Fate/stay night: Heaven’s Feel II. lost butterfly – Recensione

Scopriamo insieme l’ultimo appuntamento della stagione animata Nexo Digital: Fate/stay night: Heaven’s Feel II. lost butterfly

FATE/STAY NIGHT HEAVEN’S FEEL II. lost butterfly

Apertasi il 23 e 24 marzo con il film di My Hero Academia THE MOVIE: Two Heroes, la prima fase degli anime al cinema targata Nexo Digital giunge ora al termine con Fate/stay night: Heaven’s Feel II. lost butterfly (劇場版 Fate/stay night [Heaven’s Feel] II.lost butterfly). Al cinema soltanto per il 18 e 19 giugno del 2019, Fate/stay night: Heaven’s Feel II. lost butterfly ripercorre gli eventi del primo capitolo, dove il protagonista, Shirō Emiya, non più al fianco di Saber, la sua servant, si ritroverà da solo ad affrontare le minacce che riguardano la rinnovata guerra per conquistare il Sacro Graal. Perno di questo capitolo è la situazione di Sakura Matou: è sempre più posseduta da un male che di giorno in giorno si aggrava sempre più.

Come ogni capitolo centrale di una trilogia che si rispetti, lost butterfly segue la dinamica del punto centrale: il leit-motiv effettivo è quello di ripercorrere le basi lasciate dal primo capitolo pur approfondendo i propri punti focali, gettando delle basi consistenti per il gran finale.

Se da una parte infatti possiamo avere degli scontri all’interno del minutaggio della pellicola, i rapporti coi personaggi sono molto più approfonditi con delle sequenze anche piuttosto lente per causa di forza maggiore; dare degli effettivi motivi allo spettatore di poter provare empatia, simpatia, antipatia e/o comprensione riguardo il proprio cast di personaggi e ciò che lost butterfly ricerca più in assoluto. Quello che effettivamente lascia il tempo che trova è il dover necessariamente accontentarsi della spiegazione già introdotta l’anno scorso col primo capitolo della trilogia, ragion per cui il pubblico ideale per questo secondo Heaven’s Feel è quello appassionato, che è molto avvezzo alle dinamiche di Fate/stay night: ciò non significa però che il crescendo di questo capitolo di intermezzo non sia fruibile anche al neofita del brand.

FATE/STAY NIGHT HEAVEN’S FEEL II. lost butterfly

Prima fra tutte, la colonna sonora è di un’imponenza incredibile, con brani orchestrati  di un pathos devastante che, accompagnati a delle sequenze d’azione molto ben curate, rendono la scena in atto molto incisiva. Un merito che la compositrice Yuki Kajura continua a tener stretto, data la longeva collaborazione col brand di Fate/stay night, nulla togliendo al brano tema del film di Aimer, “I beg You”: la talentuosa cantante, che già abbiamo potuto largamente apprezzare coi suoi brani nelle sigle d’apertura e chiusura di Mobile Suit Gundam UC, rende così ancora più prezioso il comparto musicale di questa serie.

Parlando invece del livello di animazione, lo studio ufotable ha dimostrato che il budget sa spremerlo a dovere quando si tratta di un lungometraggio: le scene d’azione sono state di una meraviglia soverchiante con sequenze piene di frame, dunque di una fluidità superlativa. Senza dover necessariamente far spoiler lo scontro più lungo di tutto il film ha dimostrato una minuziosità nel sakuga (animazione di gran qualità impiegata in scene chiave) davvero interessante, ricollegandosi poi alla colonna sonora sopracitata creando così un connubio fantastico.

Fate/stay night: Heaven’s Feel II. lost butterfly

Il regista nonché storyboarder e direttore delle animazioni Sudō Tomonori ha orchestrato delle sequenze veramente iconiche, sicuramente perché, data la sua immensa praticità col brand di Fate/stay night, ha saputo valorizzare appieno i momenti critici osando alla perfezione le tempistiche che contraddistinguono questo secondo capitolo della trilogia. Ciononostante può sicuramente essere un’arma a doppio taglio questo incredibile impegno nello spingere in animazioni effettivamente impressionanti, come accade per esempio in alcuni segmenti del film, dove non sta succedendo nulla di spettacolare ma sono talmente animati bene che sembra debba esserci un climax, ma considerandone il contesto e che questa drammaticità intensissima è un punto cardine della riconoscibilità dell’intrattenimento nipponico, va benissimo così.

Su un piano invece molto più pratico, le tempistiche del film sono ben dosate per quanto comunque impostate per andare effettivamente a creare l’atmosfera per il capitolo finale, dove ci sarà l’effettivo climax. Il cast abbastanza ristretto ha avuto dei bei momenti in cui poter interagire, così come anche approfondire il rapporto fra Master e Servant che, a conti fatti, hanno delle linee molto chiare da seguire ai fini della trama: alleanze e ostilità aperte e chiuse come fossero zanzariere in periodo estivo non sono poi così tanto male una volta che si prende confidenza con questo tipo di mentalità.

D’altro canto invece non risulta scialba la morale in dubbio del protagonista Shirō, che si prodiga tra il complesso del paladino della giustizia senza macchia e senza paura e il voler buttare il mondo in ginocchio per un semplice tornaconto personale. È piuttosto soddisfacente veder crollare su se stessa la figura dell’ideale del paladino, perché alle spalle c’è un ragionamento fondamentalmente umano. Voler perseguire una linea di pensiero fino alla fine vuol dire precludere alcune delle cose più importanti che si possono trovare nella propria vita, indi per cui l’obbligo morale viene meno e iniziano a insediarsi dei grossi dubbi che sempre più si fanno strada come fossero tarli affamati in uno Stradivari.

L’effetto farfalla che apre all’apocalisse

Fate/stay night: Heaven’s Feel II. lost butterflyIn conclusione Fate/stay night: Heaven’s Feel II. lost butterfly è una pellicola fondamentalmente buona che agli appassionati molto probabilmente piacerà, e dopo aver recuperato il primo capitolo probabilmente anche gli estranei alla serie potrebbero volersi avvicinare. Come ho detto poco sopra il livello qualitativo è davvero molto alto, è stato impiegato il budget e sono state rispettate delle consegne, le animazioni sono buone quando devono essere curate e la musica crea i crescendo adeguati quando deve dare determinati punti di pathos.

Fate/stay night: Heaven’s Feel è una gradevolissima sorpresa anche come punto di partenza con questo brand, e questo secondo capitolo risulta molto ben curato; il suo unico difetto è l’edizione italiana, che mantiene ancora il problema delle pronunce dei nomi… ma questo son soltanto io che sono un pignolo senza speranza. A livello di adattamento invece sembra piuttosto scorrevole, il che è credibile senza dover necessariamente perdersi in voli pindarici inutili, senza contare che in moltissimi aspetti la sintesi è una peculiarità chiave, considerando che parte dal presupposto che il proprio spettatore sappia a priori cosa stia accadendo. Ragion per cui non è difficile per una persona estranea alla serie trovarsi davanti determinate sequenze e chiedersi cosa stia succedendo, ma ciò non preclude l’intrattenimento che il film può riservare a chiunque lo stia guardando: partire da questo secondo capitolo potrebbe spaesarvi, ma potrebbe lasciarvi comunque un’ottima impressione.

Fatidicamente consigliato

Maestro di Karate e Amicizia: temprato dall’intrattenimento nipponico vecchia scuola e dal collezionismo, il suo sogno è quello di avere in giardino lo Unicorn Gundam di Odaiba.

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