Con l’arrivo della stagione calda torna in pompa magna anche il picchiaduro per antomasia, quello che ha tenuto compagnia al più alto numero di generazioni di videogiocatori, dalle assolate sale giochi del lido alle console casalinghe di ultima generazione. STREET FIGHTER 6 è pronto a colpirci in faccia con una portaerei di novità, una direzione artistica tutta nuova e modalità per giocatori singoli e multiplayer pronte a regalarci decine e decine ore di sano divertimento, con un roster formato dai personaggi più amati della saga e da una rosa di nuovi e carismatici lottatori.
Abbiamo messo alla prova l’ultimo nato in casa CAPCOM per qualche tempo prima del lancio ufficiale esplorandone quanto più a fondo possibile le meccaniche, le modalità e tutti i personaggi: ecco cosa ne pensiamo del fighting game che renderà la nostra estate bollente come uno Shoryureppa.
- Titolo: Street Fighter 6
- Piattaforma: PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X|S, PC (Steam)
- Versione analizzata: PlayStation 5 (EU)
- Genere: Fighting Game
- Giocatori: 1-2
- Publisher: CAPCOM
- Sviluppatore: CAPCOm
- Lingua: Italiano (testi), Inglese o Giapponese (doppiaggio)
- Data di uscita: 2 giugno 2023
- Disponibilità: retail, digital delivery
- DLC: colori aggiuntivi per i costumi, titoli e adesivi speciali, personaggi aggiuntivi
- Note: disponibile una Collector’s Edition con le statue POP UP Parade di Luke e Kimberly e altri contenuti esclusivi
Abbiamo recensito Street Fighter 6 con un codice PlayStation 5 fornitoci gratuitamente da CAPCOM tramite PLAION.
Reinvent the game
Dopo averci accolto con un filmato introduttivo presentato dallo sgargiante Eternity che ci da il benvenuto nel mondo di Street Fighter 6, il gioco di CAPCOM ci lancia al centro dell’azione con un tutorial condotto da Luke Sullivan, il nuovo e carismatico protagonista che incarna l’essenza stessa di questa nuova iterazione della saga: vere e proprie lotte di strada, street art e musica hip hop. Una volta concluso, ci ritroveremo davanti alla schermata principale che mette a disposizione dei giocatori tre macro-aree fra cui scegliere le modalità di gioco: Fighting Ground, Battle Hub e World Tour.
La sezione chiamata Fighting Ground racchiude al suo interno tutte le modalità classiche che possiamo ritrovare in un qualsiasi picchiaduro, ma anche qualcosa in più. Qui è possibile avviare la classica modalità VS per uno o due giocatori (uno contro uno oppure a squadre), la modalità Pratica che al suo interno contiene le sfide combo e le guide ai personaggi, l’inedita battaglia estrema e le opzioni per attivare o meno l’attesa per scontri online amichevoli o classificati, oppure creare una stanza con i propri amici. Ma soprattutto, il Fighting Ground include la modalità Arcade, che ci offrirà il primo dei tasselli per ricostruire la trama alla base di Street Fighter 6 attraverso sequenze iniziali e finali per ciascun personaggio — statiche, ma egregiamente illustrate da artisti noti e new entry per il franchise — nonché le classiche righe di dialogo alla fine degli scontri. Il roster iniziale, formato da 18 combattenti, racconta svariate storie più o meno importanti ai fini della trama principale che ci aiutano a comprendere gli avvenimenti legati all’antagonista principale, ai nuovi protagonisti e al profondo cambiamento che ha sconvolto la vita di Ken Masters. Tuttavia, per riuscire a collegare tutti i puntini dovremo affrontare quella che è a tutti gli effetti la modalità principale del titolo, la World Tour, della quale vi parlerò più avanti nella recensione.
Take me down to the paradise city
Tra vecchie glorie di Street Fighter II, praticamente tutti e otto i personaggi principali, marzialisti già apparsi nei capitoli precedenti come Cammy, Dee Jay e Juri, nonché guerrieri nuovi di zecca, il roster del numero sei è più che mai variegato in termini di design e stili di combattimento. Le vecchie glorie hanno subito un accattivante restyling giustificato anche in termini di trama e il ruolo del protagonisti passa dai guantoni di Ryu a quelli di Luke, un personaggio che abbiamo già avuto modo di conoscere come ultimo DLC di Street Fighter V. Ad affiancare il suo stile di strada troviamo il rivale Jamie, che mescola kenpo cinese e break dance, nonché la ninjastar Kimberly, erede di Guy che con graffiti e musica si abbina perfettamente alla direzione artistica intrapresa dal gioco. In più troviamo la giunonica Marisa, imponente pancraziaste italiana dalla potenza sconfinata, la modella francese Manon che mescola judo e danza classica (un vero e proprio nemico da temere, per me la vera rivelazione del roster), la piccola Lily, erede di T. Hawk, nonché il misterioso JP, che prende il posto di M. Bison tra le fila dei cattivoni.
Anche se il gioco stesso indica a chi stringe il controller fra le mani quali sono i personaggi più facili o difficili da padroneggare, ho notato una certa disparità in termini di moveset e potenza in favore di alcuni guerrieri, che molto probabilmente verrà ribilanciata con gli aggiornamenti futuri. Tante nuove tecniche arricchiscono il moveset di Ryu e degli altri World Warrior: Blanka, ad esempio, può sfruttare i pupazzi di Blanka-chan come “trappole” che conducono elettricità durante gli scontri, mentre l’eremitico guerriero nipponico può caricarsi in qualsiasi momento di elettricità per sferrare un Hadoken o Shin Shoryuken ancora più devastanti. La modalità Arcade, infine, può essere affrontata a nostra indiscrezione nella versione da 5 o 12 combattimenti, una scelta che influenzerà la presenza di uno o due bonus stage, entrambi ispirati a quelli di Street Fighter III: nel primo dovremo fare a pezzi un camion, mentre nel secondo dovremo deviare palle da basket utilizzando il parry. Posso dire di ritenermi particolarmente felice della scelta di reinserire i tanto adorati livelli bonus all’interno della modalità Arcade, ma non solo lì — ne riparleremo più avanti. Un piacevole divertissement risiede nella modalità battaglia estrema, che ci permette di sfidare un avversario umano o controllato nella CPU in combattimenti atipici che consentono la vittoria solo seguendo determinate regole, con la scelta di attivare o meno ostacoli come bombe, elettricità o tori che corrono da una parte all’altra dello schermo, oppure droni che se colpiti sono in grado di ribaltare le sorti del combattimento.
Drive me crazy
In termini di meccaniche di gameplay vere e proprie, CAPCOM ha deciso di fare piazza pulita di quanto visto nel quarto e nel quinto episodio, volgendo lo sguardo indietro al terzo, di cui cronologicamente Street Fighter 6 diviene finalmente un sequel. Sotto la canonica barra della salute troviamo una “Drive Gauge” che utilizzeremo per numerosi scopi. Ad esempio, scatenare la potenza del Drive Impact, un colpo dirompente che può assorbire gli attacchi rivolti verso di noi ed eventualmente spingere l’avversario contro la parete dello stage, oppure un Drive Parry, che respinge i colpi e, se eseguito con un perfetto tempismo, ricarica l’indicatore. A questi si aggiungono l’Overdrive Art, che serve a potenziare le mosse speciali mediante la pressione dei tre pugni o tre calci simultaneamente, ma anche la Drive Rush, uno scatto felino eseguibile mentre siamo in parry o cancellando una tecnica in esecuzione. Infine troviamo il Drive Reversal, un contrattacco che ci permette di bloccare qualsiasi tecnica avversaria al costo di due segmenti. Esaurita la Drive Gauge, tuttavia, entreremo in stato di Burnout, durante il quale non potremo eseguire nessuna di queste azioni e ci ritroveremo in qualche modo alla mercé del nemico. Per uscirne dovremo attendere che un indicatore comparso al suo posto si riempi col passare del tempo, ma potremo velocizzare l’attesa attaccando il nemico ed evitando i suoi colpi. Con l’introduzione del Drive Impact e della meccanica di Wall Splat, tuttavia, viene meno l’interazione con gli stage vista nel quinto episodio, dato che i limiti dello schermo tornano utili per infliggere ulteriori danni al nostro contendente.
In basso allo schermo troviamo invece il classico indicatore che ci permette di eseguire le tecniche speciali e le immancabili Critical Art, accompagnate da sequenze cinematiche davvero spettacolari in questo sesto episodio numerato. Alcuni personaggi, come il già citato Blanka, Jamie oppure Kimberly, possiedono un indicatore aggiuntivo in alto che indica la presenza di alcuni “oggetti consumabili” come i pupazzi di Blanka-chan, le fiaschette di alcol o le bombolette spray, che si resetteranno all’inizio di ogni round e che avranno ognuno una funzione originale per ciascuno dei personaggi che ne fanno uso.
CAPCOM ha ben pensato di rendere il gioco appetibile a vecchi e nuovi giocatori dando la possibilità di scegliere fra tre diversi metodi di controllo: Classico, Moderno e Dinamico. Il primo, e anche il mio preferito, è quello che adotta i comandi canonici che Street Fighter si porta dietro sin dal secondo capitolo, con tre pulsanti dedicati ai pugni e tre dedicati ai calci, un dorsale assegnato al Drive Impact e uno al Drive Parry. In questo caso le tecniche speciali vanno eseguite mediante le classiche combinazioni direzionali e mezzelune in combinazione con i pulsanti dei colpi. Al contrario, lo stile Moderno permette di eseguire facilmente mosse speciali con un solo pulsante e concatenare combo automaticamente con la pressione simultanea di uno dei dorsali e dei tasti di attacco, che da sei passano a tre. Infine, la modalità Dinamica è quella pensata per tutti i non avvezzi ai videogiochi, premiando il button mashing con un autoattacco eseguibile con uno qualsiasi dei pulsanti principali, ma è utilizzabile solo in alcune modalità. Il gioco spinge l’utente a imparare per prima la modalità Moderna, ma vi assicuro che se avete dimestichezza con i picchiaduro e Street Fighter in particolare, non vedrete l’ora di poterla cambiare in quella Classica.
I combattimenti, inoltre, potranno essere accompagnati dalla telecronaca in lingua inglese e giapponese con tanto di sottotitoli in italiano, che potremo decidere di personalizzare scegliendo fra diverse voci. Fra i telecronisti troveremo figure note nel panorama eSport internazionale e nel mondo dello spettacolo, come la wrestler Thea Trinidad, meglio conosciuta sui ring della WWE come Zelina Vega. Nulla di particolarmente esaltante e abbastanza superflua come funzionalità ai fini dell’esperienza, se non con lo scopo di distrarre il giocatore. Fosse stata in italiano…
Cameriere, c’è uno Yakuza nella mia minestra!
Il piatto forte per tutti coloro che amano giocare da soli, e si aspettano da sempre di trovare in un picchiaduro una modalità in grado di intrattenere per ore e ore, è costituito dalla modalità World Tour. Pur prendendo in prestito il nome dalla leggendaria modalità di Street Fighter Alpha 3, quella di Street Fighter 6 è un vero e proprio story mode in terza persona, che ci chiede di creare un alter-ego digitale scegliendo l’aspetto che più ci aggrada, per poi calarci fra le strade di Metro City per diventare una leggenda. Già, la stessa Metro City di Final Fight, popolata da personaggi noti, già apparsi nel beat’em up dell’89 (come Trasher Damnd) ma anche nel primissimo Street Fighter (come Retsu).
La modalità World Tour comincerà nella palestra di Luke, che ci insegnerà i rudimenti del combattimento e ci farà conoscere il nostro primo rivale, Bosch — il primo dei personaggi originali che troveremo all’interno di questa sezione. Una volta seguite le sue direttive saremo liberi di scorazzare in giro per le strade della fittizia metropoli americana che ruota attorno alle lotte da strada per portare a termine le missioni di storia principale e le immancabili quest secondarie. Già dopo qualche minuto di gioco mi sono subito reso conto di una cosa: la modalità World Tour è palesemente ispirata a una delle serie di maggior successo degli ultimi anni di casa SEGA, ovvero Yakuza (ora nota come Like a Dragon in Occidente). Come quella di Kiryu, un’avventura in terza persona la cui differenza più grande è data dai combattimenti contro uno o più avversari contemporaneamente, che si svolgono in puro stile Street Fighter 6. E devo dire che funziona egregiamente!
Il nostro scopo a Metro City sarà quello di approfondire le vicende che coinvolgono la nazione asiatica di Nayshell attraverso la conoscenza di personaggi, bande ma soprattutto dei Maestri, le leggende delle arti marziali di tutto il mondo che, una volta affrontati, potranno decidere di accoglierci sotto la loro ala come allievi del loro stile di combattimento. Si tratta dei personaggi del roster principale, che ci consentono di adottare il loro moveset, ma non solo: se le tecniche di base dipenderanno dalla scelta del nostro Maestro, che potremo cambiare in qualsiasi momento, le mosse speciali potranno essere scambiate e combinate come più ci aggrada per creare il nostro stile unico, a patto che le stesse abbiano combinazioni di comandi differenti, in modo da non ritrovarci con due tecniche innescabili mediante la medesima combinazione di pulsanti.
Proprio come in Yakuza avremo uno smartphone a nostra disposizione, che ci consentirà di aprire l’inventario degli oggetti — per variare le tecniche e il nostro equipaggiamento, sia in termini di statistiche che puramente estetici, o migliorare le nostre abilità tramite l’apposito skill tree — consultare le missioni, accedere alla mappa o alla fotocamera, ma soprattutto di viaggiare in giro per il mondo. Come Street Fighter ci insegna sin dagli anni ‘90, un guerriero alla ricerca di avversari sempre più forti, e nel nostro caso di Maestri sempre più abili, è chiamato a volare in giro per il mondo per visitare nazioni come il Giappone, l’Italia, la Francia e la Giamaica. Tuttavia, tali Paesi non saranno purtroppo sviluppati quanto l’immensa Metro City e ci permetteranno unicamente di vagare per il medesimo stage delle modalità canoniche del titolo per affrontare o parlare con alcuni NPC e con il Maestro presente, o semplicemente per avanzare nella trama principale. A questa regola fa eccezione Nayshall, una zona decisamente importante ai fini di trama ma di cui non voglio anticiparvi assolutamente nulla.
Durante l’esplorazione di Metro City e delle altre città del mondo potremo affrontare quasi tutti gli NPC che ne popolano le strade, sia “proponendogli” pacificamente uno scontro, sia utilizzando le “Mosse maestro” che ci consentono di scatenare, ad esempio, Hadouken, Shoryuken o Spinning Bird Kick anche fuori dalle battaglie. E non saranno utili solo per cogliere di sorpresa i nostri ignari avversari (fra cui rientrano anche poveri cittadini indifesi e anziane signore), ma anche per distruggere oggetti come casse e bidoni della spazzatura che potrebbero celare oggetti consumabili o addirittura denaro. Il calcio a elicottero di Chun-Li, inoltre, ci consente di raggiungere aree altrimenti inaccessibili a piedi, come piattaforme che galleggiano su specchi d’acqua. Allo stesso modo anche i nemici più ostili potranno decidere di sorprenderci alle spalle con un cazzottone dietro le orecchie per dare inizio al combattimento: in questo caso gli innumerevoli consumabili o cibi ordinabili per corrispondenza ci torneranno utili a non farci arrivare al fatidico KO. Approfondendo il legame con i Maestri, infine, potremo imparare nuove tecniche e avere la possibilità di chiamarli al nostro fianco durante i combattimenti oppure, udite udite, potrebbero mettersi in posa se decideremo di scattare un selfie insieme a loro.
A Metro City, inoltre, troveremo molte altre cose da fare: fra tornei di arti marziali e una metropolitana affollata di malviventi (proprio come in Final Fight), da cabinati a cui giocare a classici come Street Fighter II a lavori part-time, dei veri e propri mini-game che richiamano i bonus stage dei titoli CAPCOM, come lo sfasciacarrozze e i palloni da basket già presenti nella modalità Arcade, ma anche altri come la rottura di tavolette di legno, di file di bottiglie o tegole da spaccare a mani nude. Non vi basta? Che ne dite di Pizza Hadou, che al suono di “BUONO, BUONO, BUONO!!” ci consentirà di condire delle immense pizze eseguendo i comandi mostrati sullo schermo?
Devo dire che siamo rimasti piacevolmente colpiti dalla modalità World Tour. Nonostante la resa grafica sia decisamente inferiore rispetto al gioco “principale” (anche per quanto concerne i modelli poligonali di Luke e soci), risulta divertente davvero longeva da portare a compimento, se consideriamo tutte le opzioni che mette a nostra disposizione. Le vicende in essa narrata, inoltre, si intrecciano con quelle della modalità Arcade, permettendoci di formare un quadro più completo di quella che è la trama principale narrata all’interno del titolo. Il nostro avatar potenziato dall’esperienza e dagli abiti e accessori ottenuti in questa modalità, inoltre, viene utilizzato anche all’interno della Battle Hub, la modalità multigiocatore online.
Guarda mamma, come Daigo!
Ultima, ma non meno importante, è per l’appunto la modalità Battle Hub. Come il nome stesso suggerisce, si tratta della hub principale per la modalità online. Una volta scelto uno fra i server messi a nostra disposizione — che saranno suddivisi fra zone del mondo e saranno, a nostra scelta, in comune fra le diverse piattaforme o esclusivi per la nostra — l’avatar che avremo creato nella World Tour verrà catapultato in un’enorme sala giochi popolata da cabinati e dagli avatar degli altri giocatori connessi alla rete. Potremo interagire con loro in vari modi: chattando, utilizzando le emote personalizzabili, oppure decidendo di sfidarli seduti di fronte a uno dei cabinati. Una volta abbinati, infatti, due giocatori si affronteranno in battaglia con i personaggi selezionati in precedenza tramite l’apposito menu di personalizzazione della hub. Altri giocatori potranno decidere di assistere agli scontri o mettersi in coda per sfidare il vincitore. Oltre ai classici match sarà possibile affrontare i giocatori nelle medesime Battaglie estreme della modalità Fighting Ground (sfruttando però altri cabinati posti in una zona diversa della Battle Hub), oppure giocare ai medesimi titoli classici della modalità World Tour, ma stavolta con la possibilità di ottenere il punteggio migliore utilizzando un solo gettone: troveremo Street Fighter II, Final Fight e Super Puzzle Fighter II Turbo ad attenderci, con le medesime versioni già viste nelle raccolte Capcom Arcade Stadium.
Se ciò non dovesse bastare, dirigendoci al centro della piazza virtuale potremo decidere di scontrarci direttamente con gli avatar degli altri giocatori, mantenendo tutti i progressi della modalità storia, fra statistiche, moveset e quant’altro. Durante la nostra prova abbiamo avuto modo di testare i server europei e del resto del mondo senza notare eccessivi episodi di lag, se non con giocatori che probabilmente ancora oggi utilizzano modem 56k per connettersi alla rete. Come gran parte dei giochi di questa generazione è possibile scegliere fra la modalità risoluzione e la modalità prestazioni, ma anche di abilitare un ritardo inferiore per l’input a leggero discapito della resa grafica. Le opzioni per personalizzare la propria esperienza sono molte, anche in termini di accessibilità. Le capacità del DualSense, per la versione PlayStation 5 da noi messa sotto torchio, non sono purtroppo sfruttate a dovere, con vibrazioni presenti solo in rare occasioni nella modalità World Tour e altoparlanti utilizzati solo nella schermata iniziale. Un vero peccato non poter sentire tra le proprie mani i colpi subiti in maniera realistica, come il controller Sony avrebbe permesso di fare, ma in compenso possiamo osservare sudore e danni visibili comparire sui corpi dei lottatori durante gli scontri. Possiamo solo augurarci che tale funzione venga implementata in futuro tramite aggiornamenti, dato che il supporto a Street Fighter 6 è previsto per molti anni a venire, con una prima stagione di personaggi aggiuntivi previsti nell’arco del prossimo anno — Rashid, la new entry A.K.I., Ed e Akuma, la cui presenza è assicurata anche nella modalità World Tour nel ruolo di insegnanti.
All’interno della Battle Hub verranno organizzati in futuro eventi speciali e tornei, ma sarà anche possibile acquistare oggetti di gioco aggiuntivi. Si tratta di una delle hub multigiocatore meglio realizzate per un picchiaduro negli ultimi anni, estremamente funzionale e bella a vedersi, un piccolo omaggio al PlayStation Home che fu. Chissà se in futuro CAPCOM ci permetterà di avere una nostra stanza arredabile e visitabile dai giocatori con cui stringeremo amicizia.
La nuova evoluzione della serie di Street Fighter! Scendi in strada con nuovi modi di giocare e combattere nella nuova evoluzione della leggendaria serie di picchiaduro di Capcom. Street Fighter 6 offre un sistema di combattimento altamente evoluto, con due tipologie di comandi (moderni e classici), che ti permettono di giocare da subito secondo il tuo livello di abilità. L’indicatore Drive è un nuovo sistema di gestione dell’energia. Usalo con attenzione se vuoi ottenere la vittoria. Esplora le strade nel World Tour: con World Tour, una coinvolgente modalità storia per giocatore singolo, aggirati con il tuo avatar per Metro City e scopri quali sono i tuoi punti di forza. Cerca rivali nel Battle Hub: è il posto migliore per trovare rivalità amichevoli.
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A chi consigliamo Street Fighter 6?
Questa nuova incarnazione del picchiaduro più celebre di sempre (anche se qui in Italia ormai il primato sarebbe da attribuire a Tekken) è consigliato a tutti i giocatori, sia veterani che nuovi arrivati per il genere. Mettendo a disposizione varie opzioni di controllo classiche e moderne, Street Fighter 6 permette a chiunque di divertirsi anche prendendo per la prima volta un controller in mano. I più esperti e i campioni del competitivo troveranno pane per i loro denti grazie alle nuove meccaniche, mentre chi ama giocare da solo troverà tante modalità con cui divertirsi, tra cui la splendida World Tour. Il sound design garantisce inoltre ulteriori opzioni di accessibilità, simulando la distanza tra i combattenti, l’altezza degli attacchi e altro ancora.
- La modalità World Tour è un sogno che diventa realtà
- Trama da scoprire attraverso due modalità distinte
- Battle Hub bella e funzionale
- Sound design spettacolare…
- …Ma le BGM dei personaggi non rimangono impresse
- Nessun personaggio extra da sbloccare, se non quelli previsti come DLC a pagamento
- La grafica di World Tour e Battle Hub è sottotono rispetto al gioco principale
Street Fighter 6
Il miglior Street Fighter dai tempi del terzo
Dopo le cinquecento versioni del quarto episodio e lo scivolone commesso con il lancio del quinto, CAPCOM centra finalmente il bersaglio con Street Fighter 6. L’ultima fatica del team giapponese è meravigliosa sotto ogni punto di vista, dalle meccaniche alla base dei combattimenti alla quantità di contenuti messi a disposizione del giocatore. Il roster formato “solo” da diciotto lottatori non fa sembrare per niente povero il prodotto finale, grazie all’inserimento di una storia per ciascuno di essi nella modalità Arcade, ma soprattutto di modalità come la World Tour, che sarà capace di tenervi incollati allo schermo per ore e ore. Una volta padroneggiato il vostro stile di lotta preferito non vi resta altro da fare che gettarvi a capofitto nella modalità online e sfoggiare il vostro avatar personalizzato, che sia la vostra copia sputata o un mostro deforme che assomiglia a uno gnomo armato di ascia. La direzione artistica di Street Fighter 6 segna inoltre un repentino cambio di rotta, che mantiene le vecchie glorie della serie nelle retrovie mettendo in primo piano volti giovani e freschi, pur glorificando il passato della saga con innumerevoli citazioni che spesso coinvolgono anche Final Fight. Tra i maggiori pregi troviamo proprio la colonna sonora e il sound design, tuttavia i brani principali e quello della schermata di selezione personaggi (compresi gli ingressi in stile WWE, presenti purtroppo solo in alcune modalità) fanno purtroppo sfigurare le musiche presenti durante i combattimenti veri e propri, che risultano molto, molto meno memorabili rispetto al passato, finendo quasi per passare inosservate. Ottimo anche l’adattamento italiano, che ha saputo valorizzare la presenza di uno stage ambientato a Roma e che fa sapiente uso della cultura pop attuale per risultare divertente e praticamente mai fuori luogo. In definitiva, Street Fighter 6 è un titolo verso cui dovrete obbligatoriamente volgere l’attenzione nei prossimi giorni e negli anni a venire, perché ci troviamo di fronte alla migliore incarnazione della serie sin dai tempi del terzo capitolo, un capolavoro senza tempo a cui il team di sviluppo si è fortemente ispirato.