Nella splendida cornice di Lucca Comics & Games 2022, nella Sala Oro del palazzo dedicato alle interviste, come inviato di Akiba Gamers ho avuto occasione di conoscere Nagabe, attesissimo ospite del venerdì di questo Lucca 2022. Rispondendo a moltissime domande il racconto che ne viene fuori è quello di un autore davvero sensazionale, con un importante background, che penso di poter riassumere in questo racconto, parafrasando con fedeltà le risposte che ha gentilmente elargito alla stampa. Un autore a cui noi avevamo dedicato già un intero articolo di approfondimento.
Innanzitutto Nagabe non nasce come mangaka. Voleva infatti fare l’illustratore, in una formazione che lo stava portando anche verso il mondo dei libri illustrati giapponesi (che adora, ed è una strada che potrebbe intraprendere in futuro). Tra idee universitarie, sviluppate anche nell’ottica di lavorare come character designer per aziende di videogiochi, si trova quindi a concepire due personaggi fondamentali dell’opera: il Maestro e Shiva, la cui idea gli sarebbe venuta inizialmente da una fotografia di una bambina vestita di bianco su uno sfondo completamente buio. Fatto sta che, dopo le pubblicazioni su Twitter di queste illustrazioni, il maestro Nagabe viene contattato da Mag Garden per sviluppare la storia come un manga. Cambia quindi il suo percorso, così come la consapevolezza che fosse necessario molto studio per diventare un mangaka professionista e padroneggiarne le loro specifiche tecniche, cosa che mai ha dato per scontato.
Nonostante ciò riversa nella sua opera tutto l’amore per il tratto occidentale, in uno stile europeo ricco di contrasti tra bianco e nero basati sull’uso dell’inchiostro, che ne condiziona la scelta stilistica e anche narrativa: nei colori trovano posto la luce e il buio, giusto e sbagliato, è un perfetto teatro per le interazioni tra i due principali personaggi. Per questo la comprensione delle tavole è così veloce, necessaria in un continuo scontro nel rapporto tra il maestro e la sua “allieva”, tenuto tuttavia sempre al centro della bilancia.
Riguardo alle tematiche di Girl from the Other Side poi il Sensei è stato altrettanto preciso: il suo obiettivo era quello di analizzare l’amicizia tra due personaggi che vivono un rapporto che il mondo intero non apprezza. Un mondo dove piccoli momenti della vita quotidiana degli esseri umani, come le semplici operazioni svolte da Shiva, si mescolano con quelle fatte anche dai “mostri”. In questa unione tra due personaggi così diversi, che tuttavia interagiscono in maniera così naturale, si sviluppa anche la tematica della contaminazione. Come fare a trasmettere sentimenti ed emozioni quando non ci si può toccare? Ai tempi della pubblicazione, ancora lontani dal COVID-19, questa domanda se la ponevano in pochi, eppure si è trovato a doverla affrontare e ora questa sua gestione dei sentimenti è diventata tremendamente attuale. Un argomento importante, sul quale penserà a fondo anche nella sua prossima opera.
Ci sono infine gli aspetti del rapporto famigliare, un ambito che l’ha sempre interessato al di là dei rapporti con suo padre (che se l’hanno influenzato l’hanno fatto inconsciamente) e la discriminazione stessa che vivono i personaggi, che però non è mai stato tra i principali obiettivi del suo racconto. ll bello delle storie però è che ogni lettore può vedere una diverso aspetto e interpretare a suo modo la lettura!
L’autore infine si è soffermato, sempre a seguito delle domande, su alcune curiosità. Ha spiegato che ha faticato molto a disegnare i panorami di Girl from the Other Side, soprattutto palazzi, chiese ed edifici, perché non essendo stato all’estero a quel tempo ha dovuto ricreare le atmosfere del manga partendo da fotografie delle ambientazioni scelte. Molti sapranno già che il sottotitolo dell’opera è Siùil, a Rùn. Si tratta del titolo in gaelico di una nota canzone irlandese che parla delle sofferenze di una donna dopo che l’uomo che ama si imbarca per la guerra. Ma pochi sanno che questa scelta gli è stata consigliata dal suo editor e che solo dopo aver ascoltando assieme la canzone si è convinto che fosse la frase perfetta per l’opera. Nagabe confessa poi che all’inizio non pensava che avrebbe avuto così lettori in Giappone (figuriamoci in Italia) e anche adesso stenta a credere che la sua opera sia stata letta da così tante persone. Per non parlare del nuovo adattamento anime: è stato davvero felice di vedere animata la sua opera, che ha supervisionato solo in parte. Ma già abbiamo uno spoiler: una volta visto il prodotto finito si è commosso, e spera che lo stesso accada anche per quelli che la guarderanno!