Kazutaka Kodaka – Fra Speranza e Disperazione

In attesa di RAIN CODE, soffermiamoci un momento sull’uomo dietro questo titolo e alla popolare trilogia di Danganronpa: Kazutaka Kodaka

Kazutaka Kodaka - Fra Speranza e Disperazione

Uno dei titoli che ha suscitato particolare interesse nel corso dell’ultimo Tokyo Game Show è stato Master Detective Archives: RAIN CODE, titolo investigativo a cura di Spike Chunsoft e Too Kyo Games dalle forti tinte soprannaturali e che già dall’anteprima risultava intrigante, eccentrico e carico di un umorismo folle, non dissimile dall’atmosfera evocata da un’altra celeberrima serie Spike Chunsoft, ovvero Danganronpa, di cui RAIN CODE è già stato ampiamente riconosciuto dai fan come vero e proprio erede spirituale. Ma del resto è prevedibile, considerando che al timone di questo nuovo titolo c’è proprio la persona a capo di quella folle trilogia investigativa a tema scolastico, ovvero quel simpaticissimo mattacchione di Kazutaka Kodaka.

Enigma Archives: RAIN CODE riceve un primo teaser trailer

Nato l’8 luglio del 1978, questo eccentrico game designer/mangaka ha da sempre avuto una mentalità ben precisa: per poter scrivere bene un personaggio, deve innanzi tutto piacergli, e quando comincia a creare un racconto, parte principalmente creando un’ambientazione forte e convincente in cui poi va ad inserire suddetti personaggi. Questo, soprattutto, quando si tratta di creare la sceneggiatura di un videogioco, visto che, “richiede molto più impegno e coinvolgimento da parte del pubblico”. E non si può certo dire che la sua mentalità abbia fatto cilecca, visto il successo che ha ottenuto soprattutto la trilogia di Danganronpa nel resto del mondo.

Ma del resto, sono questi i generi di storie che Kodaka predilige: storie incentrata sui lati più cupi e mostruosi dell’indole umana, quelli che molto spesso sfociano in sanguinosi omicidi. E gli piace trovare la leggerezza nell’atto di uccisione in una storia, paragonando la cosa ad una battuta di black humor che tende a calcare forse troppo la mano.

Non solo questo, ma è anche un autore che fa del citazionismo una vera e propria arte. Quando, ad esempio, ha un qualche blocco dello scrittore, ha ammesso più volte di aver fermato tutto, essersi seduto sulla poltrona e aver “riavviato la mente” guardando film, anime, o leggendo manga, soffermandosi poi su scene e altri aspetti di quelle storie che lo intrigavano. Ha anche ammesso di essere un grande fan di svariati autori sia giapponesi che stranieri, come Kunihiko Ikuhara (tra i cui lavori ricordiamo la serie anni ’90 di Sailor Moon e l’adattamento anime di Utena), Quentin Tarantino e Goichi Suda, i cui giochi sono stati per lui e i suoi colleghi una continua fonte di ispirazione.

Danganronpa

Ma è facile parlare di Kazutaka Kodaka solo nell’ambito della sua trilogia più famosa. Vorrei cogliere l’occasione di vedere insieme a voi anche gli altri suoi lavori sia prima che dopo la sua celeberrima trilogia, e constatare insieme quanto abbia lasciato il segno al di là di questa.

Gli albori: torri dell’orologio e detective

Da bambino, quando frequentava una scuola media maschile privata, Kodaka non aveva molti amici, preferendo passare il suo tempo guardando film e anime o giocando ai videogiochi per conto proprio. Finito il liceo, si iscrisse alla facoltà di arti all’Università Nihon per studiare cinematografia. Da universitario, lavorò part time in un negozio di videogiochi, sperimentando dal vivo quanto il medium stesse crescendo di popolarità, e ottenendo una buona conoscenza nel campo grazie ai molteplici giochi che poté ottenere scontati tramite il suo lavoro. Questa esperienza cambiò fortemente i suoi interessi, che passarono dal cinema allo sviluppo di videogiochi.

Grazie all’aiuto di un suo professore universitario, ebbe l’occasione di lavorare come assistente di regia di Kinji Fukusaku, che all’epoca stava lavorando alla produzione di Clock Tower 3, del quale Kazutaka curò le cutscene. Dopo la laurea, nel 2008, ebbe il suo primo vero lavoro da sceneggiatore per la serie di videogiochi investigativi Jake Hunter (Meglio nota in Giappone come Tantei Shinguuji Saburou), lavorando a ben sei dei titoli della serie e scrivendo addirittura diversi romanzi tie-in cartacei.

Gli studenti della speranza e l’accademia della disperazione

Qualche tempo dopo, Kodaka fu assunto da Spike (nota oggi come Spike Chunsoft) per fare da sceneggiatore ad un gioco per Nintendo DS dedicato al celeberrimo “Super detective con gli occhiali” Conan Edogawa, ovvero Detective Conan & Kindaichi Case Files. Fu durante questa sua permanenza presso questa casa di sviluppo che vide la sua occasione per scrivere una sua sceneggiatura completamente originale. Coadiuvato dall’abile artista e scultore Rui Komatsuzaki — notevole soprattutto per i suoi occhi penetranti, i capelli dalle ciocche ben definite e le dettagliatissime gambe dei suoi personaggi — Kazutaka andò dai suoi capi per proporre il suo soggetto: una visual novel investigativa inquietante e sanguinaria chiamata Distrust. A Spike l’idea piacque, ma ritennero l’idea originale troppo violenta, e acconsentirono a procedere alla creazione solo se avesse smorzato di più i toni eccessivamente cupi, in modo da poter ottenere un pubblico un po’ più ampio.

Nacque così Danganronpa: Trigger Happy Havoc, titolo originariamente uscito il 15 novembre del 2010, che fra delitti cervellotici, esecuzioni tra il macabro e il cartonesco e un villain/mascotte che riesce ad essere al contempo adorabile e da prendere a pugni, si è rivelato un successo molto più ampio di quanto avesse anticipato Spike stessa — la casa di sviluppo si aspettava di vendere appena 50.000 copie in toto, quando ne vendette circa 25.000 solo nella prima settimana, arrivando nella top 10 dei giochi più venduti. La popolarità di Danganronpa fu tanta che gli seguirono tre sequel (di cui uno shooter in terza persona) e tutta una serie di manga, anime e anche romanzi spin-off.

Post-Danganronpa: Too Kyo Games

Nel 2017, la serie di Danganronpa si concluse. le due serie anime parallele di Danganronpa 3: The End of Hope’s Peak Academy conclusero l’arco narrativo che si era aperto con il primissimo Trigger Happy Havoc, mentre il discusso Danganronpa V3: Killing Harmony metteva definitivamente la parola fine all’intera serie con una conclusione tra le più divisive in assoluto (c’è chi reputa il finale di V3 un esempio di meta-scrittura geniale, e chi invece sostiene che sia un enorme dito medio alzato da Kodaka nei confronti del suo fandom, ma sto divagando…). A quel punto, Kodaka prese da parte il buon character designer Rui Komatsuzaki e Masafumi Takada, abile compositore non solo di Danganronpa, ma anche di molteplici titoli SUDA51 come No More Heroes, di Digimon Story: Cyber Sleuth, della serie Earth Defense Force, di alcuni arrangiamenti musicali di Super Smash Bros e molto altro ancora. Il buon Kazutaka disse loro il suo intento di lasciare Spike Chunsoft e di formare una propria casa di sviluppo indipendente insieme a loro. Al progetto si unirono diversi veterani Spike Chunsoft, fra cui il suo buon amico Kotaro Uchikoshi, creatore della cervellotica e inquietante trilogia di Zero Escape, oltre che dell’intrigante novel investigativa AI: The Somnium Files e del suo recente seguito.

Nacque così Too Kyo Games. Il nome fu scelto come gioco di parole, fondendo “Tokyo” — che oltre a essere la capitale del Giappone è anche il luogo dove si trova la sede principale della neonata software house — e “Kyou”, ovvero “Pazzo”, lanciando così il messaggio di una software house di Tokyo che fa giochi completamente folli. Per parafrasare le parole dello stesso Kodaka: “L’obiettivo della nostra casa di sviluppo è di creare qualcosa di nuovo, una nuova IP che venga conosciuta in tutto il mondo, per poi fare noi stessi giochi indie per conto nostro, e credo che questa nuova compagnia ci permetta di muoverci molto più liberamente verso questo nostro scopo.”

Al momento abbiamo avuto già modo di saggiare alcuni contenuti di questa nuova casa. In primis c’è stato Death Come True, intrigante film interattivo ricco di suspense e misteri da risolvere fra viaggi nel tempo, con personaggi realistici ma che ricalcano i topos tanto cari sia a Kodaka che a Komatsuzaki. Abbiamo anche avuto modo di giocare al divertente (sebbene imperfetto) World’s End Club, che pur partendo dalle radici tipiche dei titoli a cui Kodaka e Uchikoshi ci hanno abituato, si è poi evoluto in qualcosa di diametralmente diverso e decisamente più leggero. Ma Too Kyo è anche anime, come ha dimostrato la cupa serie cyberpunk (forse un po’ troppo sbrigativa) Akudama Drive, dove il character design di Komatsuzaki dà il meglio di sé.

E mentre vi scrivo questo articolo stiamo ancora aspettando non solo il già citato RAIN CODE, in arrivo nel corso del 2023 su Nintendo Switch, ma anche Tribe Nine, titolo distopico e futuristico incentrato su una forma iperviolenta ed esagerata di baseball e del quale già è stato prodotto un anime con tanto di adattamento webtoon.

Una normalissima bimba ultraventenne che ha trafficato con computer e videogiochi per tutta la vita. Nel tempo libero le piace scarabocchiare sul suo sketchbook.

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