Uscito ufficialmente lo scorso 9 marzo in sola versione digitale, ONI: Road to be the Mightiest Oni è disponibile dallo scorso 21 aprile anche in edizione fisica, grazie a Red Art Games. Caratterizzato da un vivace comparto artistico e una forte influenza del folklore giapponese, il titolo promette di offrire un’azione unica nel suo genere, basata su un’esperienza cooperativa in cui potremo giocare contemporaneamente con ambedue i protagonisti. Dopo aver completato il titolo al 100% e spulciato ogni angolino dell’isola di Kisejima, siamo pronti a dirvi la nostra in quest’ultima recensione.
- Titolo: ONI: Road to be the Mightiest Oni
- Piattaforma: PlayStation 5, PlayStation 4, Nintendo Switch
- Versione analizzata: PlayStation 5 (EU)
- Genere: Azione
- Giocatori: 1
- Publisher: Clouded Leopard Entertainment
- Sviluppatore: KENEI DESIGN, SHUEISHA GAMES
- Lingua: Italiano (testi)
- Data di uscita: 9 marzo 2023 (edizione digitale) , 21 aprile 2023 (edizione fisica)
- Disponibilità: retail, digital delivery
- DLC: nessuno
- Note: nessuna
Abbiamo recensito ONI: Road to be the Mightiest Oni con un codice PlayStation 5 fornitoci gratuitamente da Clouded Leopard Entertainment.
La storia trae completamente ispirazione dalla leggenda giapponese di Momotarō, il “ragazzo della pesca”, secondo la quale, dopo essere stato trovato da piccolo all’interno di una pesca gigante e cresciuto da un’anziana coppia senza figli, il ragazzo partì in viaggio per affrontare gli oni, dei demoni molto simili agli orchi, che vivevano nell’isola di Onigashima. Momotarō penetrò infatti nel forte di Ura, sconfisse il capo degli oni e sottrasse alle creature enormi ricchezze, permettendo alla sua famiglia di vivere per sempre negli agi. ONI: Road to be the Mightiest Oni ci vuole offrire però un altro punto di vista sulla leggenda, facendocela vivere questa volta dagli occhi di uno degli oni sconfitti, piuttosto che dagli occhi di Momotarō stesso.
Il ragazzo della pesca
La storia prende quindi luogo dopo la sconfitta di Kuuta, il nostro giovane oni protagonista, per mano di Momotarō durante la battaglia di Onigashima. Dopo questo evento il protagonista decide infatti di dirigersi a Kisejima, un’isola dove mettere alla prova le sue abilità e migliorarle in attesa di un futuro secondo scontro con la sua nuova nemesi. Qui Kuuta stringe amicizia con tre diversi compagni: Kazemaru, lo spirito di un giovane oni sconfitto, Zenisuke, un oni che ha deciso di dedicarsi al commercio più che la guerra, e Kanna, una giovane ragazza abitante dell’isola e rimasta ormai orfana.
Se l’incipit della trama è più che interessante, tanto da spingere il giocatore ad affrontare con curiosità e alte aspettative la prima ora di gioco, successivamente ci si rende conto che la storia di per sé si limita a quel breve frangente iniziale, lasciando poi solo qualche briciola di contorno al giocatore sulla seconda facciata della famosa leggenda, mettendo unicamente in risalto la discriminazione posta nei confronti degli oni, scaturita poi persino in una guerra. Questo porta una forte demotivazione nel continuare una storia che diviene immediatamente piatta, in quanto l’unico obiettivo è ormai addestrarsi in vista di un futuro scontro, dovendo accettare anche scelte di trama un tantino forzate, come l’amicizia improvvisa e decontestualizzata tra Kuuta e Kanna.
Il titolo è anche ricco di collezionabili, tutti molto facili da trovare, che attraverso delle note cercano di fornire qualche informazione in più sulla continua lotta tra umani e oni e sul passato dell’isola di Kisejima. Quest’ultima, ambientazione dell’intera esperienza, offre ben poco da vedere se non diversi muri invisibili che non vi permetteranno di spostarvi tra un’area e l’altra a meno che non abbiate finito tutte le “missioni” dell’area in corso. Le aree dell’isola sono tre, ma nessuna di queste brilla per environment design, distinguendosi solo per il colore dell’erba o per la presenza di scarna vegetazione. Avremmo preferito un luogo che trasudasse più cultura giapponese o che ci permettesse almeno di scoprire di più sul passato degli oni stessi. In definitiva un’ambientazione più che dimenticabile.
Furia dell’Ammazzaspiriti
I problemi in ONI: Road to be the Mightiest Oni si estendono anche in termini di level design. Ogni missione di addestramento sarà pressoché uguale alla precedente, con il solo scopo di sconfiggere le ondate di nemici che si presenteranno una dopo l’altra. La stessa varietà di nemici pecca di poca fantasia, con oni che cambiano di difficoltà solo in base al colore e alla statura. Le tipologie di nemici saranno poche: oni, presenti in nero o in bianco in base alla difficoltà, fantocci, cervi, pipistrelli e fantasmi. All’interno di ogni sfida o missione tornano anche i tanto amati muri invisibili, che servono a far capire al giocatore i limiti dell'”arena”. Interessante notare come i limiti siano inoltre unicamente per il giocatore, mentre spesso non esistano minimamente per i nemici che entrano ed escono a loro piacimento. Il tasso di difficoltà dell’intera esperienza è relativamente basso, dove solo la monotonia sarà lo scoglio più grande da affrontare per le 7-8 ore che impiegheremo a finire l’opera (anche in caso la si volesse finire al 100%).
Il combattimento e l’esplorazione si basano sulla cooperazione tra Kuuta e Kazemaru, il giovane spirito che ci accompagnerà. Con la pressione del grilletto superiore destro e lo stick analagico prestato al cambio visuale potremo guidare lo spirito per sconfiggere i nemici o raccogliere le anime presenti lunga tutta Kisejima. Queste sono 56 in totale e ogni volta che arriveremo ad un totale di quattro anime raccolte potremo ottenere un cuore vita aggiuntivo. Ad intralciarci troveremo spesso un enorme divoratore di spiriti che ci inseguirà ogni volta ne recupereremo una e cercheremo di riportarla alla nostra base. Anche in questo caso però è solo l’idea ad aver avuto su di noi la giusta presa, in quanto all’atto pratico scappare dal mostro è fin troppo semplice, tanto non risultare mai frustante o un problema, quasi come se non esistesse. Nel combattimento Kazemaru potrà risucchiare lo spirito nemico per permetterci di sconfiggerli in un solo colpo, tranne nei casi in cui il nemico fosse troppo potente o privo di spirito (come nel caso dei fantocci). Infatti tutto il gioco ruota attorno alla figura dell’ammazzaspiriti, essendo tutti i nemici solo delle manifestazioni di antichi guerrieri e non nemici veri e propri. Potremo attaccare tutti i nemici con lo stesso tasto azione (quadrato su PlayStation) finche lo spirito non abbandona quel corpo e poi sconfiggere lo spirito in se il più velocemente possibile prima che riprenda possesso del corpo. Il gioco mette anche a disposizione un sistema di combo nel caso sconfiggessimo più spiriti velocemente, ma in termini ludici servirà solo ad aumentare più o meno velocemente la barra potere di Kazemaru, necessaria per attaccare con lui i nemici. Non mancano brevi cambi di prospettiva, dove il combattimento passerà dalla classica visuale in terza persona allo scorrimento 2.5D oppure alla visuale isometrica.
All’interno del gioco non mancano anche i boss, sfide leggermente più ardue delle normali missioni. Questi, più che mettere alla prova le vostre abilità di combattimento, metteranno alla prova la vostra abilità di imparare i brevi e semplici pattern di attacco a memoria, riuscendo in breve termine a non subire nemmeno un colpo durante l’intero scontro. Kuuta potrà anche fare affidamento su speciali abilità assimilabili da leggendari oni sconfitti e tutte utili in fase di combattimento. Queste sono quattro e sono: un campo di forza che respinge i nemici, la possibilità di evocare più copie di Kuuta per breve tempo, un enorme salto che infligge danni ad area e la possibilità di fermare il tempo per pochi secondi. Le abilità sono anche potenziabili attraverso il compimento di determinate sfide sempre consultabili dall’apposito menù. Queste variano dalla sconfitta di un numero precisato di nemici (come 500 o 1000) o dalla raccolta dei vari collezionabili, tra cui pezzi di equipaggiamento. L’equipaggiamento si divide tra pantaloni e armi, acquisibili attraverso sfide, forzieri o il mercante Zenisuke. La valuta in gioco sono i funghi e oltre a poter essere acquisiti lungo tutta Kisejima, potranno essere trovati in grande quantità all’interno di quasi tutti gli scrigni, rendendo alla pratica inutile raccoglierli per l’isola.
Tra arte e rallentamenti
A dar risalto all’opera troviamo una componente artistica non di poco conto, capace di creare la giusta armonia tra i personaggi e l’ambiente che li circonda. Lo stile utilizzato per i racconti inoltre ci trasporta in un simil libro di fiabe, che strizza sicuramente l’occhio ad un pubblico di fascia d’età più bassa. Stesso discorso non si può purtroppo fare sui brani utilizzati per l’avventura, risultati o fuori contesto durante le battaglie o persino frustanti in fase di esplorazione essendo la stessa breve traccia musicale ripetuta all’infinito. Il gioco è interamente tradotto in italiano per quanto riguarda i testi, ma forse sarebbe più corretto dire che è tradotto per metà. Infatti l’avventura presenta termini in inglese legati a testi in italiano, confondendo spesso il giocatore. Questo si avverte anche in molte frasi, soprattutto durante il tutorial, tradotte quasi letteralmente più che per significato, risultando a tratti persino dispersivo.
ONI: Road to be the Mightiest Oni si svolge su Kisejima, una piccola isola nel mezzo dell’oceano. Qui si dice che il potere che giace dormiente all’interno degli spiriti demoniaci locali possa essere tirato fuori sfidandoli a delle prove, in cui gli antichi demoni che un tempo erano stati sconfitti da Momotaro vengono chiamati a combattere. Tuttavia, pochi sono tornati vivi da Kisejima.
Il protagonista, Kuuta, attacca il nemico usando la sua mazza. Kazemaru risucchia lo spirito del nemico dal suo corpo e, distruggendo lo spirito, Kuuta può rivendicare la vittoria. Godetevi un’esperienza cooperativa unica e inedita giocando contemporaneamente con Kuuta e Kazemaru!
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Su PlayStation 5, versione da noi analizzata, non sono mancati anche numerosi cali di frame, soprattutto in fasi molto concitate o durante l’esecuzione di colpi speciali. Non mancano anche le frequenti compenetrazioni con gli elementi della mappa, come rocce che diventano “varchi di teletrasporto” per i nemici oppure il mare che circonda l’isola che renderà impossibile raccogliere le anime che ci giungono in quanto bloccate, a causa di bug, sotto la loro superficie.
A chi consigliamo ONI: Road to be the Mightiest Oni?
ONI: Road to be the Mightiest Oni è consigliato a tutti coloro che vogliono godere di un’avventura leggera, vivendo allo stesso tempo una seconda visione di una famosa leggenda giapponese, quella del celeberrimo Momotarō.
- Componente artistica studiata nel dettaglio
- Gameplay semplice e facilmente intuibile
- Premessa e incipit di trama accattivante…
- …Ma una volta superata la prima ora di gioco si procede con scarso interesse
- Sfide monotone e a tratti banali
- Tecnicamente limitato
ONI: Road to be the Mightiest Oni
Buone idee minate da una pessima realizzazione
ONI: Road to be the Mightiest Oni è sicuramente un titolo caratterizzato da una forte idea di base che però si perde troppo facilmente già dopo la prima ora di gioco. Troviamo interessante mostrare un punto di vista alternativo sulla grande guerra tra umani e oni, lanciando anche un corretto messaggio sulla discriminazione in generale, ma sul versante ludico le lacune sono fin troppe. Tra missioni monotone e prive di difficoltà, una trama mal diluita e usata solo come pretesto iniziale, personaggi poco caratterizzati e messi come solo sfondo dell’opera, un lato tecnico che potremmo definire a tratti “abbozzato”, l’unica cosa a salvarsi è il lavoro svolto sul comparto artistico, escludendo ovviamente le tracce musicali. Un gioco dall’idea interessante, ma che mi sentirei di consigliare solo se si cercasse un’opera leggera e in forte sconto, dato il controproducente prezzo di lancio.