È uscito lo scorso 4 ottobre l’ultimissimo capolavoro di un’autrice tanto amata quanto discussa: stiamo parlando de Le strane storie di Fukiage, scritto da Banana Yoshimoto (pseudonimo di Mahoko Yoshimoto) e tradotto da Gala Maria Follaco, pubblicato in Italia grazie alla casa editrice milanese Feltrinelli.
Particolarmente legata al nostro Paese, la Yoshimoto è nota in Italia per le sue opere piuttosto brevi ma al contempo profonde, nelle quali la stessa autrice riesce a descrivere spaccati della quotidianità orientale tramite uno stile poetico ed evocativo. Il suo romanzo più recente, che andremo ora ad analizzare con questa recensione, racconta della vita di tutti i giorni, ma anche di misteriose creature e di spiriti spaventosi, costituendo senza dubbio un inno al folklore giapponese. Ma entriamo maggiormente nel dettaglio andando a scoprire le informazioni generali, la trama e gli argomenti trattati.
- Titolo originale: 吹上奇譚 第一話 ミミとこだち
- Titolo italiano: Le strane storie di Fukiage
- Uscita italiana: 4 ottobre 2022
- Numero di volumi: 1
- Casa editrice: Feltrinelli
- Genere: narrativa orientale
- Autore: Banana Yoshimoto
- Formato: 22.2×14.3
- Numero di pagine: 160
Abbiamo recensito Le strane storie di Fukiage tramite volume stampa fornitoci da Feltrinelli Editore.
“Mi sarebbe piaciuto vivere con la compostezza di quei fiori. La vita si traduceva in profumo, e più li si guardava più si mostravano vivi, trasmettevano gioia. Ogni giorno, fino a quello in cui sarebbero appassiti, era importante.”
Mimi e Kodachi sono due sorelle gemelle, cresciute nella cittadina di Fukiage. Dopo il tragico incidente stradale che ha visto coinvolti i loro genitori, il padre perde la vita, mentre la madre finisce in un coma dal quale sembra non potersi più risvegliare. Nel frattempo le due ragazze vengono affidate a una coppia di amici della famiglia, che gestisce una gelateria; compiuti diciotto anni decidono di trasferirsi a Tōkyō, dove vivono la propria vita coltivando passioni e interessi. All’improvviso, però, Kodachi svanisce nel nulla. Così Mimi va a cercarla e torna a Fukiage, dove incontra personaggi misteriosi e scopre verità e leggende bizzarre sulla propria famiglia e su se stessa. Ma dove sarà finita Kodachi? E la loro mamma si risveglierà mai?
In questo volume l’io narrante è una delle due gemelle protagoniste, ossia Mimi, che ci racconta le vicende descrivendoci il suo stato d’animo, rendendoci partecipi delle sue paure, ma anche dei suoi attimi di felicità. Mimi è molto legata a sua sorella Kodachi e, per questo motivo, dopo la sua scomparsa ella cade nello sconforto più totale, senza però darsi mai per vinta e continuando a cercarla nonostante i brutti incubi che popolano le sue notti. Le due ragazze sono molto diverse tra loro, sia a livello fisico che caratteriale: Mimi pratica la boxe, è quella che comunemente tutti definirebbero un “maschiaccio”, preferisce la comodità all’eleganza e si definisce meno coraggiosa rispetto a Kodachi, che invece è decisamente femminile e nutre speranza e ottimismo nei confronti del futuro.
Il libro non ci appare suddiviso in capitoli, bensì come un racconto unico e organico, inframezzato solamente da alcune pause tra un pensiero e/o una vicenda e l’altro/a. Questa tecnica dell’autrice consente un’immersione pressochè totale del lettore all’interno della storia, senza però permettergli di prendere un respiro tra un periodo e l’altro, con il rischio di appesantire quella parte di pubblico che magari non ha la possibilità di dedicarsi a una lettura tutta d’un fiato e che quindi necessita di più pause, anche per affrontare e assimilare i contenuti. A proposito di questi ultimi, possiamo affermare che la Yoshimoto non si smentisce mai: la sua ottima capacità di affrontare tematiche importanti e delicate in modo semplice e diretto colpisce ancora una volta. Come le sue precedenti opere, anche questa ci porta infatti a riflettere sul senso della vita, della morte e della malattia; si parla di solitudine, ma anche di felicità, del significato di famiglia (comprensiva della sua accezione più “allargata”), di amore, di condivisione e di valori che spesso tendiamo a dimenticare. Il tutto è condito da un pizzico di mistero e di magia, anche questi tra i motivi ricorrenti nelle trame dell’autrice, che descrive una realtà giapponese in bilico tra il cartoonesco e il mistico, personaggi di anime e manga, spiriti, antenati e rituali la fanno da padrone.
Il volume si presenta compatto e piuttosto sottile, racchiudendo infatti un racconto breve, così come i precedenti della scrittrice. La copertina brossurata, dotata di alette, è realizzata in cartoncino morbido e lucido e il suo colore viola si fa subito notare, così come l’illustrazione di Elisa Menini, raffigurante lo strano luogo descritto all’interno del libro e le sue protagoniste. In calce troviamo, come di consueto, un utile glossario che ci spiega il significato dei termini giapponesi utilizzati durante la narrazione. Quello che ci troviamo tra le mani è, nel complesso, un prodotto ben strutturato e di qualità, il cui prezzo risulta però forse un po’ troppo eccessivo (ben 15 € per un volume breve e semplice, privo di illustrazioni al suo interno).
Mimi e Kodachi sono due sorelle gemelle cresciute nella cittadina di Fukiage. Allevate da una coppia di amici dei genitori perché in un incidente stradale il padre è rimasto ucciso e la madre giace tuttora in coma, compiuti i diciotto anni decidono di trasferirsi a Tōkyō, dove vivono una vita tranquilla, ciascuna intenta a inseguire le proprie inclinazioni. All’improvviso, però, Kodachi svanisce nel nulla. Mimi va a cercarla e torna a Fukiage, dove incontra personaggi misteriosi e scopre verità e leggende bizzarre sulla propria famiglia e su se stessa. Dove è finita Kodachi? Ritornerà? Si risveglierà la loro mamma? Una storia di amore e di sofferenza, di solitudine e spaesamento. Una riflessione sui sentimenti e sulla necessità di innescare il cambiamento che può trasformarci nella versione migliore di noi stessi.
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La casa editrice Feltrinelli segue le pubblicazioni di Banana Yoshimoto sin dal suo esordio in Italia con Kitchen, uscito nel 1991, grazie al quale l’autrice ha conquistato un elevato numero di lettori del nostro Paese. Da quell’anno la Yoshimoto non si è più fermata, riuscendo a piazzare sul mercato praticamente una produzione all’anno, ciascuna facente parte della sezione Narrativa della nota realtà editoriale la quale, all’interno della sua collana denominata Universale Economica, vanta anche nomi come quelli di Isabel Allende, Alessandro Baricco, Josè Saramago, Daniel Pennac, Antonio Tabucchi e altri ancora.
Banana Yoshimoto ha vinto il premio Scanno (riconoscimento multidisciplinare organizzato e gestito dalla Fondazione Tanturri che si svolge appunto ogni anno a Scanno, in provincia dell’Aquila) nel 1993, il premio Maschera d’Argento nel 1999 e il premio Capri nel 2011 (per “il contenuto poetico della sua scrittura caratterizzata da una gentilezza e una spiritualità che sono simboli delle qualità del popolo giapponese”).
- Lettura scorrevole
- Affronta tematiche importanti in modo delicato
- Stile poetico ed evocativo
- Racconto piuttosto breve
- Prezzo del volume eccessivo
Le strane storie di Fukiage
Un piacevole inno al folklore giapponese
Le strane storie di Fukiage costituisce la riconferma del talento di Banana Yoshimoto: la capacità di raccontare attimi di vita quotidiana in maniera semplice e delicata, affrontando argomenti e tematiche importanti in maniera diretta, con la spontaneità di un bambino, ma anche con la saggezza di una persona più adulta. Quella che abbiamo davanti è infatti l’ennesima opera dell’autrice che descrive una realtà giapponese fatta di tradizione, sogni, credenze, consapevolezza e amore per la vita, il tutto avvolto da un alone di mistero. Insomma, un racconto non sempre lineare, ma che proprio per questo sa sorprenderci, e che con qualche colpo di scena ben piazzato ci regala un lieto fine assicurato e un sorriso stampato sulle labbra.