Lucca Comics 2023 – Un reportage di ordinaria follia

Lucca Comics & Games 2023: annunciati nuovi mangaka ospiti dal Giappone

Dopo la mistica esperienza dello scorso anno (la trovate qui) non pensavo che il Lucca Comics and Games fosse ancora in grado di stupirmi e ammaliarmi, nel bene e nel male, ma… eccomi qui signor giudice! In questo mio racconto condenserò tutte le esperienze provate sulla mia pelle, unite alle fedeli osservazioni condivise con alcuni “collaboratori” che mi hanno accompagnato (altrimenti sarebbe stato impossibile girarla tutta); in tal modo potrò darvi una più che vivida e reale descrizione di ciò che vi siete persi alla fiera, oppure, rievocarvi ricordi e traumi che avevate appena finito di nascondere sotto il tappeto in attesa di tornarci il prossimo anno! Inoltre, per comporre qualcosa di più ordinato e non dispersivo (utile per chi cerca informazioni specifiche e non vuole leggersi tutta la pappardella), ho deciso di raccontarvi la mia esperienza per macro tematiche, come se doveste scegliere in quale padiglione andare con una cartina in mano… impresa impossibile dato che erano passate da non comuni a rare già venerdì! Dunque sedetevi comodi, con pop-corn e bibite, perché sarà un lungo, divertente e tragicomico racconto sulla fiera per eccellenza, che ogni anno raccoglie appassionati di fumetti, manga, videogiochi, giochi da tavolo e cosplay da tutta l’Italia.

Panini Comics

Come non iniziare quest’avventura dall’elefante nella stanza? Sia negativamente che positivamente Panini Comics è stato infatti l’emblema di questa fiera, in primis sulla firma-copie: Eventbrite non sarà il miglior sito per prenotazioni in massa (anche se ha retto bene alle migliaia di accessi che hanno esaurito i biglietti nei primi secondi), ma questa metodologia ha facilitato molto la vita a chi ci è riuscito ed evitato di illudere tanti fan. Peccato per un “problema”: l’obbligo di acquisto di un volume per autore prima dell’incontro. Come un altro migliaio di persone, dopo il ritiro del bracciale, mi sono quindi piazzato in coda al per gli acquisti, già amareggiato per aver inquadrato l’andazzo della fiera: nel biscione lo slogan è già “Ok, pensavo tanta gente, ma non così”. Dopo le 9 la fila inizia sibilare, ma il traguardo mostra una visione degna di una R’lyeh Lovercraftiana: sulla destra un’ammasso di minimo cento persone avvolge la linea dello stand (10 metri al massimo) per la “coppa” di questo Lucca, la variant di Asadora!

Con una mossa geniale del marketing (un po’ meno per le tasche dei fan, Flexatori esclusi) la Panini ha infatti ideato una lotteria per riuscire a incontrare Urasawa, che gli ha sicuramente consentito entrate “oltre ogni immaginazione”; tra divertenti cori da stadio, sperperatori portati in trionfo e spallate, rifletto sulla situazione: “non potrà andare peggio” (spoiler, mi sbagliavo!). La follia per fortuna si smorza nel resto del padiglione, dove Topolini e Supereroi, non ancora vittime di un mercato impazzito, fanno respirare chi è sfuggito all’agguato; banconi ricoperti di fumetti e figurine che verranno pian piano svuotati, soprattutto dai volumi degli ospiti presenti (pur con qualche assurda mancanza). Uscito mi rimetto finalmente in coda per il primo firma-copie prenotato, sotto la pioggia che già diffonde il panico tra chi cerca di proteggere lo stipendio appena convertito in fumetti. Sin da subito la lamentela è una sola: “ma perché ***** mi devo fare ore di colonna per poi iniziarne un’alta dall’autore? non si potevano mettere i relativi volumi acquistabili in questa fase?” Un’obiezione che hanno compreso anche gli addetti, che con una disponibilità che ho visto raramente hanno iniziato verso venerdì a fare da spola per gli acquisti a chi ne era sprovvisto. Sono stati tanti anche gli apprezzamenti per la scelta della prenotazione: “grazie ar ca***” direte voi, perché quelli in coda sono riusciti ad avere il ticket, ma valeva anche per chi non si era aggiudicato quello del proprio idolo; onestamente non cambierei questa metodologia, lasciando forse la possibilità agli autori (come ha fatto Dario Moccia) di permettere ai fan, oltre alle dediche su prenotazione, di mettersi in fila. Un appunto finale che ho apprezzato: nonostante la ressa l’esclusiva Lucca di Asadora! non è mancata fino alla fine, ed è giusto così, affinché tutti abbiano la possibilità di averla anche se arrivati l’ultimo giorno.

Star Comics

Quello di Star Comics è stato uno di quei padiglioni che mi ha dato gioie e dolori: il primo giorno, mentre sono in viaggio alle cinque di mattina, ho già la sofferenza nel cuore vedendo su Instagram che la sera prima dell’apertura c’erano già cento persone in coda per Hiro Mashima, e quindi vedo sfumare le mie possibilità di conoscere l’autore di Fairy Tail; fun fact: il primo giorno la stessa Star aveva “ufficializzato” nelle story (verso le 10 di sera) la coda autogestita, e questo ha certamente smorzato l’entusiasmo di molti che, come me, pensavano di potersela giocare andando lì all’alba. “Ma tutti ‘sti fan di Mashima dove sono, che ogni volta che parlo bene delle sue opere vengo sommerso di insulti?” Anche Miller non è stato da meno, e questo mi fa credere che la scelta della Panini sia stata la migliore. Passiamo al padiglione; la coda c’era, anche estesa a volte, ma generalmente ben gestita. L’interno poi era piuttosto scorrevole e accogliente, e nonostante la folla ci sono state ore in cui si poteva entrare e uscire nel giro di pochi minuti, incontrando persino autori e autrici (come Mirka Andolfo e Laura Braga), anche se valeva la prassi dell’acquisto prima di una seconda fila. Sicuramente la star ha puntato ad una distribuzione ottimale, con possibilità di acquisto su entrambi i lati, rendendo lo stand accogliente e puntando principalmente su pochi titoli di punta. Tra questi c’era Gachiakuta, al quale era dedicata una piacevole area esterna con un tiro a freccette per ottenere alcuni omaggi. L’affluenza dipendeva ovviamente dagli orari, ma essendo decentrato, verso la sera, ricordava tanto i chioschi del passato, dove potevi entrare in tranquillità e persino soffermarti a guardare i volumi con calma.

J-POP, MangaYo e Crunchyroll

Arriviamo ora al miglior padiglione della fiera tra quelli dedicati al Giappone; un luogo pensato non solo per vendere, come sembrano aver fatto quasi tutti, ma anche per ammaliare e trasmettere il piacere di leggere manga e guardare anime: non mi sono stupito che sia uno di quelli dove la coda è aumentata anziché diminuire nei giorni successivi. In posizione strategica, ma sfortunata con la pioggia (quanto fango!), offriva un’accoglienza di livello: varcato l’ingresso ti immergevi nelle tinte calde dei pannelli e dei banchetti a tema, esaltate dai fantastici kimono utilizzati dallo staff. C’era Crunchyroll che distribuiva poster e cartoline con il suo gioco di Jujutsu Kaisen, promuovendo abbonamenti (fateli!) e permettendo scatti con sfondi a tema Frieren e Tokyo Revenger (con la presenza di Beatrice Lorenzi, la loro promoter per la fiera). C’era J-POP, che pubblicizzava Akane Banashi (leggetelo!), sicuramente meno intasato dello scorso anno quando Nagabe aveva fatto il botto, ma sempre pronta con il fantastico Tony Valente (qui la nostra intervista esclusiva) e con la novità di Mingwa, che non credevo lo leggessero in tanti; il solito sistema a ticket ha creato altrettante usuali code, ma più accessibili del solito.

C’era poi MangaYo, con numerosissimi volumi giapponesi (che in Italia difficilmente trovi così comodamente) e con alcune variant esclusive: forse uno dei più interessanti e particolarmente azzeccati per l’evento; la presenza di Mogiko inoltre, l’autrice distintiva del sito (che presentava la preview del suo manga), è stata una scelta azzeccata per tanti fan. Una collaborazione tra questi tre marchi nel padiglione, non solo di spazio, che ha reso questo angolo di Lucca 2023 il mio preferito, ricordandomi periodi dove c’era più passione e minor ricerca del profitto (anche se persino qua c’erano alcune prassi d’acquisto). Appunto finale: di fronte a una mia dimenticanza, non solo sono stati così gentili da fornirmi informazioni, ma sono pure andati in fiducia, cosa che non ho visto altrove in situazioni analoghe.

Il padiglione Napoleone (ma senza Bao)

Per parlare del padiglione al centro dell’editoria manga del LCG2023, Il Napoleone, meta di praticamente ogni esploratore della città per la “fruibilità” che aveva durante quasi ogni ora, dobbiamo fare una debita divisione: Il Blocco BAO, e poi tutto il resto. Questa area coperta, stracolma di stand di ogni casa editrice possibile, ampia e variegata, è stata il luogo di riparo e svago per molti: il banchetto della Jundo con le sue interessanti anteprime per la fiera e i suoi ospiti internazionali (stupefacente per un brand che l’anno scorso nessuno conosceva); quello della sempreverde Dynit, con le sue fantastiche variant del Volo della Farfalla e Tokyo Alien Bros e i relativi autori, con firma-copie ardui, ma accessibili (uno con una lotteria di 50 ticket su 1000 rilasciati e uno sul più semplice “chi prima arriva prima alloggia”, anche in questo caso con problemi dovuti a code autogestite e poi ufficializzate, pur con personale comprensivo e disponibile); Hikari che porta tante anteprime e le solite variant silver (che serviva lasciare un rene in pegno per averle) oltre alla possibilità di incontrare il creatore di Gannibal; Hollowpress che zitta zitta ha portato Shinzo; Coconino con i suoi soliti disagi tra sito e distribuzione (su Ebay ci saranno almeno al metà delle variant del Fiume Shinano in vendita), ma incredibile nel rilanciare il maestro Furuya (qui la nostra intervista) e nell’interesse che continuano a suscitare su ospiti più “underground”, come GiPi; Il piacevolissimo stand di Tora Edizioni, con i suoi evergreen (come Bigio) e tantissime novità, che spiccano per i fumetti/manga italiani; l’ottima Toshokan, con le sue anteprime (tra cui Mayfly Island) e le fantasiose pubblicità, a partire dall'”uomo toshokan” che potevi incontrare in piazza come un cosplayer qualunque. Questi sono solo alcuni dei moltissimi autori e delle case editrici presenti, tutte con le loro particolarità, genialità, offerte e piccole perle, ormai a livelli incredibili rispetto al passato. Sarò entrato in questo padiglione almeno una decina di volte e finivo sempre per perdermi ad ammirare qualcosa di nuovo, e credo che il LCG dovrebbe puntare di più su modelli simili, dove una volta entrati si può passeggiare per ore come in una mostra e avere il tempo di appassionarsi e scoprire anche cose nuove, in un ambiente che è soprattutto al riparo dalle intemperie.

Bao Publishing

Un padiglione d’altri tempi quindi? No, perché al Napoleone c’era anche Bao Publishing, una delle realtà che ha puntato moltissimo sia su fumettisti italiani che stranieri, diventando negli ultimi anni un vero competitor della triade Panini (che a Lucca avrà fatturato come il Vaticano), Star Comics e J-POP. Non per nulla ha portato in fiera parecchi tesori, tra i quali Il viaggio di Shuna, in edizione limitata, e il portfolio di Zerocalcare, accompagnato dalla relativa Enciclopedia Calcarea. Sarò onesto: sono uno di quelli che aveva prenotato il firmacopie dell’artista romano, e pur non condividendo appieno la scelta fatta a ridosso della fiera (principalmente per questioni tempistiche, ma non siamo qui per parlarne) ho pensato tra me e me “almeno ci sarà meno gente in coda”; mai ipotesi fu più errata. Non tanto per la fila in sé, che nonostante l’estensione si è smorzata in una mezzora dopo l’apertura, ma per le scene post-apocalittiche che non ho visto né ai supermercati appena scoppiato il Covid, né ai concerti metal nel bel mezzo del pogo.

Centinaia di persone correvano e si ammassavano attorno allo stand “Baorassic park” come impazziti per ottenere i preziosi cimeli numerati, e per la prima volta nella mia vita mi sono trovato in una situazione dove non riuscivo a muovermi nemmeno spingendo con tutte le mie forze. Io ci rido sopra, ma una ragazza o qualche peso piuma avrebbe potuto svenire e finire calpestato prima di dire “pago in contanti”, la formula magica per superare la coda del POS. Non mi sono quindi stupito degli argini alla sicurezza messi da venerdì in poi, ma dopo un’esperienza del genere (non per deboli di cuore e di muscoli) credo verranno presi provvedimenti per le prossime edizioni. Finite le limited giornaliere (perchè la Bao, intelligentemente e giustamente, le ha spezzate giorno per giorno) lo stand diventava accessibile come gli altri, e potevi ammirarne prodotti e la cura per i dettagli, compresa la tabella degli orari degli autori: tra i tanti artisti che adoro (da Bevilacqua a Yoshimizu, dalla coppia Turocni/Radice a Marchesini/Dicataldo) è stato estenuante ottenere i biglietti per i firmacopie, perché dovevi presentarti ore prima per la distribuzione dei numeretti senza garanzie, e ovviamente lo scoprivi solamente una volta dentro al padiglione. Se non fosse stato per il loro stand la coda al Napoleone sarebbe stata decisamente più scorrevole, ma questo è solo uno delle centinaia di esempi di quanto il mercato delle variant abbia attirato speculatori e non appassionati, oppure esibizionisti che puntano solo al ritorno sui social. Comunque tanto di cappello alla Bao per i titoli che continua a portare e la qualità delle loro produzioni, con una dedizione che deve rimanere separata da quanto potete aver visto a Lucca.

Saldapress

A fianco del precedente c’era il classico padiglione del “c’è troppa coda al Napoleone, vado prima qua”, ma che in realtà conteneva veri tesori. La Saldapress negli ultimi anni non solo ha riscoperto titoli davvero interessanti (come Volt, portato in formato manga), ma sta entrando con coraggio nel mondo manga (sul quale mi soffermo sempre perché lo conosco meglio) grazie a novità che vengono sempre accolte con piacere, come per Alice & Zoroku, o Kuma Kuma Kuma Bear (entrambi meritano una possibilità!). In ogni caso resta soprattutto una meta imprescindibile per molti amanti dei fumetti, che possono portare inaspettate serie di assoluto livello (come Invincible) e di volumi legati a telefilm che ci hanno fatto appassionare (vedasi Buffy o the Walking Dead).

Un’area sempre troppo sottovalutata rispetto alle reali potenzialità dei loro autori, presenti in quasi una ventina per accogliere i fan, con flussi sempre scorrevoli tranne in poche occasioni. Tante opere esposte, molti volumi interessanti e innovativi, un’ottima preparazione per la fiera con comunicazioni fatte in largo anticipo e dettagliate; soprattutto se siete a cavallo dei due mondi (manga e fumetti) vi consiglio di recuperare alcune delle loro opere, perché vi risulteranno un piacevole anello di congiunzione.

RW Edizioni (Goen)

Uno degli stand meglio posizionati (fuori dalla ressa, ma vicino al fulcro del LCG) era quello di RW Edizioni. Partirò dicendo quello che pensano in molti, di cui ho avuto conferma durante la fiera: il rapporto della Goen con i suoi lettori ha il sapore di un biscotto scaduto. Parliamoci chiaro, la casa editrice importa da sempre titoli di qualità, e lo fa tuttora, come per Helck (che sta raggiungendo la sua conclusione) e il recente Yokohama Shopping Blog, o con ottime ristampe, legate per esempio al blocco di Capitan Harlock. Tuttavia ogni anno è la stessa storia: portano sempre decine di numeri uno che poi non proseguono o pubblicano a distanza di eoni, vedasi per Chihayafuru o Così Carina. Quale è stata quindi la loro strategia di marketing? Annunci inesistenti sino al giorno prima della fiera, per poi puntare a rifilare 30-40 euro di acquisti da abbinare a edizioni limitate per la fiera ad appassionati che probabilmente hanno già preso tutte le opere meritevoli presenti sul banchetto; così come l’obbligo di acquisto della variant di Barakamon con 60 euro di spesa per avere la possibilità di incontrare l’autrice, Satsuki Yoshino.

Ma si può vendere una cut price, che servirebbe ad invogliare l’acquisto del primo volume (tipo le promo ad 1 euro di Panini) costringendo ad acquistare altri volumi? Informazioni scritte su fogli di carta in uno stand curato meno dell’infopoint. Una gestione simile non ha senso di esistere, perché porta chi non è interessato a non comprare nulla, e chi segue i suoi autori a scegliere opere che non gli interessano tra le poche concluse e le molte che potrebbero non concludersi mai. Concludo però con due buoni appunti: il primo è stata la presenza dei fumettisti delle altre sezioni editoriali, come Astronomica, con gli autori che spiegavano le loro opere e disponibilissimi a parlartene; il secondo ha riguardato la presenza di copie non più disponibili sullo store, tra arretrati, nuove uscite, ideale per invogliare gli acquisti in fiera.

Mangasenpai

Per sfogare lo stress finivo spesso a fare un giro da Mangasenpai, espositore situato in un padiglione non molto distante dal Napoleone, ma fuori dal flusso critico degli avventori (bene per me, meno per loro) in compagnia di altri piccoli editori e artisti (come il grande Don Alemanno, che lì a fianco si dilettava a disegnare bestemmie). Lo ripeto da anni: la loro realtà è un esempio per il settore. Tanti titoli con disegni e storie di qualità, generi diversi da quelli che vanno di moda, variant realmente limitate a n° copie e sempre allo stesso prezzo delle regular (persino per le blind di Hot Tag di Federico Freschi) e per finire una disponibilità e gentilezza rara in un mercato tanto caotico.

I loro artisti si davano il cambio di continuo e potevano essere trovati in ben tre aree diverse di Lucca (qua, al napoleone e al Japan Town) con opere ideali per avvicinarsi al mondo dei manga dal lato Italiano. Le uniche note negative sono state lo spazio ristretto per osservare i volumi esposti (soprattutto se paragonato al 2022) e la gestione dei ritiri degli acquisti un po’ caotica (soprattutto con internet assente), ma sono note talmente a margine da non intaccare il sempre magnifico lavoro organizzativo ed editoriale che fanno prima, dopo e durante le fiere.

Bonelli

Immutabile come le espressioni di Tex Willer al solito posto troviamo anche il padiglione Bonelli, come gli altri inizialmente preso d’assalto dai lettori delle loro opere di punta, come Tex, Dylan Dog, Zagor, Martin Mystère e dei molti fumetti italiani presenti, per poi svuotarsi nei giorni successivi. La follia per le esclusive Lucca non ha ancora intaccato questo mondo ancora rivolto al passato, dove i lettori sono fidelizzati e poco chiassosi, rendendo questo spazio gestibile e accogliente anche nel caos che ha infettato la fiera.

Per i pochi titoli che leggo credo che ciò sia dovuto al fatto che molti “Bonelliani” hanno una certa età e non sono facilmente influenzabili dalle mode del momento; allo stesso modo penso che la maggior parte di chi è andato a Lucca non avesse lo stand come meta primaria, nonostante l’importanza: Bonelli rimane uno degli esponenti migliore del fumetto italiano, nonostante sembri sempre un po’ fuori contesto nella tipologia espositiva alla quale sta puntando LCG. In ogni caso si impegnano sempre per avere un padiglione con ampio spazio vendite, ben gestito, curato e meno caotico possibile, e questo lo apprezzo ogni volta.

La self area

Tra le tappe fisse c’è anche questa corte interna dove si radunano gli autori indipendenti con le loro produzioni, ben trentadue espositori raccolti grazie alla collaborazione con la libreria Inuit e la Fondazione Tuono Pettinato. Mi ha fatto piacere notare volti noti presenti anche gli anni precedenti (come Cthulhu Chorinicles e gli Ultracani) il che mi fa ben sperare sulla tenuta delle self-editoria. Quest’anno si è però vista tutta la debolezza della location: tra pioggia e vento molti “banchetti” hanno faticato a rimanere aperti, protetti solo da leggeri teli di plastica, tanto che di domenica mattina si poteva respirare un po’ di sconforto nella zona ancora priva di visitatori, che sicuramente hanno preferito altre aree… oppure che non l’hanno trovata! Siamo onesti, il cortile della Chiesa dell’Agorà è un’area piccola, buona se c’è il sole, ma nascosta: l’ho trovata solo perché ne conoscevo già la posizione, altrimenti tra cartelli assenti e indicazioni dal Maps che facevano di tutto per mandarti altrove avrei rinunciato.

Oltretutto, tra le miriadi di incontri organizzati a Lucca non è praticamente stata data evidenza di quelli svolti nella sala chiusa della Fondazione Tuono Pettinato, che ogni anno sembrano svolgersi quasi nell’anonimato nonostante siano tranquillamente al pari degli altri. Una realtà che non viene valorizzata e non se ne capiscono i motivi (salvo forse quelli economici) dato che molti dei fumettisti/mangaka lì presenti hanno il potenziale per essere presi in futuro da case editrici di rilievo, e sanno ancora farti assaporare le vere sensazioni di una fiera del fumetto.

Le mostre e gli showcase

Molti le balzano a priori, per questioni di mancanza di tempo, ma il LCG è sempre ricco di mostre ed eventi di livello: La mostra di Furuya, con le sue tavole originali, anche a colori, che sicuramente ha saputo emozionare i fan e gli appassionati di manga; quella di Kan Takahama dal titolo “Le storie nascoste” allestita nei locali parrocchiali della Chiesa di San Pietro Somaldi; l’esposizione di Mina lima, dove utilizzando anche arnesi di scena originali dei film di Harry Potter (così come qualche bozzetto, mappe o oggetti appartenenti ai primi tre libri) unitamente a quelli di Alice nel paese delle meraviglie e del Libro della giungla, si è voluto celebrare l’uscita delle versioni Deluxe dei volumi, editi in Italia da ippocampo; qui la magia della saga fantasy e delle due favole è stata imbrigliata in compartimenti a forma di libro. Di molti degli eventi organizzati potete anche recuperare i vari video online, se non siete riusciti a gustarveli in fiera o anche solo se siete curiosi. Io poi, da quasi ex tossico di MTG, mi ero appuntato come obbligatoria solamente una mostra, quella dedicata a Magic the gathering. Ricordo ancora il discorso avuto alle 9 di mattina, all’orario di apertura, quando la commessa all’ingresso mi disse testualmente “ripassa tra una mezzoretta, tardiamo un po’ oggi perché ci sono gli autori che stanno sistemando gli ultimi dettagli, e poi c’è anche Richard”“Chi? Richard Garfield?” chiesi stupito, e lei “Sì, lui”… Non tutti sanno che San Richard è già stato a Lucca nel 1994 per presentare la sua versione del gioco tradotta in italiano, prima lingua dopo l’inglese, quindi nonostante non ricordassi annunci simili per un attimo mi ero genuinamente illuso; già stavo estraendo dal portafoglio la montagna di Magic che tengo sempre con me come santino, quando salendo scopro l’amara verità: non stava parlando dell’autore, ma della carta che lo raffigura (di Unhinged). “Really sister?” Delusione a parte è stata un’esposizione davvero piacevole, e a seguire ho pure scoperto che Lillo Petrolo è appassionato di miniature, partendo proprio da una di Warhammer. Per non parlare di tutti i fantastici showcase con le loro incredibili offerte, condizionati però da ingressi limitati e vari altri problemi (dei quali vi parlerò nella parte organizzativa), che come ogni edizione hanno saputo offrire cultura e intrattenimento mirato agli appassionati.

Area Games

A proposito di Magic e miniature varie, ogni appassionato del genere si è fatto probabilmente almeno una volta la coda per entrare all’area Games, situata nella solita area dietro le mura al Padiglione Carducci (la prima volta forse difficile da trovare), ma una scelta obbligata per allestire un padiglione tanto enorme! La ressa mattutina c’era anche qua: fanatici alla ricerca delle esclusive (li capisco), giocatori alla ricerca delle ultime bustine di Lorcana per ora rimaste in Italia al prezzo reale di vendita, e appassionati in fila per incontrare gli artisti di Magic presenti alla fiera o i due disegnatori italiani delle carte collezionabili della Ravensburger. Nonostante questo è rimasto uno dei padiglioni più piacevoli dove trascorrere il tempo libero tra un impegno e l’altro, almeno per chi come me è più focalizzato sui fumetti. L’area era idealmente divisa in due macroregioni: la prima, circa un terzo del totale, conteneva i vari giochi di carte e di ruolo, Magic e Lorcana appunto, ma anche Pokémon, One Piece, Yu-Gi-Oh!, e Dungeon & Dragons, con (immagino per esigenza) tanti spazi dedicati alla vendita e solo pochi tavoli per dei draft, con code incredibili per giocare una partita.

La seconda, la più ampia, iniziava dopo il due spazi speculari utilizzati da una parte per le presentazioni e le interviste, e dall’altra per le performance artistiche, con molti disegnatori che facevano live painting, alle quali il pubblico poteva assistere senza ticket aggiuntivi. In questa seconda area erano presenti le maggiori case editrici di giochi da tavola (Asmodee, Hasbro con la riedizione di Hero Quest, Giochi Uniti, Da Vinci Games, Clementoni o le crescenti MS Edizioni e Need Games!) con ampi spazi dedicati all’insegnamento, al gioco e alle dimostrazioni; le realtà indipendenti erano invece più decentrate, ma altrettanto ricche di offerte per gli amanti di questo settore ludico. Nonostante sia un appassionato trovo un po’ insensato perdere ore ed ore a Lucca per provare dei giochi che potresti fare comodamente a casa (a meno che non ti interessi solamente quello, per necessità di acquisto o per provarlo con l’autore), ma è innegabile che sia un’importante componente attrattiva, forse la più vivibile e scialla (salvo l’accesso ad alcune aree) e chi pensa che si otterrebbe qualcosa nel  separare i Games dai Comics per guadagnare spazio non ha capito come funziona questa fiera.

PS: ho sofferto il non essere riuscito ad andare al  “Grog Live Show” legato alla pubblicazione della Disney Dixit Edition, o all’evento legato alle origini del Lucca comics, ma come sempre le pubblicità legate a quest’area vengono sovrastate dal resto.

Gli stand secondari

Tra le usanze di questa fiera c’è quella di occupare ogni area non organizzata dalle case editrici o dalle mostre con padiglioni e eventi di vario genere a “contorno” del mondo del fandom: possono variare dallo stand di attrezzi del mestiere (come quello dell’Uniposca) sino a quelli legati al merchandising (come “Ultimo avamposto”, dove provavano a venderti a prezzi esorbitanti ogni cosa con un autografo sopra). Il fatto che abbia quasi sempre piovuto ha portato molte di queste location al “sold out”, con code oggettivamente assurde per quello che i padiglioni avevano da offrire, ad esempio in quello accostato al blocco Panini che era anche la via più veloce verso il varco delle mura: oltrepassato l’ingresso trovavi gadget e materiale acquistabile un po’ ovunque, tra Funko, magliette e accessori, ma era sempre pieno proprio per la sua posizione tattiva, tanto che in molti si mettevano in coda senza nemmeno sapere cosa contenesse. Diverso il caso del padiglione degli artisti, dove potevi incontrare in modo semplice e veloce tanti personaggi illustri, come gli ospiti Panini al di fuori dagli orari che realizzavano sketch e commissioni.

Capitolo a parte anche per gli stand dedicati all’usato, che ho sempre apprezzato per la ricerca dei volumi mancanti: mi dispiace constatare che ogni anno sono sempre in calo e diversamente dal mercato, dove c’è sovrabbondanza di manga, a comporre la maggioranza sono vecchi fumetti italiani (Topolino, Tex, Dylan Dog) e americani (Marvel e DC di ogni genere), e c0n disappunto ho notato un calo anche in quelli europei (come Asterix) che abbondavano gli anni passati; un’offerta che, forse per le difficoltà di realizzare profitti, è sempre bassa, ma rimane uno dei modi migliori per avvicinare nuovi fan. Ci sono poi tutte quelle aree “secondarie” che offrono un po’ di svago a chi visita il LCG senza una meta precisa: Il Padiglione Mediaworld (piccolo, ma con postazioni da gaming e qualche accessorio per PC); Il blocco a San Martino (con le varie case editrici che si occupano di libri, come Ippocampo o Neri Pozza) e ospiti importanti forse sprecati per questa fiera; quello della Nintendo (con tante cose da vedere, ma pochissime da poter comprare); sono rimasto infine sorpreso dalla presa sul pubblico dell’evento di Dungeon & Deejay, con 50 persone in fila sotto la pioggia battente nell’attimo più tosto, meteorologicamente parlando. Una menzione va inoltre ad uno stand che mi sono perso: il Comics & Science Palace, che aveva programmi davvero interessanti, ma pubblicizzato meno di una serie storica della Rai.

Stesso destino per la location di villa Bottini per gli eventi videoludici, come quello con Yu Suzuki, al quale tutti gli appassionati di retrogaming avrebbero voluto fare un salto (dove in passato c’era stata l’anteprima di Kingdom Hearts) e purtroppo individuabile a fatica. Nota a margine per gli organizzatori: abbreviare due aree con “Area Games” ha creato confusione in molti avventori, non rifatelo!. Per finire un breve sguardo allo stand di ONE PIECE, che ha fatto tanta di quella pubblicità da risultare distruttivo: ho visto gente farsi code assurde per entrare in un negozio di gadget (puzzle, magliette, Funko, ecc.) che potevi trovare anche altrove, esclusion fatta per l’area dei giochi, ma che non valeva il “prezzo” dell’ingresso; per carità, era decorato magnificamente e con oggetti piacevoli (tipo i modellini dei personaggi all’ingresso), ma non valeva certo il tempo che in tanti hanno sacrificato per entrarci. Una nota finale: è spiacevole constatare come, riguardo alle action figures in vendita, ci sia stata ancora una volta la tendenza a gonfiare assurdamente i prezzi di prodotti acquistabili online dall’estero senza particolari difficoltà, mentre quelle dedicate all’evento o a prezzi realistici sono sparite già al primo giorno.

Cinema e anteprime

Non ho ancora il dono dell’ubiquità, e se devo scegliere cosa lasciare indietro in questa fiera lo faccio con tutto ciò che riguarda il cinema; d’altronde avrebbe più senso andare a degli eventi dedicati, ma sono sempre curioso riguardo a anteprime legate al mondo degli anime. A tal proposito ci sono stati tre eventi molto attesi dagli amanti del genere: l’acclamata preview de Il ragazzo e l’airone, l’opera di Myazaki proiettata al Cinema Astra (accompagnata da una mostra interessante Studio Ghibli situata all’Auditorium San Francesco); la visione, sempre nella stessa struttura, degli episodi del Gear 5 di Onepiece (n° 1071, 1072, 1073, 1074) da parte di Crunchyroll e Toei che, parer mio, ha visto un esaltazione esagerata da parte del pubblico nonostante l’effettiva elevata qualità dell’anime; e infine la proiezioni esclusiva di PreCure All Stars F, il film, che cade nel ventesimo anniversario del franchisee delle Pretty Cure.

Dal lato più cinematografico c’erano altrettanti eventi piacevoli: il premio Oscar Michel Gondry, presso il cinema Astra, con alcune anteprime e una masterclass; la proiezione di 300, basato sul capolavoro di Frank Miller, con la collaborazione di Star Comics (dove era ospite) e della Warner Bros; c’era poi tutto il merchandising esclusivo al padiglione Netflix di piazza Anfiteatro, ideale per chi seguiva le loro serie, con anche gadget limitati (come per Stranger Things, Squid Game e Onepiece); allo stand di RaiPlay c’era Garth Ennis (con una mostra a lui dedicata al Palazzo Ducale); e per finire anche la Fantaghirò Celebration, che sicuramente ha portato una ventata di nostalgia, così come il Talk dedicato ai fan di Lady Oscar. Ma soprattutto tutti avranno visto lo stand gigante di Amazon Prime Video, con miriadi di ospiti che sono transitati dal loro red carpet, tra interviste ed anteprime: chi è nato con Mai dire Gol non può che essere stato contento della presenza di Fabio De Luigi o di Maccio Capatonda (con la presentazioni del film di quest’ultimo) al quale aggiungiamo anche quello di Lillo Petrolo. Esperienze che sono state sicuramente interessanti, ma, per quanto avrei attaccato La Febbra alla folla solo per riuscire a incontrare i miei idoli del programma della Gialappa’s, fatico a inserire tutto ciò in un contesto già sovrabbondante di offerte: non siamo al Lucca Comics & Games & Cinema! Qualcosa correlato al mondo degli anime o a film basati su fumetti/manga ci può stare, ma aggiungere altra carne al fuoco è forse controproducente. Insomma, se dovessi sacrificare qualcosa per fare spazio sarebbe proprio questo blocco.

L’area stampa

In quanto addetto stampa mi sembra doveroso raccontare qualcosa, anche a chi non è mai stato nella relativa area situata all’interno della camera di commercio (a fianco della piazza centrale) di quello che si svolge nelle sale ove si organizzano m0lti dove si organizza buona parte delle conferenze con gli autori internazionali. Questi meeting sono sempre ben organizzati e moderati da persone competenti, con discussioni interessanti, piacevoli e soprattutto puntuali (almeno a quelle alle quali sono andato); la ciliegina sulla torta è data dai rinfreschi che, per chi come me ha saltato il pranzo durante parecchie giornate, sono stati un ottimo Save Point.

Trovate le nostre interviste dedicate a Lucca sul sito, ma non è difficile trovare online qualche filmato dei talk maggiori; un suggerimento in tal senso: sarebbe bello organizzare una diretta della conferenza stampa da mostrare sugli schermi esterni, ed evitare così di ripetere le stesse domande nei successivi showcase, utilizzando il tempo restante per qualcosa di diverso. Alcuni problemi di prenotazione ci sono stati, ma anche in questo caso gli addetti sono stati comprensivi, disponibili e gentili, sia nell’accoglienza il primo giorno (nonostante i problemi di linea e disguidi tecnici sulle mail ricevute), sia nell’afflusso alle sale, facendo entrare quando c’era spazio nella sala anche chi non era riuscito a prenotarsi per la conferenza.

I cosplay

Che il cosplay sia un fenomeno ormai sdoganato è un dato di fatto “comune”: non si contano le fiere e gli eventi in Italia negli ultimi anni, ma ogni fan che si rispetti attende Lucca per la sua incredibile offerta e varietà. Anche quest’anno le iniziative non sono mancate: per prima cosa c’era il Cosplay Garden presso il Giardino degli Osservanti, dove erano stati organizzati cinque giorni tra workshop, incontri e sorprese; c’erano poi tutte le parate organizzate da Street & Funche sono poi quelle sfilate che trasformano le vie della città in veri e propri sogni (sicuramente avrete sentito quelle musicali, che arrivavano con la loro musica sin dentro i padiglioni a rallegrare la giornata). Le sfilate hanno riguardato molti degli anime più famosi: Onepiece, Naruto, L’attacco dei giganti, fino ai nostalgici di Sailor Moon oppure Creamy Mami, che a questo Lucca aveva addirittura un raduno nazionale; per non parlare della parata di Dottor Who, in occasione dei suoi 60 anni, o dello Zombie Walk dell’Umbrella, quest’anno sfortunati con il closure party (con cannone per sparane le magliette) saltato tra la tristezza di chi si è prima visto un rimando dato dai problemi di corrente, e poi la definitiva chiusura alle sei di pomeriggio. Ed è stato proprio il meteo a falciare molta della magia del LCG.

Ad esclusione di un “sereno variabile” di sabato e domenica, dove in molti hanno tentato l’azzardo, le vie della città sono state spogliate dai colori degli scorsi anni: d’altronde chi vuole rischiare di distruggere un abito e accessori per i quali ha lavorato anni e speso forse migliaia di euro di materiali e manodopera? Così come l’affollamento delle ultime edizioni, nelle quali si fatica persino a muoversi, male si concilia con abiti ingombranti di molti cosplayer. Per fortuna molti appassionati, anche solo con una maschera o un vestito, hanno rallegrato la folla, così come i geniali figuranti della Kellogg’s Krave o quelli della Folletto (perché poi saranno andati al Lucca Comics) che proponevano aspirapolvere da affare travistiti da Joker. Tra gli eventi è importante citare anche il Lucca Cosplay Academy che si pone la finalità di insegnare le basi, dalla costruzione alla sartoria, a chi vuole entrare in questo mondo; un contesto interessante e con importanti ospiti, che purtroppo rischia sempre di vedere dispersa la sua offerta; a questo si aggiunge il tradizionale Lucca Cosplay Contest (di domenica) e le selezioni italiane del ECG (Extreme Cosplay Gatherin, di sabato) entrambi accessibili al pubblico. Una considerazione finale: certe aree dovrebbero essere meglion attrezzate per fotografie e esibizioni, proteggendo preziosi costumi e trucchi dal fango e dalle intemperie: una Lucca con più visitatori, ma molti meno cosplay, perde tanto del suo fascino, sia per gli adulti che per i bambini, questi ultimi portati spesso dai genitori solamente per incontrare personaggi di cartoni animati o principesse Disney, per infondere in loro atmosfere alla Babbo Natale.

I concerti

Giungiamo a un atro argomento sofferto e che è stato funestato dalle nubi temporalesche e dal pressapochismo: quello legato agli eventi serali dell’area Music. Quest’anno per fortuna le vicende mi hanno toccato personalmente poco, dato che mi sono goduto la somma Cristina e tutti i suoi colleghi (compresi i Nanowar allo stand di Feudalesimo e Libertà) già in passato, ma mi sento vicino a chi si è trovato ogni programma incasinato: i problemi legati ai rimborsi di chi aveva preso i biglietti con un sovrapprezzo, i concerti all’aperto rovinati dal maltempo e spesso annullati, anche se qualcuno, tipo quello degli Oliver Onions (autori delle sigle di Furia, Sandokan e di molti film di Bud Spencer e Terence Hill) è stato graziato. Diciamo che la delusione si è fatta sentire per molti, anche a livello di social, e molti certamente in futuro non saranno più disposti a pagare per qualcosa che non gli viene garantito. Mettere a pagamento degli eventi che in passato sono spesso stati ad accesso libero non può essere la soluzione in una fiera già tanto costosa, e soprattutto servono una preparazione e delle alternative valide per affrontare imprevisti che non sono tali quando accadono quasi ogni anno, come la pioggia.

Japan Town

Dopo tutto questo chiacchierare attorno alla zona racchiusa nelle mura facciamo un salto al padiglione più lontano di tutti, che a molti primi esploratori sarà parso evanescente come l’Isola che non c’è, un luogo che vuoi raggiungere con tutto il cuore, ma non sai come raggiungere: Japan Town. Spostarla è stato sicuramente utile per questioni di spazio, ma la verità è che i problemi legati alla mobilità sono stati sottostimati ancora una volta: inconcepibile un servizio di due navette per migliaia di persone, tanto che già giovedì tutti sapevano che l’unico modo certo per raggiungerla era a piedi, tra il rischio di essere investito e un maggiore disagio per il traffico, data la mancanza percorsi pedonali adeguati. Per il resto rimane sempre la solita Japan Town, con i suoi problemi e i suoi piaceri: stand immortali, negozietti di gadget e cianfrusaglie di qualità medio-bassa (roba da siti cinesi), modellini, oggettistica a tema anime e manga ed ogni altra cosa minimamente legata al Sol Levante. La nota negativa rimane il cibo: tre tempura a nove euro, non so se mi spiego, con l’unica possibilità di puntare su un “economico” Ramen confezionato 4 euro. Quella positiva è stata invece, oltre alla presenza di stand di qualità (soprattutto legati al vintage) l’aver reso più attrattiva l’area con l’aggiunta di mostre a tema (come per Creamy o quella sugli Yokai giapponesi) ed eventi con la presenza di importanti artisti, quali Tony Valente e molti degli autori di Mangasenpai. Insomma, con le sue due ore di girovagare, che potrebbero combaciare anche con un giorno “buttato”, Japan Town resta la quest secondaria più difficile del LCG.

Gli stand del cibo

Ricollegandoci al caso “ramen” precedente, se c’è una cosa che gli esperti conoscono (che si ripete ogni edizione) è la consueta gara culinaria di uccellate. Il “Nerd washing” fatto da tutti i venditori di cibo è in realtà piacevole, con gli interni arricchiti di vecchi fumetti, dolci fatti per l’occasione con immagini di manga o piatti ispirati dai titoli al mondo dei fumetti, ma questo non giustifica i prezzi in stile Piazza San Marco di Venezia. La stoccata è dietro ogni vicolo, persino in quelli senza folla: ogni ristorante, pizzeria e affini ha rifilato per giorni, a prezzi da rapina, piatti asciutti, margherite vendute a dodici euro e menù completi a prezzi che è meglio non conosciate, così come è da pazzi per il turista medio anche solo pensare di entrare in un ristorante con più di due stelle. Persino i paninari nei pressi delle mura, che spacciano come “fatte in casa” cotolette dell’Eurospin e carne probabilmente prelevata dai reni dei più affamati, piazzavano merce da mensa scolastica a 7 euro fissi, senza bibite. Sfido io che poi a pranzo trovavi gente a consumare vagonate di cibo portato da casa o acquistate lontano dalle mura, appostandosi in ogni anfratto come i peggiori tossici. Ogni tanto ho avuto dei miraggi, con panini con porchetta a 5 euro (sicuramente in edizione limitata) e prezzi abbordabili persino da qualche carrettino interno alla città, ma la prassi è rimasta una sola: approfittarsi degli sprovveduti. In una fiera del genere servirebbe più rispetto, e magari i passanti si fermerebbero volentieri ad assaggiare qualche specialità del luogo. In questi casi stand come quelli della Ritter Sport o delle Vigorsol sono vere ancore di salvezza per lenire i morsi della fame!

Il meteo

Non giriamoci attorno: a Lucca piove quasi sempre! così come è inutile lamentarsi per il periodo, perché sappiamo che le date sono quelle e non ci sono altri slot disponibili. Allo stesso modo è altrettanto sterile prendersela con gli organizzatori che su questa cosa (tra i mille difetti) non hanno alcuna colpa e anzi, hanno gestito comunque bene una situazione critica; lo staff si è mostrato disponibile e comprensivo (salvo alcuni casi specifici per code da firma-copie), mentre opinabile è stato il distacco iniziale dai quanto stava accadendo in Toscana (anche se ho saputo di un’asta di beneficenza destinata al disastro). Chi come me alloggiava lontano dalla città si è sicuramente accorto dei disastri avvenuti: alberi abbattuti, alluvioni con esiti tragici, strade chiuse, tutti fattori che hanno solamente accarezzato Lucca, nonostante le raffiche di venerdì; eventi che hanno costretto alla chiusura di parte delle mura e di alcuni padiglioni in anticipo, come quello di Onepiece, dei concerti e che hanno anche fatto cadere rami anche nella cittadella, uno dei quali vicino alla coda della Panini senza colpire nessuno per fortuna, rimosso poi dai vigili del fuoco.

Molti dicono che non è stata data “allerta rossa” proprio per evitare la chiusura di una fiera di vitale importanza per la città e i dintorni, ma per quel che ho visto, almeno internamente alla cinta muraria, la situazione è stata tenuta sotto controllo: personale calmo e organizzato anche a corrente saltata, la possibilità di accedere senza braccialetti (volati via) o con quelli rossi (senza data) il giorno seguente, compresa la chance (anche se la comunicazione è passata quasi in sordina) di usare il biglietto domenica per chi non era riuscito ad andare sabato causa maltempo, considerando anche che persino gli stessi artisti si sono trovati senza treno. L’unica mia speranza è che, prima o poi, i vari stand decidano almeno di fare le code coperte, ma ho le stesse aspettative di assistere a Jorge Martin che riesce a pubblicare entrambi i suoi libri conclusivi.

I limiti strutturali della fiera e della sua gestione

Cosa dire di come è stata affrontata la fiera? Maltempo a parte, ho sentito e ho avuto pareri contrastanti sulla capacità di tenere assieme un mondo tanto variegato e ricco di eventi/stand in solo cinque giorni, ma una cosa è certa: i limiti fisici della città si sono fatti sentire come non mai. Per quanto il contesto sia armonioso e nostalgico, dobbiamo essere sinceri: Lucca non può ospitare un solo stand in più, o come il signor Burns dei Simpson (in precario equilibrio di salute con virus e batteri ingaggiati in un duello alla messicana) finirebbe per morire. A ingegneria avremmo detto che il LCG si trova in un equilibrio statico instabile, come un fumetto in appoggiato su una sfera. E lo stesso vale per le persone; con tutti gli 85.000 biglietti esauriti al sabato, considerando che nel passato i non paganti sono stati 3 volte tanto, facciamo un calcolo approssimato e brutale: se le mura sono 4 km e 200 metri, ipotizzando 1,2 km quadrati di superficie, dei quali 2/3 non calpestabili dai turisti, restano 400’000 metri quadrati disponibili. Prendendo il sabato potremmo dire che ci fosse una persona per ogni metro quadro calpestabile di ogni strada interna alle mura.

Una densità di pubblico che rende la fiera invivibile alla maggior parte del pubblico, e che rischia essere un boomerang quando quasi la totalità di quelli che sono andati alla fiera per la prima volta esclamavano in coda “io qui non ci torno più!”. Più che comprensibile; Il LCG è obbiettivamente una modalità da hard game per chi è alle prime armi: problemi di alloggi e di biglietti, cartine esaurite, il Lucca Assistant che non funziona (ma che ti ringrazia con citazioni di LOTR “un viaggio inizia con il primo passo”), tre persone a distribuire braccialetti con file già all’entrata, una gestione online degli eventi che è migliorata, ma che dopo decadi presenta le stesse magagne, in primis l’impossibilità di avere un vero calendario uniformato. I giorni di preparazione che ho dovuto fare con un file Excel sotto mano dovrebbe essere un lavoro per gli organizzatori! So che non è semplice, ma finché le varie realtà non saranno collegate, a Lucca regnerà sempre il caos. Troppe regole differenti, troppe prenotazioni, troppi eventi o showcase annunciati “a *****” o non prenotabili, con posti limitatissimi per gli autori considerando l’affluenza (medie da 1 ticket ogni 1000 persone); Purtroppo un vero fan deve necessariamente seguire ogni casa editrice e autore sui social (rimanendo comunque su un “conosco meno della metà di voi” citando sempre LOTR), mentre quelli alle prime armi finiranno solamente divorati dal flusso degli eventi, muovendosi a caso o per sentito dire.

Diciamolo, già nei giorni con 50’000 biglietti venduti è apparsa invivibile, perché si tratta di un problema su più livelli, che non si risolverà se non con soluzioni drastiche. Ma quali potrebbero essere? Non è possibile (e giustamente) limitare le visite a chi non possiede il biglietto, come residenti e curiosi, la creazione di altre aree esterne come il Japan Palace sembra altrettanto infattibile (sia per i collegamenti che per questioni organizzative) e cambiare città, per quanto sensato, verrebbe percepita come una soluzione inammissibile. A mio parere ci sono solo due scelte: o si limitano i biglietti a numeri più bassi e gli espositori ai più attinenti alla fiera, oppure serve nuovo spazio, magari (se è permesso dal regolamento dell’area) utilizzando anche i prati esterni alle mura a usufrutto degli stand ed eventi visitabili senza braccialetto. Il resto sono speculazioni.

Curiosità

Partiamo con alcuni dati conclusivi sulla fiera: le fonti ufficiali ci dicono che nel totale sono stati venduti ben 314.220 biglietti sui cinque giorni, pochi meno rispetto ai 319.926 dello scorso anno, ma credo che nessuno abbia avuto l’impressione che ci fosse meno gente. In moltissimi sono entrati senza biglietto, e in tanti hanno anche tentato “l’imbucata”, considerando che ho sentito più di una volta gente in coda scrivere ai loro amici dicendo “We raga, non serve il biglietto, non ti controllano”, tutta gente che nella calca ha creato code aggiuntive a discapito di pochissimi successi. Un Hype è stato confermato anche dai 130.000 spettatori unici (non ripetuti) che, non essendo andati alla fiera, si sono collegati alle dirette su Twitch e sulla RAI, un dato impensabile negli scorsi anni. Per concludere con i dati, ci sono stati più di 700 espositori e, per mio sommo piacere, si è probabilmente trattato dell’evento con più ospiti di sempre provenienti dal Sol Levante. A margine di tutto ciò voglio raccontarvi una di quelle scoperte dell’acqua calda da fiera: uno spunto che mi ha fornito Don Rosa nell’attesa per il suo firma-copie, grazie a una ragazza davanti a me che ha attaccato bottone con l’autore a seguito di una domanda riguardante una statua limitata di Paperone con la numero uno appena comprata (come la invidio); il dubbio ha riguardo la mancanza del marchio Disney: oltre al fatto della censura che ha bandito la sua saga (che non verrà più ripubblicata) l’autore ha raccontato come in passato di detestare quanto le sue opere siano state modificate e le sue idee siano cambiate al pari di altri autori, quali Carl Barks. Difatti, spiegando come si mantenga grazie alle fiere e alle vendite dello stand a fianco della sua postazione “con il quale faccio a metà degli incassi”, confessa che i diritti delle sue storie sono di proprietà della Disney e che non lui non può far nulla per difendere la sua saga. Insomma, Disney non gli paga nulla e si prende il merito di tutto, così ha detto, e vi invoglio a informarvi di persona perché è stato molto illuminante e sofferto, soprattutto per un fan come me cresciuto con i suoi racconti.

A tal proposito mi ricollego con un’altra pillola: se qui da noi per lui c’erano code assurde, così come per tutti gli autori di Topolino, in America Don Rosa ha pochissimo seguito e in molti conoscono le sue storie solo per Duck Tales; proprio per invogliare i lettori (che seguono quasi esclusivamente fumetti di supereroi) la Disney ha promosso le copertine degli Avengers create da autori italiani (come Perissinotto e Pastrovicchio), e tentare così di catturare (e acculturare) quella fetta pubblico.

I consigli per chi vuole andare a Lucca 2024

Per prima cosa, e lo consiglio sempre, decidete che tipo di turisti siete: cercatori, appassionati, o curiosi. Se fate parte della mia categoria, la prima, e andate alla fiera per incontrare più autori possibile e comprare le migliori esclusive, vi dovete organizzare come per una guerra strategica: tabelle con orari e posizioni, piani secondari, dei compagni di avventura per smezzarvi i compiti e la noria, e armatevi di tanta pazienza, perché dopo il primo giorno di code e attese potreste essere presi dallo sconforto prima di entrare nel mood aggressivo da fiera; PS: ovviamente sono consigliati tutti e 5 i giorni. Se siete appassionati invece tre giorni potrebbero probabilmente bastarvi per dare un’occhiata generale, e forse il weekend è lo slot più favorevole perché i “tossici” e i ragazzini catturati dalla moda del momento (come quelli per Asadora!) se ne sono già tornati a casa e le code (almeno quest’anno è stato così, pur con l’incognita maltempo) si riducono rendendo l’area vivibile; potrete così girare tranquillamente anche nelle aree più difficoltose e scoprire nuovi generi e autori, rievocando atmosfere delle edizioni pre-Covid. Se siete invece semplici curiosi un giorno (anche senza biglietto in base ai vostri obiettivi) potrebbe essere sufficiente: “attendi il mio arrivo alla prima luce del quinto giorno. All’alba, guarda ad Est” esclamerebbe Gandalf, consigliandovi di attendere l’arrivo del sole e l’ultimo giorno, quando in genere vengono organizzati gli eventi cosplay e la città risulta più vivida e appassionante. In ultima analisi ricordatevi quale sarà l’andazzo, salvo cambiamenti dell’ultimo minuto, del LCG2024: “You must pay”, anche per respirare; tra alloggio, parcheggi e biglietti è praticamente una vacanza forzata in un hotel a 4 stelle. La soluzione è solo una, decidere di andarci e prenotare con larghissimo anticipo (tipo appena finito di leggere questa pagina) e valutare per bene sulla bilancia i costi e i benefici della fiera, perché potreste tornare a casa dopo aver speso 200 euro per una notte con 50 euro di fumetti che avreste potuto comprare anche online e tanta rabbia. PS: ricordate che con centomila persone online la rete, e quindi anche i POS, spesso non vanno, portatevi anche dei contanti!

Conclusioni

Lucca rimane la miglior fiera d’Italia a tema fumetti e manga, con un bel podio sui giochi da tavola e ottimi spunti per quanto riguarda videogiochi e cinema. D’altro canto però, data la continua espansione e importanza, ha raccolto con se tutte le problematiche legate al suo ampliamento. Non siamo più nel 2010 dove ti compri le tue esclusive fiera e incontri l’autore come si fa con il venditore del pesce al mercato rionale, ne ti è permesso trascorrere buona parte del tempo ad ammirare mostre e cosplay, salvo possedere i mitici biglietti saltalacoda (esauriti sin da subito, e a volte inefficaci) o altre scappatoie. Il LCG è ormai proibitivo sia temporalmente che economicamente, non solo per i giovani, ma anche per gli appassionati dotati di stipendio lavorativo.

Questa bolla composta in buona parte da moda e speculazione difficilmente terminerà in qualche anno (anche se lo spero), così come quei personaggi che si avventano su certi titoli o autori esclusivamente per apparire, senza alcuna conoscenza, e questo le case editrici lo sanno!; per tali motivi sono certo che ci ritroveremo ancora con acquisti obbligati e miriadi di nuove produzioni, puntate generalmente più alla vendita che a soddisfare i lettori. Gli stand continueranno a crescere fino al limite fisico (basta fare un raffronto con la cartina di quest’anno rispetto a i precedenti anni), saturando il profumo di ramen istantaneo con quello della rabbia della gente in coda, tra autogestioni casuali e regole che cambiano di ora in ora, anche nello stesso padiglione. Per ultimo, sarei un ipocrita a non citare uno dei casi che più mi ha preoccupato prima della partecipazione: il tentativo di boicottaggio della fiera successivamente al gesto di Zerocalcare, che ha fatto eco tra molti artisti. Il precedente di quest’anno ha fissato dei pericolosi paletti in un’evento che non dovrebbe avere nulla a che fare con la politica nazionale e internazionale, che potrebbero condizionare partecipanti e autori nel futuro: proprio perché nei fumetti puoi scrivere quello che vuoi e avere la totalità di pensiero e di libertà d’espressione, si tratta di un ambiente accogliente per tutti, “together”, come dice lo slogan di quest’anno, e non solo per chi alza la voce; purtroppo ormai, in un mondo fatto di guerriglia sui social, tutto deve essere motivo di scontro: non mi stupirei di vedere polemiche sul riscaldamento globale in una sagra del tortellino!. Citando il sindaco della città Pardini “Non capisco come la cultura possa dividere”.

“Questo è tutto gente!” come Bugs Bunny spero di avervi intrattenuto e non annoiato, di aver illuminato chi non ha potuto recarsi alla fiera e di aver destabilizzato chi era riuscito a scordarsi traumi e difficoltà. Fateci sapere se rivedete nelle vostre esperienze dirette quello che è stato scritto e risponderò volentieri ad ogni vostra domanda!

Scrittore per passione, dopo aver scoperto la pozione che preserva i capelli e l’anima, la usa su di sé per terminare il dottorato in ingegneria ambientale. Utilizzando la magia infusa nelle parole tenta da anni di convertire gli eretici alla cultura giapponese. Adora il metal, i videogiochi, manga e fumetti, l leggende celtiche, e tutto ciò che si può fare mangiando cioccolata all’ombra di una montagna.

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