Redline (レドラインReddorain) è un film d’animazione giapponese del 2009 diretto da Takeshi Koike del celebre studio Madhouse e prodotto da Tohokushinsha Film, direttamente dal soggetto di Katsuhito Ishii. In Italia è stato distribuito dalla casa francese Kazé.
Prima di parlarne bisogna però inquadrarlo nel periodo d’uscita: Anno Domini 2009, il magico periodo in cui gli anime contavano sui remake di grandi classici come Shin Mazinger Z, in cui i fan erano felici per una serie decente su Fullmetal Alchemist e l’ultra fanservice di Queen’s Blade. Madhouse però di per sé già assestatissimo studio nipponico capostipite dell’animazione, non soddisfatta di aver già partorito gioielli come Paprika e Metropolis, decide di spingere di prepotenza l’acceleratore e dar vita a uno dei lungometraggi animati più esageratamente incredibili di sempre.
Redline infatti parte con premesse semplicissime: nell’universo esiste la corsa illegale più importante di tutte, e il nostro protagonista JP, vuole prendervi parte a ogni costo. Per qualificarsi bisogna però prima vincere la gara preliminare, la Yellowline, dove per una sequela di sfortunati eventi (detti anche “corsa truccata”) non riuscirà a passare alla fase successiva. Con sette anni di ritardo e il fattore cliché che permea incredibilmente l’intera trama, Redline non ha per nulla riscosso il successo che meritava in terra natale, ma fuori dal Giappone il film è stato molto acclamato dalla critica, partendo dal film festival di Locarno fino gli stessi Stati Uniti. In molti l’hanno definito come l’arte dell’animazione al proprio apice: opinione condivisibile dati i 100.000 disegni totali, completamente fatti a mano, che compongono questa maestosa e adrenalinica sequenza di 102 minuti.
Proprio per questo motivo è uno di quei pochissimi film animati che qualsiasi segmento, anche soltanto un’animazione di transizione in movimento, è un vero e proprio wallpaper. L’ambiente futuristico dalle tinte cyberpunk riesce a dar totale risalto all’incredibile fluidità delle animazioni, che sequenza dopo sequenza diventano sempre più esagerate in concomitanza all’accelerazione della trama del film. La direzione creativa brilla continuamente, complici anche la passione che straripa da ogni aspetto del film da parte dello staff. La componente interplanetaria infatti fornisce degli spunti creativi ottimi, spaziando dalle lande desolate alle floride città, applicando un contrasto meraviglioso pur mantenendo un livello qualitativo alle stelle. Per quanto si ricada nella ripetizione, Redline è oggettivamente un gioiello che supera le barriere del tempo e non fa altro che confermarsi un capolavoro visivo a ogni singolo frame.
Vedremo gli alti e bassi del nostro protagonista JP, soprannominato “Sweet JP” per il suo essere un umano gentile e dal cuore d’oro, che dovrà districarsi tra i guai e colpi di scena cui sarà invischiato: per sua fortuna o disgrazia sarà sempre affiancato dall’amico Joshua Flathead detto anche “Frisbee” che, come suo manager, non lo lascerà mai solo. Infine, il vecchio meccanico Mogura accompagnerà i due fornendo il supporto tecnico di cui JP ha bisogno per i pezzi che Frisbee procura.
Attraverso dei flashback ci sarà possibile notare come i personaggi che compongono il cast principale siano, per
quanto in ruoli stereotipati, dotati di un vero background che s’incastrano perfettamente gli uni con gli
altri. Inoltre i piloti avversari con le loro eventuali faide, rivalità e conti in sospeso, forniscono un effettivo contorno che al pari di un motore: in questo modo al pari di un frenetico e intensissimo domino, costruiranno le premesse per dar vita all’enorme crescendo che sarà l’effettiva Redline in una galvanizzante corsa letterale verso il climax.
Musicalmente Madhouse non si è affatto risparmiata, bilanciandosi in modo perfetto a quanto fatto visivamente. Le colonne sonore sono un incredibile mix di sonorità occidentali con punte di tradizionalismo nipponico, che a ogni colpo di beat spinge al massimo l’immersione nel film in maniera esemplare. James Shimoji (che comporrà poi le colonne sonore dei due film dedicati a Goemon e Jigen della serie Lupin III) ricrea un’atmosfera di pura adrenalina, splendidamente in linea con la frenesia che contraddistingue Redline: volendo fare un paragone nella visione d’insieme, questo magnifico lungometraggio sembra la fusione tra F-Zero di casa Nintendo e Wacky Races. Inutile dire che in salsa Madhouse, soprattutto degli anni d’oro, una premessa tanto semplice diventi istantaneamente un colpaccio!
È Difficile pensare a un prodotto come Redline in termini di esecuzione, essendo un film che lascia da parte la trama per sfogare all’impazzata la resa visiva pressoché perfetta; la mancanza di una trama complessa non si fa per nulla sentire, bruciandola al pari del sistema di nitro utilizzato dai corridori, dando vita a un centinaio di minuti che culminano nel più classico dei modi che si possano pensare. A ogni visione diventa sempre più bello, è gradevole vederlo in compagnia di amici ed è l’ideale quando ci si trova una sera senza saper che fare. È un film che qualsiasi appassionato di animazione dovrebbe vedere, anche soltanto per riconoscere la mastodontica opera che Takeshi Koike è riuscito a orchestrare. Lo studio Madhouse ha certamente impiegato bene quei sette anni di produzione, dando vita a un cult immortale che invecchia come il vino.
Una frenesia che crea dipendenza
Guardare Redline apre letteralmente le porte a un livello di qualità altissimo nella storia dell’animazione. Mi sento di dire che, a seguito della visione, il vedere qualsiasi altro prodotto riesce abbastanza difficile… nel senso, rimane un po’ di amaro in bocca tornare alla “normalità”. Proprio per questo motivo, Redline è un film che mi sento di consigliare a Chiunque: sia agli estimatori del genere sci-fi action, sia a chi non ci si è mai avvicinato o è solito storce il naso nei suoi riguardi.
Assolutamente consigliato