Like a Dragon: Yakuza – Recensione della serie TV

Abbiamo visto in anteprima Like a Dragon: Yakuza, la serie live action di Prime Video ispirata al celebre franchise di SEGA. Ecco cosa ne pensiamo

Like a Dragon: Yakuza – Recensione della serie TV

Da videogioco di nicchia per il pubblico occidentale a una delle serie di maggior successo del decennio, Yakuza — poi rebrandizzata in Occidente Like a Dragon, traduzione letterale del suo nome giapponese — ha vissuto in qualche modo una seconda giovinezza nel nostro emisfero in questi ultimi anni. In Giappone il brand era già arcinoto fra i videogiocatori, tanto da poter già contare su una trasposizione cinematografica, all’epoca giudicata mediocre, ma diretta da un nome del calibro di Takeshi Miike.

A distanza di quasi vent’anni dal lancio dell’originale Ryū Ga Gotoku su PlayStation 2, SEGA ha collaborato con Prime Video per la realizzazione di una serie televisiva basata sulle vicende del protagonista originale Kazuma Kiryu. O per meglio dire, ispirate a quelle del primo gioco della saga. Oggetto della recensione che vi apprestate a leggere è Like a Dragon: Yakuza, in Giappone nota come Ryū Ga Gotoku: Beyond the Game, il TV drama nippo-americano che abbiamo avuto modo di vedere in anteprima e di cui vi parleremo in questa recensione.

Like a Dragon: Yakuza

  • Titolo originale: 龍が如く~Beyond the Game~ (Ryū Ga Gotoku: Beyond the Game)
  • Titolo inglese: Like a Dragon: Yakuza
  • Uscita giapponese: 25 ottobre 2024
  • Uscita italiana: 24 ottobre 2024
  • Piattaforma: Prime Video
  • Genere: Crime, Drama, Action
  • Numero di episodi: 6
  • Durata: 45 minuti per episodio
  • Studio di produzione: Amazon MGM Studios, The Fool, Wild Sheep Content, 1212 Entertainment
  • Lingua: Giapponese, Italiano

Abbiamo recensito Like a Dragon: Yakuza grazie all’anteprima stampa fornita da Prime Video.

Dragon: Like a Yakuza?

Formata da soli sei episodi della durata di circa quarantacinque minuti ciascuno, questa prima (e per ora unica) stagione di Like a Dragon: Yakuza riscrive completamente le origini della serie, pescando casualmente elementi dal titolo originale e dal prequel Yakuza 0 per dar vita a vicende quasi completamente inedite che coinvolgono i personaggi già noti e alcuni volti nuovi creati appositamente per questa produzione.

Alternando gli eventi che si svolgono nel 1995 e nel 2005, Like a Dragon: Yakuza ci mostrerà dapprima un Kiryu piuttosto diverso da quello del gioco: giovane, spavaldo, desideroso di avere successo nella vita inseguendo il suo sogno, quello di diventare un combattente degno di esibirsi nel colosseo clandestino dove, da bambino, ha visto combattere il leggendario uomo col tatuaggio di un drago. E proprio seguendo le sue orme, scontro dopo scontro, Kiryu otterrà il suo iconico irezumi, divenendo (forse) il secondo Drago di Dojima.

Like a Dragon: Yakuza – Recensione della serie TV

Per realizzare i suoi sogni, stanco della sua vita nell’orfanotrofio Sunflower (Himawari, nella versione originale), convince i suoi amici Yumi, Nishiki e Miho a seguirlo, organizzando una rapina ai danni di un game center a Kamurocho, Tokyo. In seguito a questo evento i quattro inizieranno a militare nella malavita locale, entrando a far parte della famiglia Dojima del Clan Tojo. Nel 2005, come nel gioco, Kiryu si appresta a uscire di galera, e lo ritroviamo già più simile a quello che abbiamo imparato a conoscere fino a questo momento. Un drago più maturo, abile in combattimento e stranito di fronte ai cambiamenti che la città e i suoi amici hanno subito.

Aiko

Tuttavia, nonostante l’impegno da parte della star Ryoma Takeuchi nel richiamare il più possibile la controparte videoludica del protagonista, le differenze col prodotto originale sono moltissime e le noteremo sin dalle prime battute. Se, come già detto, Kiryu è dipinto come un giovane forte ma scapestrato, al contrario Nishikiyama è rappresentato inizialmente quasi come una spalla comica, molto più ingenua e codarda di quanto lo ricordassimo. Nella serie verrà affiancato da Miho, adorata sorella minore (solo menzionata nel primo gioco) dal carattere allegro e caparbio, perennemente al fianco di una Yumi anch’essa molto diversa da quella del gioco: giovane, sensuale e in qualche modo letale nel 2005, spaventata, inesperta e ansiosa di ritrovare sua sorella Aiko dieci anni prima (anche questa inedita rispetto al gioco). Se Kiryu e Nishiki muoveranno i primi passi nei Dojima in maniera lontanamente simile a quanto visto in Yakuza 0, le due ragazze cercheranno di ripagare il proprio debito trovando posto al Serena — che si trasforma da snack bar a cabaret club di lusso — nelle vesti di hostess, istruite dalla più matura Reina. Se nei videogiochi il ruolo di Kiryu era quello di una sorta di eroe di strada che aiutava i più deboli difendendoli dai malintenzionati e dalla yakuza stessa, in questa serie non lo vediamo mai sotto questa luce, né tantomeno viene esplicitata la sua espulsione dal clan, ma addirittura, uscito di prigione, la sua riammissione è oggetto di discussione da parte delle varie fazioni.

La mafia dà, la mafia toglie

Profondamente cambiata, inoltre, è la presenza (o forse è meglio dire “assenza”?) della piccola Haruka, fondamentale in tutta la storia di Kazuma Kiryu nell’arco di sei giochi e del tutto marginale in questa trasposizione live action. L’unica interazione che il protagonista avrà con quella che, tecnicamente, sarebbe dovuta diventare la figlia adottiva e la principale ragione per la quale continuare a vivere e lottare, avviene nei primi episodi, quando Kiryu la salva da morte certa. Da lì in avanti il suo ruolo diventa così marginale da tramutarla in comparsa, con l’unico scopo di divenire merce di scambio nelle fasi più avanzate, senza stringere alcun legame emotivo col protagonista né praticamente con nessun altro dei personaggi.

Like a Dragon: Yakuza – Recensione della serie TV

Haruka, però, è solo uno dei tanti aspetti negativi che possiamo prendere da esempio per constatare quanto la produzione si sia discostata enormemente dal prodotto originale, denotando quanto abbia voluto prendere le distanze dal videogioco persino nei suoi punti cardine, quasi a manifestare apertamente la noncuranza nell’informarsi sul materiale di provenienza ed esprimere unicamente la propria vena creativa basandosi su una lista di nomi e avvenimenti fornita da SEGA. Un altro grande esempio è Goro Majima, le cui origini e ruolo all’interno della storia vengono bistrattate riducendolo a una mera comparsa.

Machine Gun… Kick

A livello registico, ci troviamo di fronte a una serie che va costantemente avanti e indietro nel tempo di dieci anni, creando non poca confusione nello spettatore che già conosce la trama dei giochi, figuriamoci a chi si avvicina per la prima volta al brand. In alcuni frangenti, inoltre, vengono utilizzati in maniera alquanto dubbia alcuni brani musicali famosi, occidentali e non, con sequenze inutilmente lunghe che avrebbero potuto lasciare spazio all’approfondimento di alcuni altri personaggi, come Taiga, che compare per pochissimi istanti e non si sa più che fine abbia fatto.

Like a Dragon: Yakuza – Recensione della serie TV

In termini di casting, sembra quasi che gli unici sforzi profusi nel far somigliare i personaggi a quelli del videogioco siano stati compiuti unicamente in direzione di Kiryu e Majima, mentre tutti gli altri appaiono solo vagamente simili, o del tutto diversi, da quelli che conosciamo. Esempio lampante è Futoshi Shimano che, da controfigura di Kingpin nel videogioco, viene rappresentato come un normopeso qualsiasi con la punch perm, che mai avrei ricondotto alla sua figura se non per il nome. In linea di massima, la giovane età del cast principale fa sembrare Like a Dragon: Yakuza una sorta di teen drama ispirato alle vicende del gioco più che una trasposizione vera e propria. Per apprezzarla, anche in minima parte, è necessario mettere del tutto da parte aspettative, ricordi e conoscenze relative all’opera originale.

A chi consigliamo Like a Dragon: Yakuza?

Like a Dragon: Yakuza è un prodotto che avrebbe dovuto omaggiare il lavoro del Ryu Ga Gotoku Studio facendo conoscere la serie e i suoi protagonisti a un pubblico ancora più ampio, tuttavia la produzione si è concessa fin troppa libertà creativa nel rappresentarli sullo schermo, col risultato che i fan di vecchia data finiranno per disprezzarla e i nuovi arrivati non coglieranno per nulla lo spirito della serie e quanto sia speciale. Chi invece si avvicina per la prima volta al franchise potrebbe apprezzare la serie presa come prodotto a sé stante, a patto che riesca a comprenderne al meglio la trama attraverso la sua narrazione a doppio filo.

  • Ottima la regia dei combattimenti, quando ci sono
  • Se non lo consideriamo un adattamento può sembrare un buon teen drama sulla yakuza
  • Ci fa rivalutare in positivo il film di Miike

  • Troppo diverso rispetto al prodotto originale, non coglie minimamente lo spirito della serie
  • Utilizzo di canzoni famose forzato e fuori luogo
  • Il costante avanti e indietro nel tempo crea molta confusione
Like a Dragon: Yakuza
3

Una reinterpretazione con troppe libertà creative

Se consideriamo Like a Dragon: Yakuza un prodotto a sé stante, probabilmente apprezzeremmo l’ennesima serie che parla di mafia giapponese vissuta dal punto di vista di un gruppo di ragazzi che sognano la malavita e si ritrovano a fare i conti con le sue conseguenze. Tuttavia, non era questo l’obiettivo da centrare con la trasposizione di una serie videoludica divenuta cult negli ultimi anni. Lo spirito originale va completamente perdendosi in vicende del tutto rielaborate in un miscuglio di eventi liberamente ispirati da quelli del primo gioco, ma che non riesce a coglierne minimamente il mood, la caratterizzazione dei personaggi né tantomeno il loro ruolo nel quadro generale delle vicende. Il finale aperto lascia intendere che vi è l’intenzione di un prosieguo, ma le premesse sono decisamente pessime. Un vero peccato perché il cast di attori ha lavorato decisamente bene, specialmente Munetaka Aoki su Majima, che avrebbe meritato un ruolo più rilevante e una presenza decisamente maggiore sullo schermo.

Trent’anni passati a inseguire il sogno giapponese, fra un episodio di Gundam e un match a Street Fighter II. Adora giocare su console e nelle sale giochi di Ikebukuro che ormai, per quanto lontana, considera una seconda casa.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà reso pubblico.I campi obbligatori sono contrassegnati con *

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.