Se si parla del fumetto dell’orrore di scuola giapponese il primo pensiero nella maggior parte dei casi va a Junji Ito. Il mangaka nato nella prefettura di Gifu, a cui dobbiamo capolavori come Tomie, Uzumaki e Gyo – Odore di morte, protagonista di una doverosa rivalutazione sul suolo italico in questi ultimi anni grazie a Star Comics e J-POP, è probabilmente il più noto nel suo genere fra gli appassionati. Vi sono tuttavia moltissimi autori horror nel panorama fumettistico di scuola nipponica che hanno contribuito a ridefinire i canoni del genere e a influenzare quelli venuti successivamente, fra i quali lo stesso Ito. Uno di questi è Kazuo Umezu. Giunta per la prima volta in Italia con una delle sue opere simbolo, Aula alla Deriva (pubblicata da Hikari), la produzione artistica di Umezu sta attraversando una nuova giovinezza nel nostro paese. Sempre Star Comics, infatti, ha inaugurato nel 2019 una collana interamente dedicata al mangaka, intitolata Umezz Collection, grazie alla quale i lettori possono scoprire i lavori di un autore eccezionale che ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura pop giapponese. Quello che mi appresto a recensire oggi su Akiba Gamers è il primo dei quattro volumi di Orochi, il titolo più recente della collana disponibile in libreria e fumetteria a partire dal 24 febbraio 2021.
- Titolo originale: Orochi
- Titolo italiano: Orochi
- Uscita italiana: 24 febbraio 2021
- Numero di volumi: 4 (in corso)
- Casa editrice: Star Comics
- Genere: Horror, Mistero, Psicologico
- Storia e disegni: Kazuo Umezu
- Formato: 15×21
- Numero di pagine: 312
Abbiamo recensito Orochi tramite volume stampa fornitoci da Star Comics.
Una ragazza portasfortuna
Orochi è un manga shonen serializzato tra il 1969 e il 1970 sulle pagine della rivista Shuukan Shonen Sunday di Shogakukan, raccolto in 6 volumi tankobon. Appartenente ancora alla fase meno matura della carriera di Umezu, all’epoca trentatreenne, Orochi è diventato uno dei manga più rappresentativi dell’autore, tanto che nel 2008 ne è stato tratto un lungometraggio live action. L’edizione italiana proposta da Star Comics, di grande formato (15×21) e con una qualità dei materiali superiore alla media del parco titoli dell’editore, in analogia agli altri volumi della collana, è basata sulla versione deluxe in quattro tomi pubblicata nel 2005 in Giappone sempre da Shogakukan.
Orochi è il nome di una misteriosa ragazza che non sembra provenire da questo mondo. Apparentemente immortale e dotata di poteri sovrannaturali come la telepatia e la manipolazione della mente, Orochi vaga per il Giappone assistendo ai suoi orrori e alle sue mostruosità. Nonostante le apparenze, Orochi è in realtà una ragazza di buon cuore e cerca sempre di aiutare le persone che incontra, alleviando i loro tormenti grazie alle sue abilità. Tuttavia, finisce quasi sempre per sortire l’effetto opposto, peggiorando di gran lunga la loro situazione.
Orochi è un manga di natura episodica, caratterizzato da racconti auto-contenuti aventi al centro le vicende della protagonista, e nel volume d’esordio dell’edizione italiana sono presenti due capitoli. Nel primo, intitolato “Sorelle”, Orochi incontra due giovani sorelle di nome Rumi ed Emi afflitte da una terribile maledizione, destinata a sconvolgere per sempre le loro vite. Nel secondo racconto “Ossa”, che occupa due terzi abbondanti del volume, la protagonista, travestita da infermiera, si ritrova ad avere a che fare con Chie, una giovane e bella donna dall’infanzia molto difficile che è riuscita a trovare finalmente la felicità. Tuttavia, nulla è ciò che sembra.
Quando il talento è di casa
La lettura del primo volume di Orochi mi è capitata a relativamente breve distanza da quella dell’ultimo numero di Baptism, il precedente titolo della collana Umezz Collection che ho collocato di diritto tra i migliori manga pubblicati in Italia nel 2020. Le affinità tra i due titoli sono evidenti, ed essendo Orochi cinque anni più giovane del suo “fratello maggiore”, posso affermare con buona ragionevolezza che il manga oggetto di questa recensione è considerabile a tutti gli effetti come un precursore dello stesso Baptism, un progetto sperimentale nel quale Umezu propone in maniera embrionale le idee che troveranno la loro piena realizzazione nell’opera successiva, considerata a buon diritto uno dei capolavori del maestro. Caratteristica che purtroppo è il più grande difetto dell’ultimo arrivato della Umezz Collection, o quanto meno di questo primo volume. Vediamo di capire perché.
Kazuo Umezu, pur essendo conosciuto universalmente per le sue doti di mangaka horror, non ha quasi mai puntato sulla paura e sull’orrore fisico nei suoi lavori. Pur con le ovvie eccezioni – come nel caso di Aula alla Deriva – le opere di Umezu devono il loro successo all’eccezionale abilità con cui l’autore riesce ad analizzare e a portare alla luce i lati più torbidi dell’animo umano, avvalendosi comunque di stratagemmi legati al sovrannaturale (i poteri di Orochi, per l’appunto) che non risultano mai fuori contesto o inutilmente forzati, e che generano inquietudine nel lettore per la voluta esagerazione e l’incisività con cui Umezu caratterizza i suoi personaggi e sviluppa le loro relazioni. Nei due racconti contenuti nel primo numero di Orochi ritroviamo tutte queste suggestioni, penalizzate tuttavia dalla lunghezza ridotta che, in entrambi i casi, impedisce alla narrazione di esprimere appieno il suo potenziale e di lasciare il segno una volta terminato il volume. Posso solo sperare che nei capitoli successivi vi sia un’inversione di tendenza.
Un aspetto che invece non si può in alcun modo criticare, ma questo vale per qualsiasi opera di Umezu, eccetto forse i suoi primissimi lavori, è il comparto grafico. Quello del mangaka è uno stile di disegno con pochi eguali nel panorama fumettistico mondiale, allora come adesso, fatto di tavole potenti, di un uso eccezionale del nero e dei giochi d’ombra, di una regia calibrata al millimetro – coadiuvata dal numero ridotto di dialoghi che rende la lettura dell’opera molto scorrevole – e soprattutto dall’incredibile espressività dei personaggi, uno dei marchi di fabbrica dell’autore, talmente sopra le righe e portata all’eccesso da risultare inquietante. Si potrebbe dire che valga la pena comprare un manga di Umezu e leggerlo solo per i suoi disegni, e non si tratterebbe in alcun modo di un’affermazione priva di fondamento. Anche per questo motivo, Orochi è un’opera perfetta per i nuovi lettori che vogliono approcciarsi a questo autore, a differenza per esempio di Io Sono Shingo – primo titolo della collana a essere pubblicato – che per narrazione e temi è consigliabile solamente a chi è già più familiare con lo stile di Umezu.
Le radici dell’horror giapponese
Il primo volume di Orochi, terzo titolo della collana Umezz Collection, è l’ennesimo grande manga di un autore eccezionale che, grazie a Star Comics, può essere scoperto e apprezzato dai lettori contemporanei. Nei due racconti isolati che compongono il volume ritroviamo tutte le suggestioni e le influenze che Umezu avrebbe successivamente sviluppato in Baptism con risultati di altissimo livello, e che invece qui risultano penalizzate dalla lunghezza ridotta dei capitoli e da alcuni sviluppi narrativi che non convincono appieno. I disegni eccezionali e l’atmosfera che si respira durante la lettura rendono comunque Orochi una serie perfetta per avvicinarsi a questo autore, pur consapevoli che non si tratta con buona probabilità del suo lavoro migliore.
Augurandomi che i restanti tre volumi riescano a proporre storie di maggior impatto psicologico, non posso fare a meno di promuovere anche l’esordio di questo ultimo titolo della Umezz Collection, senza dubbio la miglior iniziativa editoriale di Star Comics negli ultimi anni.
Per chi vuole scoprire un maestro del fumetto