Il primo volume di YoRHa: Assalto a Pearl Harbor, manga ispirato al capolavoro di Yoko Taro NieR:Automata, è sicuramente una delle uscite che attendevamo con maggiore interesse.
Da grandi appassionati del lavoro del maestro Taro e della serie NieR in generale, del resto, non avrebbe potuto essere altrimenti, anche perché la supervisione e la direzione sulla linea narrativa seguita dall’opera è stata affidata direttamente al suo autore originale. Se a questo, poi, si aggiunga la scelta di farsi coadiuvare da un mangaka dalle grandi doti artistiche come Megumu Soramichi, che ha dimostrato di avere una grande connessione con l’opera sin dalle prime battute, beh, il gioco è fatto.
Per tutti questi motivi, abbiamo subito immaginato che il manga prequel, così come viene definito dagli stessi autori, di NieR:Automata poetesse percorre una strada ben più luminosa di quella più semplice e plausibile legata alle solite manovre di marketing e dopo aver letto il primo volume ne siamo sempre più convinti.
Certo, non è tutt’oro quel che luccica e alcune cose ci sono piaciute sicuramente meno del dovuto, ma nel complesso è impossibile non apprezzare le buone premesse di partenza, con la speranza che i prossimi volumi possano in qualche modo consolidare il livello qualitativo intravisto in queste prime 192 pagine.
- Titolo originale: ヨルハ 真珠湾降下作戦記録 (YoRHa: Shinjuwan Kouka Sakusen Kiroku)
- Titolo italiano: YoRHa: Assalto a Pearl Harbor. Una storia di NieR:Automata
- Uscita italiana: 31 gennaio 2024
- Uscita giapponese: 2020
- Numero di volumi: 3 (in corso)
- Casa editrice: J-POP Manga
- Genere: Azione, Fantascienza, Combattimento, Drammatico
- Disegni: Megumu Soramichi
- Storia: Yoko Taro
- Formato: 12,7 x 18,1 x 1,5 cm, b/n
- Numero di pagine: 192 facciate, B/N
Abbiamo recensito il primo volume di YoRHa: Assalto a Pearl Harbor. Una storia di NieR:Automata tramite volume stampa fornitoci gratuitamente da J-POP manga.
C’è tanto di NieR in questo NieR
Dobbiamo essere sinceri: non ci aspettavamo un simile lavoro in termini di credibilità e continuità in termini di storia e narrazione e non era affatto scontato. Del resto NieR:Automata, così come gli altri capolavori di Yoko Taro, ha proprio nella narrazione un’arma dal potenziale infinito, ma allo stesso tempo complesso e ricco di sfaccettature ardue da cogliere.
Per tal motivo, abbiamo trovato l’incipit e il plot generale della storia molto credibile e soprattutto ben inserito all’interno del contesto narrativo e autoriale dell’opera di Taro. Per quanto in qualche modo prevedibile, l’apertura del primo volume pone delle ottime basi per il futuro, che come al solito promette di essere un bagno di sangue, lacrime e, perché no, olio di macchina.
Diversi anni prima gli eventi narrati in NieR:Automata, un gruppo di soldati della neonata unità YoRHa è stato inviato sulla Terra, da ormai diversi decenni l’oggetto del desiderio della razza umana, costretta all’esilio a causa dell’invasione delle Biomacchine, con l’obiettivo di sferrare un corposo attacco all’ odiato invasore e a gettare le basi per una rivolta inevitabile e necessaria.
Quello che però attende le sedici guerriere inviate sulla Terra, però, è apparentemente una sorta di agguato, le cui origini sono molto oscure. Una volta giunte alla loro meta, infatti, le guerriere vengono prese d’assalto da un numero spropositato di spietate Biomacchine, che senza troppa fatica sgomentano buona parte dell’unità YoRHa, di cui si salvano soltanto pochissime unità.
Il peso della rivolta
Il salvataggio delle giovani guerriere, però, non è casuale, né divino. A giocare un ruolo fondamentale nel dare alle quattro fortunate la possibilità di riordinare le forze e di provare a riorganizzarsi con la base per provare a impostare una nuova strategia, sono i membri della cosiddetta Resistenza, un gruppo di guerriere che da secoli combattono le Biomacchine, rimaste intrappolate in una sorta di guerra infinita contro gli spietati oppressori.
Dopo un fase di empasse iniziale, i due gruppi decidono dunque di collaborare, grazie soprattutto alla volontà del nuovo leader delle guerriere YoRHa, No.2, che ha le sembianze di 2B, la protagonista di NieR:Automata ma con cui condivide ben poco altro, soprattutto sul piano caratteriale e della loquacità.
Questo dettaglio è ancora da scoprire, anche perché potrebbero essere state proprio le potenziali future e numerose battaglie a rendere la guerriere fredda e spietata come il ghiaccio per come la conosciamo, ma al momento non vogliamo sbilanciarci troppo sulle congetture.
Il fascino delle unità YoRHa: A2, 2B, No.2 e poi?
Così come per il videogioco e tutto ciò che circonda l’immaginario di NieR (e di Drakengard in precedenza) è chiaro che anche in questa versione manga a giocare un ruolo fondamentale, e per ora sembra riuscirci benissimo, è il cast, spalleggiato con grande forza da un character design sontuoso.
Le prime pagine di YoRHa: Assalto a Pearl Harbor hanno evidenziato una cura maniacale, in tal senso, capace di dare una marcia in più a tutta la produzione e di dimostrare tutto l’amore per NieR:Automata, da cui è ispirato. Approfondire questo aspetto è molto piacevole, anche perché, tra volti noti e nuovi, la direzione artistica del manga sembra come al solito spettacolare e fuori di testa, sin da queste prime battute.
I volti finora introdotti hanno dimostrato di avere un ottimo potenziale, che si basa su solide basi: un passato misterioso e spaventoso, la voglia di rivalsa, la vedetta, il dolore. YoRHa: Assalto a Pearl Harbor sembra una produzione molto a fuoco e che, soprattutto, sembra avere veramente tanto da dire o, almeno, ne ha tutto il potenziale.
Paradossalmente, quella che ci ha convinto di meno è proprio la protagonista. Sarà perché condivide l’aspetto (o magari è proprio lei) di 2B e, dunque, ce la saremmo immaginata con attitudini diverse, ma la giovane neo leader dell’unità YoRHa ci è sembrata, almeno per ora, un personaggio debole, troppo insicuro e incapace di guardare in faccia alla gravità degli eventi che la circondano.
La morte è rossa
Quello che ci ha convinto appieno, invece, è il ritmo dato a questo volume uno. In queste prime 192 pagine ci siamo sentiti letteralmente trascinati dagli eventi, raccontati con grande spettacolarità e fierezza dei propri mezzi, in uno scenario complessivo in cui gli scontri e il combattimento sembrano essere il cuore dell’opera.
A tal proposito, ci ha stupito la bravura dell’autore nel ricreare quegli stessi scontri a cui abbiamo partecipato nel gioco o comunque in generale nella serie NieR. In particolare siamo rimasti colpiti dalla resa di alcune tavole, che hanno saputo trasmettere appieno quella stessa sensazione di paura e adrenalina generata dagli scontri contro le Biomacchine, con quelle loro minacciose sfere di colore rosse fatte apposta per disintegrare gli splendidi corpi delle unità YoRHa.
Le tavole del maestro Soramichi hanno saputo trasmettere quella stessa frenesia e spettacolarità negli scontri, e allo stesso tempo hanno anche saputo valorizzare l’importanza del dialogo e del lato “umano” della guerra, che nei titoli di Taro rappresentano sempre un perno essenziale di tutta la narrazione.
Vedi la Terra e poi… muori?
La stessa sapienza artistica, Soramichi-San l’ha trasmessa in generale a tutto l’impianto tecnico, che si dimostra di primissimo livello. Le tavole di questo primo volume di YoRHa: Assalto a Pearl Harbor non solo sono splendide da vedere, ma riescono anche a essere un vero e proprio omaggio e un canto d’amore a NieR:Automata.
Abbiamo apprezzato veramente tanto la modellazione dei corpi, la scelta cromatica molto ariosa, che si sposa bene con i colori sgargianti già visti nel videogioco di SQUARE ENIX, così come abbiamo amato il modo in cui la vegetazione e tutto l’ambiente circostante sia stato valorizzato, in modo da rappresentare quasi una sorta di motivazione in più per combattere questa guerra.
Riprendersi la propria splendida terra, sembra questo il messaggio che vuole trasmettere il mangaka coi suoi disegni, e ci riesce appieno, anche grazie all’ottima scelta in termini stilistici nel raffigurare personaggi molto coerenti con l’opera originale, la cui bellezza e precisione sembra voler ancora una volta sottolineare la continua dicotomia tra il bene e il male, tra la luce e l’oscurità che si avverte in Automata e che qui si respira a pieni polmoni.
In un futuro molto lontano, invasori provenienti da un altro mondo attaccano la Terra con un nuovo tipo di armi, le “biomacchine”. Annichilite da questa minaccia, l’umanità è costretta a lasciare il pianeta e rifugiarsi sulla Luna, da dove sviluppa soldati androidi che portano avanti una sanguinosa battaglia…
Il prequel del pluripremiato NieR:Automata, videogioco di successo da oltre 7 milioni di copie vendute nel mondo!
A chi consigliamo YoRHa: Assalto a Pearl Harbor?
È impossibile non consigliare l’opera a chi ha amato il videogioco di Yoko Taro e crediamo fermamente che questa serie sia pensata quasi esclusivamente per loro. Riuscire a cogliere dettagli e connessioni narrative per tutti gli altri, per intenderci tutti quelli che non hanno avuto il piacere di giocare a NieR:Automata, potrebbe essere molto complicato godere appieno di questo progetto, ma che, comunque, oggettivamente si difende molto bene a prescindere da tutto e tutti.
- Artisticamente e tecnicamente molto ispirato
- Storia a fuoco e coerente
- Personaggi dal grande potenziale e fascino
- Riesce a trasmettere le stesse sensazioni del videogioco
- Alcune scelte di character design non azzeccate
- L’evoluzione della storia è ancora da valutare
YoRHa: Assalto a Pearl Harbor. Una storia di NieR:Automata
Cosa rende diverse le biomacchine da noi androidi?
Il primo volume di YoRHa: Assalto a Pearl Harbor, manga prequel di NieR:Automata, ci ha lasciato una grande voglia di continuare a scoprire le origini di una storia meravigliosa. Tralasciando qualche sporadico momento morto e una protagonista che per ora non ci è sembrata all’altezza del suo ruolo, queste prime 192 pagine ci sono sembrate un treno di emozioni e vibrazioni positive e non vediamo l’ora di poter proseguire con la lettura.