Kabukicho è uno dei quartieri più selvaggi dell’intero Giappone. È popolato da una fauna malavitosa dedita alla sola violenza, agli eccessi e a una serie di perversioni che solo qui si possono realizzare. In Ichi the Killer, Kabukicho è terra di nessuno, una giungla urbana e un luogo dimenticato dalle istituzioni in mano alla Yakuza. A fare da garante di questo equilibrio sociale sottilissimo vi è la Yakuza Mansion. Un condominio circondato quasi esclusivamente da “love hotel”, abitato quasi esclusivamente da criminali appartenenti a bande diverse, un territorio neutrale in cui è proibito usare armi da fuoco e necessario a regolamentare un quartiere totalmente privo di regole.
In questo sfondo di violenze, abusi, omicidi, eccessi e perversioni, il genio di Yamamoto racconta la storia di tre personaggi uno più bizzarro dell’altro, anch’essi parte integrante di questo sistema malato e corrotto, vittime e carnefici allo stesso tempo, ognuno plasmato in diversa maniera dalla strada. Il filo rosso che li unisce è una violenza senza limiti, il sangue che cerca di colmare i vuoti del proprio passato. Geniale, inaspettato ed emozionante. Ichi the Killer è pubblicato in Italia da Planet Manga, questa è la nuovissima ristampa del 2022.
- Titolo originale: Koroshiya Ichi 殺し屋1
- Titolo italiano: Ichi the Killer
- Uscita giapponese: 5 giugno 1998
- Uscita italiana: 30 giugno 2022
- Numero di volumi: 10
- Casa editrice: Panini (Planet Manga)
- Genere: thriller, action, psicologico
- Disegni: Hideo Yamamoto
- Storia: Hideo Yamamoto
- Formato: Brossurato con sovracoperta
- Numero di pagine: 216
Abbiamo recensito Ichi the Killer tramite volume stampa fornitoci da Panini Comics.
Il quartiere Kabukicho
Si entra da subito nel vivo degli eventi. Jii-san, un vecchio signore sconosciuto ai più nell’ambiente, organizza l’omicidio di Yoshio Anjo, uno dei leader più temuti di tutta la Yakuza, famoso per i suoi metodi sanguinari. Per fare ciò si affida a Ichi, un giovane ragazzo esperto di arti marziali con la mente ingarbugliata nei traumi, piagnucolone e vigliacco ma capace di diventare una vera e propria furia quando messo alle strette. L’omicidio di Anjo sarà un evento cruciale per mandare la Yakuza Mansion nel caos, il patto silenzioso che garantiva la pace delle bande viene rotto e Kakihara, braccio destro di Anjo inizierà una caccia all’uomo per scovare l’assassino che ha fatto a pezzi il suo capo.
Al centro di questa vicenda vengono dipinte nel dettaglio le menti depravate di questi tre personaggi, il loro vissuto, il loro mondo interiore che spesso prende il sopravvento sull’esterno e il bisogno quasi fisiologico di alienarsi in questo piccolo mondo abbastanza folle da sopportarli. Ichi perde spesso il senso della realtà, confonde passato e presente, ha dei vuoti di memoria giganteschi e improvvisi e la sua follia omicida viene abilmente manipolata da Jii-san.
Jii-san invece è un manipolatore, intelligente e scaltro, egli lavora solo ed esclusivamente per sé stesso e in qualche modo rappresenta la vera anarchia criminale. Il suo piano è sin da subito quello di portare caos e scompiglio e, con un’arma micidiale come Ichi tra le mani, farà esplodere Kabukicho nel caos. Kakihara invece è diverso dagli altri, egli non sembra bramare né potere né soldi, i piercing e la sua bocca squarciata che ricorda il Joker di Batman presentano da subito un individuo che ha sviluppato un rapporto molto particolare con il dolore. Kakihara è un torturatore d’eccellenza, il dolore per lui è estasi allo stato puro, sia quando è lui a infliggerlo, ma soprattutto quando lo subisce; in questo caso in particolare Kakihara si eccita a tal punto da diventare quasi sovrumano, e in quello stato la sua violenza sembra davvero non avere limiti.
L’ultraviolenza di Yamamoto
Hideo Yamamoto è un genio decadentista del periodo post-bellico del Giappone. I suoi fumetti dipingono sempre dei piccoli scorci sull’animo umano e in particolare in quelle parti che solitamente vengono censurate e nascoste a tutti i livelli. Egli mostra le realtà intime di personaggi con una vita estrema, si basti a pensare anche a Homunculus, in cui il protagonista è un senzatetto che si sottopone a un esperimento illegale con il quale ottiene abilità particolarissime. Tuttavia in Ichi the killer Yamamoto si supera, e supera le aspettative di qualsiasi lettore. Yamamoto conosce il grottesco, e conosce benissimo il legame che il grottesco ha con l’empatia quando lo si presenta a un pubblico. Nell’eccesso totale delle forme e delle azioni dei personaggi si instaura sempre un dialogo interiore tra il lettore e il personaggio che si fa nudo, mostrandosi, nonostante le perversioni, un essere umano in tutto e per tutto, capace di amare, odiare e commuoversi. Ed è proprio questo che fa uno scrittore che sa gestire il grottesco, perché grottesco non è solo un eccesso o una deviazione della forma, ma consiste anche nell’atmosfera psicologica di normalità e plausibilità all’interno dello stesso contesto narrativo. Il grottesco è grottesco non quando eccede le forme, ma quando nonostante l’eccesso viene trattato come normalità.
Il lettore è così portato a vivere assieme ai personaggi quelle violenze senza mai condannarli, la violenza diventa l’ecosistema stesso in cui essi vivono e la divisione morale tra cattivo e buono diventa assolutamente ininfluente. Con questo abile colpo da maestro si può quindi permettere di mostrare l’eccesso della violenza stessa, anzi, l’eccesso dell’eccesso. Tutto è violenza, ogni sguardo, ogni espressione di piacere, qualsiasi azione, qualsiasi discorso, persino l’amore e le relazioni ne sono intaccate pesantemente.
Genio dei ritratti e delle espressioni
Yamamoto emerge anche come disegnatore. Innanzitutto sfogliando le pagine si nota da subito come sia un disegnatore completo, molto abile a gestire il movimento dei corpi, anatomicamente molto esatti e anche i paesaggi statici urbani. Il paneling è regolare, ovviamente sulla base dello standard giapponese. La lettura suggerita dall’organizzazione delle vignette è chiara e semplice.
Tuttavia, se dobbiamo trovare l’eccellenza del suo disegno, oltre ad alcuni paesaggi urbani davvero meravigliosi, Yamamoto è un genio del ritratto, dei volti e soprattutto delle espressioni facciali. Il suo estro si scatena quando c’è da disegnare primi piani intensi ed emotivi, le espressioni in grado di rappresentare come frecce al suo arco sembrano infinite e non ve n’è una in senso convenzionale. I volti deformati dal piacere, dal dolore, scossi dai pensieri più nascosti, emergono con forza e creano un’atmosfera emotiva davvero unica. Primo fra tutti i personaggi, a cui Yamamoto dona tantissimo spazio, è ovviamente Kakihara. Il suo volto pieno di cicatrici, gli occhi che si ribaltano quando tortura le persone, il suo amore incondizionato per la violenza, lo rendono un personaggio capace di bucare la carta, grazie anche a un diesgno che eleva questo personaggio detestabile e depravato.
Altro aspetto importante è l’abilissimo gioco della censura, il vedo/non vedo che utilizza nei climax di violenza. Yamamoto non è un autore che non mostra, anzi, ma decide lui quando farlo e se farlo. Le inquadrature tagliano i corpi smembrati facendo intendere, le silhouette mostrano tutto senza mostrare i colori e i chiaroscuri e il dolore si insidia nel corpo anche quando non viene mostrato.
La nuova edizione
Il manga, edito in Giappone nel ’98, è arrivato in Italia a luglio del 2015 sotto la grande firma di Planet Manga (Panini). Il volume è un brossurato con sovracoperta satinata. La sovracoperta è stata realizzata molto simile all’edizione originale, con tanto di kanji e una palette di colori identica. Sotto la sovracoperta invece abbiamo una grafica molto minimal che riporta titolo e autore su uno sfondo nero schizzato di sangue.
Il volume è ottimo, forse un pelo sovraprezzo considerando che edizioni identiche costano uno/due euro in meno con altre case editrici. Tuttavia mi sento di dire che di fronte a un colosso del genere come Yamamoto, considerazioni sul prezzo sono totalmente inutili. Ichi the killer rimane un manga geniale e irripetibile a prescindere, figlio di uno dei mangaka più folli e coraggiosi dell’intero Sol Levante, capace di mostrare orrori senza fondo, orrori del tutto umani. Il suo racconto rimane, nonostante i temi, di un’eleganza incomparabile, con picchi introspettivi che abbiamo visto molto ben sviluppati anche in Hikari man e Homunculus.
A chi consigliamo Ichi the Killer?
A chiunque abbia voglia di un viaggio nella follia della criminalità più efferata. Ichi the killer ti schiaccia come fosse un macigno, entra nella tua testa e non ti permette di prendere fiato. I colpi di scena, la tensione emotiva, l’introspezione lo rendono un capolavoro irripetibile. La sua capacità di mostrare un orrore infinito attraverso una crudezza palpabile, viva, senza il bisogno di ricorrere al soprannaturale. Usando la carne, i corpi e il sangue contenuto lì dentro, dipinge scenari immondi che sembrano quasi provenire da altri mondi. Per chi ama contenuti crudi e senza filtri, per chi è affascinato dal lato oscuro dell’umanità e cerca una lettura che lo segni profondamente.
- Originale e crudo
- Un comparto di personaggi incredibile
- Una lettura che segna nel profondo
- Forse non troppo adatto a stomaci deboli
Ichi the Killer
La naturalità della violenza
Tra i lavori di Hideo Yamamoto, Ichi the Killer è forse il più scioccante in assoluto. Una violenza spinta e gratuita che può diventare amore profondo, la follia può scaturire nel genio, la criminalità più efferata e dura trova posto per commuoversi. Yamamoto, attraverso la storia di Ichi e dei suoi compagni, mostra come gli orrori possano essere messi in atto da uomini e donne in carne e ossa, per niente mostrificati dalla violenza, spesso dotati di grande consapevolezza riguardo il proprio agire e guidati da valori forti. Non voglia questa essere una giustificazione, né tantomeno un tentativo di osannare la violenza, ma una naturalizzazione della stessa. Ichi the Killer infatti mostra come essa possa naturalmente fiorire in ognuno di noi e come, nonostante tutto, essa fa sempre grandi giri per poi tornare indietro con più veemenza.