Tutti coloro che sono appassionati di anime, manga e cultura giapponese hanno probabilmente sentito parlare di Idol: si tratta di ragazze e ragazzi che diventano famosi nel mondo dello spettacolo, occupandosi di varie attività artistiche come canto, ballo, recitazione, doppiaggio e altre. Negli ultimi anni, il brand di Love Live! School Idol Festival è riuscito, da solo, ad accrescere anche in Occidente la popolarità delle Idol: tra canzoni allegre, videoclip colorati e tante ragazze diverse, non è stato difficile catturare anche le attenzioni di chi, nei prodotti d’intrattenimento, cerca qualcosa di semplice e rilassante. Tuttavia, il mondo delle Idol è molto più stratificato e complesso di come viene presentato.
Il fenomeno iniziò a prendere piede principalmente negli anni ’80, dove tantissimi gruppi e Idol solisti iniziarono a debuttare. Nel 2005 avvenne una delle più grandi novità, ovvero l’introduzione dell’Akushukai, un evento simile a un meet-and-greet nostrano, in cui, tramite dei ticket ottenibili con l’acquisto dei CD, è possibile stringere la mano e parlare con l’Idol per circa 10 secondi a biglietto, ed è da allora diventato una tradizione; l’evento nacque dalle AKB48, ancora oggi uno dei gruppi di Idol femminili più popolari e influenti della cultura pop nipponica, che conta attualmente 98 membri. Questa interazione coi fan è ciò che ha fatto la differenza, rendendo le Idol facilmente approcciabili, rispetto ai soliti attori o cantanti. Da quell’anno in poi, le aziende decisero di sfruttare il successo di queste figure, facendole diventare molto più importanti e popolari, tanto che ad oggi è difficile considerarli solo come semplici artiste.
La figura dell’idol è un vero e proprio modello da seguire, incarna la dedizione al lavoro e al raggiungimento dei propri obbiettivi che serve a spronare i giovani, soprattutto in un paese con una forte pressione sociale come il Giappone. Il loro lavoro è quindi tutt’altro che semplice: allenamenti estenuanti, diete ferree, spettacoli e interviste sono solo alcune delle attività che eseguono giornalmente senza sosta per mantenere un’immagine di loro perfetta. All’inizio, nessun Idol si trova con soldi in tasca già dal primo debutto: chi entra in questo mondo è spesso adolescente, e ciò permette ai manager e producer di approfittare della loro ingenuità, spesso aggirando le regole che scrivono nei contratti così da farli lavorare eccessivamente, estendendo gli allenamenti fino a tarda notte e offrendo un compenso basso, o addirittura nullo. Alcune Idol hanno raccontato di non aver ricevuto soldi per uno o due anni, convinte che sarebbero state pagare dai loro manager solo quando il gruppo sarebbe diventato abbastanza famoso.
La vita privata
Probabilmente, la parte più discussa della carriera degli Idol, è quella legata alla loro vita privata, e quanto questa cambi a causa del loro lavoro. Gli Idol non possono farsi vedere in pubblico mentre fumano o bevono, non gli è permesso avere fidanzati e spesso sono obbligati a cambiare frequentazioni e cancellare impegni personali anche nei giorni liberi; queste regole così rigide sono diventate la normalità e un solo errore può costare la perdita della propria carriera, dei fan o anche degli amici.
In particolare, è tra i fan maschili delle girl band che diviene ancora più importante rispettare il “Dating Ban”, termine utilizzato per riferirsi alla regola creata dalle case produttrici che impone alla Idol un simil voto di castità, impedendogli di fidanzarsi, sposarsi e avere attività sessuale; le Idol sono un prodotto da vendere, e, in quanto tali, una relazione amorosa distruggerebbe il legame fittizio che le aziende vogliono incoraggiare tra Idol e fan, creando in questi ultimi l’idea di avere un controllo sulla vita privata delle ragazze e, soprattutto, su quella sessuale; come dicono gli stessi manager, ciò è necessario per avere il pieno supporto del pubblico maschile.
Diversi sono stati gli episodi in cui una Idol è stata licenziata per aver intrapreso relazioni amorose in segreto, tra cui Aya Hirano (doppiatrice e cantante famosa per i ruoli di Haruhi Suzumiya e Konata Izumi), che aveva una relazione con un membro della sua band, o Minami Minegishi, membro delle AKB48, che ha espresso pubblicamente delle scuse ai fan per esser stata scoperta avere un fidanzato, rasandosi inoltre la testa per la vergogna. Quando una Idol ha una relazione romantica, perde molto del suo valore a livello di marketing: ciò non solo attira le ire dei propri capi, ma anche quella dei fan più ossessionati e non è raro trovare Idol vittime di stalking o di minacce di morte, oppure che subiscano molestie sessuali da parte dei manager stessi. Nei casi più gravi, lo stress, la vergogna, o la pressione sociale possono diventare talmente schiaccianti da portare le Idol tragicamente a togliersi la vita, anche da giovanissime.
Purtroppo diverse idol si trovano a vivere in una situazione di pericolo costante a causa delle poche misure di sicurezza e della superficialità con cui una loro denuncia viene trattata. Molti danno la colpa alla nascita dell’Akushukai, che ha creato, in alcuni fan, l’idea di avere un senso di intimità con gli Idol, e potersi quindi esprimere sulla loro vita privata, un desiderio che le aziende hanno deciso di sfruttare, senza curarsi della salute dei propri dipendenti. Per l’industria, le Idol devono essere “pure”, perfette come degli angeli, ingenue, sentimentalmente e sessualmente inesperte, per renderle oggetto del desiderio dei fan. Le agenzie di Idol sono state più volte accusate di favorire la sessualizzazione di ragazzi e soprattutto ragazze, anche minorenni, pubblicando foto in abiti succinti o semi trasparenti: difatto, alcuni album fotografici che includono questo tipo di foto, vengono venduti nella stessa sezione dei Megazine per adulti ancora oggi, nonostante la diffusione diminuì notevolmente dopo la legge del 2014, che vietava il commercio e la possessione di pedopornografia.La condizione degli Idol maschili, invece, è differente solo in parte: avendo un pubblico femminile tendenzialmente meno propenso a consumare media più “spinti”, le loro fantasie vengono soddisfatte con videoclip o fotografie dai toni chiaramente Yaoi, in cui i membri delle boy band vengono fatti interagire come coppie romantiche, tenendosi per mano o baciandosi; alle audizioni, in alcuni casi, le agenzie chiedono se i ragazzi sono in futuro disposti a recitare in atteggiamenti omosessuali, ed eventualmente queste figure vengono favorite rispetto ad altre.
La narrazione nei prodotti di finzione
Nel campo delle Idol 2D la situazione è parzialmente diversa: l’ossessione verso un personaggio di finzione non è una cosa nuova, ma il modo in cui lettori e/o giocatori di varie opere reagisce a certe situazioni non è tanto differente dalla realtà. Per fare un banale esempio, in un episodio dell’anime di THE iDOLM@STER è bastata una breve interazione della protagonista, Haruka Amami, con un Idol maschile per far scatenare i fan, furibondi al solo pensiero che la loro Idol 2D preferita potesse avere una possibile relazione con un personaggio di finzione, lamentandosi del fatto che i personaggi maschili non dovrebbero nemmeno essere presenti. Se questo è il livello di attaccamento emotivo verso un personaggio che non esiste, è facile immaginarsi quali possano essere le conseguenze di questi atteggiamenti portati su una persona reale.
Se gli anime moderni sono più restii a mostrare i lati più “veri” del lavoro di Idol, un ottimo rappresentate lo si può trovare in Perfect Blue, film del 1997 diretto da Satoshi Kon, un thriller psicologico che racconta della carriera di Mima, una giovane Idol, la cui vita nel mondo dello spettacolo inizia a degenerare al punto da non riuscire più a distinguere la finzione dalla realtà. Una visione obbligatoria per chiunque sia interessato ad approfondire l’argomento.
Come reagisce il Giappone moderno?
La cultura Idol va avanti ormai da molti anni, durante i quali sono stati esposti i lati più oscuri di questo mondo, con sempre più scandali che vengono a galla: c’è da chiedersi se i giapponesi abbiano ad oggi cambiato idea sull’industria che ruota attorno ai ragazzi e le ragazze che idolatrano e, soprattutto, se sono ancora disposti a supportare un sistema lavorativo che opprime le libertà individuali di chi decide di farne parte.
Ovviamente, essere un fan di questo tipo di figure non significa automaticamente essere fissati con la loro vita privata, e anzi, chiunque lo faccia, viene ostracizzato e odiato nelle varie fanbase, definito col termine otaku, che usano per riconoscere chi è un semplice fan di un Idol da chi invece coltiva una vera ossessione; c’è dunque un divario nei fan, tra chi sostiene le relazioni e le scelte di vita private degli Idol e chi, invece, pensa che queste regole vadano rispettate senza farsi domande. La maggior parte dei fan, quando acquista un CD, un poster o altri gadget della loro band preferita, lo fa con il sincero intento di sostenere chi porta, nella loro vita quotidiana, un po’ di allegria con le loro canzoni.
Fortunatamente, stanno iniziando a nascere agenzie con lo scopo di dare uno stile di vita più sereno agli Idol: Aya Hirano, come visto prima, è stata cacciata dall’agenzia in cui lavorava a causa della sua relazione, ma è riuscita a trovarne un’altra che invece ha deciso di rispettare le sue scelte di vita privata. Alcuni Idol, dopo il ritiro, decidono di denunciare i loro manager e le agenzie, e, sebbene diverse cause rimangano nel vuoto, questi avvenimenti iniziano a far aprire gli occhi ad altri Idol più giovani, che quindi si domandano quanto siano giuste o sbagliate le regole che seguono.
La società giapponese risulta ancora indietro su temi di questo genere se messa a confronto con quella occidentale, ma dei cambiamenti sembrano pian piano avvenire: la cultura del lavoro è probabilmente uno dei tanti aspetti che ancora devono migliorare, ma se la generazione attuale mette già in discussione le regole che sono da sempre rimaste immutate, non è da escludere che, un giorno, la carriera dell’ Idol possa diventare un’ambiente sicuramente più sereno.
Alessio Filomena
ottimo articolo