Chi nel 2022 non ha mai letto almeno un volume di 20th Century Boys? Ah già, io! Me ne vergogno, ma non sono un esperto delle opere di Urasawa, e per un semplice motivo: quando uscirono in Italia la mia passione per i manga era ancora troppo grezza da farmi apprezzare un simile autore (tradotto: campavo con quelli dei cartoni animati). E ovviamente ora, dopo essermi avvicinato negli ultimi anni a opere del genere di Monster o Pluto, mi trovo a “soffrire” nel recuperare intere collane che, diciamo, non hanno un prezzo abbordabilissimo tra le tante più economiche che offre il mercato fumettistico. Così, per quanto i volumi di 20th Century Boys siano famosi, nessuno di essi è mai transitato tra le mie mani e sono incredibilmente sopravvissuto a qualsivoglia spoiler sul finale della serie o sui suoi punti salienti (come per l’ottava stagione di Dexter che ho ancora in sospeso, incredibile ma vero!). Oltretutto, anche questo manga mi è arrivato quasi per caso… immaginate quindi la mia sorpresa nel trovarmi difronte a una storia tanto intrigante, coinvolgente e misteriosa, che, come capirete da questa recensione, non vedo l’ora di proseguire! Ecco quindi, a venti anni di distanza dalla prima uscita, la recensione del primo volume (della Ultimate Deluxe Edition) di 20th Century Boys.
- Titolo originale: Nijū seiki shōnen
- Titolo italiano: 20th Century Boys: Ultimate Deluxe Edition
- Uscita giapponese: 1999
- Uscita italiana: 19 dicembre 2021
- Numero di volumi: 2 (di 11, in corso)
- Casa editrice: Planet Manga
- Genere: drammatico, mistero, avventura
- Disegni: Naoki Urasawa
- Storia: Naoki Urasawa
- Formato: 15×21, brossurato, b/n con pagine a colori
- Numero di pagine: 418
Abbiamo recensito 20th Century Boys: Ultimate Deluxe Edition tramite volume stampa fornitoci da Planet Manga.
Un caso iconico
La trama del primo volume, come per le migliori storie, è semplice e complicata allo stesso tempo. Ambientato negli anni 90′, 20th Century Boys viene raccontato principalmente attraverso gli occhi di Kenji Endo, un ragazzo che si trova a gestire un minimarket in Giappone tra mille difficoltà: crescere da solo il figlio della sorella e sopravvivere ai debiti e alle pressioni del direttore sono solo alcune di esse. Un giorno però la sua vita già incasinata viene stravolta da una notizia: un’amico d’infanzia viene ritrovato morto. Tutto sembrerebbe portare a un suicidio, ma dai ricordi affettuosi di Kenji e dei suoi vecchi compagni, ritrovatesi per la commemorazione, non sembrano emergere motivi che possano aver spinto Donkey (come era soprannominato una volta il ragazzino) a lanciarsi da un palazzo. Dalla memoria affiorano però altri elementi, che quasi per caso si affacciano sul presente, poco alla volta, intrecciandosi con le vicende del protagonista e di chi si rivolge a lui. Per risolvere il mistero di questa morte occorre quindi scavare più a fondo nella loro infanzia… letteralmente! Così il gruppo di amici si reca nel punto dove avevano sotterrato trenta anni prima un piccolo tesoro, fatto di cimeli e ricordi. Questa capsula del tempo riuscirà a fare chiarezza sui misteri odierni? Potremo saperlo solamente leggendo questo e i successivi volumi di 20th Century Boys!
Considerazioni dal passato
I manga belli invecchiano bene… non è sempre così, ma in questo caso l’inizio promette faville. Ben venti anni dopo la prima pubblicazione di quest’opera mi trovo infatti a fare una recensione con occhi “moderni”, lontani dalle note di ribellione sulle quali inizia il manga: il rock and roll di “20th Century Boy” dei T.Rex, l’influenza pop, il desiderio di una vita più libera, e quel tentativo di lasciare alle spalle il male delle guerre. Il manga attinge poi a tutta una serie di problematiche caratteristiche della cultura giapponese (e non solo) degli anni passati, come il dilagare delle sette, l’economia in recessione, e un terrore di fondo legato alle armi batteriologiche… temi che tuttavia potrebbero essere considerati ancora oggi attuali. Tutto ciò ti cattura e ti spiazza nella lettura, alternando attimi di nostalgia e di curiosità verso un mondo ormai estraneo a digressioni più reali, attuali, e diciamo, più cupe, senza però mai abbandonare quella strada di mistero e surrealismo sulla quale procede il volume.
Questo continuo moto ondoso di sentimenti è sostenuto ottimamente dalle continue alternanze tra i flashback di Kenji e i fatti attuali (ovvero degli anni 90′), in una narrazione che punta a massimizzare la curiosità, appagando la sete di sapere con le briciole di una trama fluida e scorrevole, ma che ti spinge di continuo a ricercare collegamenti che pensi ti siano sfuggiti. Almeno in quest’opera il punto forte di Urasawa è sicuramente quello di saper creare una nebbia di enigmi con pochi e semplici (ma non banali) elementi: un simbolo segreto, una morte sospetta, un gruppo di amici d’infanzia e un passato dimenticato. Elementi curati in maniera così spontanea, tra intrecci sociali e vicende della vita quotidiana, che finisci per immedesimarti nella vicenda, quasi che i pezzi mancanti fossero celati nei tuoi ricordi e non in quelli del protagonista.
Pillole di stile
Se la trama ti piomba addosso come giornali d’epoca sepolti in una capsula del tempo, il merito è anche dell’atmosfera perfettamente uniformata alla narrazione: le tavole sono chiare e pulite, con una quantità di toni bianchi e grigi raramente impiegata nei manga, che fanno risaltare ancora di più quelle scene caratterizzate da un nero marcato, sottolineandone l’importanza (e spesso la malvagità). D’impatto sono anche le caratterizzazioni degli stessi personaggi, sia fisiche che psicologiche: volti e corpi quasi umani e molto espressivi, plasmati attraverso reazioni comprensibili e parecchio diverse dai manga a cui siamo solitamente abituati. Sarà difficile confondere i personaggi anche dopo una sola lettura, così come le scene orchestrate per loro. Un’impostazione delle pagine quasi scenografica è poi il tocco finale rendere la lettura ancora migliore. Su Urasawa si potrebbero spendere giornate intere, sia sullo stile che sui contenuti, e questo primo volume racchiude molti dei meriti che hanno alimentato la sua fama!
L’intera saga di Naoki Urasawa in undici volumi in edizione deluxe. Kenji gestisce un piccolo spaccio. La sua quotidianità è scossa dal suicidio di un amico d’infanzia: scoprire i motivi di quel gesto lo condurrà a un viaggio nei ricordi e lo porrà di fronte a verità dimenticate e a misteriosi, sovrastanti intrighi.
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Non possedendo la prima edizione questa volta non posso fare il consueto paragone vintage/new edition, mi limiterò quindi ad elencarvi pregi e difetti di questo volume: sicuramente la prima qualità e quella del materiale. Una struttura solida e comoda, perché nonostante le dimensioni dà l’idea di non rompersi o sfaldarsi nemmeno aprendo di molto le pagine (non so voi, ma è una delle mie paure maggiori mentre leggo). Un altro fattore importante riguarda la rivisitazione della traduzione, e c’è poi tutta la questione dell’impaginazione: non solo la nitidezza e le dimensioni delle vignette allietano la lettura, amplificando i dettagli, ma queste sono tagliate direttamente dai bordi superiori e inferiori delle pagine. Qualcuno verrà certamente turbato dalla mancanza dei margini, ma per me è tutto spazio guadagnato! Infine, è da segnalare che alcune pagine sono colorate, in modo leggero, come nei disegni ad acquerello e rendono tutto più nostalgico… sono poche, ma lasciano il segno! Il lato negativo in questo caso è probabilmente solo uno: il costo! 15 euro non sono mai pochi per un volume, anche di questi tempi dove la carta ha raggiunto prezzi esorbitanti, soprattutto considerando che ogni volume dovrebbe raccoglierne due della precedente edizione, per undici volumi totali. Ci può stare, si tratta pur sempre di una edizione deluxe di un manga ricercato, ma bisogna mettere in conto che 165 euro se ne andranno per completare la collezione.
Che adulto speravi di diventare?
Dopo questo primo volume di 20th Century Boys ho una sola certezza: la curiosità mi è rimasta e ora mi toccherà terminare la serie. In un periodo nel quale togliere l’amicizia non era ancora una prerogativa di Facebook e la tecnologia non era diffusa, Urasawa riesce ad intrecciare le relazioni per una trama quasi fantascientifica, e con apparente semplicità. La storia cresce in modo a dir poco intrigante, spaziando tra mondanità e attimi di piacevole respiro al puro trambusto, innescato da misteriosi accadimenti e persino omicidi. Un’atmosfera certamente affine a un pubblico maturo, ma non tanto per gli episodi violenti (ormai ce ne sono ovunque, e qui non vengono nemmeno estremizzati), ma per apprezzare alcuni aspetti del passato che ai più giovani potrebbero non interessare, e che sono un grande valore aggiunto all’opera. Come un giallo che inizia per il verso giusto ti prende e non ti molla più, spingendoti a riflettere anche su tematiche esterne alla storia, come lo scorrere del tempo. Leggendo, non potrete evitare di chiedervi che ne è stato dei sogni fatti da ragazzini o soffermarvi a riflettere su ciò che siete diventati! Insomma, giudicando solo questo primo volume, se cercate un seinen delicato e appassionante siete di fronte a quello che fa per voi!
Per i grandi che vogliono tornare bambini