Il grande epilogo è giunto. Una delle più celebri storie del panorama anime nipponico giunge a termine, imponendosi come una delle serie più apprezzate e acclamate dal pubblico e dalla critica. L’Attacco dei Giganti: Stagione 4 Parte 2 si fa largo nel palinsesto anime invernale, confermandosi ancora una volta come un successo incontrastato e che catalizza l’attenzione di numerosi fan che attendevano con trepidante ansia l’ultima parte di una storia decennale che ha rivoluzionato la concezione dello shōnen manga contemporaneo. La seconda parte della stagione finale di Shingeki no Kyojin, in simulcast sulla piattaforma streaming Crunchyroll ogni lunedì per gli iscritti alla versione Premium, e gratuitamente per gli altri utenti una settimana dopo, è tutto quello che ci aspettavamo. E forse anche di più. Se vi siete persi la prima parte, ecco qui la nostra recensione per rinfrescarvi la memoria.
L’ultima stagione dell’anime, che ripercorre gli ultimi volumi del manga di Hajime Isayama, si concentra sulle implicazioni politiche conseguenti agli accadimenti e alle determinanti scelte del protagonista Eren Jager, che convergono nella battaglia finale con il popolo marleyano, accusato di aver confinato e sovrastato gli eldiani. Dopo il tradimento di Zeke tutto è pronto per l’epurazione finale: attraverso il contatto tra il Progenitore (acquisito da Eren) e un membro della famiglia reale (ovvero Zeke) si potrà aprire la Coordinata e con questa il potere di distruggere il mondo intero grazie alla potenza dei Giganti Colossali racchiusi dentro le mura di Paradis.
La scelta di dividere l’ultima stagione de L’attacco dei giganti in due parti sembra coincidere con la necessità di dedicare a questa seconda parte una distensione narrativa e un approfondimento psicologico dei personaggi – e in particolare del protagonista — maggiore rispetto alle precedenti. Lo Studio Mappa, che si riconferma adeguato e intelligentemente ponderato nelle scelte registiche e animate, vuole riproporre uno spaccato più meditato del repentino cambiamento di rotta che il manga di Isayama ha assunto da questo frangente narrativo in poi. Se da una parte, infatti, la storia si fa concitata, si appresta dunque a chiudere i battenti utilizzando un ritmo diegetico incalzante, riflettendo l’umore psicologico che caratterizza i fatti e gli eventi che si accavallano senza lasciare spazio ai tentennamenti anche da parte degli spettatori (figuriamoci dei personaggi), diverso è il trattamento riservato alla dimensione psicologica, simbolica e metafisica.
Il personaggio di Eren in questo frangente deve essere analizzato: siamo alle battute finali, il suo cambiamento è avvenuto in modo inaspettato nella prima parte della stagione, ora va spiegato, contestualizzato, interiorizzato. A differenza di quanto si potrebbe pensare, infatti, il protagonista si dipana in una natura controversa, quanto sfaccettata: nei primi episodi fino ad ora usciti abbiamo appurato quanto il suo potere sia spropositato e quanto la responsabilità di questo lo renda ai suoi stessi occhi il salvatore dell’intera umanità, il messia che gli eldiani aspettavano per la loro liberazione da Paradise. Questo potere lo ha, al contempo, accecato, soggiogato, intrappolato in un vortice di dolore e rabbia da cui neanche suo fratello Zeke riesce ad allontanarlo. Eren non è un pessimo personaggio, come è stato detto da molti, è semplicemente un martire dello stesso destino a cui la progenitrice Ymir, vittima ella stessa di un futuro non voluto, cerca di rimediare. L’attacco dei giganti si conferma essere quindi una storia strutturalmente complessa, scardinandosi dalla sua primigenia categorizzazione in fantasy, indirizzandosi molto sul genere fanta-politico psicologico.
La velocità e il ritmo di questi primi episodi è, quindi, proporzionale a questa doppia valenza narrativa: da una parte la battaglia, con gli avvenimenti che si accalcano e sovrastano senza lasciare un margine di respiro, dall’altra la Coordinata, Eren, il suo rapporto ambivalente con il fratello, il bisogno di essere assolto da un’accusa sia interna che esterna alla narrazione. Un’ambivalenza che si manifesta quindi in un’alternanza di carattere diegetico, che divide in due la narrazione e che la rende asincrona rispetto ad una fruizione lineare classica. Ma ciò non è necessariamente uno svantaggio.
La narrazione rispecchia la necessità di chiudere un cerchio iniziato ormai quasi dieci anni fa: rendendosi parallelo all’impostazione narrativa del manga, l’anime segue l’impostazione voluta dallo stesso Isayama per la sua storia. Le informazioni che si susseguono di episodio in episodio sono molte, stravolgendo di tanto tutto quello che sapevamo fino ad ora. Accrescendo la mole di conoscenze sul mondo delineato da Isayama, anche la nostra percezione del ritmo narrativo si fa molto più concitata e ricca di sfumature. E questo, volenti o nolenti, ci ricorda inesorabilmente che questa storia sta raggiungendo l’epilogo. Per quanto magari questa scelta narrativa di cambiare le carte in tavola proprio sul finale non sia condivisa da tutti, questo esula dall’impostazione della trasposizione animata, che si attiene più o meno fedelmente alle scelte registiche del mangaka.
Come è già stato ampiamente detto quando uscì il primo adattamento de L’attacco dei giganti da parte dello Studio Mappa, dietro la trasposizione animata si aggira sempre lo spirito di Isayama, che monitora il lavoro di adattamento e al contempo inserisce alcune piccole sfumature simboliche che arricchiscono e completano questa trasposizione rispetto a quella cartacea. Se è vero che alcune parti vengono sintetizzate (come i verbosi dialoghi militari e alcune battute non eccessivamente necessarie), dall’altro lato vengono inseriti alcuni dialoghi o cambi di inquadratura che denotano piccoli cambiamenti stilistici metaforicamente eloquenti e che completano quindi il senso ultimo di una bella stessa scena rappresentata nel manga. Anche in questo caso ci si è indirizzati verso questa strada già percorsa, grazie a lievi sfumature che però ad un occhio attento possono dire molto. Diverse angolazioni di campo/controcampo nei ricordi di Eren nel quarto episodio, ad esempio, mostrano alcune particolarità della psicologia del personaggio che vengono esplicitate maggiormente solo grazie a queste scelte registiche. Anche alcune battute si indirizzano verso questa scelta, imponendo la versione animata come complementare alla narrazione del manga, e quindi imprescindibile anche per chi hanno già completato la lettura della storia.
Questo anime è disponibile sottotitolato in italiano su Crunchyroll, la prima piattaforma online internazionale completamente dedicata al mondo dell’animazione giapponese, dei manga e dei drama. Puoi guardare gratuitamente Crunchyroll sul tuo PC, sul tuo smartphone e sulla tua console iscrivendoti con un account gratuito oppure sottoscrivendo un piano di abbonamento mensile che ti permetterà di seguire gli anime in simulcasting con il Giappone.
Sotto il profilo animato anche questa volta lo Studio Mappa si riconferma adeguato alla trasposizione di un’opera di tale portata narrativa: le scene di azione sono adeguate allo stile proprio dello Studio, che con la sua aderenza ad una fisionomia molto adulta rappresenta la crudezza di una situazione diegetica concitata, insensibile e folle. Il tratto netto, conciso e violento, l’animazione vorticosa, frenetica e asettica, il setting visivo che mescola animazione 2D a CGI per l’animazione dei giganti cristallizza un prodotto animato d’impatto. Con qualche sbavatura strutturale propria di una voluta aderenza al materiale cartaceo che in alcuni punti strania lo sguardo dello spettatore evidenziando qualche crepa visuale, bisogna però ammettere la capacità dello Studio Mappa di rendere al meglio un prodotto seriale di un tale calibro.
Per il momento i primi episodi de L’Attacco dei Giganti: Stagione Finale usciti fino ad ora si confermano imprescindibili sia dal punto di vista narrativo che tecnico, con la loro meditata velocità narrativa che sta mostrando i buchi di trama che devono essere colmati prima del vero finale. Ma ancora non è finita…..