Nel corso dell’edizione 2024 del BE COMICS! abbiamo avuto l’onore e il piacere di intervistare Nobuyoshi Habara, regista del film Star Blazers: Space Battleship Yamato 2202 e membro di Sunrise Beyond, lo studio che tra i vari progetti vanta diverse produzioni dell’universo animato di Mobile Suit Gundam. Ma passiamo subito alle domande!
Buongiorno Habara-san, grazie per questa intervista. Lei ha lavorato a diverse produzioni dell’universo di Gundam, da ZZ a Char’s Counterattack, fino alle più recenti produzioni della serie “Build”. Quali sono le differenze dal lavorare a serie di Gundam considerate “canoniche” rispetto a quelle ambientate nell’universo “Build”?
Per Gundam ZZ, ho realizzato alcuni disegni chiave per la sigla di apertura (SILENT VOICE). Nello specifico, ho disegnato alcune fino a prima della trasformazione e l’ultima scena dove si vede lo ZZ. In “Char’s Counterattack” invece ho realizzato i disegni chiave per la parte in cui Gyunei Guss cerca di schiacciare la ragazza (Kayra Su, pilota del Re-GZ, ndR) con il suo mobile suit e il Nu Gundam arriva in suo soccorso.
Qual è stata l’accoglienza di serie come Build Divers e Build Metaverse da parte del pubblico giapponese? E più in generale, quanto è amato ancora oggi Gundam dai fan in Giappone?
In Build Divers Re:RISE sono stato il regista di un episodio. Ho anche realizzato lo storyboard e diretto il nuovo finale. La serie Build è stata creata per chi costruisce GUNPLA, ma siamo riusciti anche ad aumentare il numero di giovani fan che non ne avevano mai costruiti. Penso che questo abbia dato un grande contributo al futuro dell’IP di Gundam.
Builder Divers Re:RISE è un’opera speciale che ha ampliato il numero di nuovi fan di Gundam e che rappresenta un’opportunità per la creazione in futuro di un tipo di opere legate al franchise.
È vero che si è occupato del mecha design di alcune unità di Z Gundam? Si ricorda cosa nello specifico ha progettato?
Ho progettato un mecha chiamato Bolinoak Sammahn, ed è stato un progetto congiunto con molte persone.
Lei è stato il Gengaman di Gurren Lagan, definito dallo studio Gainax “il più grande anime robotico del 21° secolo”. In quale modo crede che i suoi disegni abbiano contribuito al suo successo?
Il regista di Gurren Lagann è un mio amico e sentivo che quello che voleva non erano solo disegni che seguissero i setting, ma disegni potenti che andassero oltre. Per questo motivo, quando mi sono occupato dei disegni chiave dell’episodio 3, ho pensato di inserire nel robot delle parti originali per il collo e le articolazioni che non erano presenti nei setting.
Riguardo a Shaman King, per la trasposizione animata del 2001 avete dovuto adattare un finale frettoloso, quali problemi ha causato nella produzione? E, se lo ha letto, cosa ne pensa del nuovo finale riscritto dall’autore?
Per quanto riguarda Shaman King, non ricordo con precisione come sono andate le cose. Tuttavia, la storia originale non era ancora completa durante la produzione dell’anime e quindi è stata conclusa con un finale originale. Anche in questo caso, credo sia stato controllato direttamente anche dall’autore.
Quale tra le opere su cui ha lavorato ha un posto speciale nel suo cuore e su cui è felice di aver lavorato?
Ho un forte attaccamento a tutte, ed è impossibile sceglierne una sola… Ho creato in toto “Gekiganger“, l’anime nell’anime che faceva parte della serie Mobile Battleship Nadesico e che i protagonisti guardavano con grande passione. Quest’opera è stata creata negli anni ’90, ma è un omaggio all’animazione robotica degli anni ’70. Mi è piaciuta e ci ho lavorato con molto impegno perché adoro le serie robotiche di quegli anni. È stata una produzione memorabile, alla quale hanno partecipato anche molti grandi colleghi.
Allo stesso modo, è stato un grande onore anche poter dirigere il remake di “Saraba Uchu Senkan Yamato Ai no Senshitachi”, che ho amato moltissimo da bambino.
Quali progetti ha per il futuro? Ha un sogno nel cassetto, un progetto che le piacerebbe dirigere o realizzare?
Il mio progetto futuro è formare giovani animatori e registi.
Ringraziamo il sensei Habara per averci concesso la sua disponibilità per la nostra intervista.