Lupin III – Recensione del film live action del 2014

La recensione del film del 2014 di Ryuuhei Kitamura ispirato alle celeberrime avventure del ladro gentiluomo e della sua carismatica banda: Lupin III

Lupin III - Recensione del film live action del 2014

Dopo aver solcato ogni piattaforma possibile, dai videogiochi al teatro, passando chiaramente attraverso la televisione Lupin III ritorna al cinema (nel 2014) per la seconda volta a distanza di quarant’anni dalla prima versione “live action”. Ryuuhei Kitamura dirige per questo film volti notissimi del mondo dello spettacolo nipponico, primo tra tutti Oguri Shun, che interpreta il ladro gentiluomo. La pellicola si apre con Fujiko, Jiro e Pierre intenzionati a rubare la medaglia di Zeus, la più antica medaglia esistente risalente agli antichi giochi olimpici.

Lupin si appropria del prezioso e fugge lasciando i tre ad una lotta contro le forze dell’ordine, ma si vede presto costretto a cederlo al suo eterno rivale Michael Lee. I ladri coinvolti nel furto della medaglia appartengono ad un’associazione di Hong Kong denominata “The Works” che ricompenserà colui che ruberà con successo la medaglia olimpica con il ruolo di capo della stessa banda. Ad accaparrarsi la guida dell’associazione è Fujiko Mine, che si ritrova tra le mani la medaglia, senza far capire come sia riuscita ad ottenerla da Lupin III. Michael Lee accusa l’anziano ex-capo dell’associazione, Thomas Dawson, di aver ucciso suo padre, e dopo essersi impadronito della medaglia, si vendica a sua volta uccidendolo. Lupin, Jigen e il samurai Goemon partono quindi alla caccia della medaglia e di Michael Lee.

Ryuuhei Kitamura esegue un lavoro semplice, senza intuizioni degne di nota o tagli registici particolari; portando a casa una pellicola poco impegnativa, che si rivela essere più il risultato di una commissione, piuttosto che una realizzazione voluta e ben pensata. La sceneggiatura, firmata da Mataichiro Yamamoto non ci regala incredibili colpi di scena, alternando momenti di dialogo a lunghe scene di inseguimenti, sparatorie e lotta che ci accompagnano ad un finale prevedibile (se non scontato). Gli attori ci offrono una recitazione semplice, senza pretese, che cerca di rimanere tra le note dell’anime giapponese. Shun Oguri si limita ad un’espressione fissa, che niente ha a che fare con il poliedrico e simpaticissimo Lupin animato. Stessa storia per Meisa Kuroki, che interpreta una Fujiko banale fatta di sguardi glaciali e una recitazione generalmente piatta.

Questo film rientra quindi nei tentativi giapponesi di imitare il cinema americano, non solo senza successo, ma non donando minimamente onore alle opere originali. La tradizione giapponese dei film live action è forte di innumerevoli pellicole inutili, tra le quali è bene menzionare Death Note (ogni trasposizione, senza nemmeno bisogno di citare l’ultima realizzazione Netflix), Detective Conan (che tra l’altro vede in alcune trasposizioni proprio Shun Oguri come Shinichi Kudo) e molte altre.

È invece interessante menzionare una trasposizione di Lupin tutta italiana: si tratta di “Basette”, cortometraggio del 2008 che vede alla regia Gabriele Mainetti, l’acclamatissimo regista di “Lo chiamavano Jeeg Robot”. Consiglio vivamente la visione di questo corto dalle tinte amare (con tra l’altro un cast d’eccezione nel quale spiccano i nomi di Valerio Mastandrea, Marco Giallini e Flavio Insinna) di tutt’altra “pasta” rispetto alla pellicola giapponese.

Lupin III (ルパン三世 Rupan Sansei ) è chiaramente un film di puro intrattenimento, senza la minima pretesa di affascinare o far appassionare lo spettatore al soggetto. Può andar bene se proprio ci si vuole gustare un Lupin diverso, ma tra una trentina di OVA, lungometraggi animati e speciali televisivi si trova facilmente di meglio da vedere.

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Giovane dall’età incomprensibile, ama il cinema, il teatro e il rumore del phon. Il Giappone anni ’80, tra neon e funk è il suo Valhalla.

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