I gatti di Ulthar e altre storie – Recensione

Abbiamo recensito I gatti di Ulthar e altre storie, l'ultimo volume di Gou Tanabe che include tre racconti tratti dal Ciclo dei Sogni del maestro dell'orrore H. P. Lovecraft

I gatti di Ulthar e altre storie – Recensione

Gou Tanabe, che è stato anche ospite al Lucca Comics & Games dello scorso anno, prosegue nel suo prolifico e affascinante adattamento delle opere di Lovecraft. Questa volta è stato il turno di tre racconti brevi, raccolti sotto il titolo I gatti di Ulthar e altre storie, portato in Italia da J-POP Manga come per le precedenti opere. Il nuovo volume si discosta parzialmente dalle classiche produzioni del maestro dell’orrore di Providence (così chiamato per aver vissuto lì) e da quelle dell’abile inchiostratore Tanabe, pur seguendone la scia. Sarà sufficiente a soddisfare i suoi fan più accaniti? Riusciranno le creazioni del famoso mangaka a incantare ancora una volta i lettori? Lo scoprirete, come sempre con la nostra recensione!

I gatti di Ulthar e altre storie – Recensione

  • Titolo originale: ショートストーリズ・アバウト・ドリームランド (Ulthar no Neko: Lovecraft Kessakushuu)
  • Titolo italiano: I gatti di Ulthar e altre storie
  • Uscita italiana: 6 novembre 2024
  • Uscita giapponese: 2023
  • Numero di volumi: volume unico
  • Casa editrice: J-POP Manga
  • Genere: Mistero, horror, psicologico
  • Disegni: Gou Tanabe
  • Storia: H.P. Lovecraft
  • Formato: Brossurato con sovraccopertina, 17 x 12 cm
  • Numero di pagine: 218

Abbiamo recensito I gatti di Ulthar e altre storie tramite volume stampa fornitoci gratuitamente da J-POP Manga.

A Ulthar a nessuno è consentito uccidere un Gatto

I gatti di Ulthar e altre storie, come suggerisce il titolo, è una raccolta di tre racconti del 1920-1921 appartenenti al Ciclo dei Sogni (anche note come Opere Oniriche) di Lovecraft: abbiamo in ordine, Celephaïs, I gatti di Ulthar e Gli altri Dei. Il primo racconto segue la storia di uno scrittore che cerca in ogni modo di raggiungere Celephaïs, un regno onirico di eterna bellezza, un sogno certo, ma talmente vivido da essere reale. Il secondo è ambientato nel misterioso villaggio di Ulthar, dove si dice che due crudeli anziani si divertano a catturare e uccidere i gatti del paese; tutto cambia con l’arrivo di una carovana di stranieri e di un giovane viaggiatore accompagnato da un felino al quale è molto affezionato: quando l’animale scomparirà si verificheranno eventi inquietanti e quasi sovrannaturali. Il terzo infine segue Atal, un giovane discepolo affascinato dai Manoscritti Pnakonici, testi arcani che, secondo il suo maestro Barzai, rivelano la via per incontrare gli Dei della terra, gli stessi dei che prega ogni giorno; spinto dal desiderio di scoprire la verità, Atal seguirà il suo maestro in un viaggio ambizioso che li condurrà verso ciò che stanno cercando. Insomma, ci troviamo di fronte a tre adattamenti ricchi di mistero, inquietudine e fascino, dove i protagonisti vivranno esperienze che cambieranno per sempre la loro esistenza e, in alcuni casi, anche quella di chi li circonda. Ovviamente, come suggerisce il titolo, il racconto principale è I gatti di Ulthar, ma non è detto che sia quello che vi conquisterà di più!

Orrore miagolato

Lovecraft è un autore chi in pochi conoscono direttamente attraverso i suoi manoscritti, ma la sua influenza ha contaminato il mondo dei manga, influenzando molti autori, più o meno moderni: la follia dilagante in Devilman di Go Nagai, le inquietanti atmosfere negli horror di Junji Ito, e persino alcune persino alcune trame, come per Kore Yamazaki che probabilmente ha tratto ispirazione proprio da I gatti di Ulthar per uno dei racconti inseriti in The Ancient Magus Bride, sono solo alcuni esempi della sua eredità. Sta di fatto che, attualmente, il migliore nell’adattare le opere di Lovecraft (potrete leggere il nostro articolo qui) è senza dubbio il mangaka Gou Tanabe, che con questo volume raggiunge il suo nono adattamento dell’autore di Providence, e che per nostra fortuna non sembra abbia intenzione di fermarsi.

Anche in questo caso troviamo il suo tratto distintivo: realistico, con inchiostri straordinari e dettagli minuziosi che spaziano dalle ombreggiature, ai lineamenti dei volti, alla maestosità dei paesaggi e delle loro atmosfere, fino a quella matassa di follia che avvolge tutto ciò che è troppo grande per essere compreso. L’inquietudine non ci abbandona nemmeno qui, ma questa raccolta appare decisamente più leggera rispetto ad altre opere come Il colore venuto dallo spazio o L’orrore di Dunwich, dove si respira ansia a ogni pagina. Qui l’autore sembra puntare maggiormente sul mistico, sul desiderio umano di comprendere e cercare la salvezza, rappresentando città sospese nel cielo, fortezze, biblioteche e montagne, e persino una processione di gatti, piuttosto che indefinite cattedrali di orrore cosmico o inquietanti casolari.

Cosa ne penserebbe Lovecraft?

Gou Tanabe non si distingue solo per il suo stile unico, ma anche per la straordinaria capacità di adattare il testo originale e le sensazioni che esso trasmette, qualità che lo hanno reso particolarmente apprezzato tra i lettori. In Lovecraft, più che l’azione, è presente una lenta descrizione delle ambientazioni e della causalità degli eventi, e Tanabe è un maestro nel tradurre queste atmosfere in immagini suggestive e ammalianti, capaci di coinvolgere più sensi: i suoni delle creature e le imprecazioni della carovana, gli “ignobili tamburi” e i “lugubri flauti”, gli odori durante il ritrovamento dei corpi, i pensieri di Kuranes durante il suo vagare nel palazzo reale e più in generale la follia che si manifesta negli occhi dei protagonisti, raffigurata con linee quasi perfette. Non possiamo sapere come avrebbe reagito Lovecraft di fronte a questo adattamento, ma credo che sarebbe stupito nel vedere le sue parole trasformarsi in illustrazioni tanto piacevoli. Sicuramente ha raggiunto lo scopo di diffondere angoscia: dopo aver letto I gatti di Ulthar, se avessi un felino, lo guarderei con occhi diversi; il viaggio descritto in Celephaïs è uno di quei sogni profondi che avrete fatto almeno una volta nella vostra vita; nel racconto de Gli altri Dei infine, vi ritroverete nella speranza di credere in qualcosa di tangibile, da contrapporre al senso di smarrimento che si prova quando le certezze di ogni giorno crollano. Insomma, ciò che ne emerge è una serie di racconti che indagano l’umanità e la sua relazione con l’ignoto, in un modo che lo stesso Lovecraft avrebbe probabilmente apprezzato.

Di gatti, sogni e Dei

Tornando alla questione delle tavole, è innegabile quanto Tanabe riesca a catturare l’attenzione con i suoi disegni, con tavole spesso prive di balloon o limitate ai pensieri del narratore. Un tratto distintivo delle sue opere, presente maggiormente nei I gatti di Ulthar e altre storie, è dato dal labile confine tra sogno e realtà, e il mangaka lascia che sia l’atmosfera a parlare in questi casi: se il volume fosse stato privo di dialoghi, sarebbe stato comunque comprensibile! Questo approccio può certo incidere sulla lentezza della storia, con inquietanti immagini di gatti, sogni in stile iseka moderno (sì, l’ho detto!) e antichi manoscritti di divinità ignote che sembrano non trasmettere nulla di immediatamente comprensibile. Tuttavia, chi ama l’autore sa che ogni sua opera riserva sempre un “dunque”, un finale inaspettato che fa riflettere e che rende ogni parte del viaggio necessaria, per quanto distante. Cosa possiamo aspettarci nel futuro? sicuramente altri adattamenti eccellenti, ora che abbiamo visto come Tanabe non abbia alcuna difficoltà a rendere coinvolgenti anche le storie più brevi, dimostrando di saper maneggiare sia le maggiori opere che i più brevi manoscritti del fantastico universo di Lovecraft.

Nella città di Ulthar, una curiosa legge vieta l’uccisione dei gatti. Perché è stata promulgata e quale legame ha con la vicenda, drammatica e truce, di una coppia di crudeli agricoltori? La collezione dei preziosi adattamenti lovecraftiani del talento del manga Gou Tanabe prosegue con un nuovo, attesissimo volume unico, che raccoglie le versioni a fumetti de I gatti di Ulthar, Celephaïs e Gli altri dei, racconti appartenenti al celebrato “Ciclo dei Sogni” del maestro di Providence.

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A chi consigliamo I gatti di Ulthar e altre storie?

Se già siete fan di Gou Tanabe, questo titolo è ovviamente un must; se invece ancora non lo conoscete (shame on you!), I gatti di Ulthar e altre storie è probabilmente il titolo che più si addice per avvicinarsi all’autore e alle atmosfere Lovecraftiane, subito dopo Il richiamo di Cthulhu. Le tre storie trattate sono infatti piuttosto brevi e non richiedono una vasta conoscenza dell’universo del maestro dell’orrore statunitense, e per di più non sono così folli o inquietanti come la maggior parte dei suoi precedenti lavori. Le atmosfere sono certamente più appetibili per un classico lettore di shonen, pur rientrando nei classici Seinen di Tanabe. In altre parole, è una buona via di mezzo tra chi cerca un horror e qualcosa di onirico, più ammaliante e meno agonizzante.

  • Ottima narrazione visiva, rievocativa delle opere di Lovecraft
  • Storie intriganti e variegate
  • Disegni dettagliati e curati

  • Una narrazione a tratti lenta
I gatti di Ulthar e altre storie
3.8

Tre biglietti per il sovrannaturale

Cosa dire quindi de I gatti di Ulthar e altre storie? Ci troviamo di fronte ancora una volta ad un titolo che mette in luce le sfaccettature più profonde dell’umanità, come l’intimo contrasto tra la razionalità e l’inconcepibile, pur esplorando maggiormente il confine tra sogno e realtà rispetto al classico “orrore cosmico”. La maestria artistica di Tanabe non si discute: è un manga visivamente ammaliante, dai paesaggi ai personaggi, che mescola la magnificenza di narrazioni oniriche e di ricerca a piccoli sprazzi di orrore. Ogni racconto trasmette qualcosa, un insegnamento, una sentenza quasi divina, lasciata alla fine come un raffinato dolce dopo un lungo pasto: certo, qualcuno potrebbe non apprezzare la narrazione a tratti lenta e troppo descrittiva, ma non potrete fare a meno di lodare le atmosfere di mistero, di angoscia, di malinconia, e di pazzia, tipiche di I gatti di Ulthar e in Gli altri Dei, contrapposte a quelle solenni e delicate presenti soprattutto in Celephaïs. Una lettura forse inferiore alle precedenti opere, almeno per i contenuti, ma altrettanto consigliata a tutti coloro che cercano un po’ di ignoto in un mondo troppo moderno per accettare qualcosa di sovrannaturale.

Scrittore per passione, dopo aver scoperto la pozione che preserva i capelli e l’anima, la usa su di sé per terminare il dottorato in ingegneria ambientale. Utilizzando la magia infusa nelle parole tenta da anni di convertire gli eretici alla cultura giapponese. Adora il metal, i videogiochi, manga e fumetti, l leggende celtiche, e tutto ciò che si può fare mangiando cioccolata all’ombra di una montagna.

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