Nella Belles Fleur Academy si trova un giardino leggendario, i cui fiori possiedono una bellezza che non si perde mai con il passare del tempo. Il giardino e la sua splendida flora sono l’orgoglio del corpo studentesco, e forniscono grande ispirazione per rimanere concentrati nel raggiungere i propri sogni. Sin dalla nascita dell’accademia, centinaia di anni prima, a nessun estraneo è stato concesso il privilegio di mettere piede al suo interno. Almeno fino ad oggi, giorno in cui l’accademia ha aperto le proprie porte al primissimo studente trasferito. Si tratta di una mera coincidenza, o il giardino si sta preparando a regalare un altro miracolo?
Un miracolo. È esattamente questo il termine giusto per descrivere l’arrivo di Omega Labyrinth Life nel nostro paese. Questo titolo non è infatti l’inizio di un’opera, ma bensì una new entry di una serie ormai avviata, al suo debutto ufficiale in Occidente. Sebbene il suo predecessore non ce l’abbia fatta, stavolta D3 PUBLISHER è stato forte abbastanza da riuscire a renderlo disponibile sulle nostre console lo scorso 1 Agosto, in contemporanea mondiale. Sarebbe una bella favola se tutto finisse qui, ma purtroppo fantasia e realtà sono molto diverse. Il gioco, purtroppo, è nato in pieno periodo di censure in casa Sony, costringendo lo sviluppatore a dividerlo letteralmente in due versioni: Omega Labyrinth Life è il nome dell’edizione Nintendo Switch, completa di tutti i suoi contenuti e meccaniche che contraddistinguono la serie, mentre Labyrinth Life è il nome di quella destinata a PlayStation 4 che, ahimè, porta con sé numerose censure. Analizziamole entrambe.
- Titolo: Omega Labyrinth Life / Labyrinth Life
- Piattaforma: Nintendo Switch, PlayStation 4
- Versione analizzata: Nintendo Switch, PlayStation 4 (EU)
- Genere: RPG, Roguelike
- Giocatori: 1
- Software house: D3 PUBLISHER
- Sviluppatore: Matrix Software
- Lingua: Inglese (testi), Inglese e Giapponese (doppiaggio)
- Data di uscita: 1 Agosto 2019
- Disponibilità: digital delivery
- DLC: non annunciati
- Note: la versione Nintendo Switch presenta tutti i contenuti originali, su PS4 il gioco è censurato
È il nostro primo giorno presso la Belles Fleur Academy, la scuola tutta al femminile dove ci siamo appena trasferite. Sembrerebbe il classico inizio di un altrettanto classico lavoro di fantasia nipponico, dato che praticamente tantissime opere, sia videogiochi che altri media, iniziano proprio così. Eppure stavolta c’è qualcosa di diverso: tutti gli occhi sono puntati su di noi, in quanto prima studentessa in assoluto a essersi trasferita da quando la scuola è stata fondata centinaia di anni prima. Vestiremo quindi i panni della gioiosa Hinata Akatsuki, intenta a iniziare al meglio questa nuova parte della sua vita, ma non avremo nemmeno il tempo di ambientarsi nell’accademia che uno strano fenomeno si manifesterà appena messo piede nel giardino. Ci ritroveremo all’interno di un luogo sconosciuto, una sorta di strano labirinto da cui dovremo uscire a tutti i costi, guidati solo da una lontana voce amica. Non solo questo strano posto presenta al suo interno oggetti, talvolta anche pericolosi, come armi o scudi, ma persino strane creature che pare non abbiano la minima intenzione di lasciarci uscire se non costrette con la forza.
Dopo esser fuggiti, con un po’ di fatica, è giunto il momento di fare il nostro esordio ufficiale nella scuola, presentandoci alla classe e alle nostre stravaganti compagne. In men che non si dica saremo riusciti ad ambientarci al meglio e tutto andrà a gonfie vele: un inizio magnifico! O quasi…
Non appena ci verrà data l’opportunità di esplorare l’esterno dell’accademia e conoscere alcuni dei particolari personaggi che ci accompagneranno in questa avventura, ecco che si presenterà un altro strano fenomeno, che stavolta minerà il fiore sacro, simbolo del leggendario giardino e della stessa scuola. L’Omega Power scaturito da questo luogo è fuori controllo, e ha trasformato parte del giardino in un labirinto, esattamente la stessa cosa accaduta al nostro arrivo; dal momento che l’incidente ci sembrerà familiare (e che la colpa di tutto questo ricadrà su di noi, in quanto primissima studentessa trasferita nella scuola), dovremo farci carico di ristabilire la normalità e il nostro buon nome addentrandoci al suo interno, in compagnia della nuova amica Berune Orenji. Il fiore sacro è ormai appassito, ma grazie a un piccolo seme è possibile farlo rinascere e farlo splendere nuovamente a protezione del luogo, ma per riuscirci sarà necessario nutrirlo con del Soma, un liquido situato all’interno dei labirinti. Non c’è altra soluzione: se vogliamo riportare tutto alla normalità, dovremo rimboccarci le maniche.
La narrazione del titolo scorre tranquilla, abbastanza spensierata e, sebbene l’incidente che ha coinvolto l’accademia sia ancora in pieno svolgimento, la vita scolastica nostra e degli altri studenti continua senza troppi problemi. Una storia alquanto leggera, e se devo dirla proprio tutta a tratti anche poco enfatica, ma tenendo conto del fanservice e delle bestemmie tirate nei dungeon, probabilmente solo in pochi ci faranno caso.
Finché morte non ci separi
Sin dal primo passo mosso all’interno del labirinto-tutorial, Omega Labyrinth Life si presenta ai giocatori non solo come un semplice dungeon crawler, ma a grandi linee come roguelike, caratterizzato da un battle system che si svolge in maniera congiunta all’esplorazione, ma dettato comunque dai turni. Ogni nostro movimento all’interno dei dungeon corrisponde a un movimento delle creature che vi si trovano al suo interno, le mappe verranno generate casualmente ogni volta che vi entreremo, ma soprattutto ci sarà la perdita di tutti gli oggetti in nostro possesso ad ogni sconfitta riportata. Insomma, non parliamo di morte permanente, fattore per il quale questo genere è conosciuto, ma si tratta comunque di una gran rottura di coglioni. Scherzi a parte, ci troviamo davanti a un gioco che, nonostante il comparto narrativo si presenti come un qualcosa di incalzante ma allo stesso tempo tranquillo, con la nostra vita scolastica che continua imperterrita tra un dungeon e l’altro, ci mette tra le mani una patata bollente, un titolo che ci costringerà a ponderare bene ogni azione intrapresa. Perché, se da un lato inizialmente ci porterà a pensare “E che ce vo’!”, dall’altro ci lascerà privi di sensi a dover ricominciare da capo senza se e senza ma.
Ci troviamo infatti davanti a un genere che, sinceramente, non so quanto ritenere adatto a un titolo simile. Diciamo che, a primo impatto, se penso a un prodotto simile mi aspetto qualcosa con un coinvolgimento pari a CRIMINAL GIRLS, un gioco che mi ha davvero sorpreso e ha catturato la mia attenzione, non un esemplare così ostico di RPG, non adatto a tutti i palati. D’altronde si sposa con la sua caratteristica principale, ovvero la mole di fanservice racchiusa al suo interno, che può non essere apprezzata da tutti. Ci troviamo davanti a un titolo di nicchia nella categoria dei titoli di nicchia. Insomma, una nicchia alla seconda.
You can leave your hat on
Hinata e Berune non saranno le uniche due a entrare in azione all’interno dei dungeon, ma avremo a nostra disposizione un cast di più personaggi piuttosto ampio fra cui poter scegliere, con la possibilità di esplorare sia in solitaria che in coppia, senza l’obbligo di rimanere necessariamente incollati alla protagonista. Per ogni dungeon superato, il livello e l’esperienza dei personaggi usati verranno resettati, ripartendo sempre da 1 indipendentemente dal punto della storia in cui saremo arrivati. Una caratteristica utile, in un certo senso, in quanto ci permette di usare a piacimento tutti i personaggi senza dover starsene con il pensiero di doverli livellare tutti quanti, o senza dover lasciare indietro quelli di più basso livello e quindi più deboli.
Le eroine che invece non porteremo con noi nell’esplorazione, man mano che le avremo sbloccate, entreranno comunque nei vari dungeon per conto loro, agiranno in modo autonomo e, quando le incontreremo, ci verrà richiesto se vorremo sostituire il partner attuale con il suddetto personaggio. Ad aumentare la difficoltà offerta da un genere di gioco già pericoloso di suo, arrivano quelli che a me piace chiamare i rompicoglioni. Mi spiego meglio: all’inizio ho detto che in questo gioco è necessario pianificare ogni cosa al meglio, perché non ci sarà concesso lasciare nulla al caso. Non potremo esplorare i dungeon a nostro piacimento, perché oltre alla presenza di trappole nascoste, più tempo passeremo all’interno e più rischieremo di veder arrivare il Mietitore, che non si farà problemi a ucciderci in un colpo solo, a prescindere da dove ci troveremo. Non ci sarà concesso nemmeno prendere alla leggera il negozietto della preside all’interno dei dungeon, infido perché non richiederà il pagamento immediato: gli oggetti potranno essere consumati sul posto e solo all’uscita dovremo pagare; se non avremo moneta verremo etichettati come ladri e giustiziati sul posto. Questi sono solo due degli imprevisti che ci aspettano all’interno di Omega Labyrinth Life, che attendono cautamente il momento esatto in cui abbassiamo la guardia, in cui le spalle rilasciano la tensione accumulata e iniziamo a rilassarci, per fotterci duro e senza vasellina.
Ed è qui che entra in gioco la componente fanservice, sporadici segmenti di gioco che inframezzano le imprecazioni e ci permettono VERAMENTE di calmarci e rilassarci in tutta tranquillità. A partire dalle pozze termali situate nei dungeon, dove potremo recuperare energia vitale mentre ci si gusta una bella illustrazione interattiva della nostra eroina intenta a farsi un bel bagno rilassante; troviamo poi il mini-game carta, sasso e forbici ma giocato con le tette (non chiedetemi come sia possibile. È possibile e basta), o anche la meccanica di gioco che io preferisco più di tutte: quella dello schizzo. Come contorno, il gioco offrirà una sorta di porzione gestionale dell’accademia, dove saremo chiamati a cambiare a nostro piacimento sia la disposizione di strutture come panchine, lampioni e così via, ma anche la disposizione dei fiori nel giardino, con la possibilità di piantarli e raccoglierli secondo precisi lassi di tempo e annaffiarli con acqua o liquidi differenti per garantire la crescita nel minor tempo e altri benefici. E sì, credo proprio che con “acqua o liquidi differenti” avrete già capito a grandi linee in cosa consiste questa feature: attraverso una sorta di mini-game che sfrutta lo schermo touch su Nintendo Switch, dovremo far schizzare la ragazza e, per unire l’utile al dilettevole, potremo imbottigliare e usare tale liquido per annaffiare le piante. Geniale. Già da questo avrei voluto dare 20 su 5 al gioco, se solo non fosse per il fatto che tutta la fase di contorno, la gestione del campo, dei fiori e via dicendo, è decisamente sottotono rispetto a tutto il resto.
Un’altra caratteristica da tenere sempre sotto controllo nei vari dungeon è la fame, rappresentata da uno specifico indicatore che diminuirà seguendo i nostri movimenti. Sarà possibile ripristinarlo semplicemente rifocillandoci, acquistando appositi cibi o cucinandoli interagendo con un certo NPC. Più questa barra scenderà, più la fame si farà forte, più il nostro personaggio diventerà debole e vulnerabile a tutto. E mi pare di avervi già detto che a ogni sconfitta perderemo tutti gli oggetti, no? Niente paura, ci saranno alcuni metodi utili a salvare alcuni di essi, anche se non saranno propriamente eterni.
La vita senza Omega
La nostra recensione si basa principalmente sulla versione Nintendo Switch del gioco, in quanto non censurata e completa di tutti i suoi contenuti. Avendo provato anche la versione PlayStation 4, chiamata solo Labyrinth Life, personalmente posso ritenerla un prodotto che non ha senso di esistere. Siamo sinceri, nonostante il fulcro principale e maggiormente apprezzabile del gioco sia la sua natura di roguelike, è il fanservice la precisa componente che contraddistingue questa serie. Che piaccia o no, è un lato importante di Omega Labyrinth, e andare a contaminarlo danneggia irrimediabilmente il prodotto e ne allontana i giocatori interessati.
Tra le censure presenti su PS4 possiamo annoverare l’aumento del vapore durante i bagni alla pozza termale, che coprono maggiormente le forme delle varie eroine, passando a dei netti salti di scena per alcune delle meccaniche secondarie e dei mini-game touch, o nel caso del tit-o-toe (il carta-sasso-forbici giocato con le poppe) troviamo immagini differenti. La crescita del seno tuttavia, conquistata nei dungeon dopo svariate battaglie grazie all’ottenimento dell’Omega Power, è rimasta invariata in quanto non rappresenta di per sé una scena oltremodo spinta, se confrontata con il livello di piccantezza offerto dalle altre meccaniche descritte poco più sopra. Il cerchio si chiude infine nella galleria, contenitore delle varie illustrazioni sbloccate nel corso del gioco, che presenterà solo le immagini normali e non quelle più spinte… e già questo dovrebbe farvi capire la portata delle censure applicate alle caratteristiche più ammiccanti che, come già ribadito, sono l’essenza stessa del titolo e della serie a cui appartiene.
Life is a Labyrinth
Omega Labyrinth Life affianca a una componente narrativa, composta da ottime illustrazioni per i personaggi e le varie scene ecchi/fanservice, una grafica 3D in stile super deformed, usata sia per l’esplorazione dell’accademia che per i dungeon. Per quanto avrei preferito una visualizzazione normale, si può benissimo scendere a compromessi, in quanto il formato SD si sposa davvero bene con il tipo di esplorazione offerta e il genere roguelike. Si tratta infatti di un gioco che rende al meglio se giocato in modalità portatile, sia per un migliore impatto visivo che per alcuni dei mini-game in salsa erotica, che offrono tutti funzionalità touch che li rendono fruibili in modo veloce e immediato, al contrario di quanto accade in modalità TV, nella quale ci ritroveremo a spostare con l’analogico un cursore a forma di mano. È giocabilissimo in entrambe le modalità, ma mi sono ritrovato più volentieri a giocarlo comodamente in portatile.
Un po’ piatto e abbastanza sottotono è invece il comparto sonoro: nonostante il tema durante l’esplorazione della scuola riesca in qualche modo a calcare l’atmosfera, quello all’interno dei dungeon spesso e volentieri la smorza in malo modo. Ammetto di aver giocato principalmente con il volume totalmente azzerato.
A chi consigliamo Omega Labyrinth Life?
Questo è un tasto davvero dolente per Omega Labyrinth Life, in quanto sia per la sua natura provocante e colma di fanservice, sia per il suo ostico gameplay da roguelike, mi sento di consigliare il titolo solo a coloro che sanno quello a cui vanno incontro, a quelli che conoscono questa precisa tipologia di gioco e si trovano a proprio agio con la tematica matura dei contenuti ecchi. Si tratta infatti di un titolo che offre un discreto senso di sfida, che richiede pianificazione e, soprattutto, tanta pazienza nel non scoraggiarsi in caso si venga fatti fuori più e più volte, senza stufarsi o abbandonare il gioco esasperati. Ovviamente sto parlando della versione Nintendo Switch del gioco, perché quella PlayStation 4 non mi sento di consigliarla proprio a nessuno, sia per le varie censure, sia perché la natura ibrida di Switch offre molte più possibilità rispetto a quella casalinga di PS4.
- Ottimo senso di sfida dato dal gameplay
- Fanservice divertente e spesso utile ai fini di gioco
- Dungeon un po’ scialbi
- Storia abbastanza sottotono
- Crescita dei fiori e gestione del giardino abbastanza noiosa
- Censuratissimo su PlayStation 4
- Prezzo troppo alto per un gioco solo digitale
Omega Labyrinth Life / Labyrinth Life
Che dura la vita alla Belles Fleur Academy
Omega Labyrinth Life è un titolo particolare e non adatto a tutti, il cui gameplay risulta ottimo e divertente per i giocatori più esperti in cerca di qualcosa che li metta alla prova; chi è in cerca di un titolo tranquillo, tuttavia, potrebbe ritrovarsi per le mani un prodotto che, se fosse uscito in formato retail, avrebbe riposto sullo scaffale, o peggio riportato a negozio dopo pochissimo tempo. Come ribadito più volte, sia la sua essenza soft-erotica che il suo cuore da roguelike limitano drasticamente la fetta di pubblico verso cui il gioco è indirizzato, rendendolo ancora più di nicchia fra i giochi di nicchia. A rappresentare il vero problema non è solo la trama, abbastanza sottotono e trascurabile, ma anche l’intero contorno composto dal giardino: piantare i semi e raccogliere i fiori a lungo andare risulta davvero noioso. Un peccato, perché Matrix Software poteva creare un prodotto decisamente più divertente sotto tanti punti di vista, che potesse rappresentare più di un mero passatempo che pare non puntare in nessuna direzione. Si tratta di un gioco che mi sono goduto solo in parte, che mi ha regalato qualche bel momento e strappato più di una risata, ma che alla lunga è risultato, purtroppo, alquanto pesante da portare a termine.