SILENT HILL: dalle origini al declino, perché servirebbe un reboot della saga?

Nonostante le voci di corridoio, il destino di SILENT HILL è più incerto che mai. Ma perché ci piacerebbe giocarci nuovamente? Scopritelo nel nostro approfondimento sul franchise più spaventoso di sempre

SILENT HILL

Sono passati ormai otto anni da quando KONAMI ha rilasciato l’ultimo capitolo di SILENT HILL, saga che ha saputo ridefinire il concetto di horror all’interno dei videogames. Era infatti il lontano 1999 quando il primo capitolo del franchise venne rilasciato su PlayStation e, nonostante i paragoni con il primo capitolo di RESIDENT EVIL furono tanti, il titolo ha saputo fin da subito mostrare la sua identità mettendo le radici per una saga che negli anni è riuscita a regalare ai fan tante gioie ma anche tantissimi dolori.

In questo articolo di approfondimento vogliamo ripercorrere la storia di SILENT HILL, dai fasti dei primi capitoli fino al declino degli ultimi anni con l’apparente chiusura definitiva a nuovi sviluppi per la serie dopo il distacco di Hideo Kojima da KONAMI. Ma soprattutto, perché in questo momento sentiamo il bisogno di un ritorno del franchise? E in che modo ci piacerebbe rivederlo? Scopritelo nella nostra analisi di una delle saghe più terrificanti di sempre.

Gli anni ’90 sono stati una vera epoca d’oro per l’horror nei videogiochi. Il lancio nel 1996 di RESIDENT EVIL ha infatti spianato la strada ai terrificanti titoli di matrice giapponese, surclassando uno dei capi saldi del genere di quegli anni, Alone in the Dark, arrivando a ridefinire un genere coniando il termine survival horror. KONAMI, un po’ per eguagliare il successo riscontrato dal titolo CAPCOM, incaricò il Team Silent della creazione di un gioco che fosse capace di superare il successo del rivale soprattutto all’estero. Nonostante alcune problematiche iniziali, il team decise di utilizzare un approccio diverso da quello della software house rivale improntando la narrazione in modo che potesse coinvolgere maggiormente il giocatore, creando un’esperienza capace di unire visuali grottesche e contorte con un alto fattore di ansia e paura dell’ignoto.

La carta vincente dei primi capitoli di SILENT HILL è il fatto che i protagonisti sono solitamente persone comuni che si ritrovano in situazioni surreali senza capirne la natura, costretti alla ricerca di una via di fuga da un’incubo apparentemente senza senso. Ma un senso c’è sempre, ed è proprio nel corso di ogni gioco che i personaggi affrontano un viaggio introspettivo capace di metterli di fronte alla realtà dei fatti. Questo concetto è reso nel modo migliore in SILENT HILL 2, in cui non solo James Sunderland dovrà fare i conti con gli spettri del suo passato per superare la morte della propria moglie ma persino i comprimari si ritroveranno nella nebbiosa città alla ricerca di un qualche senso di chiusura di un burrascoso passato.

Heather Mason in SILENT HILL 3

Ed è proprio ciò che ha reso il franchise popolare, la presenza di mostri dall’aspetto grottesco e di ambientazioni claustrofobiche, ad essere solo uno specchio distorto della psiche di coloro che hanno a che fare con la nebbiosa città di Silent Hill, la vera protagonista dell’intera serie. Che si tratti dei traumi vissuti da Alessa Gillespie, costretta dalla propria madre a diventare il ricettacolo per la nascita di una divinità malevola, dei sensi di colpa di James Sunderland e Angela Orosco, della voglia di Claudia Wolf di epurare un’umanità ormai corrotta e allo sbando o della ricerca morbosa dell’affetto materno di Walter Sullivan, ogni personaggio plasma a suo modo una nuova realtà fatta di incubi e manifestazioni di ciò che hanno subito nella loro vita.

L’introspettività delle diverse narrazioni dei primi quattro capitoli di SILENT HILL è la base sulla quale si è costruito un solido gameplay e una direzione artistica da brivido. Si tratta di scelte che sono allo stesso tempo concettuali ed estremamente surreali, nulla è lasciato al caso. Persino il comparto sonoro fatto di rumori statici e angosciosi silenzi, oltre che dai magnifici brani di Akira Yamaoka, fa sì che il giocatore si ritrovi direttamente coinvolto all’interno del gioco, elevando l’esperienza horror e portandola sul piano psicologico come mai nessun altro titolo aveva fatto in passato.

Purtroppo però la saga di SILENT HILL ha subito un’incredibile frenata quando, nel 2005, KONAMI ha deciso di sciogliere il Team Silent e dare uno dei più iconici franchise horror in mano a dei team occidentali. Questo è stato il punto di partenza per un inesorabile declino fino alla scomparsa di quella che è stata una saga che negli anni ha saputo terrorizzare milioni di giocatori. Il grande successo riscosso sia con la critica che con gli utenti in Occidente, che ha portato persino alla realizzazione di due trasposizioni cinematografiche, non è bastato alla software house che in qualche modo ha cercato di dislocare il titolo in cerca di profitti più rapidi e meno dispendiosi.

Purtroppo però ciò che è venuto a mancare è la qualità che, con gli anni, era stata costruita dal lavoro del Team Silent. Il tutto è sfociato in tiepidi tentativi di emulazione dei precedenti capitoli, però con scarso successo. I drastici cambiamenti apportati al gameplay, che vertono più su meccaniche action, hanno irrimediabilmente spostato il fulcro del gioco andando a minimizzare l’impatto emotivo che i precedenti titoli della saga riuscivano a suscitare nel giocatore. Il fatto che ogni titolo venisse realizzato da una software house differente ha fatto sì poi che si perdesse un senso di continuità, rendendo la città di Silent Hill un semplice espediente narrativo quasi obbligatorio.

Dopo il rilascio di SILENT HILL HD Collection, una raccolta incompleta e curata in modo approssimativo, e di un capitolo dungeon crawler con visuale isometrica per PlayStation Vita, le sorti del franchise sembravano totalmente segnate. Ma fortunatamente il 14 agosto 2014 un piccolo faro è riuscito a riaccendere le speranze di tutti i fan della saga, almeno temporaneamente. Quel giorno infatti venne rilasciato senza alcun annuncio P.T., un misteriosissimo e cupo gioco gratuito per PlayStation 4. Nei panni di un protagonista senza volto ci trovammo a vagare per un’ambientazione claustrofobica e ripetitiva in cui solamente la risoluzione di complicatissimi puzzle ambientali ci avrebbe permesso di avanzare.

Un titolo che, per quanto breve, riusciva a parlare con la mente del giocatore portandolo in uno stato di continua confusione, ansia e panico. Un gioco che nascondeva un chiaro messaggio, SILENT HILL sta per tornare e sarà più terrificante che mai. P.T. era infatti solamente un “Playable Teaser” che, una volta portato al termine, svelava un breve trailer per il progetto SILENT HILLS di Hideo Kojima e Guillermo del Toro. Due nomi di altissimo livello nel mondo della narrazione videoludica e cinematografica, che avrebbero potuto riportare in vita la saga dopo gli anni bui appena trascorsi. Purtroppo però sappiamo bene come è finita. La rottura tra Kojima e KONAMI fece sì che il progetto venisse totalmente cestinato, lasciando così il franchise horror sospeso a tempo indeterminato in un limbo. Fortunatamente il duo Kojima/del Toro, insieme all’attore Norman Reedus (star di The Walking Dead), che sarebbe dovuto essere il protagonista di questo nuovo titolo, sono riusciti a proseguire la loro collaborazione che li ha portati poi alla creazione di DEATH STRANDING.

Murphy Pendleton, protagonista di SILENT HILL: Downpour

Negli ultimi mesi le speranze dei fan si sono riaccese, tantissime voci di corridoio sono iniziate a comparire su internet in merito a una ripresa in mano del franchise da parte di alcuni membri chiave del Team Silent. Il rumor più insistente vuole che al momento siano in sviluppo due titoli dedicati alla saga, un soft reboot e uno spin-off, entrambi per PlayStation 5. Ma perché proprio ora? Perché sarebbe il momento migliore per riprendere un franchise che da quindici anni non è riuscito a risalire sulla cresta dell’onda?

Il motivo è abbastanza semplice, CAPCOM ha dato prova che è possibile fare un passo indietro e riportare i survival horror agli antichi splendori abbandonando le atmosfere action per un approccio più claustrofobico capace di creare un senso di impotenza e ansia nel giocatore. Con tanti nuovi titoli horror che si affacciano sul mercato, l’entusiasmo per il genere è di nuovo alle stelle e questo sarebbe il momento migliore per un possibile comeback della saga KONAMI. Ma quale sarebbe il modo migliore per farlo?

La nuova tecnologia presentata dalle prossime console in arrivo fa pensare che la scelta migliore sarebbe un reboot, ricostruire da zero un franchise che è stato per anni bistrattato. Avere tra le mani una nuova piattaforma equivale a poter sperimentare dei modi innovativi per rendere l’esperienza di SILENT HILL moderna e attuale, riportando allo stesso tempo quel senso di orrore psicologico che per anni è mancato all’interno della saga. Ripartire da capo, non andando a cancellare il passato ma semplicemente dando la possibilità alla città di tornare a terrorizzare le menti di una nuova generazione di giocatori.

James Sunderland nell’enigmatico prologo di SILENT HILL 2

Personalmente credo che l’approccio migliore sarebbe quello di creare un titolo simile a SILENT HILL 2, in cui la città possa fungere da base per aiutare un nuovo cast di protagonisti a risolvere i traumi che hanno segnato le proprie vite, creando per loro un’esperienza grottesca che rifletta le loro paure più recondite. Ovviamente al momento è solamente una speranza, nonostante il rumor vada avanti da qualche mese non c’è mai stata una conferma da parte di KONAMI o dei membri del Team Silent. Nonostante ciò, ci sono alcuni misteri che circondano il franchise, come l’apertura di un nuovo account Twitter e le particolari dichiarazioni, poi smentite, di Junji Ito. Non ci resta dunque che attendere e sperare di poterci immergere nuovamente in una delle saghe più terrificanti della storia dei videogiochi.

Raro esemplare di panda sardo cresciuto a bambù e JRPG. Soffre di sindrome di Stoccolma nei confronti di SQUARE ENIX, ed è disposto a privarsi del sonno pur di spulciare all’inverosimile ogni titolo gli capiti fra le mani.

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