianza estrema e della rivisitazione delle proporzioni. Se sul fronte zeoniano la personalizzazione dei mezzi viene in qualche modo giustificata dalla presenza di plotoni famosi sul fronte come i Red Wolf, su quello federale ci troviamo di fronte a vere e proprie variazioni sostanziali rispetto a quello che la Guerra di Un Anno ci ha mostrato in tutte le sue sfaccettature, in particolar modo per quanto concerne l’RX-78(G)E Gundam EX, unità cardine della serie che incarna in tutto e per tutto la definizione di “demone bianco”.

Gundam: Requiem for Vengeance – Lo abbiamo visto in anteprima

Ciò che concerne il design dei personaggi è un discorso a parte: come nel caso delle due serie di MS IGLOO, Sunrise e SAFEHOUSE hanno deciso di optare per uno stile realistico per rappresentare volti, espressioni e animazioni dei suoi protagonisti, lasciando del tutto perdere l’estetica di stampo giapponese in favore di qualcosa che ricordasse il più possibile un film live action di stampo occidentale. I passi avanti rispetto alle due serie citate poc’anzi sono gargantueschi, ma personalmente avrei optato per un’altra tipologia di estetica più simile alle controparti bidimensionali. Nonostante il progresso tecnologico, spesso la CGI degli attori virtuali non è in grado di replicare il realismo degli esseri umani in carne e ossa e il più delle volte risulta artefatta, specie sui personaggi secondari.

La musica gioca invece un ruolo particolare all’interno della storia e la colonna sonora, affidata alle cure di Wilbert Roget II — noto soprattutto per la sua carriera in ambito videoludico — differisce molto da ciò a cui siamo abituati con i brani di stampo nipponico, ma ne parleremo più nel dettaglio nella recensione. Ciò che invece mi preme dirvi subito è che Gundam: Requiem for Vengeance è stata doppiata in italiano in maniera ineccepibile, sotto la direzione di Mosé Singh — che nell’ambito anime ha diretto la miniserie Netflix “La concierge Pokémon” e i lungometraggi di successo “CITY HUNTER The Movie: Angel Dust” e “HAIKYU!! Battaglia all’ultimo Rifiuto”.

Gundam: Requiem for Vengeance – Lo abbiamo visto in anteprima

Il doppiaggio di questa serie segna inoltre un punto di svolta epocale per Gundam in Italia: per la prima volta dopo oltre quarant’anni è stata presa la decisione di aderire in maniera fedele alla pronuncia del nome “Gundam” — e non possiamo che esserne estremamente felici.

L’appuntamento con Iria e i Red Wolf è fissato per il prossimo 17 ottobre. Riuscirete a sopravvivere?

Trent’anni passati a inseguire il sogno giapponese, fra un episodio di Gundam e un match a Street Fighter II. Adora giocare su console e nelle sale giochi di Ikebukuro che ormai, per quanto lontana, considera una seconda casa.

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