Kotodama: The 7 Mysteries of Fujisawa – Recensione

Cosa hanno in comune occulto e fanservice? A prima vista niente, ma tutto questo cambierà una volta che conoscerete Kotodama: The 7 Mysteries of Fujisawa.

Kotodama: The 7 Mysteries of Fujisawa – Recensione

Kotodama: The 7 Mysteries of Fujisawa – RecensioneIl primo giorno di scuola è sempre uno dei momenti più difficili nella vita di tutti, ma quello che ci aspetterà stavolta sarà qualcosa di davvero singolare. La Fujisawa Academy è a prima vista una scuola come tante altre, ma alle cui spalle si celano alcuni misteri. Ben sette per la precisione. A darci il benvenuto in questa nostra nuova avventura è Nanami Kagura, giovane studentessa e membro dell’ORC (Occult Research Club), gruppo scolastico che ha come scopo principale quello di investigare e risolvere misteri vari. Catturati dalla passione (e dall’insistenza) di Nanami, ben presto anche noi ci ritroveremo immersi in queste sette stranezze che da tempo circolano per la scuola, cercando di capire quali siano semplici leggende metropolitane e quali, invece, qualcosa di più.

Ma la scuola non sarà l’unica a nascondere dei misteri.

PQube si è data molto da fare per rilasciare Kotodama: The 7 Mysteries of Fujisawa, un titolo davvero particolare rispetto alla maggior parte delle opere classiche che sempre più frequentemente giungono a deliziare anche il nostro territorio. Si tratta infatti di un misto tra visual novel e puzzle game, alla cui base non c’è solo un intenso alone di mistero, ma anche un lato puramente fanservice in grado di accontentare tutti i gusti.

  • Titolo: Kotodama: The 7 Mysteries of Fujisawa
  • Piattaforma: PlayStation 4, Nintendo Switch, PC / STEAM
  • Versione analizzata: Nintendo Switch (EU)
  • Genere: Visual novel, Puzzle
  • Giocatori: 1
  • Software house: PQube
  • Sviluppatore: PQube, Art Co. Ltd.
  • Lingua: Inglese (testi), Giapponese (doppiaggio)
  • Data di uscita: 31 maggio 2019
  • Disponibilità: retail, digital delivery
  • DLC: nessuno

Kotodama: The 7 Mysteries of Fujisawa Satsuki Kujo

È il nostro primo giorno di scuola da studenti appena trasferiti. Una delle situazioni più ansiogene che si possano concepire, ma che, allo stesso tempo, è ormai diventata una routine per tutti gli amanti dei prodotti di stampo nipponico. Sono infatti tantissimi, tra videogames, manga, serie animate e non, che ormai propongono come punto di partenza del protagonista una sorta di nuovo inizio in un posto sconosciuto non solo a lui, ma anche a noi. Quello che però offre Kotodama: The 7 Mysteries of Fujisawa è una sorta di via di mezzo: se le premesse per un nuovo inizio ci sono tutte, quello che ci viene narrato parte in medias res, quasi come se fossimo saliti al volo su un treno in corsa.

Investigate-strip-repeat

Dopo aver scelto sesso e nome di quello che sarà il nostro protagonista, e aver assistito a una piccola infarinatura iniziale sul nostro trasferimento, il gioco ci spalmerà davanti alla faccia il personaggio di Mon-chan, un piccolo demone che girerà sempre in nostra compagnia, il quale ci ricorderà il patto che abbiamo fatto con lui. Quale patto? Non si sa. Come è nato il tutto? No, neanche questo. In men che non si dica, questo inizio a prima vista tranquillo ci getta addosso una serie di informazioni come se nulla fosse, dimenticandosi di un fatto importante: in un titolo che si basa principalmente su una componente narrativa, chi sta dall’altra parte dello schermo vuole sapere.

Grazie al patto demoniaco stabilito con Mon-chan, il nostro protagonista è in grado di usare un particolare potere che riesce a far venire a galla la verità nascosta gelosamente nell’animo delle persone: Kotodama. Il gioco si divide quindi in due parti, ovvero il classico lato visual novel, dove saremo al centro di una storia a grandi linee avvincente e davvero accattivante, chiamati a investigare i sette misteri della scuola e a dare risposte più o meno importanti ai fini del gioco, e delle parti puzzle, attivate quando sarà giunto il momento per noi di scovare la verità con la forza.

Tralasciando l’inizio in corsa, la componente narrativa del gioco è stata pensata con delle buone idee e in modo intelligente, anche se il tutto non è proprio andato secondo i piani. Quel che vuole provare a offrire Kotodama: The 7 Mysteries of Fujisawa è una sorta di diversità dalle altre visual novel, che per riuscire a ottenere tutti i finali richiedono di solito agli utenti di finire e ricominciare l’avventura dal principio. Qui invece, con un piccolo escamotage, ci ritroveremo ad affrontare un loop temporale che in caso di qualche errore ci riporterà nuovamente all’inizio, al nostro primo giorno di scuola. Ancora, e ancora… e ancora. Il mio numero fortunato è stato il 5, ovvero le volte in cui ho fatto e rifatto tutto per riuscire ad arrivare al vero finale e mettere un punto a questa mistica, ma allo stesso tempo piccante, avventura. A giungere in soccorso dei giocatori ci sarà Quacker (una sorta di bootleg di Twitter), applicazione social che ci rivelerà particolari informazioni sui luoghi da visitare o anche sulle risposte da dare, fattore che inizia a essere di vitale importanza dal terzo loop temporale. Chi mi conosce personalmente sa quanto io e i loop temporali andiamo poco d’accordo, e anche stavolta penso si sarebbe potuto realizzare un qualcosa di più veloce e immediato (quantomeno per le parti già viste), più di un semplice avanti veloce, in modo da non stancare immediatamente i giocatori. Proprio per questo motivo io in primis mi sono preso molte pause, perché altrimenti avrei rischiato di vincere la medaglia d’oro alle olimpiadi nella disciplina del lancio della console.

Dirty Mind

Il potere Kotodama, come detto poco fa, ci garantirà di scoprire la verità gelosamente custodita dai vari personaggi attraverso delle sessioni puzzle, dove la nostra mente proietterà di fianco al quadro anche la figura della stessa persona che stiamo esaminando, che inizierà a perdere indumenti man mano che elimineremo file di sfere dello stesso colore. Insomma, una sorta di strip-candy crush con toni decisamente più pacati e R-18 di quanto offerto da alcuni precursori di questo genere, tra cui HuniePop, Purino Party e simili. A differenza di altri titoli dello stesso stampo, a dettare la nostra eventuale sconfitta non sarà un timer, bensì avremo un numero di mosse stabilite per riuscire a completare ciascuna fase del rispettivo personaggio, che sarà possibile aumentare attraverso alcune feature in cui dovremo riuscire con successo a fare il solletico alla persona in questione. Se la cosa riuscirà, ci verranno offerte alcune mosse extra (a seconda dell’oggetto usato), mentre se falliremo saremo costretti a subire una penitenza che spazia dal reset dell’intero quadro puzzle alla comparsa di blocchi da dover rimuovere o simili.

Il livello di difficoltà del gioco è buono, né troppo facile e né troppo difficile, il che viene molto incontro ai giocatori durante il proseguimento dei loop temporali, dove una volta scovate alcune parole chiave verranno inserite nei puzzle delle sfere arcobaleno che ci semplificheranno lo strip. Purtroppo però c’è uno sbalzo di difficoltà enorme, e lo si riscontra nel quadro puzzle finale, dove in modo totalmente sbilanciato i giocatori passano da sessioni abbastanza tranquille a una davvero complicata, senza neanche le classiche opzioni (offerte da tanti titoli del genere) di riniziare il puzzle con una difficoltà un po’ ridotta, davvero utile per la frustrazione che gli utenti già possono aver subito con i loop continui. Una volta che faremo game over durante queste fasi si verrà subito riportati alla schermata dei titoli. Se però siete assidui giocatori di visual novel e simili, sicuramente questo non comporterà un problema enorme, in quanto sarete padroni di una delle regole fondamentali di questo genere: salvare continuamente, anche in più slot.

La nostra prova del gioco è avvenuta in versione Nintendo Switch in quanto, con tutta sincerità, credo sia la soluzione migliore tra quelle disponibili. No, non mi sto riferendo alle recenti politiche Sony sulle censure, perché il titolo si rivela identico su tutte e tre le piattaforme, ma perché per quanto il gioco sia fattibile in ogni possibilità di Switch, ovvero sia in modalità TV che portatile, quest’ultima a mio avviso è la modalità in cui riusciremo a godercelo pienamente. A farmi pensare ciò non è solamente la componente fanservice, con personaggi che pian piano si spogliano a tutto schermo con tanto di gemiti vari (cosa da tenere sempre sotto controllo se qualcuno dovesse entrare improvvisamente nella stanza), ma anche il modo in cui ci si approccia direttamente ai vari puzzle che affronteremo. Le funzionalità touch sono il modo migliore e più veloce per affrontare questi segmenti di gioco, una sensazione decisamente più naturale che affidare il tutto a un cursore da dover spostare con mouse o analogico.

Kotodama: The 7 Mysteries of Fujisawa Puzzle

Nothing Special

Per quanto graficamente il titolo mi sia piaciuto per un buon 70%, ammetto di esser rimasto in parte deluso da alcune caratteristiche: sebbene i design di personaggi e mondo di gioco non siano a livelli altissimi, si lasciano comunque guardare con piacere… ma non proprio tutti. Dal mio primo avvio, non ho avuto il minimo problema a capire quali sarebbero stati i personaggi principali e quali, al contrario, sarebbero serviti solo da studenti random. Il distacco qualitativo tra i due gruppi è notevole, e stona decisamente abbastanza. Come se non bastasse, durante la mia esperienza con questo gioco ho riscontrato dei bug, alcuni fortunatamente risolti, altri che continuano ancora ad accadere e che, sfortunatamente, vanno a creare problemi con gli scenari e i personaggi su schermo. Da quando ho giocato a Doki Doki Literature Club sono diventato molto suscettibile alla presenza di alcuni disturbi vari che appaiono su schermo, anche durante delle semplici interferenze, ed essere davanti a un gioco la cui trama si basa sul mistero, sull’occulto, e ritrovarmi scenari che vanno improvvisamente in bianco e illustrazioni dei personaggi che si sovrappongono creando un effetto creepy mi ha davvero fatto urlare più volte: “NO, BASTA VATTENE VIA, MONIKA”.

Del comparto audio ho davvero poco da dire: molto carino, sì, ma anche in questo caso abbastanza sottotono. In qualche modo riesce a fare il suo lavoro, ma avrei davvero sperato fosse in grado di farlo in modo ancora migliore e con più suspance quando ce ne fosse stato bisogno.

A chi consigliamo Kotodama: The 7 Mysteries of Fujisawa?

Se siete amanti delle visual novel e dei puzzle game, appassionati del mistero e del fanservice in cerca di un titolo diverso e particolare, specialmente se venduto a poco prezzo, Kotodama: The 7 Mysteries of Fujisawa potrebbe essere una scoperta carina con cui passare un po’ di tempo in attesa di titoli più grossi. Se invece non apprezzate l’escamotage dei loop temporali, qualche piccolo bug che si spera venga presto risolto, e qualche altro dettaglio riportato in recensione, allora vi consiglio di pensarci bene prima di fare il grande passo.

Kotodama: The 7 Mysteries of Fujisawa Mon-chan

  • Mistero e fanservice sono un buon connubio
  • Trama a grandi linee davvero intrigante
  • Un giustissimo prezzo budget

  • Loop narrativo forse un po’ troppo pesante
  • Presenta ancora qualche piccolo bug
  • Difficoltà tra il 90% dei puzzle e quello finale totalmente sbilanciata
Kotodama: The 7 Mysteries of Fujisawa
3

Un tentativo acerbo, ma ben riuscito

Kotodama: The 7 Mysteries of Fujisawa è un titolo particolare e abbastanza divertente, ma che forse si sarebbe dovuto soffermare un po’ più su alcune parti e DECISAMENTE MENO su altre, magari con un loop di eventi più leggero e veloce del classico dover rifare tutto da principio ogni volta che si sbaglia qualcosa. L’idea alla base però è davvero ammirevole, e per quanto non mi sarei davvero aspettato qualcosa di più spinto, trattandosi di un titolo per console tra cui figura anche PS4, al centro di pesanti censure per via di nuove politiche, devo ammettere che è un opera in grado di accontentare i gusti di tutti: non volete veder spogliarsi solo le ragazze? Niente paura, almeno un ragazzo c’è! Il gioco è però ancora molto acerbo, e oltre ai tanti bug presenti in precedenza (ma ormai risolti) ce ne sono ancora altri che talvolta infestano le nostre partite e che aspettano di essere aggiustati. Da amante dei titoli del genere, anche se più di stampo eroge, vi dico con tutta sincerità che questo Kotodama mi è risultato davvero molto piacevole, nonostante i vari problemi che lo affliggono. Mi piacerebbe davvero vedere in futuro un nuovo approccio della compagnia a questo genere, sempre rimanendo in tema fanservice, dove magari sarà in grado di far vedere tutta l’esperienza maturata con questo gioco in modo da non ripeterne gli errori. Un’avventura abbastanza intrigante, che visto e considerato il prezzo a cui viene venduta si lascia avvicinare abbastanza bene, ma principalmente per chi è duro di volontà o è abituato a certe ripetizioni.

Prestigiatore, ballerino di break dance, produttore cinematografico, traduttore ufficiale di frasi imbarazzanti per prodotti R18, fondatore di Akiba Gamers: un curriculum da fare invidia a Johnny Sins, ma che non regge il confronto con la sua smodata passione per i giochi d’importazione e per i tegolini.

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