PUNCH LINE – Recensione

A due anni dal suo esordio nipponico, il publisher PQube ci fa dono dello stravagante PUNCH LINE. Meglio tardi che mai! O forse no…?

PUNCH LINE – Recensione

PUNCH LINE – RecensioneDopo un susseguirsi di stravaganti eventi che lo hanno visto come uno dei passeggeri di un autobus dirottato, il giovane Yūta Iridatsu si ritroverà a trascorrere del tempo come “fantasma” — il tutto dopo esser stato trascinato fuori dal proprio corpo che, adesso, è abitato da un altro spirito. Ripresa conoscenza, Yūta si ritroverà nell’abitazione in cui vive con singolari coinquiline Mikatan, Ito, Meika e Rabura e, guidato dal gatto/spettro veterano Chiranosuke, dovrà riuscire a tornare nel suo corpo cercando di interagire con le ragazze che animano la casa. Ma il tutto dovrà esser fatto con la dovuta attenzione: se la vista di un semplice paio di mutandine riesce ad attivare il suo potere originale, due sono grado di mandarlo in sovreccitazione e causare addirittura la distruzione della Terra.

Da questa serie animata, realizzata dallo studio MAPPA e originariamente andata in onda nel 2015 sulle televisioni nipponiche, è stato realizzato anche un videogioco per PlayStation 4 e PS Vita che ha originariamente esordito in Giappone nell’anno successivo con il semplice titolo PUNCH LINE (che poi è lo stesso dell’opera originale, senza sottotitoli né altro). Da lì, ci sono voluti ben due anni prima che il publisher PQube si rendesse conto della popolarità dell’opera, decidendo quindi di portarlo anche sugli scaffali occidentali. Meglio tardi che mai, no?

  • Titolo: PUNCH LINE
  • Piattaforma: PlayStation 4, PS Vita
  • Genere: Visual Novel, Puzzle
  • Giocatori: 1
  • Software house: 5pb.
  • Sviluppatore: 5pb., MAGES.
  • Lingua: Inglese (Testi), Giapponese (doppiaggio)
  • Data di uscita: 31 agosto 2018
  • Disponibilità: retail, digital delivery
  • Note: disponibile in edizione limitata con artbook, colonna sonora, portachiavi, collare e… maschera da piccione

Bad End

La sovreccitazione è una brutta bestia, lo sappiamo, così come ne è ben consapevole il giovane protagonista Yūta Iridatsu, che invece di potersi gustare in tutta tranquillità un po’ di sano fan service, è chiamato a evitarlo a tutti i costi. Pena: la distruzione della terra da parte di un meteorite. Cose di tutti i giorni insomma.

Per quanto si possa pensare a mille generi in cui sviluppare un gioco basato su questa serie, gira che ti rigira, la soluzione è una sola: quella scelta definitivamente per questo gioco. PUNCH LINE è infatti una stravagante visual novel la cui narrazione è affidata nientemeno che al grande Kotaro Uchikoshi, autore dell’apprezzatissima saga ZERO ESCAPE. La sua peculiarità, oltre che nella realizzazione principalmente in 3D a cui di tanto in tanto si affiancheranno sporadiche illustrazioni e più frequenti spezzoni animati, è data dalla presenza di un lato tipicamente puzzle utile a spezzare il ritmo della semplice lettura, differenziandolo da un buon 90% di titoli appartenenti al genere di cui questo gioco fa parte.

Inizieremo a muovere i primi “passi” dopo una ricca introduzione al gioco e ai suoi personaggi, lasciandoci praticamente in compagnia dell’unica entità in grado di vederci: gatto Chiranosuke, che ci spiegherà tutto quello che c’è da sapere sulla nostra nuova vita da spirito. Attraverso un piccolissimo tutorial senza vittime, ci sarà possibile abituarci a quelle che saranno le sezioni puzzle, ovvero i lati “giocabili” veri e propri, nei quali dovremo innanzitutto spaventare con successo le ragazze, azione utile per ottenere i Soul Fragment (gli appositi punti azione), che potremo poi utilizzare per interagire con lo scenario generale, le varie stanze e gli oggetti delle eroine del gioco grazie ai nostri potiri spirituali nuovi di pacca, ma anche fare in modo che quanto da noi appena intrapreso si connetta all’azione successiva e riesca, soprattutto, a compiere lo scopo della nostra missione. Per quanto, a tratti, il tutto può riportare alla mente l’ottimo Ghost Trick: Detective fantasma per Nintendo DS, ci va — sfortunatamente per lui — abbastanza lontano. Da questo lato, sebbene inizialmente il tutto possa essere vagamente divertente, alla lunga il senso di sfida praticamente nullo si farà sentire: tutto ciò che viene offerto da questa sezione di gioco è fin troppo basilare, fin troppo semplice e sarà davvero difficile riuscire a sbagliare qualcosa e non capire immediatamente quello che dovremo azionare per riuscire nello scopo prestabilito.

Anime Ja nai!

Trattantosi principalmente di una visual novel però, il lato principale del prodotto, ovvero la trama, è quello che colpisce maggiormente. Certo, già dalle premesse della serie animata non potevo aspettarmi di meno, ma la presenza di Kotaro Uchikoshi continua a farsi sentire in maniera ottimale e, per quanto come narrazione talvolta sia un pelino lenta — cosa che tende a non giovare molto a un titolo il cui genere prevede praticamente un buon 80% di lettura dei testi — si riesce davvero poco a stancarsi, quantomeno da questo lato. Se devo dirvi la verità, questo è probabilmente l’unico aspetto del gioco che mi ha pienamente soddisfatto. Sicuramente qualcuno di voi avrà esclamato “e grazie al cazzo, è una visual novel!”. Verissimo, ma da un titolo che intende offrire vari spunti di gameplay, giusto per offrire un po’ di variazione al solo testo da leggere, devo ovviamente tenere di conto dell’insieme. E l’insieme, ahimé, è terribile.

Ogni capitolo del gioco si trasforma quasi in un episodio, ciascuno con una piccola sigla di apertura al suo principio e una di chiusura una volta terminato, prima di passare al prossimo. Un fattore che di solito avrei apprezzato, ma purtroppo non stavolta. La mia voglia di concludere questa piccola agonia, infatti, è stata più volte tratta in inganno dalla sigla di chiusura con tanto di titoli di coda, che mi hanno visto esultare più volte nella speranza che il tutto fosse terminato. Purtroppo così non è stato… per tanti capitoli. Per chi ama la serie e l’idea di mettere mano a un prodotto di questo calibro, potrà quindi contare su una longevità davvero discreta, capace di non abbandonare immediatamente il giocatore e appassionato dell’opera originale che non aspettava altro se non ritrovare i suoi simpatici protagonisti e immergersi in questa avventura assieme a loro.

Justice Punch, Here We Go!

Su PlayStation 4, versione su cui si basa questa recensione, la situazione è quasi tragica: per quanto i modelli dei personaggi siano accettabili e, alla lunga, anche carini da vedersi, tutto il resto proprio non va. L’ambiente generale dell’appartamento è realizzato davvero in modo discutibile e grossolano, sempre in grafica 3D ma davvero blanda, così come curate pochissimo (e sempre in 3D) sono anche le varie stanze dei personaggi in cui ci dovremo spostare di volta in volta per proseguire con la storia e le varie missioni. Ho la vaga impressione che il gioco possa davvero risultare migliore PS Vita, visto e considerato che spesso mi sono ritrovato a pensare che il tutto sia stato sviluppato tenendo principalmente in considerazione proprio la portatile di casa Sony.

Si salva fortunatamente il comparto sonoro, a tratti stravagante (come del resto la trama) durante le varie missioni e scene di intermezzo al limite dell’assurdità. A tenere in alto la bandiera si uniscono anche le bellissime opening ed ending, rispettivamente Justice Punch, Here We Go! e Bad End, che terranno compagnia al giocatore per ravvivare la situazione durante i vari capitoli.

A chi consigliamo PUNCH LINE?

Ai fan della serie. Stop. Non mi viene veramente in mente altra gente a cui potrei consigliarlo. Si tratta infatti di un prodotto realizzato davvero in modo poco ottimale, per cui è il classico gioco che se lo può godere al 100%, chiudendo più occhi durante il corso di questa avventura, solo chi ha apprezzato davvero tanto la serie animata di PUNCH LINE.

  • Buonissima narrazione generale
  • Opening ed ending (proposte davvero di frequente) orecchiabilissime

  • Graficamente da rivedere
  • Le sezioni puzzle sono troppo elementari e poco coinvolgenti
  • Perché non lo hanno lasciato solo su PS Vita?
PUNCH LINE
3

Quasi come un pugno in pieno stomaco

Per quanto la serie animata PUNCH LINE sia stata divertente e abbia fatto passare dei bei momenti in sua compagnia durante la messa in onda, lo stesso non si può dire della sua controparte videoludica. Il prodotto finale di 5pb. e MAGES. è davvero povero, e deve davvero ringraziare la sua forte e interessante componente narrativa, davvero di punta trattandosi di una visual novel, per mettere una pezza a tutti gli altri segmenti che compongono il gameplay davvero terra terra. Poteva essere il classico titolo “a colpo sicuro”, dove però la fin troppa sicurezza ha finito per consegnare un gioco scadente sotto tanti, forse troppi, punti di vista. Qualcosa che, alla lunga fa quasi rimpiangere che non sia stato sviluppato in modo classico, ovvero con illustrazioni 2D o simili, invece che puntare a un 3D più consono alla buon vecchia PS3 o a PS Vita, console su cui il titolo è effettivamente uscito e che, detto proprio con il cuore, sarebbe dovuta essere l’unica piattaforma a ospitarlo. Un gioco destinato solo agli occhi dei fan.

Prestigiatore, ballerino di break dance, produttore cinematografico, traduttore ufficiale di frasi imbarazzanti per prodotti R18, fondatore di Akiba Gamers: un curriculum da fare invidia a Johnny Sins, ma che non regge il confronto con la sua smodata passione per i giochi d’importazione e per i tegolini.

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