Non è mai stato chiaro perché Nihon Falcom, una delle più influenti e importanti case di sviluppo di JRPG, abbia sempre avuto una fetta di pubblico relativamente di nicchia in Occidente. Al contrario, in Giappone l’azienda è sempre stata acclamata e considerata, sin dal 1981, alla pari di Enix, della futura Square (e poi, appunto, di SQUARE ENIX). Eppure, grazie alle sue serie di Ys e The Legend of Heroes, Falcom è riuscita a imporsi anche da noi per qualità e quantità dei propri videogiochi, nonostante la sua prima serie di successo, ovvero Dragon Slayer, non sia mai uscita in maniera ufficiale dal paese del Sol Levante. Ma è proprio da quest’ultima serie che bisogna partire per capire le origini di The Legend of Heroes, che era in origine il sottotitolo del capitolo di Dragon Slayer datato 1989, per poi ottenere una sua saga dedicata. È in questo contesto che quindi, Trails from Zero si colloca a cavallo tra il finale della trilogia Trails in the Sky e della dilogia ambientata a Crossbell.
- Titolo: The Legend of Heroes: Trails from Zero
- Piattaforma: PlayStation 4, Nintendo Switch, PC (Steam/Epic)
- Versione analizzata: PC (Steam), Nintendo Switch
- Genere: JRPG
- Giocatori: 1
- Publisher: NIS America
- Sviluppatore: Nihon Falcom
- Lingua: Inglese (testi), Giapponese (audio)
- Data di uscita: 27 settembre 2022 (PC), 30 settembre 2022 (console)
- Disponibilità: retail, digital delivery
- DLC: nessuno
- Note: In Giappone il gioco è uscito originariamente per PSP nel 2010 e poi una versione migliorata per PS Vita nel 2012.
Abbiamo recensito The Legend of Heroes: Trails from Zero con un codice fornitoci gratuitamente da NIS America tramite PLAION.
Il ridimensionamento di un’epopea
Non è mai facile approcciarsi a un gioco non solo pensato per il portatile, ma anche vecchio di ben dodici anni. Sì, perché Trails from Zero fu pubblicato in origine per PSP nel 2010, per poi ricevere una versione aggiornata appena due anni dopo per la sfortunata (in Occidente) PS Vita, in quella che in Giappone fu chiamata Zero no Kiseki: Evolution (Trails from Zero: Evolution). Nonostante una traduzione amatoriale (a detta di molti lacunosa) nel 2020, il gioco è rimasto quindi del tutto inedito da noi, ricevendo solo ora un porting per PC, Nintendo Switch e la console di (ormai) vecchia generazione PlayStation 4. Se poi contiamo che questa serie composta da due capitoli vedrà la pubblicazione, da un anno a questa parte, del suo seguito Trails to Azure, non possiamo che ritenerci soddisfatti e pensare che, tutto sommato, è meglio tardi che mai per ricevere il pacchetto completo.
Avviare quindi questo The Legend of Heroes: Trails from Zero ci catapulta subito in un mondo affascinante che avevamo già saggiato in maniera ampia con Trails in the Sky. È bene subito notare che l’ambizione di questo capitolo è subito ridimensionata rispetto a ciò che avevamo visto nella precedente trilogia: siamo per lo più chiamati a esplorare e acclimatarci nella città stato di Crossbell, un’interessantissima parte del mondo in cui intrighi politici e storie più propriamente urbane si mischieranno al fantasy dando vita a un connubio non solo molto affascinante, ma anche supportato da un background socio-culturale solido e che non ha nulla da invidiare a titoli con budget e portate più ampie.
Siamo Lloyd Bannings, un giovane e ambizioso (nonché talvolta idealista) ufficiale della polizia fresco di accademia. Torniamo a Crossbell dopo tre anni e veniamo assegnati alla Special Support Section (SSS in breve), che subito si rivela essere una sezione che si occupa più che altro di dare supporto alla polizia vera e propria e sporcarsi le mani con lavori considerati di “basso grado”. Com’è intuibile a chi è navigato in questo genere, quello appena descritto non è che il preambolo per una storia più grande che coinvolgerà tutta la città all’interno di interessanti risvolti religiosi, culturali e politici. Senza fare spoiler, la trama è quindi ricca e ben supportata dal lore di cui si faceva riferimento prima.
La narrazione è poi legata in maniera così profonda con gli avvenimenti passati e il contesto culturale di Crossbell che è quasi impossibile prescindere dal conoscere ogni risvolto della regione e della città. Questo avviene con risultati alterni: ci sono momenti in cui, grazie alla lontananza di Lloyd, ci verranno spiegate cose in maniera naturale, altre in cui l’infodump sarà un po’ più invadente e molesto, risultando quindi forzato. Per fortuna, Trails from Zero si salva grazie alla cura dell’ambientazione e, come si diceva prima, al modo in cui tutto è tenuto insieme con una certa maestria.
Eroi della leggenda
Ma la trama e il lore di per sé non bastano a reggere un intero gioco se non sono supportati da un gruppo di personaggi adeguato. Il party di Trails from Zero è, per fortuna, ben scritto e svolge bene il suo lavoro, seppur senza mai picchi di eccellenza o particolare originalità. È facile immedesimarsi nei quattro beniamini Lloyd, Randy, Elie e Tio, ognuno di essi con una propria storia, motivazioni e ideologie che li hanno portati a unirsi alla SSS. Anche il cast secondario fa un buon lavoro nel complementare e rendere credibile ciò che accade, non risultando sempre e solo comprimari fini a sé stessi.
Quanto al gioco in sé, le prime missioni non saranno altro che un’introduzione su piccola scala di ciò che ci aspetta per il resto del gioco: esplorazione di dungeon, combattimenti a turni e con movimenti su una griglia tattica e completamento di obiettivi in giro per la città. Il sistema di gioco è davvero classico, dando grande enfasi sul posizionamento e sul combinare le peculiarità dei quattro protagonisti. Il tutto è poi affiancato dal sistema Orbment che consente di potenziare non solo le capacità uniche di ognuno di loro, ma anche di ottenerne di nuove grazie alla schermata di avanzamento che consente tra l’altro una certa personalizzazione, potendo anche investire in punti caratteristica andando a equipaggiare le gemme di nome quartz.
Purtroppo la basilarità del sistema di combattimento, sebbene potrebbe non essere un problema nelle prime ore di gioco, si farà sentire alquanto a partire dalla seconda metà, portando a una ripetitività inevitabile dell’azione e una stagnazione generale dei combattimenti. Anche l’esplorazione dei dungeon risulta, sul lungo andare, un punto debole della produzione, contando che possono essere lunghi, dispersivi e con un level design approssimativo e con una chiara struttura pensata per il portatile.
In definitiva però, contando quando il gioco sia old school nelle sue meccaniche e come introduca bene la nuova ambientazione e la città di Crossbell, è chiaro come Trails from Zero possa avere una certa presa su chi si approccia per la prima volta alla serie di The Legend of Heroes, fungendo da ottimo punto di partenza.
Dodici anni di ritardo
Purtroppo non è tutto oro ciò che luccica, in quanto Trails from Zero soffre di un lato tecnico per forza di cose arretrato e che forse avrebbe giovato di ritocchi in più invece che di un mero upscaling. Per lo meno questa versione ha aggiunto una serie di quality of life improvement, tanto per citarne una è la high speed mode per velocizzare alcuni punti un po’ tediosi, e a tal proposito è da tenere a mente una certa ricorrenza di dialoghi o scene a durare un po’ più del dovuto, senza pause nel mezzo e senza veicolare chissà quali messaggi o informazioni al giocatore.
È però da segnalare una polemica, ben fondata, apparsa online a poca distanza dalla pubblicazione. La versione PS4 è infatti priva di tutta una serie di accorgimenti tecnici e nuove caratteristiche di gioco che invece sono presenti sia nella versione PC che Nintendo Switch e, com’è comprensibile, la cosa ha suscitato una certa animosità. Non è neanche chiaro il perché di questa scelta, nonostante si sia ipotizzato che, poiché una versione PS4 esista già in Giappone, Nihon Falcom non abbia concesso a NIS America (che ha pubblicato il gioco in Occidente) una nuova versione del gioco anche per la console Sony, concedendo di utilizzare quella pre-esistente e applicandone quindi soltanto la traduzione.
Un vero peccato contando che già di per sé il gioco è chiaramente vetusto, nonostante si salvi per certi aspetti grazie a un design colorato e piacevole, ma comunque insufficiente per donare profondità a certi momenti, contando anche la penuria di animazioni che sottolineino determinate azioni e drammaticità di alcuni passaggi. Trails from Zero è quindi un gioco che bisogna approcciare ignorando (o comunque mettendo da parte) il lato tecnico, sapendo che non è stato fatto poi molto per potenziarlo o renderlo più moderno.
Nulla da dire sulla colonna sonora invece, come sempre uno dei cavalli di battaglia di Nihon Falcom, nonostante in molti potrebbero obiettare che quella di Trails in the Sky possa essergli superiore, sebbene comunque spalmata tra tre giochi e quindi per forza di cose più variegata.
A chi consigliamo The Legend of Heroes: Trails from Zero?
The Legend of Heroes: Trails from Zero è prima di tutto indispensabile per chi seguiva già la serie e non aveva mai messo le mani su questo capitolo. È al contempo un JRPG molto classico e con un’ambientazione e storia che non richiedono per forza una conoscenza pregressa di ciò che è accaduto nei capitoli precedenti, sebbene possa dare un vantaggio per comprendere alcune fazioni. A conti fatti Trails from Zero è quindi consigliato a chi è alla ricerca di un gioco old school ma che sappia calarlo in un contesto originale e ben sfaccettato.
- Trama interessante e sfaccettata
- Ottimo miscuglio tra ambientazione fantasy e urbana
- Personaggi ben caratterizzati, sia i principali che i secondari
- Un buon punto di partenza per approcciarsi alla serie
- Il sistema di combattimento è molto basilare
- A volte il carico di informazioni e dialoghi può essere eccessivo
- Dal punto di vista tecnico è pur sempre un titolo di 12 anni fa
- I dungeon non sono particolarmente entusiasmanti
The Legend of Heroes: Trails from Zero
(Ri)comincia il viaggio di Lloyd e dei suoi compagni
The Legend of Heroes: Trails from Zero è un’esperienza piacevole e a lungo attesa dagli irriducibili fan della serie. Una struttura di gioco molto classica e un upgrade grafico appena accettabile non sono demeriti sufficienti per oscurare quanto di buono c’è in un gioco che nonostante l’età ci immerge non solo in una storia interessante e ben supportata da personaggi e un’ambientazione ben costruita, ma anche in una nuova saga che riceverà il secondo capitolo proprio l’anno prossimo e dove potremo finalmente vedere il finale delle avventure di Lloyd, Randy, Elie e Tio.