Rieccoci qui con la nostra consueta classifica dei 10 migliori anime da vedere per l’estate del 2023. Negli ultimi anni la produzione animata è esplosa, ed è davvero difficile che una stagione abbia poco da offrire, ma proprio per questo è più complicato districarsi tra le tante offerte disponibili. Ciò vale anche per il periodo estivo: nonostante sia la parte dell’anno meno propensa a ospitare i titoli bomba, abbiamo comunque trovato dell’ottimo materiale. Per esempio ci sono Helck e Dark Gathering su Amazon Prime, Il mio matrimonio felice su Netflix, o l’inedito Level 1 Demon Lord and One Room Hero, tutti meritevoli di essere visti; tuttavia è sempre Crunchyroll a saturare il mercato, non solo con sequel importanti (come Mushoku Tensei, Jujutsu Kaisen, The duke of death and his maid, Sugar apple fairy tail, ecc.), ma con molti nuovi titoli tra i quali, come ogni volta, siamo andati a stilare la nostra lista stagionale. Ecco quindi a voi le sorprese e i punti forti di questa estate 2023.
Cinque scommesse
Prima di esporvi la Top Five di questa stagione eccovi altrettanti titoli da scommessa: proprio come in un’asta del fantacalcio questi nomi sono un qualcosa di azzardato, ricchi di difetti e sottovalutati, ma anche pieni di potenzialità; per questo potrebbero fornirvi sia piccole delusioni, ma anche succosi e inaspettati “bonus”: si consiglia la visione dopo aver consumato gli altri titoli stagionali!
10 – The Great Cleric
Il primo alle nomination è un isekai stagionale piuttosto ordinario, ma piacevole: come sempre abbiamo un ragazzo che si reincarna, in questo caso come guaritore, in un mondo fantasy dove le cure sono un’importante business per la chiesa. Luciel però inizia a usare i suoi poteri magici anche sugli avventurieri che non hanno i soldi per pagarle, e così finisce per diventare un’importante membro della gilda. A differenza dei predecessori dell’ultimo anno (tra cui Handyman Saitou in Another World e Uncle from Another World) non porta quasi nulla di innovativo per un genere ultra-sfruttato e per questo ha decisamente un’attrattiva minore. Nonostante ciò si sviluppa con coerenza e, seppur inizialmente potrebbe risultarvi scontato e noioso, ha la capacità di creare una storia sensata e interessante senza puntare alla solita combo harem+fanservice o su un personaggio dai poteri spropositati dalla nascita. Complessivamente si lascia guardare: un protagonista decente che migliora col tempo, alcuni misteri che offrono buone prospettive per futuri sviluppi e un finale intrigante (con una nostalgia alla Magi – The Labyrinth of Magic). Nonostante le animazioni da sufficienza e molti punti inutili l’anime dello studio Yokohama Animation Lab e di Cloud Hearts, tratto dalla light novel di Broccoli Lion, sa intrattenere e divertire il giusto.
9 – The girl I like forgot her glasses
Menzione d’onore la merita anche l’anime di The girl I like forgot her glasses, non tanto per la trama o qualche aspetto innovativo, ma per le la tipologia di animazione e la costruzione dell’opera. Il piccolo studio GoHands fa un ottimo lavoro generale, pur esagerando su certi aspetti, che però alcuni di voi potrebbero apprezzare: inquadrature molto strane, un uso anche massiccio della CGI in particolare nei primi episodi (comunque tollerabile), forse per impressionare (effetto riuscito solo in parte) o rendere ben riconoscibile l’opera. Allo stesso modo la storia, la quale riprende l’omonimo manga di Koume Fujichika che parla dell’amore di Komura per la sua vicina di banco Mie, prosegue tra alti e bassi: chi porta gli occhiali sa bene che può capitare di dimenticarseli, ma non certo ogni giorno, e per questo le varie gag e i siparietti diventano presto ripetitivi, con momenti imbarazzanti riciclati in ogni episodio e situazioni assurde per una vita reale. Proseguendo, però, l’aspetto sentimentale del titolo e le carinerie che gli amanti del genere apprezzano, si ritagliano un maggiore spazio e l’opera risulta più godibile e “funzionale”. Se adorate i titoli romantici scolastici e avete un po’ di pazienza per i primi episodi potrebbe anche piacervi! (e nel caso datevi un’occhiata anche a Saint Cecilia and Pastor Lawrence).
8 – Atelier Ryza: Ever Darkness & the Secret Hideout The Animation
L’anime tratto dal famoso gioco di GUST e KOEI TECMO GAMES, che segue l’apprendistato di Ryza per diventare un’alchimista ed esplorare il mondo con i suoi amici, abbandonando la monotonia dell’isola di Kurken, non è stato sicuramente all’altezza delle aspettative, ma non certo per problemi di produzione. Lo studio Liden Films, che già ci ha deliziato con Call of the Night o Insomniacs After School, fa davvero un buon lavoro: grafiche delicate e piacevoli, ottima colonna sonora, una cura per i dettagli e gli abbigliamenti tipica dei videogiochi, e buona regia… anche se non si capisce per quale motivo inquadrino sempre le “cosciotte” della protagonista. Il problema in realtà sta proprio nelle aspettative offerte, a partire dalla ricca opening: è uno di quei titoli che nei primi episodi promette molto più di quello che in realtà mantiene, scivolando lentamente nella monotonia. L’alchimia e il background attirano molto, ma dopo pochi episodi Atelier Ryza diventa ripetitivo e scontato, come le missioni giornaliere che non variano né la trama né il risultato della main quest, perché la vera azione arriva solo troppo tardi. Una narrazione dove gli scontri contro i mostri si contano nell’ordine dei minuti e dove il “malvagio” di turno viene creato con una rivalità che ha radici nel nulla, non può portare la serie ai livelli che si meritava.
7 – Sweet Reincarnation
Che gli isekai siano troppi e strampalati è un dato di fatto, ma non per questo le produzioni sono in calo. Tra i vari titoli di questa stagione dove la gente muore e rinasce in mezzo minuto, nelle situazioni più stupide, (I’m Actually the strongest?, My Unique Skills Makes Me OP even at Level 1 o il parodistico Reborn as a Vending Machine) quello che più vi consigliamo e l’opera dello studio SynergySP, lo stesso di A Couple of Cuckoos. Gli episodi seguono le vicende di Pastry, eccellente pasticcere che si reincarna nei panni del figlio del signore di un territorio povero e lambito dalla guerra. Non per questo però rinuncia al sogno di rendere felice la gente con la sua cucina, e sarà proprio l’abilità magica acquisita in questo mondo ad aiutarlo nel suo scopo. Un’anime senza infamia e senza lode, che ha il merito di tranquillizzare con la preparazione di caramelle, torte e dolci, come un Sugar Apple Faity Tale senza le parti cruente, anche se gli attimi a tema ricette sono molti meno di quanto ci si aspetterebbe dalle premesse. Una grafica decente, insegnamenti semplici, una storia facile da seguire e un finale coerente concludono degnamente questa prima stagione; tra scene “strategiche” narrate in modo interessante (con personaggi simpatici e una buona costruzione del regno), e “cadute” su vicende ridicole, scontate o interventi esagerati, questo tutolo potrà essere per voi un discreto passatempo stagionale.
6 – The Gene of AI
MADHOUSE fa arrivare finalmente in Italia un titolo interessante a dir poco attuale. The Gene of AI parte col botto, e con argomenti davvero appariscenti: Siamo nel 2075, e la società si è evoluta creando robot e umanoidi perfettamente integrati tra le persone, o quasi, perché anche loro hanno dei problemi: il professor Sudo è uno dei tanti dottori che si occupa di esaminare e “curare” le intelligenze artificiali. Sulla scia di grandi film del passato, come Blade Runner, o dei famosi “cyberpunk” quali Ghost in the shell, Alita o Ergo Proxy (perdonatemi i paragoni eccessivi) anche Kyūri Yamada nel suo piccolo porta l’attenzione su tematiche mai tramontate. Il manga del 2015 (da noi inedito) dal quale è tratto l’anime affronta un po’ di tutto: dalle capacità di apprendimento, ai desideri d’amore, all’invecchiamento, alle discriminazioni, alla religione e alla pazzia, in una sorta di Dottor House moderno a episodi autoconclusivi, ma legati da una linea sottile. Questo in verità è sia il pregio che il difetto di questa serie, perché i problemi di tempistica si fanno sentire, e tutto appare un po’ troppo confusionario e scollegato, quasi noioso, nonostante la curiosità suscitata. Un titolo non per tutti, ma interessante per riflettere sui problemi e sulle soluzioni che una società che utilizza comunemente le AI potrebbe portare.
LA TOP 5
5 – Reign of the Seven Spellblades
Il primo a raggiungere la TOP 5 di questa stagione è un titolo davvero ambiguo ed enigmatico, ovvero Reign of the Seven Spellblades. L’opera racconta le avventure scolastiche di un gruppo di studenti, capitanato da Oliver Horn, presso la scuola di magia di Kimberly: si tratta di un’istituto in perfetto stile Hogwarts, dove i pericoli sono all’ordine del giorno e agli studenti è permesso duellare tra loro, anche all’ultimo sangue, o avventurarsi nei dungeon che si estendono sotto il complesso scolastico. Come alcuni anime cinesi del genere (vedasi The Daily Life of the Immortal King) Reign of the Seven Spellblades alterna alcuni tratti di pura epicità, nei combattimenti, nelle musiche e nel comparto animato (anche in questo caso tecnicamente valido) a cali improvvisi di qualità, ove si dilunga dialoghi banali, questioni per nulla interessanti o in episodi che non aggiungono nulla alla narrazione.
Se la storia non brilla sin da subito si intravede comunque il potenziale che nasconde: non per nulla la light novel dalla quale quale è tratto è arrivata prima nella sezione “bunkobon” del 2020, fatta dalla guida “Kono Light Novel ga Sugoi!”; la narrazione misteriosa preannuncia piacevoli vendette alla Harry Potter, la dinamica dei dungeon e la costruzione del mondo sono ben orchestrate, e il metodo di combattimento introdotto (spada + magia per l’appunto), con regole sensate e ben studiate, rende più avvincenti i duelli. Anche i personaggi sono configurati bene, con un gruppetto ben assortito, dal protagonista bilanciato e non OP, alla spalla Nanao (che probabilmente è pure la più forte) sino ai restanti studenti del gruppo, tutti con una loro prerogativa. Il titolo però soffre sui tempi narrativi: ogni tanto gli episodi risultano dispersivi o poco allineati alle tinte più crude che dovrebbe avere la serie, anche a livello di OST, e viene messa tanta carne al fuoco da farci una grigliata; già solo con quello introdotto in questa stagione si potrebbero animare un centinaio di episodi! In ogni caso, nonostante il potere dell’amicizia che si insinua un po’ dappertutto, si sono viste le giuste scene spietate e accattivanti nei momenti decisivisi, e ciò lascia ben sperare per un eventuale sequel.
4 – The Masterful Cat is depressed again today
The Masterful Cat è uno di quegli anime che, considerando le premesse, dovrebbe finire subito nella “skip list”. D’altronde cosa puoi aspettarti da un titolo incentrato su un gatto gigante che fa la spesa, cucina. fa le pulizie e si deprime perché vive con una padrona che non sa gestirsi? Siamo tornati per caso ai tempi di Denver? Eppure, dietro a quella che sembra solamente una stupida convivenza tra Yukichi e la ragazza che lo ha raccolto dalla strada, Saku, si cela un rapporto curato e per nulla noioso. Certo, si tratta comunque di un format che punta più sull’umorismo che sulla trama, ma le gag e le battute sono costruite in modo piacevole e ragionato, e il comparto tecnico (anche in questo caso dello studio GoHands) è nettamente superiore alla media: parlando delle animazioni possiamo vedere come uno stile ricercato, quasi troppo serio, con molte tinte scure e degli scenari notturni davvero ammalianti (fantastici i paesaggi innevati) finisca alla fine per adattarsi perfettamente all’opera.
Oltrepassando la stupida premessa di fondo (come è giusto che sia per un titolo simile) che elenca una serie di gag e battute tragicomiche sulla vita di chi ha un gatto, seppur gigante, questo titolo è in grado si sviluppare molte altre emozioni: le difficoltà di mantenere una vita privata e lavorativa, l’abbandono degli animali, la solitudine e descrizione di un legame di fiducia che ti invoglia a conoscere più nei dettagli la storia. In questo modo di fare ricorda molto “The Ice Guy and His Cool Female Colleague” o “La via del “grembiule” e forse fa anche di più: per esempio nei dialoghi che, soprattutto per il genere trattato (dove spesso risultano fastidiosi, banali, o affibbiati a scenette trite e ritrite) ospitano discorsi interessanti e simpatici, o nella sceneggiatura, dove il “gattofante nella stanza”, che dovrebbe creare fin da subito del disagio, quasi non si nota, perché il personaggio incarna perfettamente sia la parte umana che animale. Una cura per i dettagli, una colonna sonora calzante e una un ottimo lavoro di regia rendono questo titolo una perla nascosta che i più adoreranno, uno dei migliori anime da vedere usciti nella stagione estiva del 2023.
3 – Rurouni Kenshin: Meiji Kenkaku Romantan (2023)
Il terzo gradino del podio stagionale lo occupa il remake di Keshin, Samurai vagabondo. La storia è ambientata poco dopo il crollo dello Shogunato Tokugawa, l’ultima guida feudale del Giappone, con l’insediamento primo governo dell’epoca Meiji. Fin qui è storia, ma stando a questa vicenda lo spadaccino chi più ha contribuito alla restaurazione del potere dell’imperatore è un certo Battosai Himura, un samurai spietato e fortissimo, che a dieci anni dalla fine della guerra continua a vagabondare per le città sotto il nome di Kenshin, mostrando la sua katana nonostante i divieti. Anche per questo incorre in una serie di guai, generalmente collegati al suo passato, che affronterà grazie all’aiuto della giovane maestra Kaoru e di altri valorosi compagni.
Serviva davvero un remake? Beh, considerando la “vecchiaia” della prima serie (1996-1998) e la non proprio fedele trasposizione del manga, soprattutto nell’ultima stagione, potrebbe essere stata un’ottima mossa, anche per avvicinare al brand chi ancora non lo conosceva. Se non altro questi primi episodi fanno il loro dovere egregiamente: OST accettabile, animazioni non sempre eccellenti, ma nitide e scorrevoli (soprattutto nei duelli, spesso impossibili da seguire in molti anime), personaggi meno stereotipati e buffi rispetto alla precedente versione e capaci di trasmettere le giuste sensazioni. Anche le tematiche, pur narrando la solita nostalgia del periodo feudale di fronte all’avanzata del progresso e alla perdita di valori fondamentali, come l’onore (vedasi il recente Revengers, anche per la questione dell’oppio) sono tuttora significative ed emozionanti: un ottimo mix di anni 90′ e di stile moderno, dove l’ideale samurai senza paura non ha per nulla perso il suo smalto!
2 – Undead Murder Farce
Seconda meritatissima posizione stagionale per un titolo investigativo intrigante e dalle tonalità sovrannaturali: Undead Murder Farce racconta la storia di una detective, Aya, una fushi della quale è rimasta solo la testa, che con la sua cameriera Shizuku e un mezzo oni di nome Tsugaru, vaga per il mondo alla ricerca di chi le ha rubato il corpo, risolvendo nel frattempo casi che riguardano altre creature mitologiche, tra vampiri, licantropi, demoni, golem e tanto altro. Come potete capire la trama raccoglie un’infinità di riferimenti ai classici narrativi di ambientazione Londinese e alle leggende orientali, come già fatto da molti altri titoli (da D.Gray Man a Embalming, dai manga su Sherlock Holmes a quelli su Lupin), che condensa in una trama per nulla caotica e intrigante: una sorta di “Detective Conan” ambientato nel mondo sovrannaturale, nel quale le deduzioni durano per più episodi (tre casi da risolvere in questa prima stagione, uno migliore dell’altro) e dove la main story introduce sin da subito personaggi molto accattivanti, dagli assicuratori della Lloyd’s al gruppo dei villain.
Come dice il titolo questa è però anche una “farsa” e perciò il lato truce e violento dei racconti viene ammorbidito dai tragicomici dialoghi dell’utilizzatore della gabbia (Tsugaru) e della sua testa parlante, con vari agganci al teatro giapponese e in particolare al Rakugo (ma noterete anche qualche similitudine con anime alla Kabukichō Sherlock), con una certa ironia che accompagna la narrazione. Il lavoro piccolo studio Lapintrack è magnifico e si vede: sia a livello grafico, con la cura per i dettagli, i giochi di luce, gli scenari (spettacolari le vetrate o le viste cittadine) fino agli oggetti (il diamante e la cassaforte) e alle espressioni dei personaggi; ma anche sulla gestione dei tempi, con cliffhanger studiati, introduzioni dei personaggi con le giuste tempistiche, dialoghi e indizi disposti con cura. Difficile capire dove voglia andare a parare alla lunga, ma gli episodi volano letteralmente, e venti minuti sembrano dieci tra miteri e intrighi, ancor più appassionanti grazie alla loro componente sovrannaturale.
Questo anime è disponibile sottotitolato in italiano su Crunchyroll, la prima piattaforma online internazionale completamente dedicata al mondo dell’animazione giapponese, dei manga e dei drama. Puoi guardare gratuitamente Crunchyroll sul tuo PC, sul tuo smartphone e sulla tua console iscrivendoti con un account gratuito oppure sottoscrivendo un piano di abbonamento mensile che ti permetterà di seguire gli anime in simulcasting con il Giappone.
1 – Zom 100: Bucket List of the Dead
Cosa potrà mai offrire di più ad un sognatore che un’anime che incita a godersi la vita e smettere di cedere a una società fatta di sfruttamenti? Ma un contesto assurdo per realizzare i propri desideri, ovviamente! Zom 100 infatti non è altro che la storia di Akira Tendo, che a causa di un invasione di zombie si ritrova con l’umanità al collasso, e di conseguenza anche senza un lavoro. Ma questo non è un dramma, anzi, perchè finalmente può uscire dalla sua cupa routine e dedicarsi a ciò che ha sempre voluto fare, ovvero godersi la vita: per tale motivo scrive una lista di 100 cose da fare prima di diventare zombie. Se riuscirà a farcela, anche grazie all’aiuto di tre valorosi compagni, solo il tempo (o il manga dal quale è tratto) ce lo potrà dire, ma per ora non possiamo che eleggere a top di stagione questo gioioso inno a riprendersi i propri spazi in in un mondo frenetico, soprattutto se consideriamo come target quello giapponese. Inoltre, verso fine stagione, non mancheranno nemmeno le visioni più malvage di cosa è possibile fare quando le regole vengono meno, con liste “malvagie” di cosa sarebbe possibile fare e toni più drammatici, ma sempre di livello.
Stupido quanto basta, con una buona presentazione e caratterizzazione dei personaggi (Kenichiro mi ricorda tanto il co-protagonista di L’eroe è morto e Beatrix, la tedesca che ama il Giappone, incarna un po’ tutti noi!) non sarebbe certo stato un tale successo senza le capacità dello studio BUG FILMS, al suo primo lavoro: la meravigliosa opening dei KANA-BOON, le musiche d’accompagnamento, il sangue e tutto il resto trasformato in un’arcobaleno di colori, le animazioni fluide e toccanti, tutto aggiunge pepe a un manga comunque già ottimo. Oscillando sulla sottile linea di confine tra trash e capolavoro (l’episodio con lo squalo è al pari di splatter che hanno fatto storia del cinema) ti fa percorrere una roller coaster di emozioni, scendendo verso rabbia, ansia, frustrazione e dispiaceri per poi risalire sempre verso gioia, risate, spensieratezza e divertimento, come è giusto che sia per un titolo che vuole mostrare come non debba esistere solo il lavoro. La casualità assurda è che ho iniziato a vedere questo anime proprio poco dopo essermi licenziato, per questo forse ho apprezzato ancor di più le emozioni e gli insegnamenti trasmessi dai protagonisti, con i quali finirete per forza per immedesimarvi se avete anche solo sfiorato situazioni simili. Vi assicuro che guarderete il mondo con occhi diversi!