Erano anni che non mi facevo vivo al Romics. Forse cinque o sei, e l’ultima volta ho indossato il costume di Domon Kasshu da Mobile Fighter G Gundam, finendo per essere riconosciuto solo da tre, quattro persone. Bei tempi quelli! Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, e presentarmi alle fiere nelle vesti di cosplayer per me è solo un lontano ricordo.
Convinto dal gruppetto di amici di Bari, sono tornato in quel di Roma per l’edizione invernale di quest’anno, carico di aspettative per via della presenza di uno stand che prometteva di farmi spendere più di quanto previsto. E che c’è riuscito. Dopo un lungo viaggio in auto, un po’ di relax nel bellissimo appartamento e il primo di uno degli innumerevoli pasti a base di pizza al taglio, siamo finalmente arrivati in fiera, in pieno pomeriggio: mi mancavi, Fiera di Roma, con i tuoi spazi immensi che per arrivare da ‘na parte all’altra serve il monopattino, con quel look post-apocalittico e con le scale e tappeti mobili che una volta funzionano e sedici no. Dico sul serio, non sono sarcastico. Secondo me la location del Romics è una delle più belle dove fotografare cosplayer e in generale dove svolgere una fiera di questa portata, che prediligo di gran lunga al fascinoso ma ormai soffocante Lucca Comics & Games, ormai stracolmo anche di curiosi a cui i fumetti e i giochi non interessano affatto.
Inutile dire che, a parte il doveroso acquisto della Resolution of Soldiers di Mirai no Gohan, che bravamo da fin troppo tempo, ho speso tutto ciò che avevo allo stand Euronics, per via delle offerte anticipate giorni prima della fiera, ma anche di alcuni altri titoli trovati inaspettatamente a prezzi irripetibili, come potete vedere nel video che vi includo qui di seguito.
Tuttavia, nonostante non abbia fatto acquisti altrove, ho notato con piacere che la presenza di stand dedicati ai videogiochi, più che a fumetti e gadget, è in costante crescita anche presso le fiere del fumetto: molti vendevano retrogame, inscatolati e non, alcuni anche a prezzi piuttosto onesti, non troppo pompati. Tuttavia, con un padiglione Games dominato dallo stand con più fila in assoluto, è stato difficile rivolgere la propria attenzione altrove. In prova c’erano i titoli più disparti, tuttavia mi sarei aspettato che Nintendo presenziasse almeno per offrirci un ulteriore assaggio di SUPER MARIO ODYSSEY dopo la Milan Games Week, ma amen, marketing loro e decisioni loro: speriamo che la Maionchi spinga il più possibile le vendite di Nintendo Switch (…).
Ma passiamo al vero cuore di una fiera del fumetto, la vera delizia dei visitatori: i cosplayer. No, non parlo dei ridicoli free hugs e cuozzi che girano a torso nudo con scritto “sono un coglione” sul petto, bensì di tutti i ragazzi e ragazze che si impegnano e si divertono a portare in fiera un po’ di colore e di passione, realizzando costumi e accessori, ma soprattutto interpretando i propri personaggi prediletti. E ci fanno passare tutta la mattina in casa nell’attesa che i preparativi siano completati. Ok, ci son passato anche io, fra vestizione, trucco e parrucco effettivamente è necessario un po’ di tempo. Specie se sei impedito nel metterti le lenti a contatto e te ne ricordi solo dopo esserti preparato ad uscire. Come da qualche anno a questa parte, mi limito a fotografarli in maniera assai sbrigativa con la mia povera e bistrattata reflex: ho chiesto una foto a tutti i cosplayer di videogiochi giapponesi che mi capitavano a tiro, spesso non ricordandomi di averli fotografati il giorno prima con un altro costume e presentandomi nuovamente con il biglietto da visita di Akiba. In attesa della prossima fiera, ringrazio tutti i cosplayer che si sono prestati ad essere ritratti per Akiba Gamers, che potete ammirare nella galleria qui di seguito.
Unico neo della fiera, ormai consuetudine per tutte le manifestazioni italiche, è l’onnipresente invasione di YouTuber più o meno attinenti ai temi trattati, che hanno occupato il palco del padiglione ludico molto più gli interessanti incontri dedicati al videogioco in sé, con ospiti quali game designer, sceneggiatori e giornalisti di settore. Un vero peccato.