“Giunti a fine giornata, gli abitanti di Tokyo si affrettano verso casa. È in quel momento che inizia la mia giornata. Il mio ristorante è aperto dalla mezzanotte alle sette di mattina, per questo motivo è conosciuto come La taverna di mezzanotte. Se ho clienti? Abbastanza, direi.”
Chi ha visitato almeno una volta il Giappone avrà provato un senso di profonda nostalgia ritrovandosi di fronte a una delle serie, a mio parere, più suggestive presenti su Netflix. Parlo di Midnight Diner: Tokyo Stories, in originale “Shinya Shokudō”. Al netto di due stagioni arrivate in Italia, non tutti sanno che in realtà la storia del “Masutā” e del suo ristorante notturno è tratta da una serie a fumetti, esordita nel 2006 in Giappone sulle pagine di Big Comic Original. Il seinen manga di Yarō Abe, sulla scia del successo della serie TV diretta da Joji Matsuoka, giunge finalmente in Italia sotto l’etichetta BAO Publishing, sulla sua collana “Aiken” dedicata alle graphic novel d’autore provenienti dal Paese del Sol Levante.
A prima vista, giudicando dal sommario, i trenta capitoli che compongono questo primo volume potrebbero sembrare tanti, addirittura eccessivi per un solo tankōbon. Iniziando a leggere, tuttavia, possiamo accorgerci della prima, sostanziale differenza con la serie televisiva: la durata di ciascun episodio. Non riprendendo nessuna delle storie proposte nel manga originale, infatti, la trasposizione di Netflix ci mette davanti a storie della durata di circa mezz’ora. Al contrario, l’opera originale di Abe è composta da brevissimi racconti di dieci-dodici pagine, apparentemente slegati tra loro ma, come la serie TV, legati in maniera “silenziosa” dalla presenza ricorrente di personaggi che abbiamo avuto modo di conoscere con le storie lette in precedenza.
Nessuna delle storie, tuttavia, è una riproposizione cartacea di quanto già visto su Netflix. Si tratta di due serie del tutto diverse, anche se ho notato qualche richiamo e omaggio nei personaggi ricorrenti. Come la serie live action, però, anche i capitoli del manga hanno ciascuno come protagoniste le pietanze preparate dal padrone su richiesta degli avventori della taverna. Il Meshiya, infatti (questo è il nome del locale, “ristorante”) ha un menù fisso che comprende zuppa di maiale, birra, sakè e shōchū, ma il Masutā si offre di cucinare su richiesta qualsiasi cosa, a patto che abbia a disposizione gli ingredienti necessari, che il più delle volte vengono portati al locale direttamente dai clienti abituali.
Fra curry, katsudon, tarako e persino cibi all’apparenza estranei come anelli di cipolla, würstel e tramezzini, spesso gli altri clienti verranno “contagiati” dalla passione dei commensali finendo per ordinare i loro stessi piatti e creando così legami di amicizia, rivalità e persino amore. Nelle brevi storie contenute nel primo volume dell’opera di Abe vengono toccati argomenti di vita quotidiana e persino questioni delicate, affrontate con una sensibilità che spesso manca in moltissime altre opere. Dall’amore non corrisposto alla perdita di una persona cara, dalla separazione alla nascita di un nuovo legame. I piatti cucinati nella taverna rendono felici i suoi avventori, ne alleviano il dolore, riportano alla mente ricordi sopiti e li spingono a vivere la loro vita senza rimpianti. Non limitandosi solo a cucinare, il protagonista diviene narratore e filo conduttore delle vite di ciascun cliente, un amico e confidente dal quale ognuno di loro non vede l’ora di tornare per affrontare i propri problemi.
Lo stile di disegno è affascinante e particolare, allo stesso tempo pulito, curato nei particolari e in grado di rappresentare l’essenza del carattere dei personaggi in semplici tratti. L’aspetto quasi minaccioso del cuoco, delineato da una semplice cicatrice sull’occhio, viene “tradito” da uno sguardo gentile e da un sorriso sincero, gli stessi che ha saputo trasmettere sullo schermo l’interprete Kaoru Kobayashi, più che mai identico alla sua controparte cartacea.
Il primo volume (di 22 disponibili in Giappone) è in vendita nelle fumetterie e librerie italiane dal 16 luglio di quest’anno e si presenta come un pregevole libro brossurato con sovraccoperta in carta naturale e in un formato di 15×21 cm di 312 pagine. Le prime sono a colori, con una terza di copertina traslucida in pergamena serigrafata che impreziosisce il pacchetto rendendolo quanto più identico possibile alla controparte giapponese. La qualità altissima e l’estrema fedeltà giustificano il costo di 17 € che per un volume unico sarebbe tutto sommato accettabile ma che, per una serie di oltre venti volumi, non ancora conclusa in patria, inizia a prospettarsi dispendioso. D’altro canto, La taverna di mezzanotte avrà una periodicità semestrale — forse addirittura un po’ eccessivo come periodo di attesa, ma confido che il suo successo porti BAO a ridurre l’intervallo di uscita almeno di tre mesi.
Sazi nel cuore e nell’anima
La taverna di mezzanotte — Tokyo Stories è una serie che saprà appassionare e intrattenere i lettori che amano la cultura giapponese, la cucina e lo spaccato di vita più verosimile che si possa trovare in un manga. Resa celebre dalla serie di Netflix, ne ricalca le atmosfere, ma si pone come un prodotto complementare, non sostitutivo, alla sua trasposizione in carne e ossa. Le storie che troverete in questo primo volume, adatte sia alle letture “mordi e fuggi” che a quelle tutte d’un fiato, non saranno le stesse che avete visto o vedrete in TV. Leggere delle storie dei clienti del Meshiya vi farà desiderare di essere lì ad ascoltarle di persona, di prendere parte alla vita quotidiana dell’insolito protagonista di questo manga e di assaggiare assieme ai suoi clienti quei deliziosi manicaretti preparati sul momento. Sarebbe davvero bello se la taverna di mezzanotte esistesse davvero. Purtroppo, tutto ciò che possiamo fare è assistere come lettori e spettatori alle storie di pura fantasia scaturite dalle chine di Yarō Abe, contando i lunghi giorni che ci separano dall’uscita del prossimo volume.
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Caldamente consigliato