ASTRO’s PLAYROOM: una lettera d’amore ai fan PlayStation

Più di una semplice tech demo per mostrare le potenzialità di PlayStation 5 e DualSense. ASTRO’s PLAYROOM entra nel cuore di tutti i fan di vecchia data

ASTRO’s PLAYROOM: una lettera d’amore ai fan PlayStation

Il Team Asobi ha confezionato uno dei migliori titoli di lancio per la neonata corazzata bianca e nera della compagnia nipponica, allegato silenziosamente a ciascuna PlayStation 5 venduta in queste prime settimane. Parliamo di ASTRO’s PLAYROOM, prodotto della squadra di sviluppatori giapponesi capitanata dal francese Nicolas Doucet — presidente dallo scorso febbraio dell’intero JAPAN Studio di Sony. Quarto titolo ufficiale del franchise di “Astrobot”, ASTRO’s PLAYROOM nasce con l’obiettivo di fungere da showcase per tutte le nuove caratteristiche introdotte dal DualSense, il controller di nuova generazione abbinato a PS5.

ASTRO’s PLAYROOM: una lettera d’amore ai fan PlayStation

E in questo riesce benissimo: feedback aptico, trigger adattivi, microfono, speaker di nuova generazione, sensori di movimento e tutto il resto. Ancora prima di lanciarci (letteralmente) in azione, PLAYROOM passa infatti in rassegna tutte le funzionalità del pad, facendoci scoprire prima di ogni altro la magia infusa dagli ingegneri Sony in questa nuova e portentosa console. Già da questi primi istanti veniamo ammaliati come l’uomo che ha appena scoperto il fuoco, lasciandoci come quando ci vengono presentate tecnologie così innovative da lasciarci senza fiato. Le stesse emozioni di quando abbiamo provato per la prima volta i controlli di movimento introdotti da Wii, il 3D stereoscopico del Nintendo 3DS e la realtà virtuale su console di PlayStation VR. Fin qui tutto bello, ma mi è venuto subito da chiedermi: “Sarà davvero rivoluzionario anche all’interno dei giochi, o si tratta solo di una dimostrazione fine a sé stessa?”.

Per quanto gli altri giochi PS5 non abbiano ancora dato prova di sfruttare al massimo le caratteristiche del DualSense, ASTRO’s PLAYROOM può fregiarsi del primato di essere una vera e propria tech demo di tutte le potenzialità di console e controller di nuova generazione. Ogni passo, ogni folata di vento, ogni movimento restituiscono una sensazione diversa al tocco, perfettamente abbinata ai suoni e rumori che fuoriescono dagli speaker integrati e che danno l’illusione di trovarci davvero nel mezzo dell’azione. ASTRO’s PLAYROOM si presenta come un semplice platform tridimensionale introdotto da una hub principale che si dipana in quattro livelli distinti, uno per ciascuna delle generazioni precedenti di PlayStation. L’impatto iniziale una volta entrati nella Playroom è quello di uno sfrenato celolunghismo da parte di Sony, che ci sbatte in faccia le quattro grandi componenti tecnologiche all’avanguardia custodite sotto la scocca di PS5: la memoria SSD, la GPU, il sistema di raffreddamento e la CPU. Tutte espresse con immensa esagerazione, con ventole congelanti popolate da pinguini e un processore grafico così “vivo” da cantare la sua stessa musica di sottofondo. Ma navigando all’interno di questi macrolivelli ci accorgeremo di quanto in realtà il vero cuore di PlayStation e di tutte le sue iterazioni siano i giochi e i personaggi li popolano da più di venticinque anni.

ASTRO’s PLAYROOM: una lettera d’amore ai fan PlayStation

Nonostante non brilli per originalità nel level design, nei mostri e nelle situazioni proposte, e lo si possa portare a termine praticamente in una giornata, le emozioni offerte da questo piccolo grande gioco sono davvero uniche. Non solo per i nuovi arrivati che si avvicinano al mondo PlayStation per la prima volta, quanto per tutti quelli che ne vivono ogni istante sin dagli anni Novanta. Perché, da affezionato del brand sin dai tempi del primo Crash Bandicoot e Tekken 2, ho accolto ASTRO’s PLAYROOM come una vera e propria lettera d’amore di Sony nei confronti di tutti i fan di vecchia data. Il passaggio dalla prima alla seconda PlayStation, l’arrivo dell’HD con PS3, la grafica fotorealistica di PS4. Generazioni accompagnate dall’ascesa e declino di iconici titoli come Metal Gear Solid, Silent Hill, Ape Escape e tanti altri. Tutto viene omaggiato dai teneri scimmiottamenti dei Bot, che troveremo sparpagliati per i vari livelli intenti a “fare cosplay” e riprendersi a vicenda mentre imitano gli eroi dei titoli più celebri approdati su console Sony.

Ma il vero momento in cui scorre un brivido lungo la nostra schiena, seguito da incontenibili lacrimoni arriva quando, alla fine di ogni livello, ci ritroviamo davanti alla dashboard di ciascuna delle prime quattro PlayStation. Almeno uno di quei suoni di avvio ha segnato momenti importanti della nostra vita. Ci ricorda di Natali felici passati assieme ai cuginetti ansiosi di provare la nostra nuova console, di giorni in cui era la nostra unica ancora di salvezza nei momenti più tristi, di sconfitte, di vittorie e di condivisione. Più ci penso e più ricordi mi vengono in mente. E di questo devo ringraziare solo Asobi e la sua splendida, piccola creatura che risponde al nome di ASTRO’s PLAYROOM, che abbiamo la fortuna di trovare già installata all’interno delle nostre PlayStation 5. Un titolo in grado di solleticare costantemente la nostalgia dei primi anni delle console Sony con stralci di gameplay che ripropongono meccaniche di classici ormai dimenticati come Kula World o Jumping Flash, o numerosi artefatti che richiamano periferiche e accessori di cui a volte non ricordiamo nemmeno l’esistenza.

Il mio augurio è che la prossima avventura del piccolo Astro non sia solo una breve esperienza da gustare tutto d’un fiato, ma una portata principale che possa affidare al robottino di JAPAN Studio la torcia di portavoce ufficiale del marchio PlayStation in questa nuova era. Ma abbiamo davvero bisogno di un’unica mascotte, quando a rappresentare PlayStation sono decine e decine di giochi e personaggi così iconici da entrare nella storia? Probabilmente Astro è traghettatore che ci accompagnerà a scoprire o riscoprire le grandi glorie del passato, per i nostalgici giocatori già avvezzi al marchio PlayStation e per tutti coloro che vi si avvicineranno per la prima volta.

Trent’anni passati a inseguire il sogno giapponese, fra un episodio di Gundam e un match a Street Fighter II. Adora giocare su console e nelle sale giochi di Ikebukuro che ormai, per quanto lontana, considera una seconda casa.

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