L’anime di My Hero Academia, successo ormai affermato nato dalla penna di Kōhei Horikoshi, è giunto al termine della sua stagione 5, che coincide con uno degli archi narrativi più intriganti e intensi trattati nel manga sino ad ora. L’anime è disponbile, come la precedente stagione, in streaming legale e sottotitolato in italiano su Crunchyroll: la serie è reperibile a questo link. Il titolo avrà saputo ancora una volta affascinare i suoi molti fan? La risposta in questo caso non è così scontata. Scopriamone quindi i pregi e i difetti, come sempre insieme, in questa nostra recensione!
- Titolo originale: Boku no hīrō akademia
- Titolo inglese: My Hero Academia
- Uscita giapponese: 27 marzo 2021
- Uscita italiana: 27 marzo 2021
- Piattaforma: Crunchyroll
- Genere: Superpoteri, azione, shonen, scolastico, commedia, drammatico
- Numero di episodi: 25
- Durata: 24 minuti
- Studio di animazione: Bones
- Adattato da: manga di My Hero Academia
- Lingua: Giapponese (doppiaggio), Italiano (sottotitoli)
Abbiamo recensito My Hero Academia: Stagione 5 tramite la piattaforma streaming Crunchyroll.
Il male ha diverse forme
Ci eravamo lasciati con i toni scherzosi e allegri della precedente stagione (qui per la nostra recensione) che, dopo l’arco di Overhaul, e gli eventi del festival scolastico, aveva però già introdotto le tonalità della quinta serie, con lo scontro esplosivo e intenso tra i Nomu, Hawk ed Endeavor. È proprio dal numero uno che riparte la narrazione, con le implicazioni familiari di questo suo nuovo carattere, virando poi sugli studenti dello Yuei e sulle sfide di allenamento tra le sezioni A e B. I primi episodi dispensano quindi le “classiche” nuove informazioni sui poteri di Midoriya, con nuovi dettagli connessi all’origine e alle capacità dello One For All, per poi tornare alle questioni in sospeso del nuovo Number One Hero. Se però questa prima parte della stagione dovrebbe occupare i momenti più importanti per i protagonisti, sono invece le ultime cinque puntate ad aver catturato il vero interesse dei fan, dettando i ritmi e i giudizi finali di questa stagione: tutto quello mostrato in precedenza passa in secondo piano, perché di fronte alle interazioni tra “l’unione dei Villain” di Shigaraki e “l’armata di liberazione dei super-poteri” di Ri-Destro ogni altra scena perde importanza.
La via dei villain
Il vero cardine di questa stagione, per quanto ne occupi una minor parte, non è quindi l’arco narrativo dedicato a Deku e ai suoi amici, ma al gruppo del dei suoi avversari, comandato dall’uomo con il Quirk della degenerazione: Tomura Shigaraki. Egli, Dabi, Toga, Spinner, Twice, Mr. Compress, verranno mostrati sotto una luce nuova, sia attraverso i loro ricordi, che tramite il duro confronto con Gigantomachia, Ri-destro e i suoi seguaci.
Un punto di svolta che era già noto ai lettori dal volume 24 (qui la nostra recensione), tutto legato al tema del degrado della società e del risveglio di Shigaraki. L’autore di My Hero Academia ha più volte dimostrato di prendere riferimento (come sulla questione che spinge a diventare un’eroe) dall’universo dei supereroi americani, e proprio dai classici antieroi della Marvel/DC ha pescato alcuni standard per il background dei villain: non un’auto-generata pazzia o desiderio di distruggere, ma una malvagità indotta, dove molte colpe ricadono sulla società e sui pregiudizi. Tutti argomenti rimarcati in passato attraverso le parole di Stain, Gentle o anche da Shinso e Monoma, sottolineando come certi errori vengano condannati per sempre e certi poteri spingano la gente a credere che tu possa essere malvagio. Anche Toga, Shigaraki e Twice, rientrano in un modo o nell’altro in un contesto che sembra averli obbligati a seguire quella via, alla quale si aggiunge (più o meno maggiormente) una componente di piacere nel seguire il male. Una via intrapresa che non li può più rendere tanto odiati come in passato.
Un goal in zona Cesarini
Parlandone in termini calcistici, questa stagione è paragonabile ad una partita di calcio dove ci si trova a fare il gol decisivo negli ultimi minuti: episodi piuttosto piatti, quasi banali, che non sono riusciti a rendere e a sostenere quel momento di calma che nel manga precedeva l’arco narrativo dei villain. Persino le musiche sembrano seguire questo andazzo, e alla fine della stagione ci si trova col dimenticarsi la prima opening, ricordandosi solo le prime strofe della seconda. Insomma, la vittoria, pur con i suoi difetti evidenti, è tutta merito dell’arco finale di Shigaraki. Di fronte al suo passato, vedendo Tomura che viene maltrattata fino allo stremo, o davanti a Twice che si impegna per salvare i suoi amici, nessuno di noi si troverà (per ora) a desiderare la morte o la sconfitta di questo gruppo di villain come in precedenza. Horikoshi, come non molti altri autori, vince nell’aver creato un confronto momentaneo con un tipo di cattivi diverso, con metodologie e ideali propri, che fanno appunto capo a Ri-destro e al suo impero.
La serie soffre comunque di una bassa contestualizzazione del gruppo di Ri-destro e della compagnia che produce i loro supporti, la Detnerat: ciò si concretizza in un minor impatto del gruppo, declassandoli a “cattivi di serie B”, quando chi ha letto il manga li ricorda alla pari del gruppo di Tomura. E tuttavia l’episodio 23 “Tomura Shigaraki: Origin” ha raggiunto il suo scopo, diventando la punta di diamante della stagione, scuotendo tutta la community. L’episodio 24, con il proseguo di questa cruda narrazione, e la semplicità (con piccole anticipazioni sulla nuova stagione) dell’episodio conclusivo non hanno fatto altro che rinfervorare gli animi dei fan, un poco delusi dai primi episodi.
Caratteristiche tecniche
Tra le scelte di questa stagione la scelta di concludere con l’arco dei villain e non con le vicende della famiglia di Endeavor (invertite nel manga) è stata senza dubbio azzeccatissima. Altre decisioni invece, soprattutto di carattere tecnico, non sono state tanto accurate come in precedenza. I disegni dello studio Bones sono di buon livello, ma in confronto ad altri anime stagionali si notano le pecche. Diciamolo, persino nelle parti più intense l’animazione non regge con le tavole del manga, come nel flashback di Shigaraki o nelle battaglie di Twice e Toga. Lo studio di animazione, insomma, non ci ha regalato combattimenti all’altezza di quelli del passato. Non ci sono poi sfuggite le molte censure sul sangue, come per Shigaraki o per Ri-Destro, più che superflue in un anime dove si mostrano persone a pezzi! Sempre riguardo al vice-boss dell’unione dei Villain è invece apprezzabile che siano riusciti a rendere visibile lo stesso cambiamento, sia fisico che psicologico, raffigurato da Horikoshi.
Dal lato musica le opening paiono seguire bene l’evoluzione dell’anime: No.1 dei DISH è carina, ma verrà dimenticata dopo gli intensi episodi introdotti dai toni cupi di Merry-Go-Round dei MAN WITH A MISSION. Delle due closing invece, Uso ja Nai di Soushi Sakiyama e Ashiato / Footprints dei The peggies, la prima è stata sicuramente più apprezzata. Infine, nonostante la stagione copra sostanzialmente 5 volumi, dal 21 al 25 (e quindi avesse tutte le possibilità per una giusta organizzazione) traspare l’idea che ci siano troppi episodi poco utili e altri troppo condensati. Ma, come sempre è stato, una buona chiusura è in grado di risollevare un’intera stagione.
Questo anime è disponibile sottotitolato in italiano su Crunchyroll, la prima piattaforma online internazionale completamente dedicata al mondo dell’animazione giapponese, dei manga e dei drama. Puoi guardare gratuitamente Crunchyroll sul tuo PC, sul tuo smartphone e sulla tua console iscrivendoti con un account gratuito oppure sottoscrivendo un piano di abbonamento mensile che ti permetterà di seguire gli anime in simulcasting con il Giappone.
- Episodi conclusivi emozionanti e suggestivi
- Tante tematiche importanti trattate
- Ottima evoluzione dei personaggi
- Buona grafica, ma non eccellente
- Poca precisione in alcuni riferimenti col manga
- Gestione altalenante degli episodi
My Hero Academia: Stagione 5
Il fascino del degrado
Non è poi così raro seguire una stagione dove il cuore dell’anime si concentra in pochi episodi, ma non è certo la prassi. Katanagatari, Tokyo Ghoul, molti dei recenti isekai… ci sarebbero molti esempi, ma non è quello che ci si aspetta da un anime importante come My Hero Academia. Se la precedente stagione era stata criticata (a mio parere ingiustamente) per la troppa calma, questa non può essere considerata superiore, con 20 episodi sotto le righe che vengono risollevati solamente da un ottimo finale. Non si può dire che il livello delle tematiche e dell’animazione sia basso: problemi familiari, maltrattamenti, indifferenza sociale, malvagità e tanti tipi di violenza, accompagnate da un’OST e immagini di livello, ma uno stile “buono” non è sufficiente per un anime dalle aspettative tanto alte come questo. Alla fine ci troviamo con una stagione 5 fondamentale per la narrazione, che ha scommesso tutto sull’enfasi della conclusione, facendo centro. Una scelta criticabile, ma azzeccata, e tuttavia non si piò pensare che questo format possa funzionare anche per il prossimo arco narrativo! Insomma, questa stagione ha portato ai fan sia attimi di gioia che momenti di noia, ma una cosa è certa: il fascino del male non veniva reso tanto bene da molto tempo.