Mazinga Z Infinity – Recensione

La nostra recensione di Mazinga Z Infinity, nuovo lungometraggio animato dedicato a una delle più famose creature di Go Nagai

Mazinga Z Infinity - Recensione

Non ho tante memorie vivide della mia infanzia, ma non posso classificare Mazinga Z come un ricordo offuscato dall’età. Era, ed è ancora il mio mecha preferito, ma non so spiegare esattamente il perché: forse perché è stato il mio primo “robottone”, forse per il mix di colori o per la sgargiante capigliatura di Koji Kabuto. Sono troppi i fattori che mi hanno portato ad ergere la creatura di Go Nagai come la mia preferita, al contrario di mio fratello più grande, che al primo posto metteva Haran Banjo e il suo Daitarn III, decisamente più sborone di Mazinga.

Mazinga Z Infinity è un film del 2017 dedicato all’immortale robot per il quarantacinquesimo anniversario della serie: alla regia abbiamo Junji Shimizu mentre la produzione è affidata a TOEI Animation. La trama del lungometraggio (95 minuti di film) è abbastanza scontata e banale, ma funziona. Sono passati una decina di anni dalle vicende narrate nella vecchia serie animata e durante il periodo di pace tutti i protagonisti hanno preso strade diverse: il nostro Koji Kabuto ha seguito le orme del nonno ed è diventato uno scienziato, Sayaka Yumi è diventata la presidentessa dell’istituto principale di energia fotonica, principale energia del pianeta. Boss, Mucha e Nuke gestiscono un ristorante di ramen, Tetsuya Tsurugi invece, dopo il matrimonio con Jun Hono (in dolce attesa) è rimasto sempre fedele al Grande Mazinga, rimanendo a protezione della Terra anche nel periodo di pace. Nel principale sito di raccolta dell’energia fotonica, situato in Giappone nel monte Fuji, i nostri eroi fanno un’enorme scoperta: un mecha gigantesco con all’interno un intelligenza artificiale dalle fattezze umane, di nome Lisa, che verrà ribattezzato Mazinga Infinity, dato il suo potenziale superiore a tutti i precedenti robot. La pace però finisce e i mostri meccanici di un redivivo Dottor Inferno attaccano prima gli Stati Uniti, riuscendo a catturare Tetsuya e il Grande Mazinga per poi impossessarsi di Mazinga Infinity, che si rivelerà capace di creare un evento che porterà alla sostituzione dell’universo attuale con un altro. È tempo per Koji di appendere il camice da scienziato e fare ciò che sa fare meglio, ovvero pilotare Mazinga Z e salvare il pianeta, un’altra volta.

Il fattore artistico dell’opera è senza dubbio eccellente, con disegni ben definiti per gli standard attuali che però non vogliono dimenticare le origini e le strane proporzioni degli anni ‘70, come i capelli o le basette di Koji o la buffa faccia di Boss. Abbiamo pure moltissime sequenze di CG, usate prevalentemente per le battaglie, che sono come una manna dal cielo: vedere tutti gli attacchi di Mazinga Z, il Grande Mazinga, Boss Robot o i rinnovati design di GARADA K7, DOUBLAS M2 e DAM DAM L2 sono davvero una gioia per gli occhi e le mazzate robotiche sono ben definite e spettacolari visivamente e anche dal punto uditivo. Infatti i doppiatori scelti per la versione italiana sono eccellenti (personalmente ho notato qualche carenza per Sayaka ma si tratta di gusti) e possiamo pure contare su Pino Insegno che da voce ad un comandante della marina, personaggio non importantissimo ai fini della trama ma dal look “badass”, il cui valore viene elevato al cubo dall’interpretazione del doppiatore. Come al solito però aspetterò una versione Blu-Ray per poter sentire le voci originali, da bravo weaboo. Oltre ai suoni usati per esplosioni e combattimenti, di ottimo livello, posso anche evidenziare una colonna sonora eccellente e posso dire di aver avuto la pelle d’oca del sentire e vedere il tema originale di Mazinga Z come sigla di apertura, svecchiato e potenziato ottimamente. Le musiche durante le battaglie poi sono il piatto forte della soundtrack, che consiglio di recuperare una volta disponibile all’acquisto.

Cosa non mi è piaciuto del film invece? A differenza delle vecchie serie, sono molti i temi adulti e filosofici che vengono trattati nei 95 minuti del film e sinceramente un trattamento del genere potevo aspettarmelo per Neon Genesis Evangelion ma non per Mazinga, dove tutti gli spettatori, me compreso, aspettavano di vedere le botte tra i giganti metallici senza ragionare troppo. Il fattore “crescita” è il tema principale del film, con i personaggi che, ormai adulti, non possono più condurre le vite che facevano nella precedente guerra; ciò è fin troppo evidente la pellicola, riuscendo a farmi stare a tratti antipatico Koji Kabuto. I dialoghi più saggi e più belli del film escono fuori dalla bocca del Dottor Inferno, in particolare durante lo scontro con l’eroe, quando gli ricorderà che la persona che era una volta durante i combattimenti era decisamente una migliore di quella attuale. Oltre ai temi già elencati sono presenti gli immancabli siparietti comici, come al solito affidati alla gang di Boss, ma anche un pizzico di fanservice offerto dalle Mazinga Girls e dalla stessa Lisa).

Inoltre il film, in poco più di un’ora e mezza ci regala troppe poche mazzate per soddisfare la nostra sete di sang—emh… di bulloni: se un episodio di Mazinga Z si divideva in comparsa del mostro meccanico, mazzate prese da Mazinga Z, scoperta del punto debole e distruzione del mostro, qui invece i mostri vengono combattuti in grandi gruppi e in maniera dinamica senza un attimo di respiro, forse per avvicinare le nuove leve, decisamente più avvezze a combattimenti dinamici rispetto alla logica a cui noi invece siamo stati abituati per quasi tutti gli anime di questa tipologia. Purtroppo però anche qui abbiamo uno scontro, perché i temi trattati nel lungometraggio sono davvero troppo “alti” per chi vi si avvicina inconsapevole, ponendo quindi il film in un limbo con elementi positivi e elementi negativi per tutte e due le generazioni di spettatori. Le battaglie principali risultano, purtroppo, piuttosto brevi e parlo in particolare di quelli contro i redivivi Barone Ashura e il Conte Blocken, personaggi che meritavano sicuramente qualche minuto in più che, nonostante tutto, avrebbero reso il film ancora più gradevole togliendo quel sentore di sbrigativo.

Una piccola soddisfazione personale però l’ho avuta e ci tengo a raccontarla: ho chiesto un biglietto lontano dall’umanità per godermi al meglio il film e mi son trovato isolato, certo, ma con affianco un bimbo di sei anni insieme a suo padre. Dopo venti minuti di film ho notato che il bambino sapeva più roba di Mazinga Z di me e durante la pausa ho scambiato due chiacchiere con lui:

— “Anche a te piace Mazinga Z?”
— “Eh si, è stato il mio primo cartone animato dei robot e anche ora che sono grande rimane sempre il mio preferito!”
— “Anche se Mazinkaiser è più forte?”
— “Non sempre il più forte vince, a volte la forza non basta. Mazinga Infinity non ti sembra più forte di Mazinga Z? Ma secondo te alla fine chi vincerà?”
— “Hai ragione, alla fine vincerà Koji.”

Eh sì Koji, questa volta sono d’accordo con te sul salvare l’umanità, decisamente sì. Fortunatamente il futuro non è perduto come pensiamo.

Il punto d’incontro fra due generazioni

Nonostante sia un fanboy di Mazinga Z posso tranquillamente consigliarvi di andare a vedere il lungometraggio al cinema o aspettare il Blu-Ray. Per le nuove leve può essere un film leggermente pesante da capire per via dei discorsi, ma senza dubbio verrà comunque apprezzato. I nostalgici invece avranno la pelle d’oca più di una volta durante la visione, rischiando anche la lacrimuccia di commozione, a me uscita durante l’inquadratura di Mazinga Z mentre veniva sfiorato dai petali di mandorlo. Da apprezzare e valorizzare, considerando che il prodotto è rimasto fedele all’originale, al contrario dei remake degli ultimi tempi dove personaggi, storyline e look vengono piuttosto stravolti.

Emozionante

Ha reagito all'annuncio di Bloodstained: Ritual of the Night come Paolo Brosio con il Papa. Termina Golden Axe almeno una volta al mese. Da dieci anni.