Siamo ormai nel pieno dell’estate, e gli anime stagionali della piattaforma Crunchyroll ci hanno come sempre intrattenuto mantenendo alto il loro livello qualitativo. Dopo l’attesissimo Solo Leveling della scorsa stagione, l’attenzione era principalmente rivolta a grandi sequel: My Hero Academia, Demon Slayer, Vita da Slime (Tensei shitara slime), Konosuba (Kono Subarashii Sekai ni Shukufuku wo!) o il sempre Mushoku Tensei. Eppure, dalla stagione primaverile sono sbucati alcuni titoli sorprendenti, che hanno saputo deliziare e parzialmente riempire i vuoti lasciati dagli ultimi capolavori come Frieren, Shangri-La Frontier o Il monologo dello speziale. Senza ulteriori indugi andiamo a presentarvi la nostra consueta classifica dei migliori anime da vedere per la stagione primavera 2024 di Crunchyroll!
10 – RE:Monster
Iniziamo questa classifica stagionale con un anime che molti hanno atteso con curiosità e che, nonostante le ottime premesse, è stato parzialmente una delusione. Re:Monster segue la vita di Tomokui Kanata, un misterioso ragazzo che dopo essere stato assassinato si reincarna in un mondo fantasy, nella specie più “sfigata” che gli potesse capitare, ovvero un goblin. Conserva però sia i ricordi della sua esistenza precedente che un’abilità ESP speciale, chiamata Assorbimento; grazie a questo è in grado di assorbire tutte le skill di ciò che mangia e incrementare la sua forza a livelli fuori dal comune. Con i suoi seguaci del Parabellum, i mercenari che comanda, potrà quindi ambire nuovamente a una vita colma di fama ed emozioni. Una trama già sentita, no? ma RE:Monster non è l’ennesimo isekai da due soldi: nato prima di Vita da Slime (2011 vs 2014) dovrebbe sviluppare la storia di una rinascita in modo più cruento, realistico e istintivo del famoso titolo con il quale viene spesso comparato, ma questo purtroppo non emerge dal lavoro dello Studio Deen e l’opera nel suo complesso finisce per essere banale e ripetitiva.
L’anime parte bene, con un’inizio tortuoso, cruento (soprattutto nella sopravvivenza) e caratterizzato da un’evoluzione rapidissima dei fatti, scanditi da un ammaliante meccanismo che mostra lo scorrere dei giorni come in un diario. Una grafica sufficiente, sconti violenti (che strizzano l’occhio a Solo Leveling) e una serie di evoluzioni che gasano lo spettatore sono l’anteprima di RE:Monster, ma poi purtroppo la qualità cala gradualmente: i punti salienti della narrazione diventano la creazione di un harem (che balla sul confine del grottesco, con alcune inutili scene da fan service) e il ripetersi di combattimenti sbrigativi, sostenuti da una colonna sonora e grafiche incoerenti e mediocri: basta guardare la CGI inaccettabile, le proporzioni, i movimenti delle creature o le sigle delle abilità/evoluzioni che scorrono senza possibilità di lettura per capire la cura data all’animazione. Insomma, un titolo che poteva offrire molto, ma che scade nella banalità, soprattutto negli episodi finali, e nonostante tutto sono certo che chi adora il genere finirà comunque per apprezzarlo quanto basta.
9 – An Archdemon’s Dilemma: How to Love Your Elf Bride
Questo anime, che vi ricorderà inevitabilmente Ho creato una Principessima, parte in modo piuttosto banale e conforme al genere di appartenenza (fantasy-sentimentale) ma si fa apprezzare pur nella sua semplicità: Zegan è uno stregone considerato da molti malvagio, ma che in realtà limita la sua crudeltà ai “curiosi” che penetrano nei suoi domini, disturbandolo negli studi; la sua idea di solitudine va però in frantumi quando, ad un’asta, incontra una bellissima schiava elfica, Nephy, che prende con sé. Da qui inizia una strana e quasi ridicola relazione, che verrà però spesso interrotta da chi punta alla vita dello stregone o a quella della sua nuova compagna, che sia per soldi, fama, conoscenza o semplicemente per vendetta. Nonostante l’inizio alla Ancient Magus Bride, e alcuni episodi molto interessanti, il titolo si mantiene nella media puntando, come dice il titolo stesso, più a una componente romantica che allo sviluppo della storia.
Non che il fattore amoroso sia così consistente: in dodici episodi la relazione tra i due procede a passo di lumaca (come in molti casi simili), insistendo sugli aspetti più pucciosi e carini, mostrati per siparietti, che abbondano in particolar modo nei primi capitoli dell’opera. D’altro canto si vede il tentativo di costruire una trama fantasy ragionata, radunando attorno all’arci-demone un gruppo di persone combattivo ed eterogeneo, con tanto di backstory; peccato che questo promettente schema per vie trasverse si areni spesso (almeno per ora) nel “già visto, già sentito”. Un anime quindi piuttosto basilare e a tratti stupido, ma l’apparizione di personaggi iconici, qualche nefandezza, intrighi, una comunque buona animazione e regia dello studio Brain’s Base (Spice & Wolf 2 per intenderci) fanno il loro sporco lavoro, rendendo An Archdemon’s Dilemma un modesto intrattenimento.
8 – Chillin’ in Another World with Level 2 Super Cheat Powers
Se il precedente titolo suscitava una certa curiosità, non nego che Chillin’ in Another World mi ha sin da subito trasmesso la sensazione del classico drop istantaneo: d’altronde la trama include tutta una serie di banalità disarmanti, con tanti fattori tipici dei titoli da clickbait. Banaza (Flio) è un mercante che lavora a fianco dei demoni in un mondo fantasy, nonostante le molteplici discriminazioni nei loro confronti, questo finché non viene teletrasportato nel regno magico di Klyrode per diventarne l’eroe. Essendo di livello 1 viene subito rimpiazzato da un altro contendente e cacciato, ma una volta raggiunto il due i suoi enormi poteri da cheater si sbloccano, rendendolo un mago potentissimo. Ed è così che, nel tentativo di aiutare una ragazza di nome Fenrys, finisce per attirare l’attenzione con le sue capacità: sarà impossibile per lui non rimanere immischiato nella guerra tra umani e demoni, nonostante cerchi di rimanere neutrale.
Abbiamo una componente romantica, pelle esposta, un mini harem e molti aspetti deliranti, che raggiungono il culmine nell’episodio 11, dove il titolo tira in ballo discorsi sessuali non espliciti, ma parecchio sexy. Un trash inconsueto, considerandone la contrapposizione con la cura attribuita a molti episodi (grafica tranquillamente nella media) e con la piacevole trama, che include interazioni decenti e scontri di buon livello/coinvolgenti (vedasi per il genio). Pian piano ti ritrovi così a pensare che non sia il solito anime per furry (d’altronde la sigla iniziale dice tutto!): sia gli scontri, con componenti che paiono copiate da The Shield Hero, che gli attimi di tranquillità, che tra i tanti ripercorrono quelli del quasi omologo Chillin’ in My 30s after Getting Fired from the Demon King’s Army, hanno un certo fascino. La qualità è altalenante, e il titolo non è nulla di speciale, ma si lascia guardare, mostrando un variegato mix tra fantasy, combattimento, slice of life, comedy e romanticismo.
7 – Spice and Wolf: Merchant Meets the Wise Wolf
C’era bisogno di questo remake? Probabilmente no, perché in genere non serve recuperare opere che sono già apprezzate/cult nonostante i difetti (come per Berserk direi). In queste situazioni è necessario avere un progetto perfetto, e non è questo il caso. La storia la conoscete: un mercante, Lawrence, al ritorno nel suo paese natale, incontra la divinità-lupo del posto che veglia sulla raccolta del grano, Holo. La dea, vedendosi “abbandonata” da coloro che ha sempre protetto, decide di imbarcarsi sul carro del commerciante per raggiungere il la sua patria, ma non sarà un viaggio semplice: i due dovranno affrontare contrattazioni, affari loschi, accuse di eresia, tradimenti, perdite, e per fortuna anche qualche attimo di svago e gioia; tutto questo finirà per rendere il loro rapporto sempre più profondo. Un racconto quindi ricco di drammi e psicologia, ma anche di romanticismo e spensieratezza, che in 24 episodi ricalcherà le prime due “antiche” stagioni (iniziate nel 2008) basate sulla light novel di Isuna Hasekura.
Il giudizio non è stato semplice, perché chi come me è affezionato alla prima opera troverà sia pregi che difetti in questa nuova serie. Partiamo dai pregi: una cura per i dettagli inizialmente elevata che segue volutamente l’opera del 2008, con scene ricalcate, stesso cast, ambientazioni implementate (alcuni sfondi sono come un dipinto che rievocano nostalgia) e tramite una colonna sonora davvero piacevole, che sostiene continuamente le scene, e ci accompagna dall’opening alla piacevolissima ending; insomma, pur apprezzando le stesse qualità anche nel passato l’anime non sfigura. Giudizio diverso per le atmosfere; nonostante la maggior fedeltà e l’ottimo lavoro dello studio Passione nel modernizzare l’opera, ci sono scene che non rendono come in passato: la questione del viaggio al nord, la solitudine, le truffe, la tensione, la volubilità di Holo e tutti quei tratti cupi sono stati ammorbiditi e semplificati rispetto alle prime due serie; l’opera appare così più veloce (e lo è leggermente) e meno inquietante (come nel caso della trasformazione che è più simile a un cane che a un lupo). Ma soprattutto, ci troviamo con una qualità calante nelle animazioni, con azioni legnose, ferite/scottature che sembrano disegnate con gli evidenziatori di Paint, effetti sonori approssimativi e dettagli inconsueti (dico solo orologio episodio 13!). Forse esigevo troppo, e se ciò porterà a proseguire con l’opera non posso che esserne contento, ma il risultato, dopo la magnificenza dei primi episodi, è stato deludente.
6 – Bartender – Glass of God
Parlando di riadattamenti azzeccati, Bartender – Glass of god fa sicuramente parte della lista: il primo adattamento del manga Bartender era infatti stato prodotto nel 2006 per opera del Palm Studio, in undici episodi; è stato compito dello studio Liber (The Ice Guy and His Cool Female Colleague) occuparsi della sua riedizione: l’anime segue la vita di un barista giapponese di nome Ryū Sasakura e della compagnia, capeggiata da Taizo Kurushima, che vuole a tutti i costi ingaggiarlo per gestire il locale del suo albergo esclusivo. Sasakura infatti non solo è un eccellente bartender, ma possiede un’incredibile abilità nel leggere l’animo dei suoi clienti, grazie alla quale può decidere quale cocktail preparare per sanare i loro problemi. Nonostante alcune difficoltà non vuole abbandonare il suo bar, l’Heavenhall: da qui passano clienti di tutti i tipi, e attraverso ricordi, sfide, problemi e curiosità potremo seguire le capacità di questo ragazzo nell’alleviare le sofferenze con l’alcool, sino al drink in grado di salvare persino l’animo di chi si sente smarrito, il Glass of God.
Per quanto la trama possa sembrare semplice, è ricca di contenuti profondi: ogni episodio è tranquillizzante e riflessivo, e l’ambientazione del bar contribuisce a rendere più appagante questo slice of life. Per prima cosa ci sono i dettagli, come le marche, i colori, i riflessi sulle bottiglie e le interessanti informazioni sulla produzione e sulla nascita dei vari cocktails. Poi intervengono le atmosfere eccellenti, sostenute da una ottima colonna sonora, da animazioni piacevoli (più morbide del precedente titolo) e che riflettono tutta la passione del protagonista verso il lavoro che svolge. Sorprendenti anche i dialoghi e le narrazioni, che si ascoltano con la stessa tranquillità di una favola prima di andare a dormire. Insomma, tra passioni, sentimenti e psicologia, Bartender – Glass of God prosegue sino a un finale ritagliato con cura sui precedenti episodi, delicato e commovente. Certo, qualcuno potrebbe (forse anche a ragione) affermare la superiorità del manga, soprattutto per i background più esaustivi, ma l’opera svolge appieno il suo compito.
5 – Train to the end of the world.
Un anime che consiglio soprattutto a chi apprezza quei titoli un po’ psichedelici e parodistici, come il recente Magical Destroyers o il più antico Abenobashi, è Train to the end of the world. Tutto nasce il giorno in cui si sta per inaugurare il 7G, una nuovissima tecnologia in grado di fare miracoli per la comunicazione e per il mondo… e li fa! Premuto il pulsante tutto degenera nel caos, con le città che si dilatano e modificano in modo irreale. In una lontana campagna alcune ragazze (tra le quali la protagonista, Shizuru Chikura), che non hanno ancora subito gli effetti del 7G, decidono di partire alla ricerca della loro amica Yoka che si trovava a Ikeburo, epicentro di questo caos. Per raggiungerla c’è solo un mezzo disponibile: un treno che arriva lì come capolinea. Ci troviamo dunque di fronte ad un road movie su rotaie (che delizierà gli amanti di Honkai: Star Rail), con un inizio disarmante, tappe variegate, e una trama tanto assurda da risultare ammaliante.
A tratti simile a A Place Further than the Universe (per l’aspetto del viaggio ai confini del mondo) e a tratti ispirato a Wonder Egg Priority (per la dissimulazione con cui tratta alcune tematiche) questo titolo saprà ammaliare chi adora i complotti. I punti forti sono parecchi: animazioni dai colori piacevoli, immagini evocative (le nuvole alla stazione, il mare, i cieli notturni…), evoluzioni veloci, discorsi dinamici (con personaggi che parlano davvero parecchio) e un’ottima opening. Ci sono poi tutta una serie di aspetti horror/apocalittici (tra i quali anche la citazione del gioco The house of the dead) miscelati con scene comiche e disarmanti, che rendono la visione più leggera: l’episodio con le parole sconce, gli zombie, i personaggi eliminati in modo stupido, tutto ciò appare come una novità nonostante i contenuti scadano leggermente verso gli episodi finali. In conclusione, è titolo da guardare pensando che cose stupide e assurde ci saranno di continuo, ma questo è il suo bello! Una pazzia parodistica e mai fastidiosa, che ci farà ricordare i titoli già citati in precedenza o i nostalgici episodi dei Looney Tunes.
4 – Viral Hit
Non sarà il top stagionale, e per tutta la parte iniziale ha danzato sulla linea del drop, ma l’anime dello studio Okuruto Noboru sa offrire un’ottimo spaccato della società: un mondo moderno, che appartiene a chi punta tutto sull’apparire e sui soldi facili, intrufolandosi però anche negli aspetti necessari per raggiungere tali obiettivi, impegno in primis. La storia segue le vicende di un liceale, Hobin Yoo, un ragazzo di corporatura esile, non bello, debole, remissivo e con problemi familiari ed economici… insomma, tutte le sfighe che può avere. Un giorno però, grazie ai consigli di un misterioso programma di allenamento, si ribella al bullo che lo perseguita, Parkgo, che lo sfruttava per dei video che trasmetteva su NewTube: Hobin approfitta così della situazione per farne un lavoro, e inizia così a sfidare a sua volta i malvagi di turno, con i quali combatterà in cambio della crescita del suo canale… e del suo conto in banca.
Inizialmente non pensavo nemmeno di piazzare questo titolo in lista perché, pur con tutta la sua originalità e le diversificazioni dai soliti anime di combattimento, parte quasi svogliatamente: animazioni strane (altalenanti con picchi verso il basso), schemi narrativi inconsueti, una regia che pare incasinata e tanto altro. Ma poi, episodio dopo episodio, proprio come accade nella realtà, questo titolo inizia a catturarti, e molti degli aspetti fastidiosi si assorbono nella narrazione, rafforzandola. I commenti, le live, le spiegazioni, tutto diventa incredibilmente efficace e quasi realistico, merito anche dei comportamenti credibili dei protagonisti, seppur in un contesto estremizzato (in una scuola dove sono tutti bulli o combattenti o streamer). Attraverso personaggi assurdi e una rappresentazione dei combattimenti molto particolare, la serie nata dall’omonimo Webtoon Koreano offre uno svago sorprendente, condividendo sorrisi, sfide avvincenti, e tante adorabili scene cringe. Una sorpresa!
3 – Windbreaker
Allo scalino più basso del podio troviamo un altro anime dedicato ai combattimenti, basato su un manga tanto divisivo quanto incompreso: alcuni lo considerano spazzatura, altri un capolavoro indiscusso, altri ancora credono sia una scopiazzatura di Tokyo Revengers o litigano per affermarne la superiorità. La verità come sempre sta nel mezzo, ma prima riepiloghiamo la storia: in una cittadina c’è una scuola, la Fuurin, nota per essere un covo di farabutti avvezzi ai combattimenti; Sakura Haruka, uno studente da sempre isolato per il modo in cui ricerca la forza, si trasferisce nell’istituto proprio per sfidare questi fantomatici delinquenti, ma ben presto scopre che questo monto non è come se lo aspettava: i suoi nuovi compagni si dedicano infatti a proteggere commercianti e cittadini, e ben presto lo accoglieranno nel gruppo; si troverà così ad affrontare sfide provenienti dall’esterno, e al contempo a rivalutare i suoi ideali.
Windbreaker è, come dicevo, uno di quei titoli che creano fazioni principalmente per la costruzione della storia, che non è paragonabile a Tokyo Revengers, ma che tuttalpiù si ispira ai tanti manga del passato di lotte tra teppisti. Stiamo comunque parlando dell’anime, e se possiamo attribuirgli un successo è proprio quello di aver fatto un ottimo lavoro grafico e di regia: i suoni, le rievocazioni, i flashback sono tutti apprezzabili e catturano l’interesse, e persino quelle scene “già viste” vengono ripresentate magnificamente; i personaggi risaltano (che rimangono distinguibili pur senza addobbi esagerati), gli scontri sono ricchi di fluidità e qualità, i colori e le ombre sono piacevoli, e i ritmi narrativi anche, eccezion fatta per alcuni inutili flashback fatti per chi ha la memoria di un pesce rosso. Lo studio CloverWorks ha fatto quindi ancora una volta le sue piccole magie, attribuendo alle solite risse tra studenti un minimo di senso logico e tanta bella animazione. Certo, alcune “tamarrate” ci sono e le mosse dei protagonisti sono oltre l’acrobatico, ma gli episodi volano e questo vuol dire che svolgono con passione il loro dovere!
2 – Kaiju No. 8
Diciamolo chiaramente: Kaiju No. 8 è uno di quei titoli che, nonostante l’incredibile marketing, non ha raggiunto il cuore del pubblico; ciò è in parte dovuto alla miriade di riferimenti/scopiazzature che i veterani dei manga hanno visto al suo interno, ma in parte anche alla trama non proprio originale: Kafka Hibino è un trentaduenne che lavora in una squadra di ripulitori, specializzati sui cadaveri dei Kaiju che rimangono al suolo dopo lo scontro con le forze di difesa; vorrebbe però essere in prima linea con la sua amica d’infanzia, Mina Ashiro, e così tenta l’esame d’ammissione un’ultima volta: ed è qui che, dopo aver incontrato uno strano Kaiju, acquisisce il potere di trasformarsi in uno di essi, e per questo riesce a coronare la prima parte del suo sogno, diventando un cadetto. Una narrazione semplice, ma si sa però che i Kaiju sullo schermo hanno pur sempre il loro fascino, e lo studio Production IG fa un ottimo lavoro nel rendere questa serie animata molto più catchy del manga.
Buone animazioni e disegni, una grafica gradevole sia dal punto di vista dei colori che della fluidità, tanta azione con duelli ben architettati, scene vivide e corpose, sono i marchi di fabbrica di quest’opera. Di certo l’anime ricalca il manga sotto tanti aspetti, in particolare negli spezzoni di azione e di forza bruta, la cui tensione viene smorzata anche qui da continue gag e dialoghi poco seri: uno stile che ben si adatta al proposito di rendere Kaiju No. 8 assimilabile da un ampio pubblico, che poi era anche il target iniziale (Azzeccata in quest’ottica anche la scelta di doppiarlo subito in italiano). C’è però da dire che, seppur in maniera molto più leggera di opere come Demon Slayer, lo studio Production IG ha saputo esaltarne le qualità, oscurandone le banalità attraverso una sapiente regia, colonna sonora (ho adorato lo stile dell’opening), atmosfere (spesso oscure, alcune al limite dello splatter) e soprattutto grazie alla gestione dei personaggi: questi non sono più qualcosa di evanescente, come una “sottocategoria” di Attack on Titan, ma crescono di attrattività in pochi episodi. Insomma, per quanto sia carente nei contenuti, questo titolo sa intrattenere ad ottimi livelli, ed è un must per chi non è ancora così ferrato nell’ambiente delle serie animate.
CINQUE BONUS
As a Reincarnated Aristocrat, I’ll Use My Appraisal Skill to Rise in the World
Questo isekai porta una novità nella scelta del protagonista: Ars Louvent rinasce infatti con un’abilità speciale, che non gli dona superpoteri, ma la capacità di valutare le capacità di chi gli sta attorno. Come giovane rampollo immischiato in una guerra si ritrova quindi a cercare di raccogliere un gruppo di combattenti fidati, che possano aiutarlo a salvare il suo regno. Se riuscite a tralasciare il protagonista quasi imbarazzante (per età e stile) e le animazioni poco fluide e non molto curate, As a Reincarned Aristocrat è un prodotto decente: una formula piacevole, personaggi ben caratterizzati, espressioni gradevoli, una trama solida dai risvolti anche inaspettati e coerenti (non così comune in titoli simili) e una colonna sonora che copre le pecche dell’animazione. A tratti persino toccante, il risultato del lavoro dello studio MOTHER è meno banale di quanto ci si aspetti, e potrebbe piacervi al pari dei migliori anime di questa stagione.
Unamed Memory
Unamed Memory è un titolo che parte in modo coinvolgente, con una storia d’amore affiancata da battaglie e mistero, che sfrutta bene il concetto della strega, accostandolo alle problematiche di una vita lunga che inevitabilmente vi rimanderanno a Frieren. Le animazioni dello studio ENGI sono buone nei primi episodi, con tinte anche oscure, e la trama è inattesa e sa incuriosite, soprattutto all’inizio, ma poi qualcosa cambia: forse per una sintesi eccessiva rispetto alla storia originale o forse per la mancanza di pathos e profondità nelle scene clue, sembra sempre che ogni episodio perda la voglia di rendere la narrazione o il combattimento tragico quanto ci si aspetterebbe, banalizzando il tutto o lasciando la sensazione che manchi un pezzo di storia. Alla fine vi resterà un piacevole ricordo della relazione strega-principe (Tinassha – Oscar) e del loro amore estremizzato e sentimentalmente contorto, ma nulla più, ed è un peccato perché il potenziale c’era e ve ne accorgerete se arriverete sino all’ultimo episodio.
Studio Apartment, Good Lighting, Angel Included
Ora è il turno del tipico anime harem della stagione, tuttavia molto più “innocente” di tanti altri: Shintaro Tokumitsu è uno studente liceale che vive da solo in un piccolo appartamento, fino a quando Towa, un angelo, non precipita sul suo balcone, e da quel momento per il giovane sarà un susseguirsi di stranezze, soprattutto con le ragazze. A parte lo stesso inizio di A Certain Magical index e le molte similitudini con Così Carina, questo anime romantico offre una simpatica dose di comicità e pucciosità: malintesi, un tocco di malizia, scene smielate, ma anche attimi che sanno scaldare il cuore o far sorridere, grazie anche a un comparto grafico piacevole ed espressivo. Schemi già visti, compreso il sempre sfruttato episodio alle terme, ma lo studio Okuruto Noboru (lo stesso di Viral Hit) costruisce comunque episodi divertenti e mai eccessivi.
Dragon Raja -The Blazing Dawn
Nonostante abbia il potenziale per stare nella lista questo titolo dello studio Garden Culture finisce direttamente tra i bonus, e il perché è presto detto: ci troviamo di fronte al consueto anime cinese che mischia tecnologia e tradizione (sulla scia di The Daily Life of the Immortal King), con una colonna sonora epica, ottime animazioni, un tollerabile uso della CGI e una trama intrigante (la lotta contro i draghi in questo caso), ma che ospita altrettanti buchi narrativi/di regia. Dopo un primo episodio coi fiocchi (con un inizio alla Harry Potter e una scena romantica che adorerete) la serie scorre insistendo sempre sugli stessi concetti, inutili per gli sviluppi, alternando attimi di assoluta piacevolezza (geniale il momento della chiamata in missione), che includono dettagli curati e deliziosi duelli, a tratti di una banalità/noia disarmante; ci sono poi le citazioni/scopiazzature (in base a come le vedete, come la scuola, l’albero metà secco, i labirinti, la scena dello squalo, ecc.) tipiche del genere, con del trash e collegamenti contorti. Insomma, potreste adorarlo oppure considerarlo inutile, a voi la scelta.
Grandpa and Grandma Turn Young Again
Lo studio Gekkou porta in Italia un manga ancora inedito, che con una naturalezza sconvolgente riesce a trattare una tematica delicata come quella della vecchiaia. Questo originale slice of life basato su due anziani protagonisti e quello che hanno fatto nel corso della loro vita sa trasmettere una valanga di sensazioni: la ricerca della felicità nelle cose semplici, la gioia delle relazioni familiari, le difficoltà della vita quotidiana, l’amore che solo due persone che si conoscono da tanto possono condividere, e tanto altro. Che tutto inizi con una mela d’oro non fa alcuna differenza, perché l’elemento sovrannaturale è solo un pretesto per condividere valori e situazioni reali. Buona animazione, un finale curato e tanta tenerezza/leggerezza non sono però sufficienti, lasciando questa serie, che avrebbe potuto spaccare lo schermo con diverse impostazioni e scelte di stile, nel limbo delle perle nascoste.
1 – I Was Reincarnated as the 7th Prince so I Can Take My Time Perfecting My Magical Ability
Super sorpresa, in questa stagione dove nulla spicca particolarmente, mi sento di inserire al primo posto questo titolo sconosciuto, che però sta incantando pian piano il pubblico giapponese e italiano grazie alle sue qualità. Se il primo episodio dello studio Tsumugi Akita Animation Lab sembra vacillare, con animazioni particolari, troppo fanciullesche o distorte (protagonista in primis) e una CGI che fa un po’ a pugni con le prime scene, la trama e le successive scene di combattimento recuperano tutto: in un mondo dove la magia è prerogativa degli aristocratici, Lloyd si reincarna nel settimo principe, e decide di proseguire seguendo il sogno che il suo precedente rango non gli aveva permesso, ovvero perfezionare la magia. Inizia così un’assurda serie di idee, test ed esperimenti, causati anche da una serie di combattimenti contro demoni e malvagi nei quali si ritrova suo malgrado impigliato. Detta così sembra banale, eppure vi assicuro che non è la solita storia di protagonista OP VS. demoni: I Was Reincarnated as the 7th Prince è il classico libro che non si giudica dalla copertina, perché tutto, dai personaggi (tosti e piacevoli) ai combattimenti (un concentrato di epicità) sa sorprendere.
Le animazioni in primis: un utilizzo di luci e movimenti piuttosto originale sa esprimere benissimo la forza dei personaggi e la tensione di ogni combattimento; i personaggi spaziano da una piccosità alla Four knight of the apocalipse, a scene quasi da ecchi, con meravigliosi tratti di pura pazzia in stile Okubo, esaltati dai sentimenti travolgenti trasmessi dalle classiche scene di ingiustizia. In pochi minuti infatti lo studio riesce a costruire un perfetto scontro contro avversari in grado di incanalare odio e rabbia, e di farti desiderare il classico pugno alla ONE-PUNCH MAN. In questa prima stagione solamente il duello con il demone del miasma o lo scontro o scontro Guisarme-Lloyd, con tutta l’ansia che sa creare a partire dagli sguardi, dalle magie (utilizzate con efficacia e non con i soliti due trucchetti senza animazione) valgono il prezzo del biglietto. C’è poi una cura esagerata per molti dettagli, dalla colonna sonora (la sigla è ottima), al design dei personaggi e degli accessori (vedasi la spada Sylpha). Insomma, tra scene da commedia, animazioni particolari e piacevoli, scontri con un tripudio di tecniche, e una base quasi dark in certi punti, questo stranissimo Isekai che sembra durare sempre troppo poco merita al 100% di essere visto!