El Shaddai fu una vera e propria perla nascosta del 2011. Giocato da pochi e apprezzato ancora da meno, la sua seconda uscita su PC, tramite la piattaforma di Valve, Steam, è passata ancora più in sordina. Lo zoccolo duro di appassionati di nicchia si è però subito radunato per lasciare recensioni positive e tentare di far conoscere il titolo a chi non lo faceva prima o semplicemente non lo aveva apprezzato a suo tempo. La domanda a cui proveremo a rispondere sarà quindi la solita: El Shaddai Ascension of the Metatron meritava una conversione per PC? E se la risposta fosse sì, com’è andata l’operazione?
- Titolo: El Shaddai ASCENSION OF THE METATRON
- Piattaforma: PC
- Versione analizzata: PC (EU)
- Genere: Azione
- Giocatori: 1
- Publisher: crim Co. Ltd.
- Sviluppatore: crim Co. Ltd.
- Lingua: Italiano (testi), Inglese o Giapponese (doppiaggio)
- Data di uscita: 01 settembre 2021
- Disponibilità: digital delivery
- DLC: nessuno
- Note: il titolo venne rilasciato originariamente su PlayStation 3 e Xbox 360 nel 2011
Abbiamo recensito El Shaddai ASCENSION OF THE METATRON con un codice PC (Steam) fornitoci gratuitamente da crim Co. Ltd. tramite PR Hound.
Il tradimento degli angeli
Seguire la backstory, gli eventi e lo svolgimento della narrazione di El Shaddai è un’impresa ardua. Da un lato sembra di avere a che fare con un gioco di SUDA51, dall’altro sembra invece un Bayonetta più semplicistico e immediato nelle meccaniche, senza la profondità del gioco di PlatinumGames, ma non per questo banale o non divertente. Quello che si può provare a fare è seguire quello che a tutti gli effetti sembra un flusso di coscienza partorito da una mente che intendeva comunicare suggestioni, atmosfere e sensazioni di una storia epica, dotata di grande lirismo, ma avvolta in un manto criptico difficile da penetrare.
El Shaddai è la storia di Enoch che, affiancato da Lucifel, è da 300 anni alla ricerca di una famigerata torre tramite la quale potrà finalmente dare la caccia ai sette angeli che si sono ribellati al Paradiso, per poterli infine ricatturare e consegnare a Dio. Già nei titoli di testa, che compariranno dopo pochi minuti dall’inizio del nostro viaggio, vedremo una parte della vita di Enoch, che ha vissuto alla ricerca della torre, ha conosciuto persone che gli sono poi diventate care e sono morte con il passare del tempo, mentre lui non invecchiava di un solo giorno.
Sebbene il nostro obiettivo sia chiaro fin da subito, il modo in cui tutto ciò ci viene presentato è tramite quello che appare come un sogno lucido in cui sensazioni e ricordi si fondono con, sullo sfondo, una magnifica colonna sonora che accompagnerà le avventure di Enoch dall’inizio alla fine. Il tutto avvolto da una serie di dialoghi criptici, misteriosi e anche ermetici in certi casi. Alcune intuizioni assurde come quella di telefonare a Dio per salvare la partita sono perfettamente integrate nella volontà del gioco di essere astratto e visionario.
La resa grafica, seppur talvolta spoglia di dettagli, riesce ad avere un impatto tale da farci dimenticare dove siamo e cosa stiamo vedendo e ci trascina lasciandoci stupefatti dall’estetica e dallo stile adottato. Così come a suo tempo Silent Hill dovette sfruttare le limitazioni della prima PlayStation creando la celeberrima nebbia, viene da pensare che El Shaddai abbia adottato questo stile grafico non per celare le limitazioni della settima generazione di console, ma piuttosto per una mancanza di esperienza e\o di risorse dell’originario team di sviluppo Ignition Entertainment. Che sia così o meno non ci è dato saperlo, ma resta il fatto che, in ogni caso, non si rimarrà indifferenti dinanzi alla presentazione di El Shaddai.
Dal paradiso con furore
Lasciando un attimo da parte l’atmosfera e l’allucinato comparto narrativo, El Shaddai, pad alla mano, risulta piacevole fin da subito. I comandi sono reattivi, il gameplay è veloce e ci si sente a proprio agio a far svolgere qualsiasi movimento a Enoch. Essendoci talvolta delle sezioni platform, possiamo dire con sicurezza che il controllo che si ha sui salti del nostro beniamino è pressoché totale: oltre ad avere un doppio salto, la pressione che faremo del tasto analogo deciderà anche quanto lontano possiamo arrivare, potendo anche constatare con facilità dove atterreremo tenendo d’occhio l’ombra di Enoch sul pavimento.
Anche i combattimenti se la cavano più che bene: sebbene non ci troviamo dinanzi ai tecnicismi di altri giochi d’azione a cui CAPCOM o PlatinumGames ci hanno abituati, El Shaddai sa fare il suo lavoro. Con il tasto d’attacco possiamo iniziare la combo di attacchi, mentre combinando la sua pressione con quello della guardia è possibile trasferire la combo in aria e, perché no, anche schiantare a terra i nemici per concluderla.
Come fare per i nemici armati e che sono quindi in grado di difendersi con più efficacia? Tramite una semplice meccanica che si attua ritardando il colpo nel mezzo di una combo, Enoch eseguirà un attacco che sbilancerà l’avversario, rompendo le sue difese e permettendoci anche di sottrargli l’arma, arma che non dovremo dimenticare di purificare di tanto in tanto. Sì, perché le creature che andremo ad affrontare sono, a detta stessa del gioco, “così vili che corrompono anche l’arma che stiamo utilizzando” e questo porterà ad effettuare sempre meno danni ai nostri nemici. Tramite la pressione di un tasto, tuttavia, è possibile purificare la suddetta arma e tornare all’azione, dovendo però aspettare dei secondi mentre il protagonista compie quest’azione. Sarà quindi necessario pianificare con attenzione questa pratica ed evitare di rimanere scoperti e venire sopraffatti.
L’arma iniziale (l’Arca) non sarà neanche l’unica a disposizione nel corso dell’avventura e verremo introdotti a più combinazioni di armi, alcune più efficaci contro altre e più deboli contro altre ancora. Imparare quali armi rubare e poi utilizzare contro i nemici sarà la chiave per vincere i combattimenti.
Altro aspetto da non sottovalutare è la generale pulizia dell’interfaccia, di sicuro una scelta stilistica che non passerà inosservata. Su schermo infatti non ci sarà quasi mai nulla se non i rari messaggi che ci spiegano alcune meccaniche o arricchiscono la criptica lore di gioco. Enoch non ha neanche una barra della vita: per tenere d’occhio la salute del nostro eroe dobbiamo infatti fare attenzione allo stato della sua armatura (qualcuno ha detto Ghosts ‘n Goblins?). Se colpito, il protagonista inizierà a perdere pezzi del suo equipaggiamento fino a rimanere nudo, sarà a quel punto che potremmo ricevere un colpo di grazia.
Senza fare alcuno spoiler, è bene menzionare, infine, le battaglie contro i boss, che sono a tutti gli effetti un crescendo continuo e risultano anche i momenti più interessanti dal punto di vista ludico, fondendo meccaniche, riflessi, armi e intuizioni da parte del giocatore. La considerazione che viene spontanea è una in particolare: se non avete mai giocato a El Shaddai, o lo avete giocato ma non lo ricordate bene, potreste rimanere sorpresi in maniera più che piacevole nel trovarvi davanti a battaglie interessanti e stimolanti.
Dieci anni di silenzio
Non è ben chiaro perché crim abbia deciso di eseguire una conversione di El Shaddai dopo ben dieci anni e dopo che, almeno in apparenza, tutti se ne erano dimenticati. C’è però da dire che suddetta operazione, sebbene apprezzabile, non è stata delle più felici. Il gioco, su Steam, non può essere letteralmente giocato con mouse e tastiera, in quanto è assente del tutto il supporto per le periferiche, dovendo per forza ricorrere ad un controller. Se da un lato questo non è detto sia un problema, è considerabile il minimo in un porting desiderare un’implementazione simile.
Anche dal punto di vista grafico non è stato fatto nulla, il gioco è proprio lo stesso identico titolo che uscì nel 2011 su PS3 e Xbox 360: a volte alcuni filmati appaiono sgranati, così come sono presenti effetti di tearing che, sebbene non rovinino l’esperienza, stonano in quella che dovrebbe essere una riproposizione odierna di un gioco di due generazioni fa.
Ma se questi sono i problemi che El Shaddai poteva risolvere, una conversione porta invece con sé tutti i pregi e difetti del titolo originale. Il gameplay, come analizzato in precedenza, funziona e fa bene il suo dovere, regalando, specie nelle prime ore, sano divertimento e varie possibilità al giocatore con tante meccaniche collaudate in altri titoli e che qui trovano una loro armonia. Ciò che invece emerge ora, così come in passato, è la ripetitività dell’azione, delle situazioni e anche una certa mancanza di varietà nei nemici.
Superate le prime due ore, si saranno già viste (ad esclusione dei boss) tutte le meccaniche che il gioco ha da offrire, senza rimescolare le carte in tavola, senza dare al giocatore arene di combattimento nuove o interessanti e ritrovandoci a combattere sempre i pochi tipi di nemici che ci verranno lanciati contro. Ed è purtroppo questo il punto debole più grande di El Shaddai, che sebbene abbia una giusta durata e una campagna intensa, potrebbe annoiare in maniera piuttosto rapida il giocatore esigente o che non è stato catturato dall’atmosfera generale. È comunque bene ricordare ancora una volta che ciò che il titolo propone funziona bene ed è divertente, nonostante la noia sia sempre dietro l’angolo.
Ciò che invece continua a stupire, ora come in passato, è la stupefacente colonna sonora, in grado di non limitarsi a fare da sottofondo all’avventura, ma di accompagnare ogni momento come se fosse un vero e proprio personaggio. Le musiche sono infatti ispirate, ben orchestrate e variegate, spaziando da cori, tracce più riflessive, altre più epiche e sapendo anche dosare i momenti di silenzio così da beneficiare al massimo di quando il commento musicale si fa più incalzante.
La colonna sonora di Masato Kōda e Kentō Hasegawa tira fuori gli artigli fin da subito grazie al tema del protagonista Enoch, ovvero la traccia “The Faraway Creation”, o anche il “Main Theme”. Una perla da custodire gelosamente e non far dimenticare e che può rivaleggiare senza problemi contro altre colonne sonore di titoli più blasonati, come ad esempio NieR.
Per concludere, c’è da ricordare che il prezzo su cui viene venduto su Steam è di 19,99 €, che spesso scende intorno ai 16 € per via dei continui sconti sulla piattaforma. Non c’è da escludere che in futuro questo prezzo possa calare ancora e ci sembra che in ogni caso sia onesto e non troppo elevato, soprattutto se paragonato ai prezzi di altre conversioni o remaster degli ultimi tempi.
A chi consigliamo El Shaddai ASCENSION OF THE METATRON?
Dato il suo prezzo irrisorio (specie quando in offerta), consigliamo El Shaddai ASCENSION OF THE METATRON a chiunque non lo abbia giocato a suo tempo e, perché no, anche a chi lo giocò. Infatti, sia nel caso lo si fosse apprezzato che snobbato, si potrebbero ritrovare nel titolo diversi aspetti che si erano dimenticati o su cui non si aveva prestato attenzione. Consigliamo El Shaddai anche a chi semplicemente vuole un gioco d’azione molto stiloso e sregolato nei toni e negli intenti, anche solo per passare delle ore di sano divertimento.
- Stiloso, visionario e di grande atmosfera
- Gameplay solido e reattivo
- Buon rapporto qualità/prezzo
- Colonna sonora notevole
- Esteticamente impattante…
- …Ma a volte spoglio dal punto di vista grafico
- Ripetitività generale
- Conversione pigra
El Shaddai ASCENSION OF THE METATRON
Un viaggio criptico e intenso alla ricerca degli angeli
El Shaddai ASCENSION OF THE METATRON è un gioco d’azione pieno di personalità, atmosfera e stile. Il giudizio complessivo è frenato, purtroppo, da un’eccessiva ripetitività dell’azione e delle situazioni, nonostante i comandi e il gameplay presentino tante idee che, seppur non originali, sono ben collaudate e implementate in modo sapiente. Se però riuscite a passare sopra a questo e al fatto che la conversione sia stata fatta con una certa pigrizia, vi ritroverete alle prese con un gioco atipico, per certi versi epico, e anche misterioso. Una vera e propria gemma nascosta della settima generazione di console, finalmente proposta su PC a un prezzo più che onesto.