Oggi, 25 aprile, si festeggia la liberazione italiana dal nazifascismo, avvenuta nel 1945, nel quale questo giorno coincide con l’inizio della ritirata dei soldati fascisti e nazisti da Salò, Torino e Milano, accompagnata da una generale rivolta della popolazione in tutto il Nord Italia. Una data simbolo, così come lo è diventato anche il celebre film di Miyazaki, “Porco Rosso” (in Giappone “Il maiale cremisi”) nel quale il regista, supportato dal sempre ottimo lavoro dello studio Ghibli, è riuscito dove molti documentari o film hanno fallito: mantenere vivo l’interesse e il ricordo per la guerra di liberazione italiana.
Basato sul manga Hikōtei Jidai (L’era degli idrovolanti) scritto da Miyazaki stesso, questo film del 1992 ha il pregio di incanalare emozioni, scenari e atmosfere tipicamente italianeggianti, trasmettendo al contempo, attraverso il protagonista Marco Pagot, un importante quanto semplice messaggio sulla lotta di quell’epoca: “Piuttosto che diventare un fascista, meglio essere un maiale”.
L’asso dell’aviazione italiana, che ha preso le sembianze di un porcello a seguito di un misterioso incantesimo, trovandosi in completo disaccordo con l’ideologia degli occupanti inizia infatti a cacciarli, seminando il terrore nel nord Italia e nel mare adriatico. Solamente l’arrivo dell’asso statunitense, Donald Curtis, lo metterà in difficoltà, ma grazie all’aiuto dei suoi amici (tra i quali Arturo Ferrarin, Madame Gina e Fio Piccolo) riuscirà ad affrontare i continui assalti dei nemici. Se Marco Pagot riuscirà a vincere questa battaglia, sia fisica che personale, non ve lo riveliamo, così che possiate apprezzarlo fino alla fine. Così come vi consigliamo di guardarlo anche per altri due motivi: la miriade di omaggi, con tanto di citazioni, fatte all’aviazione nostrana, e sicuramente per la bellezza dei paesaggi rappresentati.
Che Miyazaki adori le battaglie aeree è una certezza… Totoro, Laputa, Il Castello errante di Howl, sono molte le scene rappresentate, ma qui si arricchiscono di dettagli storici, con personaggi, a volte reali, che guidano aerei anch’essi realmente esistiti: a esempio, l’acerrimo avversario Donald Curtis guida una copia di velivolo molto simile all’RC-2 della Seconda Guerra Mondiale, e lo stesso Porco Rosso vola su un Savoia-S.21 (un aereo storico, in questo caso però corrispondente ad un Macchi M.33)… tralasciando i piccoli errori “storici” gli areoplani sono comunque splendidamente dettagliati.
Ma la parte che più apprezzabile è certamente l’ambientazione: anche in questo caso non si tratta di rappresentazioni fedeli per intero, ma l’ispirazione si sente nel profondo: Milano e i suoi navigli, adoperati per il decollo degli idrovolanti, i bellissimi ponti ricalcati su quelli del Po, la bellezza del lago maggiore con il suo isolotto di San Giovanni, per non parlare delle varie scene ambientate sul mare adriatico e sulla costa della Croazia. Paesaggi che riscaldano il cuore, con cieli sereni e distese verdeggianti, e che per un attimo ti fanno dimenticare gli orrori della guerra che è alla base del film.
Per la serie “ma ha anche dei difetti” questa radiosità di fondo è forse uno dei punti cardine di quest’ottimo prodotto. Potremmo citare i dialoghi a volte forzati o poco realistici, la non totale malvagità di alcuni personaggi, ma il finale aperto, pur disseminato di indizi, lascia una leggera amarezza al termine della visione. Ho spesso pensato che però, questa vaghezza potrebbe essere proprio uno dei significati più profondi del film: la lotta all’antifascismo è terminata nel 1945, ma nella realtà non vi è mai un vero fine perché in questa lotta di ideali solo i sopravvissuti (come è stato rappresentato proprio il protagonista di Porco Rosso) possono trasmettere appieno il ricordo di quegli orrori. Perché senza memoria, frasi come “quel periodo ritornerà solo quando i maiali voleranno” rischia di non essere così distante come si pensa.
Porco Rosso è disponibile ora su Netflix e potete facilmente raggiungerlo seguendo questo link.