Comiket in ginocchio: cancellata la novantottesima edizione

Comiket

La pandemia da Coronavirus continua, arrivando a toccare ormai tutto il mondo che, pian piano, continua a registrare numeri da capogiro. Così come tantissime altre nazioni, anche il Giappone continua a vedersi costretto a correre ai ripari prendendo ogni misura precauzionale necessaria, come il rinvio delle Olimpiadi di Tokyo 2020 o la recente cancellazione del Comiket, celebre evento annuale dedicato alla cultura otaku.

Questo importante appuntamento si tiene infatti due volte l’anno, di norma ad agosto e dicembre, ma proprio per via delle Olimpiadi 2020 si è deciso di anticipare la data estiva e tenerla in primavera. Denominata Comiket 98, questa si sarebbe dovuta svolgere al Tokyo Big Sight dal 2 al 5 maggio, una data fin troppo vicina per riuscire a capire se tutto questo sarà finito o continuerà ancora a imperversare.

Per evitare di uscirsene fuori all’ultimo secondo, magari contribuendo ad aumentare la delusione dei potenziali visitatori che ormai si erano già programmati le giornate, l’organizzazione dell’evento ha deciso di mettere un punto a tutta questa vicenda cancellando ufficialmente questa edizione primaverile. È stata una decisione difficilissima da prendere, e non solo perché si tratta di uno degli eventi del settore più conosciuti in tutto il mondo, ma anche perché è la prima cancellazione da quando è nata, ovvero nel lontanissimo 1975.

Anche l’edizione invernale potrebbe però non avere vita facile. Sebbene le date siano state già decise, ovvero dal 29 al 31 dicembre, l’organizzazione sta attualmente valutando se il periodo e la location siano effettivamente fattibili. Ma per questo verrà rilasciato un annuncio in futuro riguardo se, dove e quando l’edizione invernale del Comiket si terrà.

Fonte: Comiket via Sora News 24

Prestigiatore, ballerino di break dance, produttore cinematografico, traduttore ufficiale di frasi imbarazzanti per prodotti R18, fondatore di Akiba Gamers: un curriculum da fare invidia a Johnny Sins, ma che non regge il confronto con la sua smodata passione per i giochi d’importazione e per i tegolini.

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