Nato in un lontanissimo passato, il re dei demoni Ganon si reincarnò numerose volte, trascendendo i secoli e diventando un’infausta leggenda. Un giorno di cento anni fa la profezia dell’indovino di corte del regno di Hyrule ne previde il ritorno. Per questo motivo, fidandosi di essa, gli abitanti del regno cominciarono a scavare, rinvenendo numerose reliquie dei tempi che furono, tra cui quattro enormi colossi sacri dalla forma animale, un tempo utilizzati dalla Principessa per sigillare l’oscura calamità. La stessa Principessa e il più valoroso spadaccino del regno si reincarnarono anche nell’epoca più recente e per questo motivo decisero di ripetere le gesta dei loro antenati: per affiancarli vennero scelti quattro valorosi campioni, ognuno alla guida del rispettivo colosso. Tuttavia, questa volta le loro forze e quelle dei due eroi non bastarono a sconfiggere la creatura. Ganon riuscì a conquistare il castello di Hyrule e prendere possesso di colossi e guardiani, mettendo il regno in ginocchio e ferendo gravemente l’eroe, scomparso nel tentativo di proteggere la principessa. Fortunatamente Zelda riuscì a sopravvivere, tentando di contenere il potere di Ganon con le sue sole forze.
Link, risvegliatosi da un sonno durato cento anni all’interno di un sacrario ancestrale, dovrà recuperare i propri ricordi e raggiungere la sua Principessa al castello, non prima di aver riconquistato i colossi che lo aiuteranno a sconfiggere il male.
Scrivere di Zelda, per me, non è mai facile. Di questo Breath of the Wild men che meno: senza alcun dubbio è la recensione più complessa con la quale abbia mai avuto a che fare da quando scrivo su queste pagine, perché quando un gioco è così bello e coinvolgente è difficile riuscire a giocarci e allo stesso tempo riuscire ad analizzarne ogni aspetto senza lasciarsi trascinare dalle emozioni. Ma ancor più difficile è riuscire a trovare difetti così pesanti che possano minare l’esperienza di gioco. Inutile che scrollate in basso per andare a vedere il voto: non possiamo nasconderlo, anche noi ci vediamo costretti ad assegnare un punteggio pieno all’ultima fatica di Nintendo, per la prima volta in assoluto nella storia di Akiba Gamers. E non possiamo che esserne felici.
- Titolo: The Legend of Zelda: Breath of the Wild
- Piattaforma: Nintendo Switch, Wii U
- Genere: Avventura
- Giocatori: 1
- Software house: Nintendo
- Sviluppatore: Nintendo EPD
- Lingua: Italiano (testi e doppiaggio)
- Data di uscita: 3 marzo 2017
- Disponibilità: retail, digital delivery
- DLC: Pass di Espansione che aggiungerà oggetti, episodi e sfide aggiuntive
- Note: disponibile in edizione limitata con estratto della colonna sonora, artbook e riproduzione della Spada Suprema
Giocando a The Legend of Zelda: Breath of the Wild ho provato amore puro, un senso di coinvolgimento speciale come non succedeva da quando ero solo un adolescente. Chi mi conosce lo sa, per mia sfortuna non ho avuto la fortuna di crescere con l’eroe in tunica verde della casa di Kyoto, abbracciando spada e scudo hyliani solo quando ormai il tempo aveva fatto il suo corso. Tuttavia, col passare degli anni ho avuto modo di affacciarmi su una retrospettiva di titoli tra i quali prediligo lo splendido A Link to the Past e il suo sequel per Nintendo 3DS e proprio grazie a queste esperienze posso dirvi quanto il titolo inaugurale della line-up di Nintendo Switch sia deciso a rivoluzionare il brand e dare un taglio al passato, pur mantenendone alcuni elementi cardine che da sempre rappresentano l’identità del brand.
Buongiorno Principessa
Risvegliatosi da un sonno durato la bellezza di cento anni (tipo me, la domenica mattina), il Link di Breath of the Wild si ritroverà nudo, in un posto all’apparenza sconosciuto. Una voce femminile lo guiderà, esortandolo a portare con sé la misteriosa tavoletta Sheikah, a uscire dal suo sepolcro e riconquistare i suoi ricordi, per salvare un mondo infestato dalla maledizione di un essere malvagio: la calamità Ganon. Sarà nel preciso istante in cui Link aprirà gli occhi che il suo inconscio e le sensazione da lui provate si sincronizzeranno con quelle del giocatore. Assieme a lui cercheremo di capire cosa fare, come muoverci, dove andare. E assieme a lui, una volta abbracciato il mondo esterno, verremo invasi da un turbinio di emozioni che si spargeranno a perdita d’occhio come gli splendidi paesaggi del regno di Hyrule, che grideranno dritto al nostro cuore: “Corri, arrampicati, esplora: il mondo intero è qui, per te.”
Durante i primi minuti all’interno di questo The Legend of Zelda di nuova generazione ci verrà offerta la libertà più totale di scoprire tutto ciò che Aonuma e il suo team hanno preparato in questi quattro anni di sviluppo. Per la prima volta nella saga potremo muoverci liberamente in ambienti senza confini, con la possibilità di saltare e arrampicarci su praticamente qualsiasi superficie rocciosa. Se elementi come portacuori e vigore torneranno per dare un senso di continuità alla saga, faremo la conoscenza di meccaniche del tutto nuove come il meteo, la temperatura, la caccia agli animali selvatici, la cucina e l’addomesticamento di cavalli selvatici.
Dall’Hyrule con Farore
Tuttavia, ciò che più di tutti simboleggia un taglio netto col passato è proprio l’abbigliamento del nostro alter-ego dalle orecchie a punta (Link, non Leonard Nimoy): per la prima volta non saremo in qualche modo “costretti” a indossare la classica tunica verde dell’eroe del tempo una volta accettato il nostro destino, ma dovremo letteralmente conquistarci il nostro equipaggiamento esplorando e combattendo contro qualunque nemico ci capiti a tiro, sia esso uno dei mostruosi tirapiedi di Ganon, sia uno dei misteriosi assassini alla ricerca di un eroe a cui fare la pelle. Combattendo potremo disarmare i nemici e rubargli l’equipaggiamento al volo, per poi riutilizzarlo contro di loro in battaglia, una vera innovazione per un titolo del brand; faremo uso di una vasta scelta di utensili offensivi, dalla classica spada disponibile in infinite varianti, alla clava, alla lancia all’ascia e a oggetti di uso comune come mestoli da cucina. Lo stesso vale per gli immancabili archi e gli utilissimi scudi, che spazieranno dal coperchio di un barile al più affidabile scudo da soldato della guardia reale. Tuttavia, proprio in questo aspetto risiede uno di quelli che, secondo me, è uno dei pochi difetti attribuibili a questo gioco: la durabilità di armi e scudi.
Davvero, se con la versione finale di Nioh siamo riusciti a scamparcela in seguito delle lamentele dei giocatori, in Breath of the Wild dovremo convivere col fatto di non doverci affezionare troppo a ciò che raccatteremo lungo il cammino. Una spada potrà durarci persino un solo combattimento, oppure meno, non appena scopriremo l’immensa soddisfazione nel disboscare interi prati facendo piazza pulita di erba, cespugli e interi alberi per ricavarne oggetti utili. Senza parlare del fatto che, non appena scopriremo come sarà possibile surfare a bordo del nostro scudo, il nostro inventario finirà irrimediabilmente con lo svuotarsi in pochi istanti. Chiaramente, sta a noi giocatori decidere con parsimonia cosa utilizzare e in quali situazioni, specie perché, almeno inizialmente, lo spazio a nostra disposizione nella borsa di Link sarà piuttosto limitato. Se ve lo steste chiedendo, sì, è ovvio: esiste la possibilità di ottenere spada e scudo leggendari, così di vestire la classica divisa a cui siamo abituati; tuttavia, lo spirito di avventura trasmesso da Breath of the Wild spingerà ad avventurarci anche per ottenere armi sempre più potenti o ingredienti da cucinare che possano potenziare il più possibile le nostre caratteristiche… ma anche solo per puro divertimento.
L’eroe del tempo… perso
La Hyrule messa a disposizione dal team di Aonuma è qualcosa di incredibilmente vasto e vivo, nonostante molti abbiano lamentato della sua poca popolosità. Sin dai primi istanti in cui metteremo piede fuori dal sacrario in cui Link riposava, ci ritroveremo in un mondo da sogno, reso vivo da un orologio che scandisce ogni momento della giornata e da condizioni atmosferiche variabili che sapranno mettere a dura prova la nostra testardaggine. Esempio lampante, in caso ci trovassimo sotto la pioggia battente risulterà assai difficile riuscire ad arrampicarci sulle rocce, ormai divenute scivolose; peggio ancora, se il tempo peggiorerà fino a scatenare un temporale, faremo meglio a mettere via spade e quant’altro possa attirare i fulmini, se non vogliamo morire sul colpo. Il freddo e il caldo saranno fattori di vitale importanza per la salute del nostro eroe e dovremo stare bene attenti agli abiti che gli faremo indossare, ma anche al cibo che gli faremo cucinare e ingurgitare: a seconda degli ingredienti utilizzati, infatti, potremo incrementare la resistenza al freddo glaciale o al caldo desertico, ma anche portare oltre il limite massimo la nostra salute, garantirgli una difesa più efficace o una maggiore potenza offensiva. Passando ore, giorni e settimane in questo immenso mondo ci renderemo conto di quanto ci sia da scoprire, quante mini-avventure portare a termine e quante cose sarà possibile sperimentare combinando vari elementi di gameplay, nonché addentrarci in zone in cui non avremmo normalmente dovuto mettere piede se non seguendo gli indizi di chissà quale NPC e incontrare creature leggendarie.
Teletrasportami, Scotty!
Tra i classici villaggi e le stalle in cui potremo registrare e richiamare i nostri (purtroppo pochi) destrieri registrati, faremo la conoscenza di due elementi cardine dell’intera esperienza: le altissime torri, dei veri e propri punti di osservazione che saremo chiamati a scalare faticosamente e che ci serviranno ad aggiornare la mappa, ai centoventi sacrari, dei veri e propri puzzle che dovremo portare a termine, di volta in volta, superando prove di astuzia, di ingegno o di abilità. La risoluzione di essi, inoltre, ci consentirà di collezionare Emblemi del Trionfo che andranno scambiati negli appositi santuari per portacuori o portavigore, indispensabili per la crescita del nostro alter-ego. Planando con la Paravela e teletrasportandoci proprio grazie a torri e sacrari esplorare l’intero mondo e avanzare tra una quest e l’altra risulterà davvero piacevole, non costringendoci ogni santa volta a scarpinare o galoppare da una parte all’altra, cosa che avrebbe reso davvero frustrante il tutto.
La ricerca di sacrari, dei novecento Korogu, assieme alla scoperta di innumerevoli missioni secondarie, risulta essere alla fin fine l’attività principale alla quale ci dedicheremo nel corso della nostra partita. L’avventura principale, resa chiara fin da subito a noi giocatori, occuperà solo una minima parte del nostro tempo, mettendoci di fronte all’obiettivo finale (indovinate un po’?) e a una serie di prove speciali che ci elargiranno, di volta in volta, degli speciali bonus che renderanno ancora più piacevole l’avventura, ma di cui non vorrei anticiparvi davvero nulla.
Sheikah Play Store
Tra gli elementi più innovativi per la saga, questo capitolo ci mette a disposizione lo straordinario e più che mai attuale aggeggio che risponde al nome di Tavoletta Sheikah. Un vero e proprio tablet, che ricorda alla lontana lo stesso Nintendo Switch (e il GamePad di Wii U) che sarà il più prezioso alleato di Link, forse più di quanto Navi e le altre fate siano mai state. Oltre a dotarci della classica mappa con la quale potremo teletrasportarci, segnare punti di interesse e orientarci con le missioni, la tavoletta potrà contare su una serie di strumenti che andranno a sopperire la mancanza dei più canonici oggetti visti negli altri Zelda. Per esempio, le bombe (in due diverse varianti) diventano una delle app della tavoletta e non saranno più oggetti consumabili, richiedendo solo il passaggio di un certo lasso di tempo per essere utilizzate nuovamente.
Assieme a queste, un magnete che ci permetterà di far levitare determinati oggetti e che ci aiuterà a risolvere puzzle ambientali o a divertirci nelle maniere più assurde, un’altra applicazione che ci permetterà di fermare il tempo per alcune tipologie di oggetti (e mostri, come apprenderemo più avanti), una che formerà colonne di ghiaccio negli specchi d’acqua. Infine, lo strumento che consentirà l’utilizzo degli amiibo. Questi, piazzati sul sensore NFC della nostra console, ci permetteranno di ottenere oggetti di uso comune (armi, equipaggiamenti, ingredienti) oppure elementi di gioco esclusivi come l’immancabile Epona e i costumi provenienti dai capitoli storici della saga. La varietà di strumenti a nostra disposizione, inutile dirlo, offre un ulteriore spettro di azioni che potremo compiere sul campo, e tutti saranno indispensabili, anche combinati uno con l’altro, per la risoluzione degli enigmi contenuti nei sacrari. Ultima, ma non meno importante, sarà l’applicazione che ci consentirà di scattare foto (o selfie) nel corso del gioco, funzione apparentemente inutile che cela in realtà diverse finalità: prima fra tutti, quella di aiutare Link a recuperare i suoi ricordi tramite gli evocativi flashback che vedono protagonisti lui e la Principessa; in secondo luogo, servirà a formare un vero e proprio compendio di tutti gli oggetti e i nemici presenti all’interno del gioco.
L’erba del vicino…
Nel complesso, per me l’unico apparente difetto su cui puntare il dito rimane proprio il duo di piattaforme Nintendo sulle quali The Legend of Zelda: Breath of the Wild ha visto la luce. Perché apparente? Sia che decidiate di affrontare la vostra avventura su Switch, sia se deciderete di ripiegare su un più datato Wii U, sappiate che la “scarsa” potenza delle due console passerà totalmente in secondo piano già nelle primissime ore di gioco. Entrambe le edizioni soffrono di cali di frame rate, più frequenti su Wii U, che su Switch si ridurranno unicamente ad alcuni frangenti che, secondo gli ultimi sviluppi, sono già stati in gran parte corretti con l’ultimo aggiornamento rilasciato. L’unica vera discriminante è quindi data dalla risoluzione, ovviamente maggiore della neonata console ibrida, portata quasi al Full HD con la piattaforma collegata al televisore.
Personalmente, ho preferito giocare quasi tutto il tempo nella sua configurazione portatile; il leggero aliasing si fa sentire maggiormente, ma credetemi: i colori, il movimento dell’erba, i rumori ambientali… tutto si sposa alla perfezione e fa passare il resto in secondo piano. Che dire poi della colonna sonora? Sebbene non sia una presenza costante come Ocarina e il resto dell’allegra combriccola ci hanno abituati, saprà far capolino nei momenti giusti senza mai risultare fuori luogo, aiutandoci in alcuni frangenti, ad esempio quando risveglieremo per sbaglio i fastidiosi guardiani, a capire di dovercela dare a gambe levate o a prepararci al combattimento. Non mancheranno i temi classici che hanno portato al successo la saga dal punto di vista musicale, come anche gli iconici effetti sonori entrati nell’immaginario collettivo del panorama videoludico, sebbene rivisitati in una giusta chiave che ben si adatta alla nuova strada intrapresa dal franchise. Infine, è doveroso citare il doppiaggio, presente per la prima volta nella saga, addirittura in italiano, con voci azzeccate a una recitazione che non ha nulla da invidiare alle produzioni animate più recenti. Peccato, ma davvero, per la cattiva pronuncia (scelte di adattamento) per nomi come Hyrule, letto proprio così come è scritto, un po’ un colpo al cuore per i puristi della saga.
A chi consigliamo The Legend of Zelda: Breath of the Wild?
Se in casa avete un Wii U (e non avete paura di usarlo), probabilmente avrete atteso l’arrivo del nuovo Zelda in maniera anche troppo impaziente. Tuttavia, la possibilità di giocarlo su una piattaforma tecnologicamente più avanzata — e addirittura portatile — è un fattore da non sottovalutare. La domanda che mi è stata posta maggiormente in queste settimane è stata infatti: “Ma vale la pena comprare Nintendo Switch solo per Zelda?”. Dipende. Se siete in grado di affrontare una spesa del genere, in questo momento, giocare a Zelda giorno e notte, sul divano e fuori casa è indubbiamente un’esperienza che cambierà irrimediabilmente il vostro modo di vivere questo hobby. Probabilmente vi rovinerà anche quelle successive per giochi che, purtroppo, non saranno in grado di arrivare su Switch.
- Bello da vedere, da sentire e da giocare
- Tante cose da fare e da scoprire
- Un triplo carpiato in avanti per la serie
- Sporadici cali di frame rate
- La versione Wii U zoppica un po’
- Prima o poi finisce, ma arriveranno i DLC
The Legend of Zelda: Breath of the Wild
Avventura. Nell’accezione più autentica del termine.
Posso dire senza ombra di dubbio che The Legend of Zelda: Breath of the Wild rappresenta per questa generazione ciò che Ocarina of Time fu per l’era Nintendo 64. I bambini di allora, cresciuti con Link, Epona e le vasti distese del regno di Hyrule, saranno bel felici di sapere che anche i bambini di oggi potranno vivere le stesse emozioni, con un titolo dal sapore nostalgico ma al contempo attuale. Questo nuovo Zelda è un punto di svolta per la serie, ma non riuscirei a pensare a qualcosa di ancora più vasto e appagante del gioco che, dopo tutte queste ore, ancora mi ritrovo tra le mani. Ho comprato un Nintendo Switch principalmente per questo titolo e non me ne trovo affatto pentito. Tuttavia, dopo averlo provato su Wii U non ho potuto fare a meno di notare come, purtroppo, stenti a decollare sulla vecchia piattaforma, ma nonostante ciò non posso non assegnare un punteggio pieno ad un gioco che ha saputo conquistarmi sotto ogni suo aspetto, nonostante i lievi difetti tecnici.