Disponibile in digitale dallo scorso settembre, Voice of Cards: Beasts of Burden è il terzo episodio della saga omonima co-diretta da Yoko Taro, autore di NieR. Se si parla di giochi di ruolo, siano questo di stampo occidentale e giapponese, è impossibile non menzionare l’impatto che abbiano avuto sul genere le loro origini come giochi di ruolo da tavolo, caratterizzati da carta, penna, dadi e tanta fervida immaginazione. Pensiamoci per un momento: senza quel monolite ormai storico che è Dungeons & Dragons, non avremmo mai avuto nessuno dei videogiochi che ci deliziano oggigiorno sia in occidente che in oriente (ko stesso FINAL FANTASY originale era un clone 8-bit delle concezioni sia di gioco che di atmosfera dell’originale D&D, ma sto divagando).
E ovviamente non si può certo dire che i videogiochi, a loro volta, non abbiano chiuso il cerchio con titoli che emulassero a loro volta le regole e l’atmosfera dei giochi di ruolo da tavolo. Tralasciando i giochi legati ai brand di D&D e simili (i primi che mi vengono in mente sono giochi come Baldur’s Gate e Vampire: The Masquerade), abbiamo anche quei giochi carichi di ironia che cercano di far sentire al giocatore lo stesso divertimento di quando si gioca con i propri amici intorno ad un tavolo con un GM, dadi e situazioni intriganti e spassose, specialmente nella scena indie, come il brasilianissimo Knights of Pen’n Paper o il recentissimo e creativissimo (anche se decisamente troppo corto) RPG Time! The Legend of Wright.
In questo insieme di videogiochi che si rifanno ai tabletop, troviamo Voice of Cards, una curiosissima serie di JRPG targati SQUARE ENIX e Alim e concepiti nientepopodimeno che da quell’amabile pazzoide chiamato Yoko Taro e dal suo team di sviluppo, che abbiamo imparato ad amare con perle come Drakengard e NieR. Questa peculiare serie è infatti caratterizzata da un’interfaccia visiva decisamente “da tavolo”, dove tutto, dai dialoghi ai dungeon agli scontri coi nemici, è mostrato attraverso il sapiente utilizzo di carte illustrate, tabelloni e dadi, e da una voce narrante che ci descriverà ogni situazione come il più classico dei dungeon master. Ed è proprio a settembre del 2022 che vediamo uscire un terzo capitolo di questa serie, ovvero Beasts of Burden. Ma procediamo con ordine e teniamo pronti i nostri dadi per vedere qual è il risultato che avremo nella nostra nuova quest cartacea.
- Titolo: Voice of Cards: Beasts of Burden
- Piattaforma: Playstation 4, Nintendo Switch, PC (Steam)
- Versione analizzata: Nintendo Switch (EU)
- Genere: RPG, gioco di carte
- Giocatori: 1
- Publisher: Alim, SQUARE ENIX
- Sviluppatore: SQUARE ENIX
- Lingua: Italiano (testi), Inglese o Giapponese (doppiaggio)
- Data di uscita: 13 settembre 2022
- Disponibilità: digital delivery
- DLC: disponibili dei pacchetti per cambiare tabellone, musiche di sottofondo e la grafica della pedina del giocatore
- Note: come ogni capitolo della serie, può essere tranquillamente giocato a sé stante come avventura autoconclusiva
Abbiamo recensito Voice of Cards: Beasts of Burden con un codice Nintendo Switch fornitoci gratuitamente da SQUARE ENIX tramite PLAION.
Assetata di vendetta, la ragazzina si lancerà all’inseguimento dell’abominio fuori dalla grotta da cui è nata e cresciuta, incrociando ben presto la strada con un misterioso ragazzo che, come lei, ha dedicato la sua vita alla sua stessa causa, e che da lì in poi la accompagnerà nelle sue avventure sia per vendicare il suo villaggio sia per vedere le tanto ambite stelle. Ma come faranno a raggiungere quest’ultimo obiettivo in un mondo torrido e spietato dove non scende mai la notte? E quanto le torneranno utili i suoi nuovi poteri che le permetteranno di assoggettare i mostri e usare i loro micidiali attacchi in battaglia? Sta al giocatore scoprirlo, lasciandosi accompagnare dalla misteriosa voce della narratrice.
Quante carte davanti a te
Innanzitutto, bisogna puntualizzare: sebbene tutto il gioco sia incentrato sull’utilizzo delle carte, non mettetevi in testa che si tratti di un gioco di carte convenzionale dove ottenere diverse carte per costruire il proprio deck (almeno non nel senso convenzionale, ma ci arriveremo). Si tratta più che altro di un classicissimo RPG a turni con visuale a volo d’uccello, com’è sempre stato il genere JRPG dagli albori, con la sola differenza che tutto quanto è strutturato per mezzo delle carte: personaggi, dungeon, villaggi, PNG, mostri, sono tutti rappresentati dalle loro rispettive carte illustrate, ed è davvero divertente far girare la propria pedina per il tabellone e vedere man mano ribaltate le carte dei dungeon rivelando man mano come sono strutturati gli ambienti di gioco ostili.
Quando si gira al di fuori dagli insediamenti abitati, è possibile che si attivino eventi speciali come oggetti o personaggi nascosti e/o scontri con i nemici in maniera completamente casuale (andando a rivangare una vera e propria reliquia degli anni d’oro dei JRPG). In città, invece, il campo sarà completamente visibile con tanto di negozi visibili e PNG con cui parlare e di cui poter scoprire la storia di sfondo. Come già visto in altri capitoli della serie, oltre alle classiche locande, botteghe, armerie e alle sale giochi in cui prendere parte a a un simpatico gioco di carte facoltativo, avremo un’inedita novità di questo Beasts of Burden: i negozi di animali in cui potremo comprare mostri da equipaggiare sui nostri personaggi per dar loro delle abilità aggiuntive.
“Fatemi un tiro su iniziativa…”
Come già specificato nel paragrafo precedente, gli scontri saranno tutti rigorosamente casuali e a turni, in una maniera che ormai è un classico per il genere JRPG. Avremo un party fisso di quattro personaggi che si uniranno man mano che si va avanti nel corso della storia, ognuno con le proprie statistiche ed abilità che aumenteranno salendo di livello, e ognuno che sarà tranquillamente equipaggiabile tramite gli armamenti acquistabili all’armeria o reperibili nei bauli. Oltre alle loro abilità standard, i personaggi potranno evocare i mostri ottenuti sia dai negozi di animali che ottenibili come ricompense degli scontri per scatenare ulteriori abilità bonus, dalla guarigione ai buff fisici a veri e propri attacchi speciali che ignorano il parametro di difesa dei nemici. Sarà appunto molto importante, per uscire vittoriosi dagli scontri, tenere presente sia del valore di difesa che delle capacità elementali dei propri avversari, in modo da fare quanto più male possibile nel più breve tempo possibile. Se necessario, potremo anche utilizzare le preziose carte oggetto che ci permetteranno di lanciare curaferite, antidoti, o speciali ordigni elementali da scagliare sui nemici.
Ci sono da dire però un paio di cose che potrebbero far storcere il naso: la prima è la più totale casualità delle ricompense ottenute dopo ogni battaglia, con il giocatore che ha unicamente la scelta di uno fra tre forzieri senza alcun modo di sapere se dentro ci troverà oro, pozioni o un prezioso mostro da aggiungere alla propria collezione. La seconda è la complessiva facilità del titolo, che una volta compreso appieno non darà mai chissà quale sfida esagerata per essere completato.
Il Cuore delle Carte
Per quanto riguarda la parte tecnica, Beasts of Burden non si distacca minimamente dai canoni imposti dal primissimo capitolo di Voice of Cards, e questo è un bene perché la serie ha una sua impronta distinta semplicistica ma artistica che la rende un vero piacere da giocare. Come per una visual novel, la parte del leone viene giocata proprio dal comparto visivo, complici gli splendidi disegni di ogni singola carta, che siano questi i membri del party, i PNG o le varie creature che popolano il mondo di gioco. Anche le musiche sono molto atmosferiche e adeguate ad un feel da campagna di un GDR cartaceo, anche se qualche tema in più non avrebbe sicuramente guastato… così come non avrebbe guastato, magari, che l’unica voce narrante quasi monocorde della narratrice variasse un po’ di più nelle tonalità, visto che spesso stona con le situazioni e i dialoghi ironici che vengono narrati, avrebbe reso ancora di più l’idea di una campagna narrata da un dungeon master.
A chi consigliamo Voice of Cards: Beasts of Burden?
Come già visto per gli altri due capitoli della serie, questo gioco farà sicuramente la gioia sia degli amanti dei tabletop RPG che dei più classici JRPG, e se siete (come chi vi scrive) patiti di entrambi, allora dovreste assolutamente prenderlo in considerazione, visto il prezzo tutto sommato contenuto e il fatto che si possa tranquillamente giocare a sé stante. Inoltre farà la gioia anche dei fan degli altri titoli a opera di Yoko Taro, non solo per l’atmosfera generale, ma anche (e questa è una cosa del tutto inedita rispetto agli altri giochi della serie!) per dei piccoli agganci agli universi di Drakengard e NieR. Gli unici motivi per cui potrebbe non interessare sarebbero se non foste avvezzi ai titoli a turni o a quelli con molto testo e dove l’azione non viene mostrata meticolosamente, ma se fosse così non so davvero cosa dirvi: non è certo il videogioco in sé a essere scadente.
- Ottima miscela fra JRPG classico e gioco da tavolo
- Splendido comparto artistico
- Ben scritto e ricco di ironia
- Le ricompense contano troppo sulla fortuna
- Un po’ troppo corto
- Dovrete tollerare un alto numero di incontri casuali
Voice of Cards: Beasts of Burden
Un terzo asso nella manica
Tutta la serie di Voice of Cardsè stata una sorpresa incredibilmente piacevole, e questo terzo titolo, Beasts of Burden, non sfigura rispetto agli altri, anzi. Grazie alla sua ambientazione, alla meccanica di utilizzo dei mostri e ai suoi personaggi riesce a reggere tanto bene quanto gli altri due, oltre a darci delle simpatiche strizzatine d’occhio all’ormai sempre più ampio universo partorito da quel geniaccio di Yoko Taro. Non sarà lunghissimo, e il suo contare pesantemente sulla fortuna per le ricompense potrebbe portare ad un po’ di irritazione, ma del resto da quando in qua i giochi di ruolo da tavolo non si basano ampiamente sulla fortuna? Da provare assolutamente, insieme al resto della trilogia.