GUST sembra aver preso particolarmente in simpatia Reisalin Stout, in arte Ryza. Se prima i titoli appartenenti alla saga di Atelier presentavano sempre una protagonista differente, negli ultimi tre anni abbiamo invece seguito solo la nostra eroina dalle cosciotte leggendarie, prima in Ever Darkness & the Secret Hideout e poi in Lost Legends & the Secret Fairy. La software house stessa ha confermato che Ryza apparirà un’ultima volta, completando così una trilogia dedicata interamente a lei, ma di cui ancora non si scorge all’orizzonte il terzo capitolo. Quest’anno, invece, si è deciso di spezzare il ritmo rispolverando una vecchia gloria del passato: Sophie Neuenmuller, protagonista di The Alchemist of the Mysterious Book, JRPG uscito su PlayStation 4 e Vita nel 2016 e apparsa come cameo anche in altri titoli successivi. Atelier Sophie 2: The Alchemist of The Mysterious Dream sarà disponibile in Europa dal 25 febbraio su PlayStation 4, Nintendo Switch e PC tramite Steam. Noi abbiamo provato in anteprima la versione Steam: ecco le nostre primissime impressioni.
Atelier Sophie 2 è un sequel diretto in termini di storia, ma cronologicamente è considerabile un midquel, andandosi a collocare temporalmente fra la fine del primo gioco e le apparizioni negli Atelier successivi, andando a mostrarci cosa è successo negli anni in cui Sophie ha lasciato la sua città natale di Kirchen Bell per ottenere la licenza ufficiale da alchimista. Se non avete giocato al primo gioco, non disperate: è presente infatti la dicitura selezionabile “Story so far” che riassumerà in breve tutti gli eventi e i personaggi del precedente capitolo, tramite alcune cutscenes. Il gioco vero e proprio si apre invece con Sophie e Plachta, la bambola vivente sua compagna di avventure, che trovano un misterioso albero gigante in una foresta: questo albero è apparso in sogno a Plachta, nonostante lei non lo conosca, ma sembra essere collegato in qualche modo alla sua forma umana. Dopo pochi secondi, le due vengono risucchiate da uno strano portale, uscendone dall’altro lato in un mondo alieno e sconosciuto… e in più, Plachta non si riesce a trovare da nessuna parte. Sophie, incrollabile ottimista come sempre, si mette dunque a cercare la sua partner, scoprendo immediatamente di trovarsi in una sorta di reame dei sogni, più precisamente nella città di Erde Wiege, dove i sogni delle persone nel mondo reale prendono forma.
Se avete giocato a un Atelier qualsiasi, e in particolare ad uno dei due Ryza, il gameplay, lo stile grafico e persino le animazioni vi sembreranno estremamente familiari. La struttura è sostanzialmente la stessa: nello svolgersi della trama, Sophie farà la conoscenza di un variopinto cast di personaggi dal design accattivante e dalle personalità uniche, da esplorare e conoscere, che si affiancheranno a lei nella ricerca di Plachta, oltre a ricevere in questo mondo parallelo un Atelier tutto suo dove praticare l’alchimia, necessario per completare missioni principali e secondarie e migliorare equipaggiamenti e attributi del party. Inizia così il classico tran tran delle nostre alchimiste: mentre si esplorano le vare aree interconnesse fra loro che formano il mondo di gioco, si va in giro a raccogliere insetti, frutti, piante, minerali per poi riportarli indietro e combinarli in vari altri elementi, che a loro volta diventano materiali per il crafting di altri oggetti e così via.
Se la parte di “raccolta” è rimasta uguale, l’alchimia e il combat system sono invece piuttosto differenti. Con Sophie si dice addio a quella sorta di Active Time Battle a cui Ryza 1 e 2 ci avevano abituato, per tornare invece a un più classico sistema a turni “a compartimento stagno” dove avremo tutto il tempo del mondo per decidere quale mossa utilizzare, oppure potremo difendere un nostro compagno, effettuare una mossa dual (combinando le abilità di due dei personaggi nel party) o utilizzare un item. Anche in questo caso, sconfiggere i vari mostriciattoli presenti sulla mappa sarà necessario non solo per livellare il nostro party e aumentarne gli attributi, ma anche per ottenere materiali esclusivi. Ci riserviamo giudizi effettivi poi per la recensione completa, ma per il momento sembra un passo nella giusta direzione per rendere il titolo più “chill” sotto questo frangente.
Inoltre potremo dire addio al vecchio sistema alchemico basato su catene dei due giochi precedenti, ritrovando una versione riveduta ed espansa di quanto invece potuto sperimentare in Atelier Sophie: The Alchemist of The Mysterious Book. Gli ingredienti per la sintesi questa volta dovranno essere piazzati liberamente in una griglia e in base al loro tipo elementale andranno a occupare slot diversi, per esempio due in verticale, tre in orizzontale, e così via. Questi blocchi riempiti andranno a collegarsi o a potenziarsi a vicenda in base alla vicinanza e all’affinità di tipo, permettendo così per esempio di fornire ad un oggetto un certo attributo elementale o un aumento delle statistiche. Anche in questo caso, un ritorno al passato che in qualche modo sembra semplificare le cose, dando comunque la possibilità ai giocatori di sperimentare liberamente varie combinazioni per ottenere risultati differenti. Per chi invece fosse più interessato al crafting, è presente una funzione di auto-aggiunta dei materiali che andrà quando possibile a creare la miglior versione possibile di un oggetto.
Graficamente, il titolo si presenta piuttosto bene ed in linea con le precedenti produzioni GUST, avendo fatto un bel salto in avanti a partire da Ever Darkness & The Secret Hideout. Il porting PC sembra di buona fattura e il titolo gira senza troppi problemi anche su schede video non troppo performanti (testato su una RTX 2070 e una GTX 1060, riesce senza troppi problemi a mantenere i 144 fotogrammi al secondo). Il menu di opzioni è sufficientemente pregno per un titolo di questo tipo e le opzioni a schermo da modificare sono tante. Purtroppo, è sempre presente un fastidioso effetto di aliasing sui personaggi, che ne fa sembrare i contorni un po’ troppo seghettati, mentre nelle ambientazioni di gioco questo non succede.
La maggior critica mossa ad Atelier Ryza 2 è stata la troppa somiglianza al suo predecessore: ecco probabilmente spiegata la scelta di GUST e KOEI TECMO che decidono di intermezzare il secondo e il terzo gioco con una nuova entry che ci riporta indietro di qualche anno, come cast e meccaniche. Un cambio che, almeno da queste prime ore di gioco, sembra aver ripagato il lavoro della software house. Non vi resta che attendere dunque la nostra recensione completa in arrivo a fine febbraio, per scoprire se le nostre prime positive impressioni si confermeranno in toto!