È da qualche giorno disponibile, sulla piattaforma streaming Crunchyroll, il primo episodio della nuova serie anime NieR:Automata Ver1.1a, basata per l’appunto sull’omonimo videogioco di SQUARE ENIX. Ho scelto deliberatamente di prendermi qualche giorno di riflessione prima di scrivere questo articolo di prime impressioni, per parlarne nel modo più lucido possibile, senza essere contagiato in alcun modo dal mio profondo amore verso l’universo immaginario di Yoko Taro.
Partiamo però per gradi, rispondendo alla prima domanda che può sorgere spontanea leggendo questo articolo, ovvero “che cos’è l’anime di NieR:Automata essenzialmente?”. Da notare soprattutto il “che cos’è” e non “di cosa parla”, in quanto vorrei tralasciare, almeno in questa prima sede, un’ulteriore descrizione generica della trama (che potrebbe in qualche modo anche fare spoiler sugli eventi futuri dell’opera), soffermandomi invece su cosa vuole significare questo anime per l’universo di NieR e per Yoko Taro stesso, supervisore dell’intero progetto.
Basandoci in primis su una vecchia affermazione fatta da Taro stesso quando gli venne chiesto il perché del titolo, sappiamo che l’anime vuole prendere una strada “diversa” rispetto quanto visto nel videogioco: “Il titolo dell’anime ha l’affisso ‘Ver 1.1a’ perché il titolo “NieR:Automata” era una storia che abbiamo creato per essere un gioco, quindi copiarlo così com’è non renderebbe una storia interessante per un anime. Quindi ho sollevato l’idea di cambiare le cose.”
Questo mette in evidenza (anche in risposta alle già numerose critiche che girano sul web) che sì, vedremo sicuramente tantissimo di quello che abbiamo potuto già vivere nel videogioco, ma con delle differenze che, a mio avviso, potrebbero andare a colmare o collegare diversi punti vuoti che abbiamo visto nell’opera precedente. Infatti la prima cosa che inevitabilmente si nota è che il primo episodio non è altro (almeno all’apparenza) che l’esatta trasposizione delle prime fasi di gioco viste sia dal punto di vista di 2B che di 9S. E per quanto possa certamente far storcere il naso a tutti coloro alla ricerca di una esperienza “nuova” sin dalle prime battute, non posso nascondere il mio piacere e la pelle d’oca nel sentire persino le stesse tracce musicali dei medesimi momenti di gameplay, rivivendo per un attimo le stesse sensazioni provate la prima volta che presi in mano il pad quando avviai il gioco.
Ma non sono mancati anche piccoli punti di “novità”, o che preferirei definire “approfondimenti”, anche sul lato emotivo dei nostri automi protagonisti. Per citarne uno, è inequivocabile il forte risentimento provato da 2B quando 9S le comunica che non ricorda come lui abbia sacrificato la sua stessa memoria per salvare quella di lei, provocando nella protagonista una sensazione di angoscia mista a rassegnazione, nel dover per forza accettare che in un mondo come il loro, non ci sia spazio per sentimenti di quel genere. Una scena durata secondi, ma dona allo spettatore un enorme spunto su cui riflettere già venti minuti dopo l’inizio dell’episodio, cosa che nel videogioco (se ovviamente captata) accadeva solo decine e decine di ore dopo. Questo rimando, per i più attenti, viene richiamato anche dal titolo dell’episodio stesso: “or not to [B]e“, “o non essere”, come a confermare che non ci sia una reale scelta tra l’essere o il non essere, ma semplice rassegnazione alla realtà che si sta vivendo.
Se dovessi sbilanciarmi, inconscio di ciò che vedremo nel corso delle prossime settimane, direi che l’anime di NieR:Automata possa essere considerato un’opera complementare al videogioco, che non può in nessun modo sostituirlo completamente, ma può approfondire punti lasciati alla considerazione del giocatore, o addirittura donare, attraverso un “what if..?”, una chiave di lettura diversa delle opere precedenti. A lasciarmi piacevolmente sorpreso anche il finale dell’episodio, dove in puro stile da teatrino delle marionette i due protagonisti vanno a parlare dei finali alternativi presenti nel gioco principale, sfruttando l’occasione anche per aiutare i telespettatori a contestualizzare maggiormente il mondo in cui si stanno affacciando, come la spiegazione su cosa significa la sigla che da il nome ad ogni automa presente nell’anime e nel gioco.
Affrontando invece il tasto più dolente dell’opera, almeno per quanto concerne il primo episodio, ci troviamo davanti ancora una volta a una 3DGC, che per quanto notevolmente più economica in termini di costi di realizzazione, lascia spesso l’amaro in bocca su tante scene che sembrano uscite da videogiochi di due o tre generazioni fa. Questo lo si nota maggiormente nelle fasi iniziali, quando la protagonista usa l’esoscheletro, oppure durante lo scontro finale dell’episodio. Certo, niente che vada a rovinare troppo l’esperienza complessiva, è sempre una questione di gusti, ma speriamo che col tempo diventi sempre più chiaro che per quanto sia una tecnica d’animazione molto meno dispendiosa, infici di molto sulla qualità, con altri risultati evidenti anche su altri anime distribuiti sempre da Crunchyroll.
Per una recensione completa dovremo purtroppo aspettare ancora qualche mese, ma nel frattempo, se come me avete colto l’occasione per ritornare anche sul videogioco di NieR:Automata, vi ricordo che è da qualche mese finalmente disponibile anche su Nintendo Switch (qui la nostra recensione), e che trovate sempre sul nostro sito anche tutta la storia che intercorre dalla prima opera di Yoko Taro fino al primissimo NieR: Drakengard, la favola della buonanotte che diede origine a NieR.