GYO – ODORE DI MORTE è un seinen manga inizialmente serializzato da Big Comics Spirits (2002) e recentemente pubblicato in Italia da Edizioni Star Comics in un unico volume da 400 pagine. Dal manga è stato tratto un adattamento anime (2012), che cambia le carte in tavola mettendo in primo piano la protagonista femminile e inserendo altri colpi di scena.
L’autore, Junji Ito, ha dichiarato di essere appassionato ai lavori di Spielberg e in particolare che ad aver ispirato la stesura di GYO sia stata la visione de “Lo Squalo”. Ha dichiarato inoltre che il suo obiettivo fosse quello di riproporre quello stesso terrore trasmessogli dalla pellicola nel suo lavoro, estendendolo oltre le rive del mare.
L’opera si apre presentandoci una coppia di ragazzi, Tadashi e Kaori, in vacanza a Okinawa, intenti ad esplorare gli abissi del mare. Nel più classico dei modi, la vacanza dei ragazzi si rivela essere un terribile incubo, quando Kaori comincia ad essere ossessionata da una nauseabonda puzza che scopriremo solo in seguito derivare da delle orribili creature provenienti dal mare. Queste creature sono concepite dalla contorta mente di Ito come normalissimi pesci ma con sottili zampe, che sfrecciano velocissime sia in mare che sulla terraferma e che emanano un tremendo miasma: l’odore di morte.
L’universo narrativo composto dalle opere di Junji Ito è complesso, ma a fare da fil rouge al suo lavoro vi è probabilmente quello che si può ritenere il più grande punto di forza della sua matita: l’atmosfera. In questo caso nello specifico, l’autore narra di un Giappone messo alle strette, scenario di un’invasione e in seguito di un contagio proveniente dal mare e causato dal marciume dell’uomo. Queste immagini ci colpiscono profondamente, raccontandoci attraverso un tratto frenetico ma attento ai dettagli, una storia agghiacciante molto più vicina a noi di quanto possa sembrare ad una prima lettura.
Ito con quest’opera riesce a far riflettere il lettore sull’essenza dell’uomo, geloso dei suoi beni e incauto nelle sue azioni, che evade dalle conseguenze e allo stesso tempo di esse diventa succube. Sono questi i temi comuni nell’operato di Ito, che pescano a piene mani dalla tradizione più classica, riportando alla mente i lavori di Hitchcock o più in particolare il tanto discusso Tetsuo: The Iron Man (1989) di Tsukamoto, più vicino a Ito, non solo geograficamente ma anche a livello tematico.
La narrazione in GYO è caratterizzata da una scrittura frenetica, a tratti convulsa, ma che lascia allo stesso tempo istanti essenziali per riflettere. L’intreccio è tutto sommato ben strutturato, anche se spesso cade in soluzioni narrative forzate e poco contestualizzate, che vanno in forte conflitto con la cura quasi maniacale che pervade l’opera in quasi tutti i suoi aspetti.
L’odore di morte: terrore anche ad Occidente
Il maestro dell’horror Junji Ito ci accompagna (o meglio ci abbandona) in un viaggio all’insegna del terrore assieme a Kaori e Tadashi, in un’avventura che affonda le sue radici nella tradizione thriller e biopunk, ma che evade i soliti canoni, entrando nello specifico in riflessioni sull’uomo e sulla sua natura. Ito crea con il suo lavoro un mondo a sé stante, che viaggia parallelo al nostro ma che trova fulcro nell’esagerazione di eventi comuni al quotidiano vivere umano, raccontando storie che anche se paiono scollegate, hanno una forte componente autoriale e tematica che le lega, oltre che a una forte componente critica nei confronti della sfera sociale orientale, e nello specifico giapponese. La nuova veste che Star Comics conferisce all’opera non fa che incrementarne il valore, lanciando nuovamente GYO – ODORE DI MORTE nell’olimpo dei seinen e rendendolo sicuramente un must have per gli appassionati del genere.
Spaventosamente consigliato