Nella frenesia del mondo moderno si è fatto largo un titolo che potrebbe riportare le nostre menti alla tranquillità: stiamo parlando di Gateball Park, l’ultima opera di Natsume Ono, edita in Italia da BAO Publishing. Un manga “anticonformista” sotto molti aspetti, che punta direttamente al cuore e all’anima di chi non è più bambino.
Ma meriterà il vostro tempo? Scopritelo come sempre leggendo la nostra recensione!
- Titolo originale: GBパーク (GB Pāku)
- Titolo italiano: Gateball Park
- Uscita italiana: 9 febbraio 2024
- Uscita giapponese: 2011
- Numero di volumi: 1
- Casa editrice: BAO Publishing
- Genere: Slice of life, Spokon
- Disegni: Natsume Ono
- Storia: Natsume Ono
- Formato: Brossurato con sovraccopertina, 15.1 x 21.1 cm
- Numero di pagine: 168 pagine, B/N
Abbiamo recensito Gateball Park tramite volume stampa fornitoci gratuitamente da BAO Publishing.
Un parco, pochi minuti, centinaia di storie
Gateball Park, come dice il nome stesso, non è altro che una rassegna della vita di tutti i giorni di un piccolo gruppo di comuni cittadini, che va in scena nel giardino pubblico di una tranquillo centro abitato dove si pratica il Gateball. Dai bambini agli anziani, dai più esperti ai praticanti alle prime armi, ogni pagina immortala in poche vignette ciò che accade ai diversi componenti della “squadra” di quartiere, capitanata dal rigoroso, ma non troppo, dottor Takuzo Sunohara.
Tuttavia vi avviso: non aspettatevi uno spokon vecchio stile! Sia chiaro! Gateball Park è uno slice of life in piena regola, e come tale deve essere considerato; infatti, la cornice sportiva ci permette sì di inquadrare le capacità di questo “guazzabuglio” di giocatori che si allenano con dedizione ogni mattina, ma soprattutto di sbirciare nelle loro vite private e nelle relazioni che il Gateball ha creato. Come trascorrono le loro giornate i pensionati che attendono con impazienza il consueto allenamento? Come si organizzano i lavoratori per avere il tempo di giocare? Come incide questo appuntamento fisso nei loro comportamenti e nei loro pensieri? Lo scoprirete solo leggendo questo volume.
Perché proprio il Gateball?
Non so quanti di voi conoscessero questo sport simile al Croquet (che tutti abbiamo visto in Alice nel Paese delle Meraviglie della Disney) prima di leggere la storia, ma sono certo che dopo poche vignette non resisterete e, come ho fatto io, andrete a cercare il regolamento! In sintesi, ogni giocatore ha una palla col suo numero, e a turno devono provare a raggiungere la fine del percorso, attraversando delle porte (i Gate) che forniscono un punto ciascuna, sino alla barra finale che se colpita fa terminare il match e regala ulteriori due punti. Si tratta quindi di un gioco non solo di precisione, ma anche di strategia (come le bocce!).
Il regolamento qui però conta poco, ciò che è importante è il bagaglio emotivo che ogni partita porta con sé; il Gateball è infatti uno sport trasversale: nel parchetto si respira la classica aria da calcetto di quartiere, dove tutti si conoscono, con l’aggiunta però che ciascuno, senza limiti di età, può partecipare; per tale motivo ci vengono offerti tanti punti di vista non convenzionali, che consentono all’autrice di trattare alcune tematiche non indifferenti, come la differenza tra il giocare per vincere e il giocare per divertirsi, oppure di inserire riflessioni sul tempo che passa (pur tra i sorrisi della sfida con la vecchia guardia) o sulla necessità di fare comunità.
Credo negli esseri umani
Il cuore pulsante dell’opera sono quindi i personaggi che transitano dal Gateball Park, con le loro manie e i loro atteggiamenti, che trasudano di mondanità e armonia: gli spuntini, le decorazioni dell’attrezzatura, i regali, le riunioni, i timbrini, la preparazione al torneo (con quel dolce sorvolare sulle regole), tutto fa brodo, ma si tratta di una zuppa davvero saporita! L’autrice riesce infatti a creare un ambiente quasi familiare attorno a un tema non comune come il Gateball, tanto che pur essendo le storie praticamente sconnesse stanno assieme senza problemi. Ogni capitolo ha il suo tocco di vita vissuta, che siano le scene del campeggio, del dentista, delle rose di Natale o degli esercizi fisici, sino agli aspetti più “uncommon” ma comunque sentiti, come le parti degli yo-yo d’acqua, del matrimonio, dell’Hanami o della TV locale.
In questo gruppetto di “sconosciuti” si riversa inevitabilmente il nostro affetto, catalizzato dalla loro dedizione sportiva (come quando si ritrovano nonostante la nevicata) e dalle molteplici attività da loro svolte; queste maniere tenere, variegate e naturali, dettate da abitudini, testardaggine, spontaneità e quant’altro, compongono uno spaccato di umanità che può ancora essere apprezzato.
Una tecnica apparentemente grezza
La nota dolente di questo manga, a un primo impatto, ricade sui disegni: troppo essenziali, rudimentali, una serie di linee che risultano abbozzate senza particolari sfondi (e un po’ datati se pensiamo che si tratta di un’opera del 2011). Tuttavia, in modo simile a Fish Society (qui la nostra recensione) l’autrice di Not Simple ha una sua particolare tecnica, che si potrebbe anche definire grezza, ma gestire i punti focali attribuendo a ogni personaggio una sua caratteristica: la bambina con gli occhioni, il dottore con i capelli spelacchiati, il vecchio Nishi con gli occhi rettangolari puntinati, e così via.
Certamente chi conosce l’autrice, immagino per opere come Futagashira, ne conosce le abilità e le capacità di offrire un’ambientazione anche più tradizionale, ma per le molte opere brevi ancora inedite da noi la questione è semplice: si tratta di uno stile che può piacere oppure infastidire. Bastano pochi tratti a trasmettere le giuste emozioni e i corretti stati d’animo, ma resta comunque uno stile un po’ indigesto. Anche l’impaginazione crea qualche problema, con il cambio continuo tra le vignette a lettura verticale in 4-koma e quelle ormai “comuni” a noi lettori. Più di una volta, preso dalla lettura, mi sono dimenticato il corretto ordine, finendo per leggere passaggi senza senso!
Ono Natsume è bravissima a tratteggiare i caratteri dei personaggi dei suoi manga in poche vignette. In questa storia, un dentista frustrato dal suo scarso carisma con i pazienti (che infatti gli preferiscono il padre, con cui condivide lo studio, sebbene sia un dottore più anziano) sfoga il suo desiderio di socialità organizzando il gruppo eterogeneo di persone con cui gioca a gateball al parco. Arriveranno a partecipare a un torneo agonistico di questo strano sport, simile al croquet, amatissimo in Giappone e praticato per lo più dai pensionati. Un manga autoconclusivo delizioso, corale e delicato, che vi farà stare bene.
Acquista Gateball Park su Amazon seguendo questo link e supporta Akiba Gamers!
A chi consigliamo Gateball Park?
Sono due i motivi principali: numero uno, si tratta di un solo volume che racchiude moltissimi racconti, e numero due, porta al grande pubblico (come quello di BAO) contenuti quasi di nicchia. Non è certo un manga per nuovi lettori, ai quali potrebbe risultare persino noioso, o per chi cerca adrenalina, ma sono certo che gli appassionati di lunga data, che hanno assaporato mille generi diversi, possano trovare nuovi sapori in questo delicato blocco di solidarietà di quartiere. Un’ultima nota, non indifferente: il costo è adeguato alle emozioni che vi saprà dare, e non è poca cosa; sfogliatene due pagine e capirete se merita di stare nella vostra libreria!
- Storia rilassante e delicata
- Uno spaccato di spettacolare vita comune
- Volume unico, ma molto variegato
- Stile grafico essenziale
- Questo sport in particolare potrebbe risultare un argomento noioso
Gateball Park
La passione non ha età
Gateball Park è una grande storia di amicizia che ruota attorno a una passione, creando un legame di quartiere che si autoalimenta giorno dopo giorno. In questo manga troverete non solo “relax and chill“, con discorsi così ordinari da risultare comici e una semplicità tanto genuina da colpire il cuore, ma anche attimi di intima riflessione. I personaggi, le espressioni, le loro routine e i loro pensieri sono come una serie di istantanee tolte dall’album dei ricordi, che puoi apprezzare soprattutto se hai vissuto esperienze simili. Insomma, non sarà accattivante o rivoluzionario, ma se cercate un volume che vi ricordi come ci si gode la vita questa è l’opera che fa per voi.