I manga aventi come protagonisti adolescenti, di solito liceali, possono rientrare in due categorie. Quelli indirizzati a un pubblico di ragazzi, i cosiddetti shonen, e per questo caratterizzati da contenuti meno violenti, e quelli rivolti ad adulti e giovani adulti, etichettati come seinen. In questi ultimi agli autori è concessa molta più libertà nella rappresentazione grafica di elementi come violenza (sia verbale che fisica), parti intime o nudità, e in generale tutto quello che non verrebbe mai accettato su una rivista per ragazzi. Capita molto spesso però che numerosi seinen manga abbiano alla loro base premesse che non si discostano troppo da quelle di uno shonen, distinguendosi solo per i fattori adulti sopra citati. In questa categoria, che personalmente amo definire come “finti seinen”, rientra il manga che ha ispirato l’adattamento animato di cui vi parlo in questo articolo: Gleipnir, di Sun Takeda.
Serializzato sulla rivista Young Magazine the 3rd di Kodansha dal 2015, ancora in corso con 8 volumi all’attivo, Gleipnir è pubblicato nel nostro paese da Panini Comics, che ha rilasciato il primo volume il 20 dicembre 2018 (qui trovate la nostra recensione). L’adattamento animato, realizzato dallo studio Pine Jam e annunciato a marzo 2019 per la stagione primaverile 2020, è attualmente in corso di trasmissione sulle reti televisive giapponesi ed è stato licenziato da Dynit, che sta pubblicando gli episodi a cadenza settimanale su VVVVID sottotitolati in italiano. Non si conosce ancora la durata, ma contando il numero non elevato di volumi del manga è abbastanza probabile che non si andrà oltre i classici 12/13 episodi.
Gleipnir vede come protagonista il liceale Shuichi Kagaya, all’apparenza un ragazzo qualunque, studioso e che non si fa notare troppo. In realtà Shuichi nasconde a tutti un segreto: per qualche misterioso motivo, è in grado di trasformarsi a suo piacimento in un essere mostruoso dalle sembianze di un “orsacchiotto” gigante dotato di una cerniera sulla sua schiena. Un giorno, Shuichi salva da un incendio in un casolare abbandonato una ragazza che frequenta la sua stessa scuola, Claire Aoki, che viene così a conoscenza del suo segreto. Sadica e manipolatrice, Claire ricatta il protagonista per convincerlo a collaborare con lei nella ricerca di altri esseri mostruosi, fra cui sua sorella.
Gleipnir, come già detto, appartiene a quella categoria di manga in cui possiamo far rientrare anche Kiseiju, Ajin e Tokyo Ghoul (per citare alcuni esempi famosi): opere dall’ambientazione e dalle premesse scolastiche che sfociano nel sovrannaturale, ma caratterizzate da un taglio più adulto per via della presenza di contenuti violenti e rivolti a un pubblico maturo. Il manga infatti, sin dalle sue prime battute, è pieno di fanservice esplicito e di elementi ecchi, tutti condensati nel personaggio di Claire Aoki, e la premessa stessa del fumetto, ovvero lei che riesce a “entrare” dentro di lui quando trasformato grazie alla cerniera, è una metafora neanche troppo velata della tipica perversione sessuale dell’adolescente giapponese.
Nonostante ciò, questi primi tre episodi dell’anime mi hanno convinto e mettono in scena una storia che, pur sapendo di visto e rivisto, riesce a essere sufficientemente intrigante per mettere curiosità nel prosieguo. Perché il protagonista può assumere questa forma mostruosa? Cosa gli è successo in passato? Dov’è finita la sorella di Claire e per quale motivo quest’ultima è così determinata a dare la caccia agli altri mostri in città? Qual è l’origine di tutto questo? Sono interrogativi a cui la serie dovrà dare una risposta. I due protagonisti, dal carattere diametralmente opposto, sono ben caratterizzati e l’anime riesce a mettere bene in luce la loro dualità: Shuichi è il classico bravo ragazzo che non vorrebbe far male a nessuno, Claire invece non si fa scrupoli ed è disposta a tutto (anche a metodi estremi) pur di raggiungere i propri obiettivi.
Già in questi primi episodi sono presenti alcune scene d’azione, valorizzate sufficientemente bene dalle animazioni dello studio Pine Jam e dal character design molto fedele a quello del manga, mentre altrettanto non si può dire dei disegni che in più punti mi sono parsi approssimativi e caratterizzati dalle famose “bocche laterali” presenti anche in molte tavole dell’opera originale. Per quanto riguarda il discorso fanservice si va inevitabilmente a gusti: chi apprezza l’ecchi si troverà a suo agio grazie all’abbondanza di reggiseni, mutandine e elementi simili in numerose inquadrature; chi invece non può vedere queste cose allora forse è bene che stia alla larga da Gleipnir. Per quanto mi riguarda non posso fare a meno di sottolineare che in più punti il fanservice mi è sembrato inutilmente fine a se stesso, e mi piacerebbe molto vederlo attenuarsi nel corso degli episodi successivi.
Quando l’orsacchiotto prende il posto del mecha
L’anime di Gleipnir è un ottimo adattamento del manga di Sun Takeda e getta le premesse per un’ottima storia d’azione e mistero, che non rivoluzionerà nulla ma che ha tutte le carte in regola per risultare un piacevole intrattenimento.
Non si tratta di un lavoro privo di difetti, che speriamo vengano risolti nel prosieguo, e molti potrebbero storcere il naso di fronte all’abbondanza di fanservice ed ecchi spesso fini a se stessi, tuttavia la trama e i personaggi compensano questo problema (che sarebbe meglio definire piuttosto una caratteristica) e invogliano a guardare sempre l’episodio successivo. Dato che la terza puntata si conclude con un colpo di scena decisamente inaspettato, non vedo l’ora di scoprire come andranno avanti le vicende.
Puoi guardare gratuitamente GLEIPNIR su VVVVID.
Un anime mostruosamente promettente