Le saghe fantascientifiche animate non sono mai abbastanza, in particolare quelle che possono vantare tinte dark, universi post-apocalittici e una struttura comprimibile in una sola stagione. Akudama Drive si piazza proprio in questo territorio, senza una base consolidata (si tratta infatti di un’opera originale) ma forte della creatività di un nome noto come Kazutaka Kodaka. Insomma, un genere molto richiesto dai fan, ma che comporta sempre grossi rischi di critiche e stroncature (vedasi con il recente Gibiate). Akudama Drive rientrerà tra i top o i flop? Scopriamolo insieme, in questa recensione della Limited Edition venduta da Anime Factory direttamente sul suo shop online.
- Titolo originale: Akudama Drive
- Titolo inglese: Akudama Drive
- Uscita giapponese: ottobre 2020
- Uscita italiana: ottobre 2020 (simulcast VVVVID)
- Piattaforma: VVVID, Netflix
- Versione home video: 18/11/2021 (Blu-ray) – Anime Factory
- Genere: Sci-fi, azione, fantascienza, combattimento, cyberpunk, splatter
- Numero di episodi: 12
- Durata: 24 min
- Studio di animazione: Studio Pierrot
- Adattato da: Originale
- Lingua: Italiano, Giapponese
Abbiamo recensito Akudama Drive tramite cofanetto Home Video in esclusiva per Anime Factory fornito gratuitamente da Koch Media.
Cosa sono gli Akudama?
Ci troviamo in Giappone, in un mondo distopico dove solo parte della civiltà riesce a proseguire la propria esistenza con ritmi moderni, tutto a causa di una guerra distruttiva avvenuta tempo addietro tra le regioni del Kanto e del Kansai, terminata con la sconfitta di quest’ultimo. La società che ne è scaturita viene governata da un saldo regime di polizia, ma questo ha accresciuto anche di molto l’efferatezza di alcuni crimini… e criminali. Coloro che, grazie ad alcune eccellenti abilità, si oppongono alle leggi sono proprio gli Akudama, che contano anche una élite di delinquenti dalle condanne esagerate, per i quali si mobilita direttamente un’unità speciale: l’unità di esecuzione. Ed è proprio a questi ultimi che, un giorno, viene commissionato un lavoro illegale da parte di uno sconosciuto personaggio. Nel complicato e pericoloso intrigo, per caso o per destino (starà a voi deciderlo), finisce però anche la nostra protagonista: un’ordinaria ragazzina senza nome che fino a quel momento non aveva mai trasgredito la legge. Il resto è la storia di Akudama Drive!
“Così, de botto, senza senso!”
L’anime in questione, lo si capisce sin da subito, è uno di quelli che non va molto per le lunghe, ma ti sbatte l’azione in faccia e ti costringe a ricavarne il contesto un frammento alla volta. Non servono nomi (gli Akudama sono identificati dal loro ruolo), né tantomeno lunghe introduzioni o spiegazioni discorsive (salvo alcuni casi), e anche se molte scene possono sembrare insensate tutto si schiarisce attraverso lo scorrere degli episodi. Volendo fare un paragone azzardato si possono comparare certe evoluzioni a quelle della saga di Lupin the 3rd: personaggi presentati uno per volta con il loro intermezzo di azione e la relativa professione, una misteriosa entrata in scena del committente, un poliziotto irreprensibile, un banda con un percorso truffaldino circondato da tradimenti ma anche da solidi legami, e soprattutto un continuo “afferra e fuggi” spesso accompagnato dalla sigla nei momenti cruciali. A questo effimero divertimento si contrappone però un mondo cruento, ispirato a quello di Tarantino e con la tipica violenza gratuita degli anime da notte inoltrata (come Berserk). Pugnali, robot, pistole, laser e un misto tra una una Jitte (…non di Umezawa) e una spada Jedi, contribuiscono poi a rendere gli scontri molto vivaci, con punte di tecnica e originalità.
Fluo Party!
Come vi dirà lo stesso Kodaka nella sezione dei contenuti speciali, la scelta delle ambientazioni è stata una continua evoluzione, sino ad arrivare a quel misto di estetica cyberpunk con le originali atmosfere dell’epoca Showa. Tralasciando le ovvie similitudini con Danganronpa (cavallo di battaglia dell’autore nel campo videogiochi) ci sono poi molteplici omaggi al mondo del cinema: gli scenari alla Blade Runner (ci sono più neon che nel PC di un tamarro), le fughe del Corriere alla Tron, per non parlare della scena palesemente ispirata a Shining o di quel vago sentore di strutturazione alla Akame Ga Kill. Scelte artistiche che, miscelate all’azione, rendono davvero difficile discostare lo sguardo dai singoli episodi… a meno di un attacco epilettico.
A livello di animazione la qualità è quindi ottima, con dei punti davvero scenografici negli scontri sotto la pioggia o tra le tinte trash delle esplosioni. Come in molti altri titoli che navigano nel sangue non riesco però ad accettare che dei personaggi imbrattati di rosso dalla testa ai piedi non lascino alcuna traccia del loro passaggio su muri, pavimenti, e altri corpi. A parte questo lo studio Pierrot (che negli ultimi anni si è occupato della terza stagione di Kingdom e di Boruto) ha svolto un’ottimo lavoro. Completano il tutto alcuni interessanti intermezzi a fumetti, un sacco di improperi e linguaggio scurrile (ma non fine a se stesso), un buon doppiaggio e una colonna sonora con alcune tracce caratteristice, con purtroppo un’opening a una prima impressione piuttosto banale (fluo a parte!), ma che in realtà vi entra nella testa con il proseguire della storia per poi non andarsene più.
Un simbolo è per sempre
La tecnica d’animazione e le scene d’azione sono senza dubbio i punti forti di Akudama Drive, ma se il racconto rimane amalgamato è solamente grazie a tematiche tutt’altro che banali, che ogni tanto riemergono in superficie per scuotere i cuori degli spettatori. Tra queste regna proprio il concetto del potere: i limiti tra bene e male si sgretolano in continuazione quando si detengono la forza o l’abilità per violare le regole, e vi capiterà più volte di vedere messa in dubbio la vostra moralità, come nei recenti episodi di My Hero Academia o negli anime visti dalla prospettiva di chi si trova ad essere considerato il nemico. Così anche in Akudama Drive vi capiterà di provare quella strana sensazione di volevi opporre con ogni mezzo a un mondo che sembra ideale, ma dove tutto è controllato.
La ricerca di un ideale simbolico, di un sogno da realizzare, prende la meglio sulla razionalità e si insinua tra le righe di questo confronto distopico per la libertà a tutti i cosi, con scene davvero toccanti e significative, che accompagneranno la serie verso un finale che probabilmente non piacerà a tutti, ma che è esattamente ciò che doveva essere comunicato. Una buona posizione nella società, voler lavorare senza straordinari, guadagnare molti soldi e vivere una vita agiata sono tutti principi che, la protagonista in primis, si troverà a riconsiderare in questo viaggio dove la giustizia non pende mai da una sola parte della bilancia. C’è poi tutto un mondo legato alla concezione della vita, ma non possiamo parlarne senza rilasciare ovvi indizi sul proseguo della storia!
Un cofanetto di classe S
Prima di concludere, ecco alcuni aspetti forse banali, ma che potrebbero far gola ai “collezionisti” più esigenti. Innanzitutto, il box di Anime Factory di Akudama Drive (a tiratura limitata 1000 copie, che fa sempre figo) arriva con una graziosa card e un booklet raffigurante i vari personaggi e le relative descrizioni… spoiler minimi a una sfogliata veloce, ma meglio ammirarlo alla fine. Ci sono ben due dischi Blu ray con 6 puntate l’uno, visibili anche sulla PS4 (dopo un po’ di caricamento): una volta inserito il primo, si potrà accedere alla selezione dei capitoli e gustarsi gli episodi. Se volete cambiare scena o anche solo tornare indietro la presenza di un comodo menu a tendina vi permetterà di farlo anche a episodio in corso. Ma veniamo alla parte più succosa: i contenuti extra.
Oltre alle scene non censurate, e a ben (mi hanno detto) 5 minuti di scene inedite nell’episodio finale, quest’edizione presenta i classici retroscena da produzione, da guardare assolutamente alla fine per non incorrere in spoiler pesanti. Lo ammetto, non sono mai stato un tipo che smania per conoscere tutto nei minimi dettagli… adoro rimanere con le mie impressioni e conclusioni (come per il finale), ma devo dire che, nelle 2 ore di extra dedicati alla creazione dell’anime, ci sono parecchi momenti interessanti: l’intervista all’ideatore Kazutaka Kodaka, al character designer Yamauchi o allo stesso regista Tomohisa Taguchi, ma soprattutto un gradevole video dove si vede la trasformazione dell’animatic dello storyboard in quello che sarà uno spezzone reale dell’anime… una sciccheria!
Una missione camaleontica
Akudama Drive è una di quelle serie che, in un modo o nell’altro, lasciano il segno. Un anime dalle atmosfere intriganti, particolare e destabilizzante, che per molti episodi non fa intendere dove voglia andare a parare, come in uno di quei thriller sulle truffe. Ad ampi spazzi dedicati alle “botte da orbi”, con scontri dotati anche di una certa eleganza, si alternano momenti di profonda riflessione e un finale che, se fosse in un manuale di analisi, citerebbe: “si lascia la facile risoluzione al lettore”. Qualche buco di trama, esagerazioni, caratterizzazioni estreme e discorsi non sempre consistenti non intaccano l’armonia che circonda quest’anime dalle tinte videoludiche: rapidità d’azione, enigmi, combattimenti, OST accattivante e animazioni pulite. Il risultato? Non sarà un “game play” perfetto, ma si “gioca” volentieri e senza rimpianti. Di sicuro mi ha lasciato un insegnamento: la prossima volta che troverò 50 centesimi a terra li lascerò lì.
Inaspettatamente profondo