Tony Valente: intervista al Lucca Comics & Games 2024

Nel corso del Lucca Comics & Games 2024 abbiamo incontrato ancora una volta Tony Valente per un'intervista su Radiant (e non solo)

Tony Valente: intervista al Lucca Comics & Games 2024

In occasione del Lucca Comics & Games 2024, grazie a J-POP Manga, abbiamo avuto la possibilità di parlare ancora una volta con Tony Valente, famoso autore di Radiant: il mangaka francese non solo ha risposto alle nostre curiosità relative all’opera che ha saputo appassionare il mondo intero, ma per l’occasione è andato oltre; a Lucca è stato infatti presentato Cyfandir Chronicles, spin-off della serie che verrà illustrata da Naokuren e sulla quale ci ha fornito alcuni dettagli inediti. Siete curiosi? Allora leggetevi la traduzione in lingua italiana dell’intervista che ci ha concesso, riportata di seguito con la miglior fedeltà.

Tony Valente è un personaggio che non ha bisogno di presentazioni per i nostri utenti (qui trovate l’intervista svolta a Lucca Comics 2023) e in generale per gli appassionati del mondo manga. Vuole però dire qualcosa a quei lettori che ancora oggi non seguono la sua opera? Perché dovrebbero iniziare Radiant?

Se qualcuno non avesse mai sentito parlare di Radiant gli direi che che è una storia fantasy, arricchita con molti elementi che si trovano comunemente nelle novel e nei videogames: ho una buona conoscenza di quest’ultimo mondo, specialmente dei JRPG, per questo ho cercato di inserire nel mio manga le stesse sensazioni che ho provato giocando a titoli come FINAL FANTASY o DRAGON QUEST. Pur non essendo giapponese ho quindi creato un manga, e per la precisione uno shonen ispirato al fantasy.

In questi ultimi anni è cambiato qualcosa rispetto a come aveva inizialmente deciso di proseguire la storia?

Direi che principalmente si è trattato di un cambiamento a livello di contenuti, con la trama che è diventata più profonda e complessa; ho cercato di rendere la storia ricca, ma non complicata, nonostante mi piaccia avere una struttura e dei personaggi dettagliati. Chi legge non deve fare ricerche su Google per capire il plot, per questo ho cercato di presentare una vicenda molto semplice nel primo volume, forse anche troppo, per poi aggiungere in seguito elementi più sostanziosi, molti dei quali nei volumi 18 e 19, e ne ho tanti altri in mente. La struttura principale non ha quindi subito modifiche, è cambiata solamente la forma nella quale la presento, a seguito di varie ispirazioni date da ciò che vedo o da quello a cui gioco ancora oggi: per esempio, c’è una grossa fetta della storia tra il quinto e il decimo volume, attorno alla quale ruota anche lo spin-off, che affonda le radici nella mia esperienza da gamer. Come quando un giocatore accende il videogame per la prima volta, anche io ho voluto mostrate una visione del mondo in terza persona come se stessi giocando a Radiant; per farlo ho inserito molti fatti ed elementi che si sono plasmati nel tempo, mantenendo però invariata a linea principale che avevo in mente sin dall’inizio.

Uno degli aspetti più riusciti della serie è per me la caratterizzazione dei personaggi, che si trasformano, cambiando idea e ragionando sulle loro azioni. Questo vale per il Re, per Grimm, o per lo stesso Dragunov, tra i migliori in questo senso. Come decide la loro evoluzione?

Per prima cosa quando presento un nuovo personaggio cerco di capire quale sarà il suo punto di svolta, cioè come evolverà. Alcune volte però non va così. Prendiamo il caso di Dragunov: l’ho disegnato di getto con lo scopo di essere solamente una comparsa che interveniva per creare un problema e poi sparire per sempre; siccome mi era piaciuto e ho visto che i fan lo appezzavano parecchio, trovandolo inoltre piacevole da inserire in altre pagine, mi sono detto “ok, se devo tenerlo devo anche decidere quale sarà la sua trasformazione“. Quando mi sono posto questo quesito, nel secondo volume, ho ragionato sino al volume 21 su cose che ancora dovevo scrivere, dicendomi “devo raggiungere questo punto“. Per farlo ho scelto un primo e un secondo passaggio chiave, e un altro ancora, avvicinando il personaggio a quello che volevo diventasse. Riguardo all’evoluzione di Dragunov ho quindi cercato di sfruttare il contesto, le caratteristiche del personaggio e quello che mi piaceva di lui; per gli altri personaggi è stato diverso: Seth, per esempio, è stato creato sulla base del classico protagonista di uno shonen, con tutto ciò che li contraddistingue. I personaggi che adoro sono però diversi, è così mi sono presto discostato da questo archetipo. Tutti cercano di creare protagonisti come Son Goku, perché funziona perfettamente, e anche per Naruto è stato così, ma a un certo punto si è discostato completamente, e io ho cercato di fare lo stesso con Seth: chi legge riconosce le caratteristiche dell’archetipo che lo avvolgono, ma anche le sue personali tendenze, come prendere le cose sul personale o non essere troppo violento, che lo differenziano dalle creazioni degli altri autori. Nello stesso modo in cui io cambio come persona anche Seth si trasforma nel corso della storia, ponendosi dubbi o incontrando avversità, come è accaduto nell’arco di Cyfandir, quando mi stavo facendo domande sulla società, sull’importanza della natura e sul posto che abbiamo a questo mondo. La relazione mentore-studente tra Myr e Seth serve anche a questo, e tutto ciò che lui impara anche io lo stavo apprendendo in quel momento… è stata una costruzione molto personale. Concludendo, riguardo alla creazione dei personaggi, posso dire che il metodo che uso generalmente il seguente: partire da un archetipo che percepisco abbastanza familiare da poter utilizzare per poi inserire in esso abbastanza parti di me, dalle conoscenze alle sensazioni, per farlo evolvere come se fosse una persona reale. In questo modo spero che i lettori di Radiant possano distinguere i miei personaggi dagli altri, associandoli alla mia storia.

Continuiamo a parlare dei personaggi, ma passiamo alla fazione “malvagia” di Radiant, dato che negli ultimi volumi la presenza dell’inquisizione è diventata ancora più predominante. Il personaggio di Torque è ispirato a Torquemada dell’inquisizione spagnola? Quali altri riferimenti sono stati presi dal periodo storico e quali aspetti sono stati introdotti per renderli più moderni?

Sì, Torque è ispirato a Tomás de Torquemada dell’inquisizione spagnola. Parlando in generale dei personaggi di questo periodo storico, ciò che fa la differenza è il contesto: non ho mai voluto inserire in Radiant questioni politiche perché sentivo la necessità di farlo, ma siccome siamo inondati dai media di queste notizie mi capita di pensarci spesso mentre lavoro, e quando è il momento di prendere una decisione, specialmente per i personaggi che detengono il potere, trovo sempre dei parallelismi da fare con il mondo reale; tuttavia, nel nostro mondo, mi sembra sempre di scorgere la peggior situazione, per esempio riguardo ai discorsi di alcune persone influenti, e così mi capita di pensare che non dovrei inserire alcuni fatti perché troppo d’impatto; d’altro canto, quando mi imbatto in discorsi pubblici sconvolgenti, mi piace attribuirli a qualche mio personaggio e vedere come posso argomentare la risposta contro di lui, sino al punto da trascinar fuori tutto lo schifo… una cosa che non potrei mai fare nella vita vera. Questo processo sconvolge il modo in cui vengono formulati i discorsi dei villains, specialmente quando hanno un qualche tipo di potere superiore; non sono quindi ispirati da politici o personaggi di spicco reali, ma il modo in cui si esprimono può evolvere in concomitanza con ciò che accade nella vita vera. Un esempio riguardo ai parallelismi con la realtà, sfortunatamente, avviene alla fine del volume 19, che sarà in pubblicazione a a novembre: c’è qualcosa di molto specifico riguardo all’inquisizione e alle decisioni che prenderanno, un qualcosa che volevo inserire sin dall’inizio della serie e che corrisponde esattamente a quello che una nazione sta facendo quest’anno; è stato così sconvolgente che ad un certo punto mi sono detto che non potevo inserire certi discorsi, perché i riferimenti erano troppo ovvi, nonostante ciò che ho scritto fosse stato deciso molto prima dei fatti realmente accaduti. Alla fine ho comunque inserito tutto nel volume 19, e i lettori faranno le loro considerazioni. Ricordo che quando stavo preparando i discorsi, e ho sentito pronunciare una frase colma di pazzia come “ok, bombardiamo le persone per fare una de-escalation della situazione” ho deciso di prendere questo proclama e farne il titolo del capitolo. Questo è uno di quegli esempi in cui ho messo in bocca ad un personaggio, Torque, qualcosa di molto maggiore rispetto a quello che avevo pensato di fargli dire, ma ho comunque deciso di usarlo perché era troppo evidente il parallelismo con la situazione attuale. Non pretendo comunque che il lettore ci creda, nonostante io abbia deciso questo capitolo all’incirca sette anni fa.

Dopo questa risposta non vediamo l’ora di leggere il nuovo volume. Parlando di altre curiosità, l’anno scorso ci aveva svelato che adora disegnare le scene dove ci sono più personaggi, come Seth e Melie o Seth e Ocoho. Ha già deciso come si evolverà la loro relazione?

Sì, ma non vi svelerò altro!

A proposito di Ocoho, l’annuncio delle cronache di Cyfandir ha fatto molto piacere a chi, come me, è rimasto estasiato dalle vicende della foresta di Caillte. Come ha conosciuto Naokuren è perché ha deciso di coinvolgerlo in questo lavoro?

Dopo Radiant avevo intenzione di ritornare all’arco di Cyfandir per raccontare la storia degli studenti, non avendo avuto il tempo di sviluppare abbastanza quell’aspetto. Desideravo enormemente mostrare come trascorrevano la vita di tutti i giorni, e nella mia mente il contesto della scuola era perfetto da riprendere dopo la fase della guerra, quando le cose erano ormai cambiate. Ma dopo, mi sono imbattuto nei lavori di Naokuren: la prima volta che l’ho incontrato era venuto alla mia signing session per mostrarmi i suoi disegni, già fantastici, anche per lo stile utilizzato, e quando ho visto i miei personaggi con quello stile mi sono detto “vorrei vedere una storia disegnata in questo modo”. Sarà una casualità, ma persino la prima volta che ho visto i suoi disegni erano sulla cima della pila tra tutti quelli mandati da numerosissime persone. Ci siamo tenuti in contatto, abbiamo parlato un attimo, poi mi ha mostrato un po’ più nel dettaglio il suo lavoro trasposto sulle pagine e ho potuto verificare che non si trattava solo del disegno, ma mi piaceva tutta la mentalità che aveva nel creare un personaggio, nel fagli prendere vita, nel creare le tavole e tutto il resto; ho apprezzato ogni suo aspetto. Ogni volta che esce un nuovo volume faccio un contest dove chiedo ai follower di Instagram di ridisegnare la cover con il proprio stile, e un giorno, quando ho intravisto la rivisitazione di Naokuren, ho preso la mia decisione e gli ho chiesto “se avrai voglia, un giorno, ti piacerebbe scrivere uno spin-off di Radiant?”. Nella mia mente avevo già la trama attuale di Cyfandir Chronicles, e anche un’altra che ora non ricordo su un personaggio già esistente: gli ho proposto le due trame — ne ho parecchi per altre storie, ma sono cosciente che non riuscirò a farle tutte — e mi ha detto che quella attuale era la sua preferita, così gli ho dato la mia approvazione e lui ha iniziato a lavorarci sopra. Posso dire che mentre scoprivo il suo lavoro vedevo che i miei personaggi sembravano molto più vivi nel suo stile, e sono stato felice di portarli in un universo più grande: avevo la sensazione di poter espandere la mia visione avendo lui a lavorare su questo progetto.

Dunque è stato lei a proporgli il lavoro e la trama! In quest’ambito, che libertà ha lasciato a Naokuren sulla storia? Ci sono dei punti fermi che non possono essere cambiati?

Quello che gli ho mostrato inizialmente era semplicemente la proposta della storia sulla quale eravamo d’accordo, con giusto qualche dettaglio in più, ma in seguito ci siamo confrontati molto su quello che Naokuren voleva inserire nella storia. Per me è importante che tutte le persone che partecipano a un progetto siano coinvolte a sufficienza per decidere di dare il suo meglio nel loro lavoro, quindi desideravo sentire le sue idee, e ci siamo scambiati molti pareri a riguardo… anche ora discutiamo sulle scene da inserire. Qualche volta gli offro delle opzioni, degli spunti, ma è lui che sceglie cosa è meglio fare. Detto questo, sono comunque io a occuparmi dello script, di tutto quello che viene scritto, dei dialoghi e di tutto il resto, ma li definisco solamente dopo un processo di discussione e scambio di idee. Si può dire che sia un processo fatto di tanti elementi collaborativi, dai discorsi, alla parte che è principalmente frutto della fantasia di Naokuren, ovvero i personaggi, i dettagli, e le scene.

Per concludere, vuole dire qualcosa ai suoi lettori che sperano in una storia a lieto fine?

Non mi piace quando uno scrittore uccide tutti i suoi personaggi solamente per attribuirgli un valore, detesto questa procedura e non lo farò mai. So che non offro una storia dove tutti sono felici, dove tutto va magnificamente e i personaggi danzano, come in un film Disney, ma ho cercato di costruire un’opera che coinvolga il pubblico, e molti lettori sono persino più legati di me a certi personaggi; se li uccidessi solamente per capriccio o per comodità, ma senza un motivo, mi odierei. Non c’è dubbio che la morte sia presente in Radiant, però non voglio concludere la storia con una tragedia.

Scrittore per passione, dopo aver scoperto la pozione che preserva i capelli e l’anima, la usa su di sé per terminare il dottorato in ingegneria ambientale. Utilizzando la magia infusa nelle parole tenta da anni di convertire gli eretici alla cultura giapponese. Adora il metal, i videogiochi, manga e fumetti, l leggende celtiche, e tutto ciò che si può fare mangiando cioccolata all’ombra di una montagna.

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