Continuiamo la nostra rassegna di titoli provati all’evento post-E3 di Nintendo, nel corso del quale abbiamo avuto modo di giocare alla stessa demo che i nostri colleghi d’oltremare provarono il mese scorso allo showfloor dell’E3 a Los Angeles, con The Legend of Zelda: Link’s Awakening.
Questo remake del titolo del 1993, da molti insperato, ha sorpreso i giocatori di tutto il mondo con una veste grafica piuttosto inusuale e anche chi vi scrive ne era rimasto inizialmente perplesso, almeno dal primo materiale video a disposizione: dopo aver messo le mani sul titolo invece quasi tutti i miei dubbi sono stati fugati. Rispetto alle altre demo disponibili, quella di Link’s Awakening è stata la più “libera”; invece di una sequenza scriptata con un inizio e una fine, l’unico limite era quello dei quindici minuti di tempo, in cui ho potuto provare sia un pezzo di quest principale che alcune quest secondarie.
La demo copre i primi segmenti di gioco, a partire dal naufragio di Link sull’illusoria Isola di Koholint e il suo salvataggio da parte di Marin, un’abitante del villaggio di Mabe, che riesce a portarlo nella sua capanna. Dopo una brevissima introduzione che fungerà da tutorial in cui recupereremo il nostro scudo e la nostra spada, saremo liberi di esplorare l’isola scegliendo se seguire la quest principale che ci porterà nel Bosco Misterioso per seguire le tracce del misterioso Pesce Vento, oppure risolvere i problemi ben più banali dei cittadini del villaggio di Mabe, vere e proprie quest secondarie che ci faranno guadagnare rupie o ottenere oggetti che poi risulteranno utili nel corso dell’avventura come parti di Cuore per aumentare la vita massima o strumenti necessari a superare ostacoli di gioco, come nel caso della pala o dell’arco.
In generale l’esplorazione nell’overworld è molto scorrevole vista la totale assenza di schermate di caricamento che invece fanno capolino quando entriamo in un edificio o un dungeon, e anche il nuovo stile grafico 3D, un po’ chibi ed estremamente cartoonesco rende molto facile distinguere nemici e vie alternative dal semplice terreno; anche se inizialmente può sembrare strano, ci si fa l’abitudine in fretta. Il combattimento è quello tradizionalissimo visto nei primi The Legend of Zelda: una semplice “danza” in cui sarà necessario difendersi con lo scudo e poi sfruttare i momenti in cui i nemici abbasseranno la guardia per colpirli con la spada. Anche tutte le aree di gioco, ovviamente, sono rimaste uguali in ogni centimetro al classico per Game Boy (almeno per quanto ho potuto vedere di persona, anche confrontando la demo con il gioco originale).
I dialoghi e l’interfaccia di gioco sono tradotti in italiano, e le uniche novità apportate riguardano principalmente la qualità della vita per i giocatori, che ora possono avere comodamente una mappa di gioco a tutto schermo in cui piazzare persino delle puntine per ricordarsi di posti importanti; un sistema di inventario decisamente più leggibile e, ovviamente, la sopracitata veste grafica completamente nuova, che sembra perfetta per una console come Nintendo Switch. L’unico aspetto che mi ha lasciato dubbioso alla fine della demo è stato il sistema di movimento di Link: muovendo quest’ultimo in tutte le direzioni anzichè girarsi a 360º cambia istantaneamente direzione senza alcuna animazione. Il rappresentante di Nintendo che mi assisteva non mi ha saputo dire se si trattasse di una mancanza tecnica non ancora inserita in questa demo, oppure di una scelta stilistica deliberata e nostalgica.
Insomma, questo The Legend of Zelda: Link’s Awakening sembra avviarsi verso un futuro radioso come uno di quei remake maniacalmente fedeli al proprio “antenato” e per questo in grado di catturarne lo spirito originale che aveva fatto innamorare così tante persone. Non solo: credo che il modo in cui si presenta al pubblico potrebbe catturare anche l’interesse di nuovi fan, magari anche fra i più giovani. Noi, nel frattempo, aspettiamo di vederne di più, ricordandovi che l’uscita è prevista per il 20 settembre, in esclusiva per Nintendo Switch.