La prima stagione de Il Regista Nudo è stata senza dubbio una delle sorprese del 2019 di Netflix. Grazie a un ottimo cast, a una sceneggiatura perfetta nel bilanciamento tra serietà e commedia (con qualche punta di trash) e alla trattazione di un argomento difficile e delicato, quello dell’industria pornografica, la serie disponibile in esclusiva sulla piattaforma ha incontrato il pieno favore di pubblico e critica. È raro, infatti, trovare prodotti capaci di offrire uno spaccato inedito della storia e della società giapponese in modo così diretto e genuino. Se volete approfondire i numerosi pregi e i pochi difetti di questa piccola perla, non posso che rimandarvi alla mia recensione della prima stagione de Il Regista Nudo.
È finalmente giunta sui nostri schermi la seconda (e ultima) stagione della serie creata dal regista Masaharu Take, disponibile su Netflix a partire dallo scorso 24 giugno. Gli otto episodi di questa seconda parte – lo stesso numero del predecessore – hanno avuto il compito di chiudere la parabola di Toru Muranishi, l’uomo che ha rivoluzionato il mondo del porno giapponese negli anni ’80 e ’90. Come se l’è cavata? Scopritelo nella mia recensione.
AVVISO: per forza di cose, saranno presenti alcuni spoiler sugli eventi della prima stagione. Non proseguite con la lettura se non l’avete ancora recuperata e non volete rovinarvi nulla.
- Titolo originale: 全裸監督 Zenra Kantoku
- Titolo internazionale: The Naked Director
- Titolo italiano: Il regista nudo
- Uscita italiana: 24 giugno 2021
- Piattaforma: Netflix
- Genere: drammatico, semi-biografico
- Numero di episodi: 8
- Durata: 45-55 min.
- Lingua: italiano (doppiaggio e sottotitoli), giapponese (doppiaggio)
Abbiamo recensito Il Regista Nudo – Stagione 2 tramite la piattaforma streaming Netflix.
La fine del sogno
Al termine della prima stagione ci eravamo lasciati con Muranishi e la sua allegra compagnia ormai sulla cresta dell’onda del mercato pornografico giapponese, a seguito della rocambolesca parentesi dell’arresto dopo le riprese alle Hawaii, ma non senza qualche sacrificio come l’abbandono forzato di Toshi Arai (Shinnosuke Mitsushima), colui che per primo aveva introdotto il nostro amato regista in questo mondo. Contemporaneamente, abbiamo assistito all’ascesa di Furuya (il veterano Jun Kunimura) come boss della yakuza, ma soprattutto alla fine di un’epoca molto importante della storia giapponese, quella Showa, sostituita dall’era Heisei proprio alla fine degli anni ’80. Nessun ostacolo dunque sembra pararsi di fronte all’avanzata di Muranishi e della sua compagnia di produzione ma, come insegna la leggenda di Icaro, più si vola in alto più aumenta il rischio, ed è proprio quando si giunge alla vetta che poi inizia l’inevitabile discesa.
La seconda stagione de Il Regista Nudo vede Muranishi e i suoi collaboratori, in quella che verrà presto conosciuta come Diamond Visual, alle prese con la gestione di una grande azienda e con tutti gli obblighi e le necessità che ne conseguono. Fattori che compromettono il perfetto equilibrio creativo che si era venuto a creare, portando ad esempio la stella Kaoru Kuroki (Misato Morita) a doversi occupare delle pubbliche relazioni mettendo in secondo piano la sua partecipazione alle produzioni dello studio. Come se non bastasse, l’avvento della televisione satellitare, per la quale Muranishi arriva a sviluppare una vera e propria ossessione (il “far piovere il porno dal cielo” è uno dei motivi ricorrenti della stagione), e lo scoppio della bolla speculativa nel 1991 rappresentano due eventi storici che influenzeranno pesantemente il destino dell’azienda.
Da queste righe potreste presumere che il tono stavolta sia molto più serio, e avete perfettamente ragione. In questi otto nuovi episodi de Il Regista Nudo la componente drammatica prevale su tutto il resto, e le parentesi più comiche e demenziali che avevano reso la prima stagione un grande parco giochi sono relegate a pochissimi momenti. L’opera di Masaharu Take va incontro alla definitiva maturazione raccontando in modo encomiabile l’ascesa e il declino dell’Imperatore del Porno giapponese con velleità scorsesiane, mantenendo tutti i pregi della prima metà – come la messa in scena delle sequenze erotiche assolutamente non volgare o di cattivo gusto – e condendo il tutto con una scrittura sopraffina che in certi punti tocca apici degni del miglior Breaking Bad (e scusate se è poco). Alcuni di voi potrebbero rimpiangere il tono più leggero e scanzonato degli episodi passati, ma non c’è dubbio che l’atmosfera più seria si adatti alla perfezione agli eventi narrati.
Una storia che colpisce duro
I veri protagonisti de Il Regista Nudo sono ancora una volta due, la società giapponese e il cast. La prima viene tratteggiata perfettamente, con un gran lavoro di ricostruzione (visiva e non solo) del periodo storico, fondamentale in un’opera di questo genere, che permette di contestualizzare e soprattutto giustificare gli sviluppi più importanti della trama. Purtroppo, un po’ come anche la prima stagione, Il Regista Nudo a volte sembra dimenticarsi dell’audience internazionale della piattaforma streaming su cui si trova, dando per scontata la conoscenza pregressa di alcuni passaggi fondamentali della recente storia giapponese che lo spettatore medio potrebbe non avere ben presenti. È il caso per esempio della già menzionata crisi economica a seguito dello scoppio della bolla finanziaria nei primi anni ’90, che viene a malapena accennata nella narrazione nonostante si tratti di un vero e proprio punto di svolta per la carriera di Muranishi e soci. Qualche spiegazione in più non avrebbe guastato.
Sul cast, in tutta onestà, c’è poco da dire. Trattandosi di un racconto molto corale, i personaggi si confermano nuovamente il vero punto di forza della produzione e ciascuno di loro è caratterizzato in modo credibile, naturale e ricco di sfaccettature. Il merito è senza ombra di dubbio dell’eccellente ensemble attoriale. Takayuki Yamada è ancora una volta magistrale nella sua interpretazione del protagonista, vero e proprio MVP dal carisma e dal fascino incredibile anche quando si macchia di scelte discutibili, e da solo regge buona parte dello show. La vera rivelazione di questa stagione è tuttavia Shinnosuke Mitsushima: il suo Toshi Arai, qui in una veste molto diversa rispetto a prima, è convincente e non mancherà di emozionarvi. Tra le new entry, una delle più interessanti è senza dubbio Koichi Umino (Tsuyoshi Ihara), magnate delle telecomunicazioni che darà parecchio filo da torcere a Toru Muranishi.
Anche qui non è tutto rose e fiori però. Alcune storyline mi sono sembrate meno convincenti, per esempio quella di Sayaka, personaggio femminile introdotto per la prima volta in questa stagione che giocherà un ruolo fondamentale nel destino di Toshi, ma che la sceneggiatura mette da parte verso metà serie negandole un maggiore approfondimento che avrebbe potuto renderla più affascinante. Sono rimasto molto deluso anche da come è stato gestito Takei (interpretato da Lily Franky), l’ispettore di polizia corrotto mattatore nella prima stagione. Invece di evolvere la sua caratterizzazione, la seconda stagione si limita a riproporre i suoi tratti in modo abbastanza macchiettistico e superfluo. Si tratta in ogni caso di piccole macchie che non rovinano in alcun modo il grande affresco dipinto dall’opera, che mette la parola fine alle vicende romanzate di Toru Muranishi in quegli anni di grande cambiamento per la cultura e la società giapponesi.
A chi consigliamo Il Regista Nudo?
Il Regista Nudo è, allo stato attuale, una delle migliori serie televisive live action disponibili su Netflix. Se amate le belle storie, le grandi prove recitative, i personaggi carismatici e volete scoprire un lato poco conosciuto della recente storia giapponese, allora il titolo in questione è straconsigliato. Trattandosi però, in questo caso specifico, della seconda stagione, qualora non l’abbiate ancora recuperata guardate ovviamente la prima. Se invece l’argomento trattato non vi interessa o non lo ritenete adatto a un’opera di intrattenimento per la sua sensibilità, allora Il Regista Nudo potrebbe non fare al caso vostro. Sarebbe davvero un peccato però.
- La degna conclusione della parabola di Toru Muranishi
- Recitazione magistrale
- Molto più drammatica della prima stagione
- Qualche storyline meno convincente rispetto al resto
- Si potevano spiegare meglio alcuni aspetti della società del periodo
Il Regista Nudo - Stagione 2
Una serie semplicemente imperdibile
E chi l’avrebbe mai immaginato che Il Regista Nudo, dopo la già convincente prima stagione, potesse maturare così tanto nell’atteso prosieguo! Il secondo e conclusivo atto della serie targata Netflix e diretta da Masaharu Take è infatti un period drama coi fiocchi, che partendo dalle ottime basi degli episodi precedenti evolve ad un livello superiore raccontando in modo impeccabile la parabola discendente di Toru Muranishi, magistralmente interpretato da Takayuki Yamada e sorretto da un cast che non è assolutamente da meno. Molto più seria e drammatica della prima metà, con alcuni momenti hard boiled che non sfigurerebbero in un film yakuza di Takeshi Kitano, e con qualche piccola mancanza assolutamente trascurabile, la seconda stagione de Il Regista Nudo colloca di diritto l’intera serie tra le migliori proposte del catalogo Netflix degli ultimi anni. Subarashii!