Harajuku esiste davvero

Harajuku esiste davvero

In questa quinta giornata del nostro viaggio si sono concentrate alcune fra le tappe più importanti dell’intera esperienza per questo 2024. Parliamo di Shibuya, Harajuku e Shinjuku, tre dei più famosi e importanti quartieri della metropoli nipponica.

La mattinata è iniziata proprio dalla stazione portata sotto le luci della ribalta (anche) da Persona 5. Io e Sciascillo ci siamo messi in coda per uno scatto veloce con la statua di Hachiko — e come potevamo perdercela — per poi dirigerzi a zonzo per le strade principali. Il nostro obiettivo era PARCO, il centro commerciale che gode al suo interno di Pokémon Center, CAPCOM Store e soprattutto Nintendo Tokyo. Quest’ultimo è stato il negozio a intrattenrci per più tempo, anche se avrei preferito trovare del merchandise più adatto alle mie corde che non costasse un rene. Quando vi capiterà di andarci, oltre a scattare le foto con le bellissime statue 1/1 di Mario, Link, Inkling e gli altri, non dimenticatevi di provare il distributore di gashapon al suo interno. I premi sono delle riproduzioni di parti dei conroller NES e Famicom da utilizzare come un fidget toy davvero ben realizzati e immancabili nella collezione di ogni fan Nintendo.

Ninja WiFi

Nel negozio sono disponibili anche tantissimi amiibo, più o meno rari, a prezzi bassissimi e non dimenticate le credenziali del vostro Nintendo Account, perché in cassa vi chiederanno di scansionare un QR per accreditarvi degli utilissimi punti d’oro.

Il giro è stato incredibilmente più veloce al CAPCOM Store, che aveva davvero poco di interessante (come i guantoni di Ryu con suoni provenienti dal gioco), e lo stesso possiamo dire del JUMP Store. Per quanto concerne il Pokémon Center, al suo interno era possibile trovare del merchandise differente rispetto agli altri punti vendita e parecchio variegato in termini di tipologie.

Al centro commerciale ci ha raggiunti un amico che vive in Giappone e ci ha portati poi a pranzare con un’omurice davvero ottima in un locale di Shibuya che vi consiglio assolutamente, Rakeru. Dopo una passeggiata di ritorno in stazione ci siamo diretti finalmente in direzione della benetta Harajuku e della sua Takeshita Street, che mi ripromettevo di visitare da ormai dieci anni.

Questo lungo vialone, icona di Harajuku, è costellato principalmente di negozi di moda, ma quelli che hanno maggiormente attirato la nostra attenzoine erano quelli con centinana di distributori di gashapon, lungo i quali abbiamo speso più di qualche yen. La vera sorpresa tuttavia è giunta sulla via del ritorno: sentendoci parlare italiano una ragazza ci ha raggiunti e si è messa a chiacchierare con noi, fino a che non abbiamo stretto amicizia. Vive a Tokyo da circa un mese e ha sapuo consigliarci alcune cose sulla vita in Giappone da non-tusti.

Ci siamo scambiati i contatti e ci siamo diretti infine a Shinjuku, con un bel po’ di ritardo. Dovevamo fare un giro a Kabukicho, ma ormai per molte delle attività previste era tardi, come l’esperienza VR di Sword Art Online che abbiamo deciso di rimandare a un’altra volta. Ammaliati dall’ormai celebre pubblicità del gattino tridimensionale fuori dall’uscita della stazione, abbiamo rivissuto alcuni dei luoghi più iconici della serie di Yakuza, per poi entrare nella Kabukicho (Millennium) Tower e divertirci con alcuni ufo catcher dalla difficoltà stranamente irrisoria, che mi hanno consentito di accaparrarmi gli stessi zaini di Gundam che avevo cercato inutilmente di pescare giorni fa a Ikebukuro.

La serata si è conclusa con un’ottima cena a base di yakiniku, ovvero carne cotta al momento su una piastra posta al centro del tavolo. Abbiamo mangiato (davvero bene) in un locale all you can eat, nonostante fosse davvero claustrofobico in termini di dimensioni, specie per un gigante come il sottoscritto. E una volta usciti puzzavamo miseramente di carne, fortunatamente non abbiamo incontrato un branco di cani affamati.

Il giorno successivo abbiamo passato tutta la giornata nella città di Yokohama. Indovinate per quale motivo!

TCL Tab 11

Trent’anni passati a inseguire il sogno giapponese, fra un episodio di Gundam e un match a Street Fighter II. Adora giocare su console e nelle sale giochi di Ikebukuro che ormai, per quanto lontana, considera una seconda casa.

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