Castlevania Advance Collection – Recensione

Quattro capitoli che hanno segnato il genere Metroidvania tornano grazie a Castlevania Advance Collection, disponibile su console e PC

Castlevania Advance Collection – Recensione

Com’era accaduto per la Castlevania Anniversary Collection, Konami ci propone Castlevania Advance Collection, una compilation di quattro classici della celeberrima serie. Oltre i tre capitoli per GBA di Circle of the Moon (qui in Europa conosciuto solo come Castlevania), Harmony of Dissonance e Aria of Sorrow, è stato aggiunto anche il capitolo Dracula X originario del PC Engine, conosciuto anche come Rondo of Blood o, nella sua versione per SNES, Vampire’s Kiss, così chiamato anche in questa collection. Scopriamo insieme se i giochi hanno retto il peso del tempo.

Castlevania Advance Collection – Recensione

  • Titolo: Castlevania Advance Collection
  • Piattaforma: PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch, PC
  • Versione analizzata: PlayStation 4 (EU)
  • Genere: Metroidvania, Azione
  • Giocatori: 1
  • Publisher: KONAMI
  • Sviluppatore: KONAMI
  • Lingua: Inglese (testi)
  • Data di uscita: 23 settembre 2021
  • Disponibilità: digital delivery
  • DLC: nessuno
  • Note: oltre ai tre capitoli per GameBoy Advance all’interno della raccolta sarà presente anche “Vampire’s Kiss”, titolo per SNES del 1995

Abbiamo recensito Castlevania Advance Collection con un codice PlayStation 4 fornitoci gratuitamente da KONAMI.

Circle of the Moon

Il primo gioco ci vede nei panni di Nathan, l’allievo di un cacciatore di vampiri, che arriva insieme al suo amico Hugh e il maestro Morris durante il risveglio di Dracula. Il signore dei vampiri fa precipitare nel vuoto i due apprendisti e sarà compito del giocatore riattraversare tutto l’immenso castello per salvare il maestro e sconfiggere l’antagonista.

Forte della formula collaudata di Symphony of the Night, Circle of the Moon è un Metroidvania a tutti gli effetti: mappa enorme, equipaggiamenti, segreti e un sistema di level up per potenziare il nostro personaggio. Questo capitolo introdusse anche il Dual Set-up System (in breve DSS) che consentiva, tramite delle carte droppate dai nemici, di combinare poteri e abilità alla frusta iniziale.

Ma com’è invecchiato Circle of the Moon? Sicuramente è il gioco GBA che soffre più di acciacchi: il sistema DSS richiede un elevato livello di grinding per funzionare a dovere, i controlli non sono sempre reattivi come risulteranno poi nei capitoli successivi e, in generale, si nota una certa rifinitura in meno nel complesso. Il titolo è comunque dotato di grande atmosfera, un tono più dark rispetto a quelli che lo seguiranno e un sistema di power up molto soddisfacente. Di sicuro, inoltre, Circle of the Moon è il più semplice (in termini di mera difficoltà) dei quattro giochi proposti.

Risulta quindi chiaro il perché si tratti di un titolo che soffre di più se messo in paragone con gli altri sul fronte della giocabilità. Lo stile grafico, inoltre, è anch’esso ancora da rifinire nonostante i tanti pregi e l’art design generale (che poi sarà un po’ condiviso da Harmony of Dissonance e Aria of Sorrow). Resta comunque un titolo solido e da godersi appieno, anche solo per ricordare di uno dei giochi di lancio del Game Boy Advance. Volete anche una curiosità riguardo questo titolo? Nonostante il team alle sue spalle sia sempre il solito di ogni Castlevania, esso non è considerato canonico all’interno della serie!

Harmony of Dissonance

È già a partire da Harmony of Dissonance che le cose si fanno interessanti e anche il livello di sfida aumenta in maniera sensibile. La grafica subisce un aggiornamento che talvolta alleggerisce un po’ troppo il tono, con fondali e sprite un po’ troppo illuminati e sgargianti e il level design si fa più complesso (ma non sempre in maniera positiva), mentre i comandi diventano più reattivi. Il nostro protagonista, Juste Belmont, è il nipote di Simon Belmont, protagonista del controverso Castlevania II. Per fortuna però, il nostro beniamino è molto più abile con la frusta del nonno, potendola ruotare in ogni direzione e salvarci da proiettili o nemici in arrivo come accadeva in Super Castlevania IV.

Anch’esso un Metroidvania, Harmony of Dissonance presenta però anche la modalità Boss Rush e tre diversi finali, oltre alla presenza di più boss opzionali rispetto a Circle of the Moon e la strana aggiunta di una stanza da arredare con oggetti trovati in giro per l’immenso castello. Il level design, come si diceva prima, sebbene sia stato espanso, rappresenta purtroppo una piccola involuzione rispetto al precedente, essendo a questo giro un po’ più confusionario e labirintico non in maniera sapiente come era accaduto in passato, a volte senza neanche riuscire a comunicare bene al giocatore dove si possa andare e dove no.

Insomma, le migliorie ci sono e si vedono, specie sul fronte della mera giocabilità, ma alcuni aspetti tecnici ed estetici (in connubio con il level design) minano i buoni propositi di un gioco che voleva correggere il tiro rispetto all’ancora acerbo Circle of the Moon, proponendo degli stilemi più vicini all’intramontabile Symphony of the Night, ma con risultati alterni.

Aria of Sorrow

Aria of Sorrow è senza dubbio il titolo più completo dell’era GBA. Potendo contare sui due titoli precedenti, il gioco unisce al meglio i pregi di entrambi risultando così il più riuscito del lotto. Soma Cruz, protagonista di questa avventura, è in Giappone per studio quando, durante un’eclissi, viene trascinato all’interno del castello di Dracula. Forte della capacità di dominare le anime, Soma dovrà farsi strada attraverso l’enorme struttura e sfidare le forze che lo hanno condotto lì.

La meccanica che più di tutte è degna di nota è quella del risucchio delle anime (Soul Reaver coff coff), da poter poi riutilizzare come attacchi secondari o anche per potenziare Soma. Al di là delle meccaniche, Aria of Sorrow è il gioco più maturo di questa fase di Castlevania, ed è anche quello meglio invecchiato tra tutti i giochi proposti, riuscendo anche a effettuare un balzo grafico e artistico decisamente superiore rispetto a Circle of the Moon e Harmony of Dissonance, risultando il più bello da vedere.

Non è tutto: avendo risolto i problemi di level design del suo predecessore, Aria of Sorrow fa del backtracking il suo punto di forza, donando continui stimoli al giocatore per rivisitare sezioni anche piuttosto vecchie e riscoprirle tramite nuovi potenziamenti o armi. Se aggiungete al tutto un ottimo ritmo giostrato in maniera egregia tra i vari elementi, abbiamo il miglior gioco della collection.

Una curiosità su Aria of Sorrow? Il titolo ricevette un seguito su Nintendo DS di nome Dawn of Sorrow, anch’esso di grande successo. Che sia lecito aspettarsi una collection anche di questo, insieme a Portrait of Ruin e Order of Ecclesia? Sperare non costa nulla…

Vampire’s Kiss

Una strana e in parte incomprensibile inclusione è quella di Vampire’s Kiss. Si tratta infatti del gioco che in maniera più chiara degli altri risulta “vecchio”, specie se giocato dopo i primi tre titoli proposti. Forse, all’interno del menu, avrebbe potuto beneficiare dal venire inserito per primo. Si tratta infatti di un gioco né migliore, né peggiore degli altri, bensì diverso.

È un Castlevania old school in piena regola e figlio della sua epoca, essendo vecchio di più di un decennio rispetto agli altri (o di meno se si considera che questo è il porting per SNES, cambiato in maniera profonda rispetto all’originale). Vampire’s Kiss è quindi un gioco più ostico, difficile, dal level design a volte bizzarro e con dei controlli più rigidi. Il protagonista, Ricther Belmont (discendente di Simon), è infatti meno abile con la frusta, più lento nei movimenti e, in generale, più esposto agli attacchi che causano subito knockback. Insomma, si tratta di un’esperienza che va inquadrata nell’ottica del suo contesto di uscita, ma che stona un po’ in questa raccolta di titoli più fluidi, ricchi di idee e che si distaccano da quanto visto nella Castlevania Anniversary Collection.

Per qualche strano motivo, Vampire’s Kiss è inoltre un porting rifatto quasi da zero dal suo originale Rondo of Blood, con caratteristiche di gioco tagliate e battaglie poco entusiasmanti, tutte problematiche assenti nell’originale per PC Engine. Potrebbe comunque essere interessante giocarci, magari approfittando del save feature per apprezzare di più il gioco, sebbene i checkpoint siano tutto sommato generosi (ma le vite un po’ meno), così da non dover abusare della funzione. Senza questa feature è come tornare ai vecchi tempi: si sbaglia (o il gioco ci fa sbagliare), si muore e bisogna tornare all’inizio, facendo pratica col livello e le sue insidie.

Una collection per domarle tutte

A livello di upscaling e di impacchettamento, la Castlevania Advance Collection fa un buon lavoro estetico. L’emulatore funziona bene e possiede tutte le caratteristiche necessarie per un’operazione di questo nome. La save feature dell’emulatore in questione non è così cogente nel suo utilizzo, ma potrebbe risultare valida per alcuni giocatori con meno tempo o pazienza, così come la possibilità di riavvolgere il tempo di gioco fino ad un tot.

A livello estetico tutti e quattro i giochi sono stati ripuliti in maniera degna e più si va avanti, più si notano dettagli che venti anni fa erano sfuggiti date le dimensioni del GBA. Castlevania è sempre stata una serie famosissima per le sue musiche, e qui, nonostante non ci sia un lavoro di riorchestrazione, tornano proprio com’erano all’epoca, senza modifiche o sbavature. Certo, è fisiologico che alcuni giochi siano, specie se giocati uno dopo l’altro e con l’occhio di ora, più riusciti e completi di altri, ma notare l’evoluzione di tutti e tre i titoli fa parte del fascino di questa collection.

A netto di qualche incertezza in alcuni titoli, tutti e quattro hanno ancora qualcosa da dire e con sperimentazioni interessanti sia sui fronti visivi che di gameplay. Se poi si tiene conto del prezzo di 19,99 €, l’operazione è doppiamente felice, consentendovi di portare a casa quattro giochi a 5 € l’uno. Senza contare che ogni titolo è lungo e profondo e richiederà del tempo per essere portato a termine, figuriamoci esplorarlo e completarlo al 100%.

Certo, l’aggiunta di Vampire’s Kiss è un po’ incomprensibile e non necessaria, anche perché spezza il flow dei tre giochi precedenti e propone un’esperienza meno riuscita e datata, ma forse la sua inclusione è dovuta per giustificare il prezzo e la presenza di almeno quattro giochi.

A chi consigliamo Castlevania Advance Collection?

Castlevania Advance Collection è un gioco perfetto per gli appassionati della serie che volevano rispolverare dei giochi classici e anche per chi ne era semplicemente curioso e non è più in grado di procurarsi questi titoli ormai divenuti piuttosto rari. La collection è anche adatta a chi vuole tuffarsi in una serie di interessanti platform d’azione e notare l’evoluzione di un genere immerso nel contesto di Castlevania, a patto però di contestualizzare nella loro epoca i giochi qui raccolti.

  • Quattro giochi al prezzo di uno
  • Atmosfere e musiche di qualità
  • Titoli tutt’ora validi e divertenti…

  • …Ma non tutti sono invecchiati benissimo
  • Qualche meccanica poco approfondita
  • Si tratta pur sempre di titoli che hanno una certa età
Castlevania Advance Collection
4

Una collezione di giochi che hanno ancora qualcosa da dire

Al netto di qualche titolo invecchiato meglio di altri, Castlevania Advance Collection è un’operazione molto ben fatta e che permette di (ri)scoprire delle glorie del passato. Notare l’evoluzione ludica di capitolo in capitolo e saggiare le migliorie di ogni gioco ci permette di contestualizzare ancora di più quali furono le fortune e, perché no, anche i limiti della trasposizione portatile della serie. Le atmosfere e le musiche, tutt’ora ottime, unite ad un bell’impacchettamento, rendono questa collection un must per i curiosi, ma anche per i fan di vecchia data, specie se si tira in ballo il prezzo a cui viene venduta.

Classe 1993, cresciuto a pane e videogiochi. Ha studiato musica durante la sua adolescenza per poi appassionarsi alla cultura giapponese, studiare la lingua e andare a vivere in Giappone per studio e lavoro. Nella vita di tutti i giorni è un traduttore freelance, Dungeon Master e videogiocatore incallito. Tra le altre sue passioni, il cinema, la tecnologia e le lingue in generale.

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