I Classici con la C maiuscola (della letteratura, del cinema, dell’animazione) diventano tali proprio per il loro potere, anche a distanza di anni, di influenzare ancora il discorso pubblico, quello dei fan, e le opere successive con cui altri autori devono confrontarsi. Questo criterio si adatta perfettamente anche ad un mostro sacro come Neon Genesis Evangelion, il magnum opus di Hideaki Anno che da 26 anni ormai è una stella polare dell’animazione giapponese e non solo, generando community dedicate solo a questo franchise che tutt’oggi sono intente ad analizzare episodi, materiale aggiuntivo e spin-off fotogramma per fotogramma alla ricerca di ogni minimo segreto di quest’opera, e a cui diversi autori di manga e studi di produzione anime, o software house, si ispirano. Un viaggio lungo 26 anni che si concluderà con EVANGELION 3.0 + 1.01: THRICE UPON A TIME, che arriverà solamente in streaming sulla piattaforma Amazon Prime Video a partire dal 13 agosto (insieme a tutti gli altri film della tetralogia Rebuild of Evangelion) e che noi abbiamo potuto vedere in anteprima.
Onestamente, scrivere una recensione per un’opera simile è un’impresa davvero ardua per via del bagaglio che porta con sé: sono impossibili da ignorare i film precedenti, tutte le discussioni fatte a riguardo, tutte le interviste di Anno e il suo rapporto di controverso con i fan di Eva. Ridurre ad un numerino e a qualche pro e contro l’esperienza filmica questa volta è davvero più difficile, ma faremo del nostro meglio per raggiungere questo obiettivo, avvertendo i lettori che gli spoiler per THRICE UPON A TIME saranno ridotti al minimo quando possibile anche se non del tutto evitabile, e sarà necessario parlare quantomeno dei finali dei film precedenti.
- Titolo originale: シン・エヴァンゲリオン劇場版:𝄂
- Titolo inglese: EVANGELION 3.0 + 1.01: THRICE UPON A TIME
- Uscita giapponese: 20 giugno 2021
- Uscita italiana: 13 agosto 2021
- Piattaforma: Amazon Prime Video
- Genere: Azione, drammatico, mecha
- Durata: circa 140 minuti
- Studio di animazione: Studio Khara
- Lingua: Giapponese (sottotitoli), italiano (doppiaggio e sottotitoli)
Abbiamo recensito EVANGELION 3.0 + 1.01: THRICE UPON A TIME vedendolo in anteprima grazie ad Amazon Prime Video.
Distruggere il mondo è facile…
Niente lunghissimi salti temporali, questa volta. THRICE UPON A TIME riprende esattamente dove si era concluso EVANGELION 3.33: You Can (Not) Redo. Tolta una piccola anteprima della durata di una decina di minuti che era stata mostrata pubblicamente da Amazon e Studio Khara alcuni mesi fa, che ci mostra la ripresa di una zona di Parigi da parte della WILLE, in eterna lotta con la NERV di cui ormai fanno parte praticamente solo Gendo Ikari e Kōzō Fuyutsuki, riprendiamo subito a seguire i nostri eroi spezzati nel corpo e nello spirito dopo il finale catastrofico del Fourth Impact. Shinji Ikari, praticamente catatonico e distrutto dal rimorso, segue in maniera meccanica e apatica una Asuka Shikinami Langley concentrata solo sulla sopravvivenza, e una “Rei” (nome provvisorio) che inizia a chiedersi effettivamente quale sia il suo posto nel mondo, fino a quando vengono ritrovati da una figura familiare e condotti ad un insediamento umano sopravvissuto…
La prima parte del film, dunque, dopo il pasticcio al cardiopalma di You Can (Not) Redo, che praticamente non lasciava un momento allo spettatore per riflettere e capire cosa stesse succedendo (in maniera speculare a Shinji stesso, totalmente confuso per la sua situazione) è dedicato proprio a questo; l’umanità non si è ancora estinta, resiste grazie agli sforzi della WILLE e ai piloni L-Barrier, in grado di fermare la trasformazione del pianeta in Core incominciata durante il Near Third Impact e proseguita fino ad aver inghiottito quasi del tutto la Terra. In una di queste aree purificate e grazie a KREDIT, un’agenzia di supporto sotto il controllo di WILLE, è sorto il Villaggio-3, dove i Children vengono portati per ristabilirsi e dove una buona parte del film è concentrata proprio sul progressivo character development degli stessi, oltre che del recupero fisico di Shinji, il più provato dei tre.
…Ricostruirlo è la parte difficile
In questa sorta di “idilliaca” cornice pastorale la vita è ritornata davvero a livello di un Giappone quasi pre-industriale: agricoltura manuale con le mondine nelle risaie, poca elettricità, piccole baracche e spazi in comune. La vicinanza di uomini e donne impegnati per la semplice sopravvivenza giorno dopo giorno, dove tutto è in comune e non va sprecato, e per gli AT Field non c’è spazio. In un franchise come Neon Genesis Evangelion, dove la scienza, il desiderio di conoscenza proibita e i suoi estremi, oltre alla fondamentale incomunicabilità dell’uomo con i suoi simili più volte hanno portato alla quasi estinzione dell’umanità, questo stacco netto è uno dei primi indizi sul fatto che questo film sarà molto diverso dai precedenti, sia come svolgimento e ritmo della narrazione che come tono generale della stessa. Questa prima parte è dedicata tanto ai tre protagonisti quanto ai comprimari, quelli di cui spesso ci si è dimenticati, i miliardi di morti causati da cicliche estinzioni di massa che vanno avanti ormai dal 1995, e le manciate di sopravvissuti; si vuole mostrare l’incrollabile tenacia dell’umanità, che anche a fronte di un evento di estinzione di massa continua ad andare avanti, ad aggrapparsi a quella speranza di cui l’uomo si nutre e in cui si ritrova anche ad annegare.
Per la prima ora della pellicola, dunque (su un lungometraggio abbastanza corposo, quasi due ore e mezza!) inizia un lento crescendo, concentrato su quello che a Shinji, Rei e Asuka è sempre mancato: il supporto e la vicinanza di altri esseri umani, non come piloti di Eva, ma come individui pensanti con un certo carattere. Vediamo dunque scene molto particolari e inizialmente anche un pochino inusuali per la serie, per le quali Anno e il suo staff si sono ispirati in maniera esplicita (tanto da includerlo come ringraziamento nei crediti giapponesi) a Hayao Miyazaki e, ancora più precisamente, a Il mio Vicino Totoro. Le scene ambientate in mezzo alla natura hanno lo stesso potere di quelle di un film dello Studio Ghibli, mostrandoci al tempo stesso l’opera dell’uomo, ormai in rovina e dismessa, e la natura che si riprende i propri spazi. Purtroppo è stato dedicato invece davvero poco tempo ad approfondire la figura di Mari Makinami Illustrious, new entry di questa tetralogia che sicuramente, per importanza ai fini della trama, avrebbe meritato un approfondimento psicologico maggiore.
You’re gonna carry that weight.
Ma l’ora dello scontro finale tra la NERV e la WILLE si avvicina: oramai, gli Angeli sono acqua passata, e sono ironicamente altri esseri umani la più grande minaccia alla sopravvivenza del pianeta. Con l’arrivo della AAA Wunder, che il pubblico già conosce dal film precedente, la storia riprende a carburare in fretta, per cui la seconda parte del film è quasi interamente una sequenza di combattimento, la speranza dell’umanità rappresentata dai piloti degli EVA contro il desiderio di Gendo di iniziare il Progetto per il Perfezionamento dell’uomo, che lo ossessiona sin da quel primo episodio andato in onda il 4 ottobre 1995.
In THRICE UPON A TIME le sequenze di combattimento sono realizzate magistralmente sia dal punto di vista tecnico che da quello coreografico, anche se l’azione in certi punti tende a diventare davvero così tanto frenetica da risultare fin troppo visivamente carica, facendo perdere qualche dettaglio nel miasma di esplosioni, croci lampeggianti e AT Field in frantumi. L’animazione è stata realizzata principalmente secondo i tradizionali metodi 2D, mentre proprio per le scene di combattimento sopracitate è stata usata estensivamente una CG davvero di buona fattura tranne in alcuni momenti, dove oltre ad essere gli Evangelion stessi realizzati in CGI, lo sono anche le ambientazioni urbane: quella sezione è forse l’unica non visivamente appagante di tutto il film, per una certa “plasticosità” e poca naturalezza del tutto. Di contro, la scelta della computer grafica ha ripagato immensamente per un particolare gruppo di scene che (sarà chiaro a tutti alla prima visione) vede aumentare di molto il potenziale fattore di shock e inquietudine generato nello spettatore.
L’occhio ha avuto la sua parte
Come una sorta di Super Smash Bros. Ultimate dell’animazione giapponese, Studio Khara ha davvero assemblato un team di Avengers per aiutare la realizzazione tecnica di questo film, raccogliendo l’aiuto di altri studi d’animazione fra cui ufotable., MADHouse, Liden Films e tanti altri. Tecnicamente ci troviamo, a parte qualche sbavatura data dall’animazione in 3D, davanti a un film di ottima fattura dove spesso si fondono anche stili grafici leggermente discordanti fra loro, ma il risultato riesce ad essere comunque fenomenale. Anche la colonna sonora è di buona qualità, riprendendo al suo interno remix di temi storici come Decisive Battle e impreziosendosi ulteriormente con One Last Kiss di Utada Hikaru, vera punta di diamante dell’accompagnamento sonoro di questo film e perfetto tema per i titoli di coda: sicuramente una delle canzoni più riuscite dell’artista, e la migliore di quelle usate finora nei Rebuild of Evangelion. Per un director che fa dell’attenzione maniacale per i dettagli un marchio di fabbrica come Hideaki Anno, lavorare con il suo protetto storico Kazuya Tsurumaki, presente fin dal primo Rebuild, significa abituarsi a scene con fondali ultra-dettagliati e con inserti davvero minimi che risultano poi essere importanti ai fini della trama. Tanto che, per capire un certo evento centrale ai fini della trama, ho dovuto riguardare la pellicola una seconda volta quasi fotogramma per fotogramma, per scoprire un punto cruciale delle motivazioni di un personaggio, anticipato da una semplice scritta che ha lampeggiato su un monitor per qualche secondo.
Certamente, questo film farà parlare per anni gli appassionati più infervorati, intenti a mettere insieme i pezzi del puzzle, a cercare di elaborare teorie su questo o quell’evento, su una certa frase, su certe inquadrature spesso anche autoreferenziali, ma sufficientemente diverse dagli originali da poter creare discussione. EVANGELION 3.0 + 1.01: THRICE UPON A TIME risponde a tante domande espresse dai fan, ma per ogni punto fermo della trama, come da tradizione, vengono introdotti altri misteri su cui, probabilmente, non avremo mai una risposta certa. E forse è anche questo il bello. Purtroppo, la versione in anteprima che abbiamo visto era decisamente troppo limitata; infatti, era completamente assente sia il doppiaggio italiano che i sottotitoli in italiano, dunque non possiamo esprimerci su qualità del doppiaggio e dell’adattamento.
A chi consigliamo EVANGELION 3.0 + 1.0: THRICE UPON A TIME?
Ovviamente, EVANGELION 3.0 + 1.0 non è un film adatto a chi si approccia la prima volta al brand, essendo il quarto film di una tetralogia che a sua volta richiede, per una piena comprensione, l’aver visto un’intera serie TV (e possibilmente anche il film END OF EVANGELION). È pensato per chi è già fan di questa storica saga, e per chi vuole finalmente mettere un punto fisso alle vicende di Shinji Ikari e compagni. Chi è rimasto fortemente deluso da EVANGELION 3.0: You Can (Not) Redo come il sottoscritto, qui non ha nulla da temere. L’attesa è stata lunghissima, ma tutte le storture sono state raddrizzate: date una possibilità a questo Thrice Upon a Time e vi sorprenderà.
- Un character development ventennale portato a compimento
- Colonna sonora da brividi
- Graficamente è una gioia per gli occhi
- Finalmente Evangelion ha un vero finale
- CGI che stona in alcuni punti
- Alcuni misteri della storia non sono stati risolti
- Scene d’azione a volte fin troppo visivamente caotiche
EVANGELION 3.0 + 1.01: THRICE UPON A TIME
La miglior conclusione possibile per una saga storica
Hideaki Anno ce l’ha fatta. Ha completato il lavoro di una vita, quello che lo ha tenuto occupato quasi per un terzo della sua esistenza, e che ha cambiato per sempre il modo di fare animazione sin dal 1995. EVANGELION 3.0 + 1.01: THRICE UPON A TIME è un crescendo di azioni ed emozioni, un vero e proprio climax, un rilascio praticamente orgasmico tenuto “in canna” da anni: nei film precedenti abbiamo visto i personaggi al loro punto mentale e fisico più basso, qui li ritroviamo invece nel loro punto più alto, e quando succede per lo spettatore è una gioia pura. Non è un film facilmente classificabile, ma sicuramente di forte impatto emotivo. Il tono è decisamente più ottimistico e ci mostra un Anno che, forse, negli anni è venuto a patto coi suoi demoni e ha deciso di lasciare le redini del franchise con la migliore eredità possibile. Un lungometraggio un po’ inusuale e non del tutto privo di sbavature, ma di sicuro il migliore finale possibile per questa ventennale, epica storia. Il suo desiderio, spesso citato pubblicamente, è quello di vedere Neon Genesis Evangelion riadattato e reimmaginato da altri autori, un po’ come succede con Gundam. Lui non ne farà parte, perché la sua storia già l’ha raccontata. Il finale di questo film è definitivo, lapidario: non si torna indietro. Quello che ci aspetta nel futuro? Forse una Nuova Genesi degli Evangelion, ma senza di lui, senza il passato.