Siamo ormai ufficialmente entrati nella prima stagione anime 2019, trovandoci quindi nel momento migliore per riflettere sull’anno appena passato: sono successe tante cose nel mondo dell’animazione e della fumettistica giapponese, alcune molto positive, come l’apertura di un profilo Patreon dello Studio Trigger per supportare in modo più diretto i loro animatori, e altre meno, come il grandissimo drama che è circolato attorno a Goblin Slayer al suo debutto.
Andando a staccarci da polemiche e discussioni che risulterebbero infinite, vediamo quindi quali sono i 10 migliori prodotti animati usciti fuori dai vari studi di produzione quest’anno, con un importante disclaimer che il sottoscritto deve darvi.
DISCLAIMER: In questa lista ho preso in considerazione soltanto anime INIZIATI E FINITI (almeno per quanto riguarda la prima stagione) durante il 2018, non ci saranno quindi stagioni oltre la prima o prosecuzioni iniziate negli anni precedenti, e inoltre potrebbero mancare alcune entry da alcune considerate sacrosante: questo è da ricondursi alla giustificazione più semplice del mondo: non li ho visti! Credo che nessuno o quasi potrebbe mai guardare ogni singolo anime uscito nel corso di un anno e in particolare quest’anno, sebbene siano usciti parecchi lavori degni di nota, nessuno ha spiccato su un altro come “imperdibile”. — Theryer
Vorrei fare due menzioni onorevoli a due anime che non ho potuto inserire per restare coerente con le regole di prima, e cioè That Time I Got Reincarnated as a Slime / Vita da Slime, che pur compiendo due crimini capitali, ovvero essere “light novel trash” e uno show di genere Isekai (che ammettiamolo, ormai sta diventando un po’ troppo saturo) riesce a emergere dalla massa e a risultare veramente piacevole da guardare, originale e ben fatto, con un mondo coerente e una logica interna sensata, senza scadere in fanservice da quattro soldi; e poi la quinta stagione de Le Bizzarre Avventure di JoJo: Vento Aureo, che per adesso risulta davvero un’ottimo adattamento dell’opera di Hirohiko Araki, forse superando anche in qualità le precedenti, ma per cui è davvero troppo presto dare un giudizio, dato che siamo a malapena arrivati a vedere un terzo degli episodi pianificati.
Bene, ora che ci siamo tolti di mezzo la burocrazia inutile, procediamo con la lista vera e propria, che è composta di 10 anime, ordinati in ordine crescente, iniziando quindi dalla decima e più bassa posizione, che è…
10) Chuukan Kanriroku TONEGAWA
(Mr. TONEGAWA: Middle Management Blues)
Chuukan Kanriroku Tonegawa è uno spin off prequel della longeva serie manga (e che ha ricevuto anche un adattamento anime nel 2011), Kaiji. L’opera originale segue le gesta di Kaiji Itō, che sommerso dai debiti e appassionato di gioco d’azzardo deve prendere parte a un crudele gioco per la sua sopravvivenza a bordo di una nave da crociera assieme ad altri sfortunati. Questa serie del 2018 spiega invece come è riuscito Tonegawa Yukio, un dirigente di quadro intermedio nella potente corporazione Teiai Group, ad inventare quel crudele gioco di cui è stato vittima Kaiji solamente per intrattenere l’annoiato e onnipotente Presidente del Teiai, Kazutaka Hyoudou. Sebbene Chuukan Kanriroku Tonegawa non sia la prima serie a mostrare in modo divertente le dinamiche d’ufficio giapponesi, questa serie si differenzia per la grandissima enfasi e il melodramma con cui anche il minimo imprevisto viene confrontato da Tonegawa e i suoi sottoposti, che più volte mi ha fatto ridere di gusto. Lo stile esagerato e squadrato dei disegni è uguale a quello dell’anime del 2011 e lo rende anche parecchio originale. Quest’anime è praticamente un film di Fantozzi, ma visto attraverso gli occhi del Megadirettore Galattico. (disponibile su Crunchyroll)
9) Asobi Asobase – workshop of fun
Asobi Asobase, anime di cui qui è disponibile la nostra recensione, all’inizio non mi aveva colpito granché: come sempre, prima di decidere cosa guardare faccio un giro su siti come MyAnimeList e simili, inizialmente scartandolo come semplice slice-of-life come tanti altri (specialmente per la sigla, che in realtà prende apertamente in giro lo spettatore). Mi sbagliavo decisamente: le avventure delle tre protagoniste Olivia, Hanako e Kasumi, appartenenti allo Spassoclub scolastico e sempre alla ricerca di un gioco nuovo per passare il tempo, sono assurde ed esilaranti anche solo per le loro espressioni facciali e i grandi imprevisti che capitano alle ragazze. Una commedia che si basa non tanto sulla comicità delle situazioni in sé ma sul modo in cui i personaggi si comportano per uscirne, oltre che una serie dallo stile di disegno molto comfy. (disponibile su Crunchyroll)
8) ZOMBIE LAND SAGA
Mai pensavo che mi sarei trovato ad apprezzare uno show incentrato principalmente sulle Idol, ma ZOMBIE LAND SAGA mischia completamente le carte in tavola, dandoci fin dall’inizio delle premesse decisamente diverse dal solito: tutte le ragazze che compongono l’idol group sono morte da tempo, provengono da epoche molto diverse fra loro, e devono cercare di ridare vita alla città di Saga, capoluogo dell’omonima prefettura, senza svelare al mondo il loro segreto. Lo show più volte si lascia andare a pura e semplice commedia, e l’aspetto della coreografia e della musicalità viene un po’ lasciato da parte, usandolo più che altro come pretesto. Le protagoniste sono ognuna particolare e apprezzabile a proprio modo, e il loro producer misterioso, Totsumi Kotarou, è una bomba di simpatia e carisma come poche volte mi era capitato di vedere, assimilandolo più o meno a tipi di personaggio scanzonati e un po’ truffatori ma dal cuore d’oro come Regen di MOB PSYCHO 100. (disponibile su Crunchyoll)
7) Hataraku Saibou
(Cells at Work / Lavori in Corpo)
Ho apprezzato molto Hataraku Saibou, forse anche a causa della mia nostalgia per un’infanzia in cui il mio cartone preferito era Esplorando il Corpo Umano; questa serie ne è praticamente un adattamento anime anche abbastanza fedele in certi aspetti, nonostante sia invece basato su un manga di qualche anno fa. Qui potete trovare la nostra recensione completa; Cells at Work è uno show che cerca di fare della commedia leggera ma è anche molto educativo ed accurato secondo il parere di diversi medici e biologi: il design di molti personaggi, specialmente di virus e batteri, è basato sulla loro forma cellulare, tranne nel caso delle piastrine, che sono solamente adorabili (e che proteggerò anche a costo della mia vita) mostrando una cura dei dettagli maniacale in tutto, che è davvero il focus centrale di questa serie, che rappresenta sistemi incredibilmente complessi tramite metafore e compromessi azzeccatissimi. Riuscire a rendere interessante e al tempo stesso piacevole e leggera una lezione di Medicina Interna I non è una cosa che tutti posono fare, e questo anime ci riesce in pieno. (disponibile sul canale YouTube di Yamato Video)
6) DARLING in the FRANXX
Ascoltatemi un momento prima di alzarvi in sommossa popolare con torce e forconi: a me DARLING in the FRANXX, tutto sommato, è piaciuto molto: preso singolarmente, ogni episodio può essere considerato ottimo, il design dei personaggi e dei mecha è di prima classe così come lo sono le scene d’azione assolutamente sproporzionate, fluidissime e ipercinetiche come ormai ci ha abituato Trigger: spiace anche a me dover mettere un’anime co-prodotto dal mio studio preferito così in basso in questa classifica, ma è innegabile che la serie presa nella sua interezza è meno della somma delle sue parti, specialmente negli ultimi due archi narrativi, dove DARLING in the FRANXX risulta pieno di problemi di ritmo e di buchi di trama, cambiando completamente focus, direzione e forse persino genere. Gli ultimi 7/8 episodi su un totale di 24 di quest’anime sono stati prodotti evidentemente con troppo poco tempo a disposizione, e troppe idee mescolate insieme, nessuna abbastanza sviluppata. Il risultato è una serie che inizia col botto per poi pasticciare con il suo mondo, la sua narrativa interna e con i caratteri dei personaggi. Se quest’anime avesse seguito la traiettoria ascendente con cui era iniziato si troverebbe molto probabilmente al primo posto di questa lista, e invece si ferma solo qui: l’equivalente di un buon pranzo natalizio rovinato da un litigio fra parenti arrivati al dolce. (disponibile su Crunchyroll)
Molti degli anime di questa classifica sono disponibili con i sottotitoli in italiano su Crunchyroll, la prima piattaforma online internazionale completamente dedicata al mondo dell’animazione giapponese, dei manga e dei drama. Puoi guardare gratuitamente Crunchyroll sul tuo PC, sul tuo smartphone e sulla tua console iscrivendoti con un account gratuito oppure sottoscrivendo un piano di abbonamento mensile che ti permetterà di seguire gli anime in simulcasting con il Giappone.
5) Pop Team Epic
Faccio fatica a considerare Pop Team Epic come un semplice anime: in realtà questo adattamento è qualcosa di molto più simile ad un progetto collettivo che unisce animazione, scultura, teatro, e anche altro formando un mix assolutamente fuori di testa e che rompe tutti gli schemi della commedia con lo stesso episodio da 12 minuti mostrato due volte, uno con i personaggi doppiati da donne e uno da uomini, e con ogni versione che presenta qualche piccola differenza ed easter egg, perché associata all’umorismo parecchio random e internet/meme-friendly di BKUB, autore originale di questo 4-koma (fumetto breve formato da sole quattro vignette) inizialmente pubblicato appunto come webcomic. Le interazioni fra la matura Pipimi e la tozza e violenta Popuko spesso mi hanno fatto piangere dalle risate, visto anche il materiale sorgente, che non perde tempo e va subito al sodo della battuta: un paradiso di riferimenti ad altri anime, videogiochi, meme provenienti da imageboards giapponesi e molto altro. Una chicca che forse vi siete persi: le coppie dei doppiatori scelti sono spesso legate in qualche modo: ecco che in un episodio le due pesti sono doppiate dai seiyuu originali di Cell e Freezer, in un altro dalle doppiatrici di Umi Sonoda e Nico Aizawa di Love Live, in un altro ancora da Yoshikage Kira e Okuyasu Nijimura di JoJo’s Bizarre Adventure. (disponibile su Crunchyroll)
4) STEINS;GATE 0
Ho giocato alla visual novel (la nostra recensione la potete trovare qui) prima di guardare l’anime per avere il quadro completo della situazione e questo adattamento riesce bene a condensare la lunghissima VN in 24 episodi andando comunque a mostrare tutti i fatti, sebbene in ordine diverso e con delle limitazioni su quanti dettagli possano essere compressi in 20 minuti televisivi. Il Rintaro Okabe della linea temporale Beta visto in questa serie è poco più di un fantasma depresso e sfiancato dagli eventi di cui è stato vittima rispetto alla sua identità da scienziato pazzo come Kyoma Houoin nella linea temporale principale, e l’intera storia si colloca fra il penultimo e l’ultimo episodio dell’anime di STEINS;GATE, introducendo nuovi personaggi al Laboratorio dei Gadget Futuristici. Quello che manca in termini di character developement questo anime lo compensa con un’atmosfera decisamente tetra, spenta e inquietante con frequenti primi piani per enfatizzare la tensione e lo stato depressivo di Okabe. Un ottimo midquel per una serie eccezionale che ormai inizia ad avere i suoi anni, più intimo ed oscuro, ma non per questo meno godibile. (disponibile su VVVID)
3) Megalo Box
Megalo Box è il successore spirituale del manga sportivo di culto Ashita no Joe, da noi arrivato come Rocky Joe, e prodotto in occasione del suo cinquantesimo anniversario da alcuni membri dello staff che si occupò della sua seconda stagione negli anni ’80. Sarebbe facilissimo fare paragoni fra le due serie, perché sostanzialmente raccontano la stessa storia, traslata dal Giappone post-bellico al contesto di un futuro distopico in cui la boxe si è evoluta in uno sport conosciuto come Megalo Box, dove i lottatori combattono aiutandosi con dei potenti esoscheletri meccanici attaccati alle braccia per aumentare velocità e potenza, chiamati Gear. Il nostro protagonista è un ragazzo senza nome (tranne per quello che usa sul ring, J.NK DOG e per il nome falso che usa per infiltrarsi in città, Joe) proveniente dalle baraccopoli che circondano una città immacolata che cerca di farsi strada nel mondo della Megalo Box combattendo contro avversari sempre più forti. Le sequenze d’azione sono emozionanti e ben coreografate, il tratto “sporco” e grezzo dei disegni enfatizza il mondo duro e arido di J.NK DOG dove vige la legge del più forte, e la colonna sonora a metà tra il funky e l’hip-hop è una delizia per le orecchie. Il miglior anime sportivo dell’anno. (disponibile su VVVID)
2) Banana Fish
Banana Fish, originariamente pubblicato come manga alla fine degli anni ’90, è conosciuto sin da allora come uno shōjo che si diversifica parecchio dai canoni classici del genere: è ambientato in una violenta e pericolosa Manhattan degli anni ’80 (nell’adattamento anime tutti gli eventi avvengono ai giorni nostri in modo un po’ anacronistico), territorio conteso fra diverse gang rivali; racconta la storia di Ash Lynx, un delinquente appena diciassettenne a capo di una banda criminale, e del suo incontro e rapporto con Eiji Okumura, un ragazzo giapponese che lo ha incontrato quasi per caso, durante un reportage giornalistico del suo accompagnatore. Questo è assolutamente l’anime drammatico migliore dell’anno, dove lo struggente rapporto di amore/amicizia fra i due viene costantemente messo in pericolo da forze esterne, legate ad una cospirazione per ottenere una droga sintetica conosciuta come “Banana Fish” e che mi ha fatto più volte piangere maschie lacrime; un tocco di classe è dato dalla scelta di inserire moltissimi riferimenti alla letteratura americana e in particolare ad autori come Ernest Hemingway e J.D. Salinger. (disponibile su Amazon Prime Video)
01) Golden Kamuy
(Golden Kamui)
Il campione di quest’anno è indubbiamente Golden Kamuy: l’adattamento animato simil-western del manga di Satoru Noda che racconta le avventure di un veterano della Seconda Guerra Russo-Giapponese e della sua compagna Ainu alla ricerca di un tesoro trafugato al suo popolo è riuscito a stupirmi in ogni suo ambito e a lasciarmi con l’acquolina in bocca per la seconda stagione che dovrebbe arrivare il prossimo anno. A partire dal setting originale, fino alla scelta di concentrarsi in modo particolare sulla cultura Ainu, alla storia cervellotica e alla cruda violenza, Golden Kamuy ha superato le aspettative in ogni ambito per cui di solito giudico una serie, e questo vale doppio trattandosi di una serie prodotta dallo Studio Geno, quasi sconosciuto fino ad oggi. Mi sono trovato a ridere con piacere e a preoccuparmi terribilmente per i personaggi nello stesso episodio, e verso la fine ho totalmente perso di vista le motivazioni di alcuni di essi. Golden Kamuy è il figlio illegittimo nato dall’unione fra The Hateful Eight e Game of Thrones e merita molto rispetto per le idee originali che cerca di portare. (disponibile su Crunchyroll)